Veleno
Guardo il foglio difronte a me, bianco come la purezza. Voglio riempirlo di ricordi sbiaditi nella mia testa, delle paure che mi ostacolano, del dolore che mi perseguita ogni giorno, che si nutre costantemente del mio cuore. Ma tutto ciò è veleno e non posso trasformarlo in purezza. E allora mi sfogo qui, rovinando questo foglio con l’inchiostro, con pensieri disordinati e parole incomprensibili. Voglio raccontarti quello che provo e ti chiedo scusa se ciò che scriverò ti renderà un foglio pesante che nessuno leggerà mai.
Ho questa immagine nella testa che non riesco a dimenticare: è l’immagine di una bambina che è stata amata a metà, una virgola di amore che serve per andare avanti. E si chiede continuamente cosa non va in lei, cosa pensano gli altri, perchè le persone le fanno del male. Si chiede com’è essere una bambina normale, quale effetto fa un abbraccio invece che una cinghiata, un calcio, una pizza.
Spesso mi ripete che è colpa sua, se non fosse stata cosi, magari, in un mondo irreale, l’avrebbero amata. Ma sa bene che in fondo, è solo una bugia, una triste verità che non vuole ammettere. E’ solamente un modo per dare una motivazione, un significato a ciò che non comprende.
Questa bambina non giocava con le bambole, bensì un oggetto di svago per un mostro, il quale si nutriva del dolore altrui. Un mostro senza compassione ne sentimenti che provava piacere nel vedere gli altri soffrire.
Questa bambina spesso piange e vorrebbe che qualcuno la cullasse, che colmasse le sue paure. Vorrebbe una macchina che aspirasse il suo dolore, ma sa bene che ciò non esiste. Non sa esprimere ciò che non ha mai ricevuto, vorrebbe provarci ma ha paura. Ha paura di se stessa, di ciò che potranno farle gli altri, ha paura di non abbandonare questo dolore che la trascina con sé in un mondo buio.
Una bambina che spesso non viene capita, una macchina senza sentimenti, impenetrabile.
Questa bambina cresce nella mia testa e mi rammenta la sua vita, vuole andarsene, è stanca, vuole cedere ma deve essere forte perchè ciò che vuole dire viene interpretato come un lamento noioso e incomprensibile.
Questa bambina sono io e ho tanto di quel dolore che non so che farmene. Vorrei sentirmi all’altezza di questo mondo o di qualcuno. Vorrei che qualcuno capisse ciò che mi porto sempre dentro e che non riesco mai a dire. Sono debole, ma questa debolezza devo nasconderla. Allora fingo di essere forte, di essere libera quando dentro di me ho ricordi e immagini che urlano e pregano di essere cancellate dall’universo. Cerco di scappare dalla mia mente, ma è un labirinto di cui non trovo l’uscita. Piango, perchè non riesco a controllare le emozioni, i ricordi mi fanno male, mi pugnalano, mi tagliano con una lama cosi affilata che il solo sfiorare provoca dolore. Poi mi fermo, guardo il vuoto, sento tanto silenzio in mezzo tutto questo chiasso. Sorrido, vado avanti, rido, mi diverto e poi, all’improvviso, tutto ricomincia. Combatto con questo ciclo, ma è un supercattivo che non ha un punto debole, e non riesco a sconfiggerlo.
Ma parliamo di dolore: non so definirlo, non so spiegarlo, non trovo le giuste parole per farlo comprendere. Poi mi guardo e la vedo: quella piccola bambina, la quale, nell’arco di un secondo, cresce difronte ai miei occhi. Mi guarda e mi colpisce con un ricordo, poi un altro e infine tutti insieme. La osservo, dentro di me, ormai abituata a questo dolore, trasformarsi nell’orribile mostro dei miei incubi.
E allora spiegami come posso trasformare tutto ciò in purezza. E’ solamente un veleno che non ha antidoto. E chi mai potrà vedere una virgola di purezza in tutto questo veleno?
Ti piace0 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Maria Gabriela, spero potremo darci del tu.
Il mio commento è molto positivo, forse non sono riuscito a far passare questa impressione.
Ho voluto allargare un po’ la visuale nell’affermare che, come insegna l’esperienza, ci sono fasi difficili nella nostra vita in cui però si cresce molto dentro.
L’errore di cui parlavo, ma si trattava di una chiusura “con sorriso”, è implicito nell’affermazione presente nel testo quando, parlando “al foglio”, gli dici che lo stai rendendo pesante e, proprio per questo, che nessuno lo leggerà mai: eppure, io l’ho letto. Quindi ti sbagliavi…
Mi fa piacere l’aver ricevuto una tua risposta, prevedo che i tuoi scritti verranno sempre più letti e da lettore fa piacere ricevere un riscontro a un commento.
Molto brava, davvero. Se vorrai leggere qualcosa di mio, mi farà particolarmente piacere ricevere un tuo parere.
A rileggerti.
C’è una fantastica poesia, ora non mi sovviene il titolo (…!) ma termina con: divorare, divorare, divorare. Considerato che il soggetto è l’amore, si resta un attimo spiazzati.
Voglio dire che, con l’esperienza, si impara a conoscere, a conoscersi. Non tutto è negativo e spesso il dolore intimo è la via maestra per avvicinarsi alla vetta. Non dico che dev’essere per forza così: ma la sensibilità è un enorme valore, nel bene, nel male.
In questo breve scritto c’è sicuramente un errore: questo foglio pesante che nessuno leggerà mai.
Ho letto i tuoi commenti, e questo mi stupisce particolarmente. Vorrei sapere di più sull’ultima parte. Perché lo ritiene un errore? Non capisco se le è piaciuto il testo
Mi dispiace molto per la bambina protagonista del librick