Vicolo stretto
Serie: Morirò d'estate
- Episodio 1: Morirò d’estate
- Episodio 2: Bastardo
- Episodio 3: Fame d’amore
- Episodio 4: Mind to mind
- Episodio 5: Uomo fritto
- Episodio 6: Mutande nuove
- Episodio 7: Sarai felice
- Episodio 8: In gabbia
- Episodio 9: Chiamato per nome
- Episodio 10: Campo Base
- Episodio 1: Morto e risorto
- Episodio 2: Tutto questo per me?
- Episodio 3: Nuova possibilità
- Episodio 4: Amare per primo
- Episodio 5: La gallina che becca
- Episodio 6: Nato sbagliato
- Episodio 7: Il primo passo
- Episodio 8: Visto, sentito, compreso
- Episodio 9: Vicolo stretto
STAGIONE 1
STAGIONE 2
«Il fatto che tu sia qui significa che sei consapevole di non stare bene, ma anche che sei pronto a cambiare», esclamò improvvisamente la dottoressa, come se volesse cambiare argomento.
«Sì, è così, ma non so neanche da dove cominciare», risposi, abbassando lo sguardo e stringendomi le mani fino a farmi male.
«Questo lo scopriremo insieme», mi disse, osservando l’orologio in acciaio che aveva poggiato sul piccolo tavolino tra di noi.
«Sappi che il cambiamento può essere spaventoso, ma è anche un’opportunità per scoprire nuove cose su te stesso. Sei pronto a tutto questo?» mi chiese prima di salutarmi.
«Assolutamente!», risposi, liberando le mani dalla mia stessa morsa.
Salutai la dottoressa, e andai via, non prima di aver preso l’appuntamento successivo.
Sapevo di non essere felice con la mia vita attuale, ma avevo anche paura di cambiarla.
Cercai di non pensare più alle parole della dottoressa e mi diressi verso la libreria, sperando di trovare un po’ di pace tra le pagine dei libri.
Leggere in quella settimana mi aveva davvero alleggerito l’anima e quindi speravo di aver trovato nella lettura uno spiraglio di salvezza, che mi allontanasse da quella inquietudine e dall’ansia che sentivo quando mi trovavo da solo.
Scelsi un romanzo a caso e tornai velocemente a casa.
Ero stanco, ma soprattutto volevo rientrare prima dei miei colleghi, per evitare che mi invitassero a mangiare insieme e rischiare, ancora una volta, di vomitare in loro presenza.
Cenai velocemente con un panino e un pezzo di formaggio, che però non riuscii a terminare del tutto, e poi andai a letto.
Impostai la sveglia per le 7:30 e cominciai a leggere.
Mi risvegliai l’indomani con il libro sul petto, ancora aperto alla terza pagina.
Mi alzai e andai in cucina a preparare un caffè, mi sentivo come se avessi perso me stesso.
Dopo mi trascinai sotto la doccia, sperando che l’acqua calda mi aiutasse a svegliarmi e a scrollarmi di dosso la sensazione di apatia che sentivo.
L’acqua calda mi avvolse, portando con sé un po’ di sollievo, ma non riuscì a scuotere la sensazione di vuoto che mi attanagliava.
Uscii dalla doccia, mi vestii, e poi andai al lavoro, cercando di non pensare troppo.
Ma più passavano le ore, più sentivo l’inquietudine crescere dentro di me, come un’ondata che non riuscivo a fermare.
Quando finii il mio turno, mi diressi verso la chiesa, sperando di trovare un po’ di pace e di incontrare Suor Lucia.
Quando arrivai, la trovai lì, seduta al fianco della Madonna in gabbia.
«Ciao Luca» mi salutò, come se già sapesse del mio arrivo.
«Ciao, avevo voglia di fare una passeggiata, per smaltire un po’ il pranzo» mentii.
Mi sorrise, mentre con la mano mi faceva cenno di sedermi accanto a lei.
«Come è andato l’incontro di ieri con la dottoressa Mori?» mi chiese, con il suo solito sorriso.
«Bene credo. La devo rivedere giovedì» risposi, senza dare troppe spiegazioni.
«Lo so che non è facile Luca! La dottoressa Mori è una brava persona, ti aiuterà a trovare la tua strada».
Annuii. Sapevo che Suor Lucia aveva ragione.
Restammo in silenzio per un po’, seduti al fianco della Madonna in gabbia.
Poi Suor Lucia si alzò e sussurrò: «Vieni, Luca, ti faccio vedere una cosa».
Entrammo in chiesa, e mi guidò fino a una piccola stanza nascosta dietro l’altare.
«Questo è il mio diario», mormorò Suor Lucia, alzando un grosso quaderno, poggiato su una scrivania.
«Lo scrivo da anni. È un modo per me di riflettere sulla mia vita e di capire cosa Dio vuole da me».
«Vorrei che lo leggessi» continuò, guardandomi con i suoi occhi gentili.
«Forse ti aiuterà a capire cosa vuoi tu dalla tua vita».
Presi il diario e lo aprii, le mie mani tremavano, come se stessi tenendo in mano un tesoro prezioso.
Le parole di Suor Lucia erano come una finestra aperta sulla sua anima.
Lessi qualche pagina, poi lo richiusi delicatamente, sentendomi come se avessi letto qualcosa di troppo intimo.
«Grazie Suor Lucia, ma è molto privato ciò che sto leggendo e preferisco non continuare», dissi, cercando di non farmi sopraffare dall’emozione.
In realtà, ero rimasto talmente colpito dalle sue parole, che non riuscivo a continuare.
Parlava di un padre anaffettivo, di anoressia, di solitudine.
Le sue parole erano come un pugno nello stomaco, e mi sentii come se avesse letto dentro la mia anima; come se stesse parlando di me.
Suor Lucia mi diede un abbraccio. «Non dimenticare, Luca, che sei amato e che hai un valore».
Mi alzai e salutai Suor Lucia, con ancora addosso la sensazione di paura, ma anche consolato dalle sue parole.
Mi incamminai verso casa a passo lento, cercando di rimettere a posto i pensieri.
Era domenica, e l’isola era praticamente deserta.
Arrivato a casa, presi un quaderno e una penna. Volevo scrivere anch’io un diario.
«Domenica 23/07/2000. Sono Luca. Sono perso. Non so cosa voglio dalla mia vita, ma voglio scoprirlo» scrissi, sperando di trovare un po’ di sollievo e di liberazione.
Il giovedì arrivò velocemente e quando andai dalla dottoressa Mori, mi sentivo un po’ più preparato e più sicuro di me stesso.
«Come stai, Luca?» mi chiese la dottoressa.
«Sto meglio» risposi. «Ho iniziato a scrivere un diario. Spero possa aiutarmi a riflettere sulla mia vita».
«Mi sembra una buona idea» annuì lei, scrivendo qualcosa sul suo taccuino.
Poi, alzò lo sguardo e mi fissò con i suoi occhi penetranti.
«Luca, voglio provare a fare qualcosa di diverso oggi. Voglio che tu chiuda gli occhi e che ti concentri sulla tua respirazione».
Seguii le sue direttive e cercai di concentrarmi.
«Immagina di essere in un luogo sicuro e tranquillo. Un luogo dove ti senti a casa. Dove ti trovi?» mi disse, con voce calma e rassicurante.
Mi immaginai nel cortile di mia zia, con il sole che splendeva e il vento che soffiava.
«Ora, voglio che tu ti guardi intorno e che ti accorgi di un vicolo stretto che si trova davanti a te», continuò la dottoressa Mori.
«Questo vicolo ti porterà indietro nel tempo, a un momento importante della tua vita. Un momento che ha contribuito a farti diventare la persona che sei oggi. Sei pronto a seguirlo?».
Annuii, sentendo un brivido di eccitazione e di paura.
Serie: Morirò d'estate
- Episodio 1: Morto e risorto
- Episodio 2: Tutto questo per me?
- Episodio 3: Nuova possibilità
- Episodio 4: Amare per primo
- Episodio 5: La gallina che becca
- Episodio 6: Nato sbagliato
- Episodio 7: Il primo passo
- Episodio 8: Visto, sentito, compreso
- Episodio 9: Vicolo stretto
È stato molto interessante l’incontro con la dottoressa Mori; peccato che il capitolo si sia concluso così presto. Bravo, Corrado!