
Venere dal mare
Serie: Metamorfosi
- Episodio 1: La strana metamorfosi d’Isabel Smith
- Episodio 2: Venere dal mare
STAGIONE 1
Sonia sentiva il cuore pulsare a ritmo della musica. Bum. Bum. Appoggiò una mano al parapetto della barca.
Un’onda le schizzò il volto. Assaporò la salsedine che le bruciava le labbra. Era una sensazione piacevole. Un’ancora a cui aggrapparsi in vista di quello che stava per fare.
Prese un respiro profondo e lasciò vagare lo sguardo tra i ballerini che invadevano il ponte.
Doveva essere la festa più bella dell’anno, ma Sonia si sentiva fuori posto. Giocò con il braccialetto di corda rosso.
Gli occhi le bruciavano.
Non dormiva bene negli ultimi tempi.
La notte era tormentata da una creatura squamosa che la seguiva.
La pelle le divenne fuoco al solo ricordo.
Doveva scacciare quell’immagine. Quella sensazione di ardere.
Aveva un obiettivo che si chiamava Michael.
Il cuore sussultò, le gambe divennero cera, le guance s’infiammarono.
Michael era un sogno, un desiderio, una fantasia.
Era il suo amore. Lo sapeva con la sicurezza che per vivere bisogna respirare.
Era il ragazzo perfetto per lei. Un ragazzo di carne e ossa. Non come l’uomo del mare.
Peccato che quella sera Michael non si vedesse da nessuna parte.
Dov’era?
Si era sottoposta a tutta quella tortura per lui. Il trucco. L’abito azzurro glitterato che la soffocava. La tinta bionda sui capelli neri. Perfino la depilazione. Rabbrividì. Samantha le aveva detto che se voleva essere la ragazza di Michael doveva essere una farfalla, non un bruco. Si era lasciata addirittura spalmare quella crema a base di peperoncino per facilitare il cambiamento.
Ma era davvero giusto cambiare per un altro essere umano?
Camminò stando in disparte, attenta a non disturbare la gente. Sonia temeva di disturbare. Era una paura che aveva fin da piccola.
Si grattò l’incavo del gomito. Aveva la sensazione che l’aria le scorticasse la pelle. Era il cambiamento di cui parlava Samantha? Oppure era quella maledetta crema?
Sussultò. Maledetta crema? Non era il linguaggio che usava di solito.
Avrebbe voluto tornare a casa.
O rifugiarsi nei sogni, tra le braccia di quella creatura squamosa.
Scosse la testa. Doveva pensare a Michael.
Aveva il cuore che le batteva all’impazzata. Era…
Un gemito. Si bloccò. Qualcuno stava male?
Sonia aveva fatto un corso di primo soccorso. Samantha l’aveva presa in giro.
«È una cosa proprio da te» le aveva detto.
Sonia non poteva ignorare una persona che aveva bisogno di aiuto.
Seguì il gemito fino a…
Michael era seduto su una cassa, ciocche di capelli sul volto, la bocca socchiusa. Aveva una strana espressione.
«Mi… »
Il nome le morì sulle labbra.
Una donna cingeva il collo di Michael, la bocca premuta contro il suo petto, i capelli biondi raccolti in una coda alta. C’era qualcosa di familiare nell’abito turchese che indossava. Comprese, con una fitta allo stomaco, che era un suo regalo.
«Samantha.»
L’amica si staccò da Michael.
Sonia arretrò.
«Ti posso spiegare» sussurrò Samantha. Il suo rossetto splendeva sulla pelle di Michael. Una ferita rossa.
Sonia arretrò ancora. Voleva scomparire.
«Attenta.»
Si rese conto di avere una caviglia impigliata in una corda solo quando inciampò.
L’ultima cosa che vide prima di precipitare oltre il parapetto fu lo sguardo sgranato di Samantha.
L’acqua la invadeva. Dita gelide le scivolavano in bocca, nel naso, negli occhi.
Era una bambola di legno, capace solo ad andare a fondo.
Nella mente aveva impressa quella maledetta scena. Michael e Samantha. Il ragazzo che voleva e la sua migliore amica. Uno stupido cliché.
Non che importasse. Stava morendo. Già vedeva la luce che…
Una figura di squame e carne le comparve di fronte. Sonia lottò contro l’impulso di aprire la bocca.
Era la creatura dei sogni.
Era il mostro. Ma era davvero più mostro di Michael? O di Samantha?
Era davvero meno meritevole d’amore?
Non che avesse importanza.
Sonia moriva. Aveva i polmoni pieni d’acqua.
L’essere le venne incontro. Le braccia l’avvolsero. Gli si appoggiò contro.
Accolse il bacio, la sorpresa che la bruciava.
La pelle le prudeva. Sapeva che si stava riempiendo di squame
Di colpo si accorse di poter respirare.
Quando si staccò tremava. «Chi sei?»
L’essere sorrise: «Chi ti aiuterà a rinascere».
Sonia si svegliò sul bagnasciuga. Le onde come coperte, la sabbia come materasso.
Era nuova.
Era viva.
Venere dal mare.
Abbassò lo sguardo. La pelle pallida aveva lasciato il posto a una tonalità scura. Ciocche blu le si attorcigliavano sul petto. Ne toccò una. Era morbida. Sorrise.
«Sonia.»
Sollevò la testa.
Michael le correva incontro. Sonia lo guardò senza vedere.
«Stai bene? Ti abbiamo cercata ovunque.»
Sonia non reagì. Michael non era nulla per lei.
«Ma che hai fatto ai capelli?»
Sonia non gli rispose. Lo superò. Aveva altro da fare.
Trovò Samantha seduta con le gambe incrociate. «Sonia, ma che… »
Non la lasciò finire.
Le si chinò di fronte, le ginocchia nella sabbia.
«Se provi ancora a dirmi cosa devo fare, te ne faccio pentire, chiaro?»
Samantha boccheggiò.
Sonia non si fermò. Aveva una persona da raggiungere. Qualcuno che la vedeva come era e che non la voleva diversa. Qualcuno in fondo al mare.
Serie: Metamorfosi
- Episodio 1: La strana metamorfosi d’Isabel Smith
- Episodio 2: Venere dal mare
La delusione di Sonia è una pugnalata. La presenza di un “mostro” che salva e regala una speranza, lenisce la ferita profonda. E mi è piaciuta la reazione. Un bel viaggio, per riprendere le parole di Kenji Albani, nella rinascita.
Grazie mille! Sì, ho voluto ribaltare l’idea di “mostro”.
Mi hai fatto viaggiare con la fantasia
Grazie mille! Credo che sia questo l’obiettivo di ogni storia.
L’atmosfera e il linguaggio evocativo mi sono piaciuti. Così come l’episodio precedente. L’evoluzione di Sonia crea una narrazione coinvolgente, almeno per i miei gusti.
Grazie mille! Non ero molto sicura di aver reso bene la storia, mi fa piacere di esserci riuscita.
Quando non sei sicura, prenditi sempre il tempo che ti serve.
È un ottimo consiglio.