
Una nuova vita, una vecchia morte
Serie: Wiccats.
- Episodio 1: Lory
- Episodio 2: Mizu
- Episodio 3: Thanos
- Episodio 4: Ditteri
- Episodio 5: Order Received!
- Episodio 6: Velluto bordeaux
- Episodio 7: Il Libro della strega
- Episodio 8: Palla di pelo
- Episodio 9: Idropittura
- Episodio 10: Matilda
- Episodio 1: Argilla rossa
- Episodio 2: Diluvio
- Episodio 3: Clientela
- Episodio 4: I tuoi desideri…
- Episodio 5: Hollandia
- Episodio 6: La crudeltà delle streghe
- Episodio 7: Mamma mia
- Episodio 8: Battaglia!
- Episodio 9: Caramello
- Episodio 10: Luci e Ombre
- Episodio 1: T-shirt
- Episodio 2: Nhtoi
- Episodio 3: Divorare l’anima
- Episodio 4: Prigionieri segreti
- Episodio 5: Il nero più nero
- Episodio 6: Lezioni di metafisica
- Episodio 7: Una faccia maledetta
- Episodio 8: Ricordi neri
- Episodio 9: Vibrisse
- Episodio 10: Nuovi colleghi
- Episodio 1: Francesismi
- Episodio 2: Fantasmini
- Episodio 3: Un grido d’aiuto
- Episodio 4: Spettacolo di luci
- Episodio 5: Rompere il legame
- Episodio 6: Pace
- Episodio 7: Proiezione
- Episodio 8: La fata delle tempeste
- Episodio 9: Alessandrite
- Episodio 10: Separazioni
- Episodio 1: Sigilli
- Episodio 2: Otto & Mele
- Episodio 3: Una nuova vita, una vecchia morte
- Episodio 4: Snack
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
STAGIONE 4
STAGIONE 5
Davide si materializzò sulla strada che portava a casa della strega nera.
Asfalto posato con poca cura, dai bordi frastagliati, terra battuta di un color ocra carico di minerali ferrosi e erba incolta, alta e rigogliosa.
I fili del sistema elettrico penzolavano da un palo all’altro formando intricate ragnatele così ingarbugliate da trasformare le chiome degli alberi in strane e inquietanti creature biomeccaniche nere su uno sfondo blu e viola.

Era sera inoltrata a Jayapura, le stelle brillavano con prepotenza in una zona così lontana dal centro abitato: Orione era il re indiscusso di quel cielo straniero. Davide conosceva quella costellazione perché amava la grande stella rossa, la spalla sinistra del cacciatore, e la sua cintura fatta da tre stelle azzurre vicine. Betelante, Betalooper… quell’astro scarlatto aveva anche un bel nome che il mago non ricordava con sicurezza in quel preciso istante.
Un miagolio quasi sussurrato lo distolse dall’osservazione di quel cielo tanto ammaliante e magico.
Si diresse verso il bordo della strada, ormai non si vedeva quasi più niente, tutto appariva scuro e indefinito, di luci stradali non se ne vedevano e le prime lampadine che riusciva a scorgere in mezzo alle fronde di alberi distanti, erano arancioni e segnavano il percorso di una statale priva di traffico.
In un attimo disegnò nella sua mente un semplicissimo diagramma cuneiforme con i simboli di una fiamma all’interno di una mezza luna rovesciata, i suoi occhi brillarono per un millisecondo d’oro fuso incandescente e poco più in là del suo volto s’accese una fiammella azzurra, simile ad un effimero fuoco fatuo. La tenue luce illuminò un musetto diviso perfettamente a metà: una parte nera e una parte rossa, che sotto quella luce viravano in un più tenue viola chiaro e blu scuro.
«Ciao Tortughina. Come stai?» Davide s’accorse con un semplice sguardo che la gatta s’apprestava a partorire, questione di un paio di giorni al massimo, ma era pelle e ossa e disidratata.
«Nessuno si è preso cura di te, eh? Povera piccola. Aspetta che ti sistemo a dovere.» La mano dello stregone si posò delicatamente sul costato della gattina gravida, le iridi divennero di un bel verde prato pacifico e brillante, irradiavano serenità.
Immediatamente il sangue della gattina, i muscoli e l’intero organismo ricevettero la perfetta quota di idratazione. La mano restò ferma, ma gli occhi passarono dal verde a un giallo canarino illuminando l’erba alta che faceva da cuccia: nella gatta in dolce attesa cominciarono a circolare tutte le sostanze nutritive necessarie, la muscolatura ritornò tonica, riempiendo la pelle ricoperta da quella peluria multicolore tanto peculiare.
«Ecco fatto, per un po’ dovresti essere a posto. Adesso diamo un occhio ai piccoletti e vediamo di eliminare qualche parassita indesiderato…» L’altra mano carezzava il pancione della giovane gattina: cinque mici, due maschietti e tre femminucce, solo un paio sembravano in sofferenza, per la scarsità di cibo e la mancanza d’acqua. Il verde smeraldo illuminò con veemenza le foglie e i petali di piccoli fiori di una plumeria rosa.
«Perfetto, fortuna sei rimasta senz’acqua per poco tempo.»
La gatta iniziò a fare le fusa socchiudendo gli occhi, poi si accoccolò rilassata e soddisfatta per il ritrovato stato di salute. Lo stregone si sollevò in piedi e con lo sguardo calcolò cinque metri di diametro di un cerchio con al centro la gatta gravida, nella sua testa tracciò delle linee luminose che disegnavano due semplici fonogrammi che pronunciati ad alta voce suonavano come un perentorio “Dēnu ša muāti, puršuʾuḷ tī”! Delle stelline rosse si accesero casualmente sull’erba tutt’attorno al nido, anche il pelo della gatta brillava di scintille che si accendevano, la lucetta restava un secondo o due e poi si spegneva: ogni stellina decretava la morte di una povera pulce indifesa.
Davide materializzò una grossa ciotola d’acciaio inox piena d’acqua pulita, una seconda ciotola colma di croccantini dall’elevato valore nutrizionale e una vecchia cuccia chiusa a forma di disco volante in plastica bianca.
«Questa apparteneva al mio Snupy appena nato, la sua mamma lo ha allattato qui dentro fino a quando non è stato in grado di mangiare da solo.» con un gesto diradò le alte erbe spontanee lasciando un cerchio perfetto. Sollevò la grossa micia e la mise all’interno della sua nuova casetta usata, ma comoda e pulita.
«Risolvo una cosa e poi torno a vedere come stai.» La gatta chiuse gli occhi concedendogli il suo permesso.
Davide si avviò verso la bella villa della strega dai capelli di un nero irreale.
Riconobbe in lontananza la recinzione ed il cancello, il fuoco fatuo continuava a diffondere la sua placida luce azzurra. Lo stregone ricordò il simbolo inciso sulla pietruzza che gli aveva lanciato Matilda per poter aprire il cancello, ma vide che il colore della magia era cambiato e con esso anche la combinazione, così tirò dritto, poggiò il palmo della mano sull’inferriata e fece per assorbire l’incantesimo di morte istantanea che proteggeva l’intero perimetro dei confini esterni dell’abitazione causando la morte di parecchi volatili, qualche cane randagio e una miriade di insetti.
«È da un pezzo che non sento i tuoi lamenti e le tue proteste, mio caro amico di involucro. Ti dispiace se ti sfrutto per assorbire un po’ di magia letale?»
Aspettò una risposta che non aveva mai ottenuto da quando era diventato un golem e aveva condiviso la sua anima con quella di uno spirito dell’aria sempre in collera per la sua umiliante condizione di schiavitù magica.
Silenzio interrotto dal frinire irregolare di qualche grillo.
Afferrò una delle barre verticali del cancello: Un’ondata magica viola lutto lo attraversò, era un incantesimo che agiva sul sangue di chi ne veniva in contatto, coagulandolo fino a farlo diventare solido.
«Che morte crudele. Basterebbe una magia di disgusto, qualcosa di repellente. Non ha senso.» Borbottò sottovoce il mago irritato scaricando l’energia arcana nel terreno sottostante e disperdendola.
È per te che non ha senso.
Una voce interiore inattesa fece sollevare di scatto la testa allo stregone.
«Hei! Ciao. Cioè, salve. Non so neanche quale sia il tuo nome. Ma sono contento di sentirti… Volevo solo avvisarti che ho paura che dovrai sopportare un bel po’ di incantesimi.» Davide era quasi emozionato, aveva l’impressione di parlare con un fratello che non gli rivolgeva più la parola da anni.
Hai deciso di affrontare la strega dei fiori?
«Strega dei fiori?» rise il mago ascoltando quel soprannome. «La strega nera vorrai dire, Matilda. Dicono che sia terribile, la peggiore strega al mondo.»
È una strega, punto. All’inizio era conosciuta come la strega delle tisane curative, dei fiori e delle erbe. Poi ha cambiato epiteto, ormai saranno passati centocinquanta, centosessanta anni da allora.
«Da quando ha stipulato un qualche tipo di accordo o di patto magico. No?»
Non necessariamente. Io non ho patteggiato per ritrovarmi invischiato con la tua anima, sono stato costretto, obbligato.
«Ma già conoscevi Lilith. Magari quando ti ha legato a me è stata indotta ad agire d’istinto e senza pensarci troppo…»
Lilith? Ah-Ah! Io non rispondo a dei banali catalizzatori, solo chi possiede la chiave e ha accesso a l’intero albero magico, solo a loro e la tua gatta non è un semplice felino.
In un attimo disegnò nella sua mente un semplicissimo diagramma cuneiforme con i simboli di una fiamma all’interno di una mezza luna rovesciata, i suoi occhi brillarono per un millisecondo d’oro fuso incandescente e poco più in là del suo volto s’accese una fiammella azzurra, simile ad un effimero fuoco fatuo. La tenue luce illuminò un musetto diviso perfettamente a metà: una parte nera e una parte rossa, che sotto quella luce viravano in un più tenue viola chiaro e blu scuro.
«Nessuno si è preso cura di te, eh? Povera piccola. Aspetta che ti sistemo a dovere.» La mano dello stregone si posò delicatamente sul costato della gattina gravida, le iridi divennero di un bel verde prato pacifico e brillante, irradiavano serenità.
Immediatamente il sangue della gattina, i muscoli e l’intero organismo ricevettero la perfetta quota di idratazione. La mano restò ferma, ma gli occhi passarono dal verde a un giallo canarino illuminando l’erba alta che faceva da cuccia: nella gatta in dolce attesa cominciarono a circolare tutte le sostanze nutritive necessarie, la muscolatura ritornò tonica, riempiendo la pelle ricoperta da quella peluria multicolore tanto peculiare.
La gatta iniziò a fare le fusa socchiudendo gli occhi, poi si accoccolò rilassata e soddisfatta per il ritrovato stato di salute. Lo stregone si sollevò in piedi e con lo sguardo calcolò cinque metri di diametro di un cerchio con al centro la gatta gravida, nella sua testa tracciò delle linee luminose che disegnavano due semplici fonogrammi che pronunciati ad alta voce suonavano come un perentorio “Dēnu ša muāti, puršuʾuḷ tī”! Delle stelline rosse si accesero casualmente sull’erba tutt’attorno al nido, anche il pelo della gatta brillava di scintille che si accendevano, la lucetta restava un secondo o due e poi si spegneva: ogni stellina decretava la morte di una povera pulce indifesa.
Riconobbe in lontananza la recinzione ed il cancello, il fuoco fatuo continuava a diffondere la sua placida luce azzurra. Lo stregone ricordò il simbolo inciso sulla pietruzza che gli aveva lanciato Matilda per poter aprire il cancello, ma vide che il colore della magia era cambiato e con esso anche la combinazione, così tirò dritto, poggiò il palmo della mano sull’inferriata e fece per assorbire l’incantesimo di morte istantanea che proteggeva l’intero perimetro dei confini esterni dell’abitazione causando la morte di parecchi volatili, qualche cane randagio e una miriade di insetti.
«È da un pezzo che non sento i tuoi lamenti e le tue proteste, mio caro amico di involucro. Ti dispiace se ti sfrutto per assorbire un po’ di magia letale?»
Aspettò una risposta che non aveva mai ottenuto da quando era diventato un golem e aveva condiviso la sua anima con quella di uno spirito dell’aria sempre in collera per la sua umiliante condizione di schiavitù magica.
Silenzio interrotto dal frinire irregolare di qualche grillo.
Afferrò una delle barre verticali del cancello: Un’ondata magica viola lutto lo attraversò, era un incantesimo che agiva sul sangue di chi ne veniva in contatto, coagulandolo fino a farlo diventare solido.
«Che morte crudele. Basterebbe una magia di disgusto, qualcosa di repellente. Non ha senso.» Borbottò sottovoce il mago irritato scaricando l’energia arcana nel terreno sottostante e disperdendola.
È per te che non ha senso.
Una voce interiore inattesa fece sollevare di scatto la testa allo stregone.
«Hei! Ciao. Cioè, salve. Non so neanche quale sia il tuo nome. Ma sono contento di sentirti… Volevo solo avvisarti che ho paura che dovrai sopportare un bel po’ di incantesimi.» Davide era quasi emozionato, aveva l’impressione di parlare con un fratello che non gli rivolgeva più la parola da anni.
Hai deciso di affrontare la strega dei fiori?
«Strega dei fiori?» rise il mago ascoltando quel soprannome. «La strega nera vorrai dire, Matilda. Dicono che sia terribile, la peggiore strega al mondo.»
È una strega, punto. All’inizio era conosciuta come la strega delle tisane curative, dei fiori e delle erbe. Poi ha cambiato epiteto, ormai saranno passati centocinquanta, centosessanta anni da allora.
«Da quando ha stipulato un qualche tipo di accordo o di patto magico. No?»
Non necessariamente. Io non ho patteggiato per ritrovarmi invischiato con la tua anima, sono stato costretto, obbligato.
«Ma già conoscevi Lilith. Magari quando ti ha legato a me è stata indotta ad agire d’istinto e senza pensarci troppo…»
Lilith? Ah-Ah! Io non rispondo a dei banali catalizzatori, solo chi possiede la chiave e ha accesso a l’intero albero magico, solo a loro e la tua gatta non è un semplice felino.
Serie: Wiccats.
- Episodio 1: Sigilli
- Episodio 2: Otto & Mele
- Episodio 3: Una nuova vita, una vecchia morte
- Episodio 4: Snack
Sai Emiliano, i miei genitori in questo periodo stanno dando assistenza ad una colonia di gatti randagi, li ha trovati mio padre dove di solito va a pescare.
Ce ne sono di tutti i colori, adulti, cuccioli, anziani… e questo episodio mi ha ricordato l’amore che ci mettono nel portar loro da mangiare e da bere.
Quanto mi hai scaldato il cuoricino, Emi. ❤️
Io spesso mi chiedo come le persone possano far del male agli animali, qualunque animale. Se dovessi scrivere quante volte sono rimasto a digiuno pur di riuscire a dar da mangiare ai miei quattro puzzoni, altro che sei stagioni di un racconto sulle streghe. È un qualcosa che mi porto da piccolino e che mi trasmette sempre delle belle sensazioni, oltre che una marea di graffi, tagli, orecchie masticate a sangue e nottate insonni a pulire, allattare, raccogliere cocci di bicchieri e bottiglie. Però impazzirei senza avere queste bestiole si satana attorno…
Ma dai, oggi stavo scrivendo proprio il capitolo finale incasinatissimo! Mi sono complicato la vita da solo con gli stacchi da un punto all’altro del pianeta… Ma è troppo divertente! Sono tipo a settemila parole e gli arti crollano distruggendo interi quartieri di Jayapura!