
Una tazza di caffè
Serie: The Nightmare Keepers
- Episodio 1: Quel sogno
- Episodio 2: Tra le cornici
- Episodio 3: Una tazza di caffè
STAGIONE 1
«Un doppio caffè nero e un croissant» si rivolse Chloe alla donna dietro il bancone. «Da asporto, per favore!»
Le piaceva cambiare caffè. In città ce n’erano diverse decine e ogni mattina la ragazza ordinava la colazione in un posto nuovo. In un anno era riuscita a stilare una classifica dei migliori bar e aspettava che finisse un altro giro, per poter tornare nel suo locale preferito. È giusto dire che una simile idea sembra priva di senso: perché non fare colazione sempre nello stesso posto e goderne? Ma Chloe riteneva che l’abitudine uccidesse le emozioni positive. E se avesse smesso di seguire il rituale, prima o poi il suo caffè preferito avrebbe cominciato a sapere di amaro.
Alessia condivideva il punto di vista di Chloe. Si erano conosciute lo scorso inverno. Quella mattina la ragazza non si sentiva bene: debolezza nel corpo, dolore agli occhi. Chiusa la libreria in cui lavorava, si era diretta verso il locale più vicino.
Nel locale si sentiva l’odore delle pareti appena verniciate e del solvente. Sedie e tavoli erano coperti da un telo di plastica, le vetrine erano vuote. Chloe capì che, molto probabilmente, l’insegna all’esterno, a cui non aveva fatto caso, avvertiva che il bar era chiuso per lavori. La ragazza stava tornando verso la porta, quando all’uscita fu fermata da una piacevole voce femminile: «Posso aiutarti in qualche modo?».
«Scusate, non avevo visto che siete chiusi.»
«Non c’è problema.»
«Grazie e arrivederci!» rispose Chloe, girando la testa verso la proprietaria. Forse per il movimento brusco, le si annebbiò per un attimo la vista e, perdendo l’equilibrio, si appoggiò con la schiena alla porta.
«Aspetta, arrivo subito!» la voce preoccupata fu seguita dal rumore di passi rapidi. «Ti senti male? Vuoi che chiami un’ambulanza?» un’alta bionda dal viso dolce le prese la mano. «Ma tu scotti!» esclamò. Strappando il telo dal tavolo più vicino, posò una sedia a terra e vi fece sedere Chloe. «Siediti e non muoverti. Vado alla macchina, dovrei avere qualche medicina nel cruscotto. Altrimenti passo in farmacia. Va bene?»
La ragazza annuì. Non le piaceva l’idea di dare fastidio a una sconosciuta, ma aveva i brividi e da sola non sarebbe arrivata nemmeno all’angolo dell’edificio.
«Ho pensato che non ti farebbe male mangiare qualcosa di caldo. Prendi le pillole e questo» disse la donna, porgendole una tazza. «Non so se sei vegetariana o no, quindi ho deciso di non rischiare e ho optato per un brodo di verdure. Dicono che sia il più buono della città.»
«Da Gianni?» chiese la ragazza, bevendo con piacere il primo sorso.
«Da Gianni» confermò la sua salvatrice.
«Sono vegetariana comunque.»
«Allora ho fatto la scelta giusta.»
Alessia (così si chiamava la sconosciuta) accompagnò la ragazza fino alla libreria e la fece promettere che almeno il giorno dopo le avrebbe telefonato per raccontarle come stava. «Non mi sto imponendo come amica, semplicemente non voglio che la mia vita in città inizi con una storia tragica di una residente che ho lasciato senza aiuto.»
Chloe tornò nella caffetteria una settimana dopo. Aspettò che uscisse l’ultimo cliente e porse ad Alessia un sacchetto di carta con un regalo dentro. La donna sorrise: «Grazie, ma non dovevi.» Incapace di trattenere la curiosità, tirò fuori il libro dal pacchetto e lesse ad alta voce il titolo: «Finché il caffè è caldo. Toshikazu Kawaguchi».
«Non so se ti piace leggere» disse Chloe.
«Mi piacciono i libri, ma credo di essere rimasta ferma al passato. Non capisco niente degli scrittori moderni e spesso non leggo proprio perché ho paura di sbagliare nella scelta.»
«Sei fortunata. Proprio qui vicino c’è una libreria – la migliore della città.»
«E lì c’è qualcuno che può consigliare dei bei libri?»
«Tutti i libri sono belli. Devono solo essere letti al momento giusto dalla persona giusta.»
Alessia passò pensierosa il palmo sulla copertina: «Come fai a sapere che oggi è il momento giusto per questo libro?».
«Come facevi tu a sapere che avevo bisogno di Tachipirina?»
«Avevi la febbre alta!»
«E tu hai la tristezza negli occhi.»
Chloe andava a trovare Alessia due volte al mese. La sera, dopo la chiusura, portava un nuovo libro. A volte rimanevano fino al mattino, discutendo del contenuto o parlando di vari argomenti. Non oltrepassavano il confine dello spazio personale, non si soffermavano su questioni che avrebbero potuto mettere in imbarazzo l’interlocutrice.
«Nel tentativo di impressionare le persone a me care, lavoravo fino allo sfinimento per salire il più in alto possibile nella carriera. Ma ogni volta che varcavo la soglia di casa, dallo squalo degli affari mi trasformavo in una casalinga che deve. Come se i miei successi, il rispetto dei clienti: tutto restasse nel bagagliaio della macchina. Mi toglievo le scarpe costose, mettevo le pantofole e cominciavo a sistemare la casa. Perché sono una donna. Un giorno ho iniziato a comportarmi da uomo. Ho smesso di cucinare e fare la spesa. Durante i litigi ripetevo che lavoro tanto anche io – quindi siamo uguali. Il mio piano ha funzionato, ma non come avrei voluto. A dire la verità, non mi pento di nulla. Ho lasciato la carriera perché ero stanca di impressionare. La sera torno in un appartamento pulito, dove tutto si trova dove l’ho lasciato. Non passo ore ai fornelli, non lascio tutto per cercare sotto il divano un calzino perso. Alla fine, vivo la vita come voglio – non è forse questo il senso?»
Chloe custodiva con cura nella memoria quella conversazione. Avere tutto ed essere infelice, contro lavorare in una piccola caffetteria ed essere completamente soddisfatta della vita. Non è forse questo il paradosso del mondo moderno?
Immersa nei pensieri, la ragazza passò le dita lungo i dorsi dei libri, accuratamente allineati sugli scaffali. Del suo passato e presente non aveva ancora parlato. E come potrebbe farlo? «Sai, faccio degli incubi in cui le persone muoiono nei modi più inimmaginabili. E poi, quando avevo sette anni, la mia migliore amica ha staccato con un morso la testa del mio canarino e l’ha masticata.»
Lo sguardo di Chloe si fermò su una copertina bianca. Probabilmente dalla reazione di Alessia a quella lettura dipenderà se un giorno la ragazza riuscirà ad aprirsi completamente con lei.
Serie: The Nightmare Keepers
- Episodio 1: Quel sogno
- Episodio 2: Tra le cornici
- Episodio 3: Una tazza di caffè
“Avere tutto ed essere infelice, contro lavorare in una piccola caffetteria ed essere completamente soddisfatta della vita. Non è forse questo il paradosso del mondo moderno?”
Quanto è vera questa affermazione, il problema è trovarla quella “piccola caffetteria”. Brava e, per dirla con le parole di una vecchia canzone di Nicola Arigliano che dubito tu possa conoscere, “Carina, diventi tutti i giorno più carina” per lo stile pulito ed estremamente efficace con cui descrivi i tuoi personaggi e i loro tormenti, che apprezzo ma che non ha prezzo da essere venduto, purtroppo, potendolo, ne acquisterei un pezzettino.
Mi è piaciuto molto, sai? Non solo per quello che racconti, l’incontro tra queste due donne, ma anche e forse soprattutto per la rara efficacia con cui adoperi la lingua italiana. Complimenti.