Vattene

Serie: Scia di sangue a Glenbury


Tutto sembrò tornare alla normalità nei giorni successivi. Quell’equilibrio però si dimostrava via via sempre più precario a causa dei litigi dei genitori, prima sporadici poi sempre più frequenti. Ad Anne, un giorno, capitò di scorgere un ragazzo, che si fermò al limitare del bosco per far volare in cielo un palloncino rosso. Ella trovò tale gesto tanto bizzarro quanto affascinante, era pur sempre una bambina. Quando i loro sguardi si incrociarono per incatenarsi a vicenda, ecco che si levò un’improvvisa folata di vento, investì la bambina che fu percossa da brividi in tutto il corpo. Scappò dentro casa. Quello fu l’unico episodio strano capitatole nel giro di due settimane.

Fino a quella notte.

Le luci della casa erano ormai spente e Anne dormiva profondamente nel suo letto. Stava sognando, si trovava in spiaggia in riva al mare a raccogliere conchiglie. Qualcuno le mise una mano sulla spalla. Credendo che fosse sua madre, Anne si volse, gli occhi allegri, ma il suo sorriso si spense nel momento in cui si trovò davanti quella bambina. La stessa che aveva scorso nel bosco, la stessa che quell’articolo le aveva mostrato in foto. Con fare bambinesco, Irina pose il proprio dito sulle labbra invitando Anne a fare silenzio, per poi sorriderle benevolmente. L’altra ricambiò, seppur con molta esitazione. Irina, in seguito, si guardò intorno e si fece improvvisamente seria.

《Devi andare via di casa. Adesso》 le ordinò.

《Perché?》domandò Anne, tra la confusione e la determinazione di scoprirne il vero motivo una volta per tutte.

《Perché capitano sempre cose brutte》fece una pausa, poi il tono si fece più lugubre, il viso più pallido. 《Ti accadranno cose brutte.》

《Non so dove andare, i miei genitori non mi crederanno mai. Devi aiutarmi!》

Due occhiaie comparvero sotto gli occhi di Irina, il viso assunse sembianze sempre più cadaveriche.

《Per i tuoi genitori è ormai troppo tardi. Vattene!》 

Con orrore dell’altra, la camicia da notte bianca di Irina si dipinse di macchie di sangue, via via sempre più grandi. Anne non fece tempo a urlare che si trovò in camera sua, seduta sul letto, madida di sudore, i capelli appiccicati al viso. Respirava affannosamente. Intanto nella casa aleggiava un silenzio surreale, fin troppo assordante dopo quell’incubo. Poteva definirsi la quiete prima della tempesta.

Un improvviso urlo tanto straziante quanto agghiacciante tagliò l’aria e fece a brandelli quella calma. Proveniva dalla camera dei genitori e la voce, era quella di una donna.

《Mamma!》

Serie: Scia di sangue a Glenbury


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Ciao Alice, ho letto entrambi gli episodi questa mattina. Spero di poter concludere la tua saga presto, con il terzo, da quanto mi è parso di comprendere è l’ultimo. Ho letto i commenti e a differenza di altri sono cresciuta a pane e Stephen King. Concordo sul chilometraggio dei suoi libri, che negli anni si sono fatti sempre più pesanti. Non per nulla esisteva una freddura a riguardo: Stephen King viene pagato a pagina… A me piacciono molto le atmosfere della tua storia, se è la prima volta che scrivi horror sei riuscita a calarti in quel mondo magnificamente. Nel primo episodio mi ero fatta un’idea su come proseguisse la trama, ora un’altra. Leggendolo mi è tornato in mente il “clima” che si respirava in Shining (rieccolo che spunta fuori…), vediamo se questa volta sono riuscita ad individuare il bandolo della matassa. 🙂

  2. Anch’io ho difficoltà ad addentrarmi in un romanzo horror, nella maggior parte dei casi questo genere offre il meglio di se nei racconti brevi, in piccoli evasioni brutali dalla realtà. Questa mini serie è una piccola pillola paranormale, una deviazione dalla routine e dalle consuete vicende umane, mi piace. Aspetto con ansia e curiosità il terzo episodio!

  3. Io penso di una delle poche persone che vengono odiate in quanto uso i libri di S.King, come sonnifero, in quanto è per mio modesto parere ripetitivo fino allo stremo nella descrizione di ogni dettagli.Il tuo racconto l’ ho trovato frizzante e adrenalinico me la segno come serie da pubblicizzare nel blog.

    1. Ti ringrazio Ely!! Questo è solo il mio primo racconto di questo genere dal momento che io scrivo solo rosa ahahah ti confesso che nemmeno io sono fan di King, lo trovo ripetitivo, ho amato giusto i suoi racconti brevi! Ora scrivo l’ultimo episodio, speriamo di non deludere e ti ringrazio tanto per la considerazione, anche sul Blog! !

  4. Un secondo episodio breve ma ricco di punti interrogativi… Ho però un dubbio sull’uso delle caporali. Fino alla fine ho pensato che venissero usate per esprimere un dialogo che di fatto non avveniva, una sorta di conversazione mentale fra Anne e Irina, però alla fine del racconto sembra che la bambina esclami MAMMA e non lo pensi e basta. Forse, se è vero che la conversazione è “mentale” fra le due protagoniste, avresti potuto esprimerlo meglio per evitare di infondere il dubbio nel lettore ( magari solo mio) per esempio dicendolo direttamente.
    In ogni caso mi aspetto un colpo di scena, di quelli che ti fanno tirare la coperta sopra il naso quando si è da soli nel letto, perché gli ingredienti ci sono tutti!!
    Alla prossima lettura.

    1. Ciao! Grazie per le belle parole! In effetti avrei dovuto rendere meglio la fine dell’episodio, cioè differenziare un dialogo che avviene in un sogno, quindi sotto forma di pensiero, dall’esclamazione della bambina che invece è reale. Non so, solitamente si fa in questo modo? Avendo sempre fatto come ho scritto sopra, probabilmente è un errore e mi piacerebbe saperlo in modo da non commettere più in futuro. Speriamo di non deludere nel finale!

  5. Io non mi cimenterei in un racconto horror perche’ avrei ” la paura” di scadere nel banale , invece tu con ka tua trama semolice continui con leggerezza il racconto. Hai voluto terminare lasciando della suspance , in realta’ non so come andra’ a finire , e’ tanto che non leggo un horror. Mi stai facendo venire voglia di leggere Stephen King