Una giornata con Nicola
Serie: Famiglie
- Episodio 1: Vita in famiglia
- Episodio 2: Tanti dubbi
- Episodio 3: La bella notizia
- Episodio 4: Profondità
- Episodio 5: Dialogo sotto le stelle
- Episodio 6: Una giornata con Nicola
STAGIONE 1
Un giorno di ottobre Nicola mi chiese di accompagnarlo a vedere una azienda agricola nelle colline intorno a Veltara. Dopo la laurea in Agraria aveva cominciato a lavorare al Consorzio Agrario locale, ma da tempo diceva di voler lasciare il lavoro come dipendente per avviare una sua azienda e ora aveva ricevuto dei soldi in eredità dal padre e voleva valutare la possibilità di acquistarne una per mettere in pratica il suo progetto.
Non ci vedevamo da un paio di mesi e fui contento della sua richiesta di andare con lui per consigliarlo, sarebbe stata l’occasione di chiacchierare un po’ da soli, come facevamo da giovani e come invece ultimamente succedeva poco a causa degli impegni e del fatto di vederci insieme alle famiglie. La strada che portava all’azienda correva fra colline basse e ordinate, segnate dai filari d’ulivi e da qualche campo di grano ormai arato. L’aria era limpida e pungente, con quella trasparenza tipica delle belle giornate d’autunno. Parcheggiammo davanti al cancello di ferro e trovammo il responsabile ad attenderci lì : era un uomo alto, con il viso abbronzato e i capelli grigi.
Il responsabile ci salutò e ci strinse la mano e poi ci guidò lungo un sentiero di terra battuta che portava ai filari di olivi. Gli alberi erano bassi, contorti, con le foglie luccicanti d’argento sotto la luce. Alcuni operai stavano stendendo le reti per la raccolta e il rumore delle bacche che cadevano mi arrivava come una pioggia leggera e ritmica.
Nicola chiese al responsabile se potevamo fare un largo giro dei terreni da soli e lui acconsentì. Camminammo fra le piante per un po’, in silenzio, l’odore della terra umida si mescolava a quello aspro delle olive schiacciate, e io comprendevo la ricerca da parte di Nicola di un ambiente a lui più congeniale con un ritmo diverso dal nostro, più lento e più vero.
Nicola disse: «Mi sono sempre piaciuti gli olivi, per la loro aria nobile e austera. Mio nonno aveva un piccolo terreno e quando ero bambino, andavo con lui a potare e mi faceva credere che gli olivi parlassero e sapessero riconoscere chi li curava con rispetto».
«E non ti pesa lasciare il tuo impiego al Consorzio?» gli chiesi.
«Per niente, in realtà non mi interessa più. Scadenze, gestione delle scorte, problemi logistici ogni settimana. E poi, guarda qui: questo è il posto a cui vorrei appartenere», disse, allargando il braccio verso la valle.
«Però ti terrà legato.»
Nicola sorrise e disse: «Sì, ma almeno saprei a cosa e soprattutto servirebbe a costruire qualcosa di mio».
Ci fermammo in un punto più ripido dove erano stati costruiti dei terrazzamenti e ci sedemmo su un muretto di contenimento.
«Elisa ti aiuterebbe?» chiesi pensando alla moglie impiegata nel marketing di una grande azienda.
«Sì, quando può. Lei lavora in azienda, ma nei weekend potrebbe supportarmi e i bambini adorerebbero questo posto.»
Ci incamminammo verso la casa posta in cima alla collina e il responsabile ci fece entrare: c’era una sala con un tavolo davanti a un grande camino e una piccola cucina sul lato opposto, noi ci sedemmo mentre l’uomo preparava due tazze di caffè in una moka annerita, versandolo con cura. Parlò a Nicola con voce pacata dei raccolti, dei prezzi dell’olio, dei problemi con le agevolazioni agricole.
Io guardai fuori dalla finestra da dove si vedeva la linea del mare e pensai come, anche seguendo percorsi diversi, fossimo entrambi in cerca di qualcosa, ma solo lui sapeva concretamente cosa fosse.
Salutammo il responsabile e Nicola lo ringraziò e gli disse che avrebbe continuato la sua valutazione e entro un paio di settimane si sarebbero risentiti.
Mentre tornavamo verso l’auto, gli chiesi: «E non ti mancherà niente del tuo lavoro al Consorzio?»
Lui rispose: «Credo di no, o meglio, mi mancheranno le persone, le chiacchiere al caffè, le battute. Ma non la sensazione di correre sempre dietro qualcosa di indefinito».
«Capisco perfettamente.»
«Non so se mi credi, ma quando penso di lasciare, mi sento come se mi stessi liberando da un abito troppo stretto. Un po’ mi fa paura, ma poi penso alla sensazione di riuscire finalmente a respirare liberamente e senza costrizioni.»
Ci fermammo sotto un grande olivo con le mani intorpidite dall’aria fredda. L’uliveto si stendeva ai nostri piedi come un tappeto grigioverde.
«Ti ricordi quando parlavamo di lottare per cambiare il mondo?» dissi ridendo.
Nicola rise anche lui e rispose: «Già, e poi a stento siamo riusciti a cambiare le nostre vite, ognuno a modo suo. Ma forse il mondo si cambia anche così».
Mi tornò alla mente la sera della sepoltura della bottiglia al Conero. Tutti i progetti per il futuro di cui avevamo parlato, i lavori importanti ai quali aspiravamo, i viaggi che avremmo intrapreso, le storie d’amore che avremmo vissuto. Allora credevamo tutto fosse possibile e di avere davanti un tempo infinito, ora capivo quanto tutto fosse più difficile di come avevamo immaginato, con errori, imprevisti e situazioni esterne capaci di rendere tortuosa la strada.
Salimmo in auto e Nicola mise in moto e partì, continuando a descrivere le sensazioni provate in quel posto. Sulla strada del ritorno mi persi a guardare i campi scorrere nel crepuscolo mentre pensavo alla scelta difficile davanti a lui e sperando riuscisse a trovare la via migliore.
Serie: Famiglie
- Episodio 1: Vita in famiglia
- Episodio 2: Tanti dubbi
- Episodio 3: La bella notizia
- Episodio 4: Profondità
- Episodio 5: Dialogo sotto le stelle
- Episodio 6: Una giornata con Nicola
Questo episodio mi ha dato sensazioni molto varie: delusione, nostalgia, intesa e speranza che non possono mancare. Soprattutto le ultime, necessarie per campare, a volte più del pane.
Si, si tratta di un intermezzo, anche se riemergera’ poi nella quarta parte, ma era un altro modo per descrivere l’evoluzione delle vite e dell’amicizia
“Allora credevamo tutto fosse possibile e di avere davanti un tempo infinito, ora capivo quanto tutto fosse più difficile di come avevamo immaginato, con errori, imprevisti e situazioni esterne capaci di rendere tortuosa la strada.”
Condivido in pieno.
Molto bello questo librick!