
Una storia vera
Alzi la mano chi conosce FAPM!
No? Nessuno? Vabbe’.
Allora, FAPM non è la sigla di un movimento guerrigliero di Angola o Mozambico, no, è un vulcanologo.
La prima volta che vidi FAPM era molto amichevole; gli dissi che non potevo frequentare le sue lezioni perché dovevo preparare l’esame di spagnolo. Fu sul serio molto amichevole.
Tentai di preparare la sua materia alcune volte, ma non ce la feci fino all’appello del 23 gennaio 2017. In quell’occasione rielaborai le sue slide, lessi i libri e acquisii le frasi sottolineate. Nei giorni precedenti lo sentii via e-mail perché oltre a me c’erano due iscritti e voleva spostare l’orario dell’esame.
Giunse il 23 gennaio, un lunedì. Nel finesettimana avevo ripassato e quel giorno ero molto teso. Così uscii di casa e alle cinque e mezza del pomeriggio ero già in università.
Arrivò FAPM, sempre amichevole. Disse: «Interrogo in ordine di iscrizione» o forse era alfabetico, non ricordo bene, ma sta di fatto che chiamò me per primo. FAPM accese il suo Apple e mi chiese se ero albanese.
«No, prof, il mio nome è giapponese».
FAPM disse che aveva avuto degli studenti albanesi e poi mi fece la prima domanda: dovevo elencare le caratteristiche degli pseudoscienziati.
Io mi misi a parlare di quel che sapevo, ma lui continuava a dirmi: «Le caratteristiche degli pseudoscienziati? Io voglio sapere le caratteristiche degli pseudoscienziati…» e io dicevo quel che ricordavo.
A un certo punto FAPM batté un piede. «Lei mi sta irritando con i suoi però. Mi dica le caratteristiche degli pseudoscienziati!».
Voleva le cose a memoria, ma io non avevo studiato a memoria.
L’esame continuò così, con lui che faceva avanti indietro e io lo seguivo con lo sguardo, e mi diceva: «Non mi segua con lo sguardo» e poi: «Ho la sciatica!».
A un certo punto FAPM si sedette e io lo guardai, ma se lo guardavo in faccia mi mettevo a balbettare; così smisi di fissarlo. Allora FAPM mi chiese: «Il numero di morti in questo disastro naturale» (non ricordo se era il sisma di Haiti o lo tsunami del Sud-est asiatico). Mi gettai dicendo: «Duecentomila» e lui, con voce acida, rispose: «No, duecentoventimila».
Dopo avermi tenuto mezz’ora, FAPM mi disse: «Lei è assolutamente insufficiente. Si presenti al prossimo appello».
«Ah» risposi io. Triste presi il giaccone e me ne andai salutandolo.
Tornando a casa a piedi mi venne da piangere perché avevo capito la materia e davo per certa la promozione, e invece… MI accorsi di aver dimenticato il quaderno degli appunti e quella notte non dormii per la rabbia. Il giorno dopo tornai in università a recuperare il quaderno.
Trascorsero i mesi e gli anni e nel 2019 mi preparai per il suo esame. Solo che, cavoli!, più di trecento slide da sapere a memoria era dura e le lessi per venti volte mentalmente in quattro settimane.
Arrivai al 6 giugno che ero terrorizzato. Cosa potevo fare? Speravo mi interrogasse subito, invece mi disse: «Per chi porta un programma degli anni passati ho delle domande per lo scritto».
Io credevo mi avrebbe interrogato, invece come tutti avrei dovuto fare l’esame scritto. Quindi, se avessi totalizzato quattordici o più punti sarei passato all’orale del giorno dopo. Mi feci prestare un foglio e una penna e mi misi in prima fila.
FAPM mi disse: «Lei, distribuisca i fogli».
Presi alcuni fogli bianchi, preparati apposta per impedire che gli studenti avessero scritti sopra gli appunti, e li distribuii agli altri studenti, solo che ero così agitato che mi dimenticai di tenermene uno per me e FAPM mi disse: «Perché lei non ha il foglio?».
«L’ho dimenticato».
Gli altri risero e FAPM non disse nulla; semmai mi diede il foglio scrutandomi in maniera fredda.
Iniziò l’esame e, cavoli!, fra le domande per gli studenti degli anni precedenti c’era un argomento che non sapevo perché non l’avevo studiato, non compariva fra gli argomenti che avevo studiato, ma non osai dirlo a FAPM. Così mi misi a rispondere a tutte le altre domande e passai un’ora a friggere per l’ansia.
Durante l’esame FAPM andava in giro a vedere se qualcuno copiava e disse a una ragazza: «Lei stia seduta composta». Questa ragazza si risentì e FAPM disse: «Annuisca, annuisca… Vengo lì e le strappo il foglio». Aggiunse: «Come si chiama?».
La ragazza rispose rimanendoci male e io ero nel panico.
Dopo l’esame tornai a casa e frissi ancora di più nell’ansia finché alle dieci e mezza di sera sul sito dell’università comparve il PDF con i nomi di chi era passato e chi no. Io non ero passato e ne fui felice.
Di nuovo trascorsero i mesi e superai gli ultimi esami. In primavera dovevo studiare per questo esame e lo feci molto di malavoglia perché mi dicevo, viste le passate esperienze: “O mi boccia oppure mi dà 18”. Scaricai le slide e le ripetei una volta al giorno, cinque volte alla settimana. Ma i libri? Io volevo portare il programma dell’ultimo anno accademico per evitare scherzi strani come, per esempio, che mi venivano chieste cose che non avevo potuto studiare. Allora i libri erano “Terra senza tregua” di FAPM e “Clima bene comune” di Luca Mercalli, solo che con il Coronavirus e le librerie chiuse come potevo acquistarli? Soluzione: scaricai l’ebook di “Terra senza tregua” e di “Clima bene comune” mi procurai il riassunto sulla Rete.
Passarono i giorni e forse ci fu un bagliore di speranza. Non sarebbe stato FAPM a interrogarmi ma Andrea Candela, un professore bravo con cui avevo preso 26 in un’altra materia. Ma volevo esserne certo e scrissi ad Andrea Candela… La prima e-mail non arrivò mai perché l’indirizzo di posta elettronica era sbagliato. Scrissi a un altro indirizzo, ma Andrea Candela non mi rispose. Chiesi a FAPM, sempre via e-mail, ma l’indirizzo era errato; scrissi a un altro indirizzo di FAPM e questi mi rispose subito in maniera fredda che sarebbe stato lui a interrogarmi on line.
Tragedia.
Trascorsi gli ultimi giorni come un incubo. Nell’ultima settimana ebbi le febbre e studiai pochissimo, poi nel finesettimana precedente fui corroso dall’ansia; se chiudevo gli occhi me lo vedevo davanti, e poi: “Cosa sono gli stratovulcani?” e guardavo cosa fossero perché l’avevo dimenticato. “Cosa sono i flussi piroclastici?” e mi mettevo a guardare cosa fossero. Ma dovevo ancora memorizzare il numero di morti, di senzatetto, le date dei disastri…
Stavo impazzendo.
Il giorno prima mi distesi un poco vedendo “Una notte da leoni”, ma dopo iniziai a stare male… Mi dissi: «Questo esame non lo faccio, non lo faccio», ma poi ripassai fino alle due di notte con l’intenzione di fare la notte in bianco e invece crollai.
Mi svegliai alle cinque del mattino e non presi più sonno. Mi misi a ripassare e a ripassare.
Alle dieci e mezza mi collegai a internet per vedere come fare l’esame, ma non capii come farlo on line. Ci misi un’ora e alla fine, con Microsoft Teams, mi collegai e vidi FAPM che trattava male una ragazza, tale Erika. Questa ragazza non sapeva neanche qual era il programma che aveva studiato e disse pochissimo, disse solo che il vulcano Tambora eruttò nel 1815.
Alla fine FAPM le disse: «Male, molto male. Adesso le faccio un regalo, ma con la erre maiuscola. Le do diciotto. Metta il diciotto nell’armadio dietro di lei e non lo faccia a vedere a nessuno… e non si sogni di non accettare il voto che sennò la prossima volta le faccio un vero esame universitario».
Ora era il mio turno ed ero un po’ disteso perché alle domande che FAPM aveva fatto a Erika sapevo rispondere. FAPM mi chiese di parlare di Jurassic Park, di Interstellar e mi chiese due caratteristiche degli pseudoscienziati. Io dissi tutto e aggiunsi: «Ma io so altre caratteristiche degli pseudoscienziati».
«Me ne dica una terza».
La dissi.
FAPM parlò. «Bene, molto bene. Le do trenta trentesimi».
E così finii gli esami all’università.
Ti piace0 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Ciao Kenji, anche a me hai fatto venire l’ansia. Docenti come questi sono un incubo per chiunque 🙁
Già! Meno male che ho finito l’università…
Morale della favola “mai arrendersi”?
Comunque mi è venuta l’ansia leggendo.
Il morale della favola è andare lì a testa bassa e o te la rompi te, o rompi il muro. Comunque sì, questi esami li ho vissuti malissimo e nel racconto spiego tutto quel che ho passato sulla mia pelle… Adesso che mi sono laureato penso che il peggio è alle spalle (sempre che facendo il praticantato di giornalista non sia subissato di querele… ah ah ah!).
“Il giorno prima mi distesi un poco vedendo “Una notte da leoni””
Veramente un bel film.
Sì, veramente bello. Ho visto tutti e tre in TV il mese scorso perché proprio non li avevo mai visti…