Viola

Serie: I guerrieri della luce


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: L'ultimo Originario viene ucciso. I quattro apprendisti rimettono il futuro del loro mondo nelle mani di otto neonati trasportati su un altro universo, privo di magia

Due gocce d’acqua caddero dal rubinetto cromato. Marianna le guardava mentre, lente, compivano la loro corsa verso la base in gres porcellanato. Marianna allungò  indice e medio intercettando le due gocce. L’assorbimento si completò con un leggero vapore. La ragazza sentì l’acqua scomparire dentro di lei. Il suo ciondolo emise due intermittenze regolari. Lei racchiuse il piccolo cubo viola nel suo pugno, si guardò allo specchio e fece spallucce. Anche quella mattina, come al solito, era in ritardo.
Una mano colpì violenta il battente della porta. Marianna balzò in aria, mollò il suo ciondolo, lavò i denti, il viso e ascoltava, divertita, le urla della madre.
«Marianna! Esci da quel bagno! Sbrigati o arriverai anche oggi in ritardo.»
«Sì, mamma. Arrivo subito.»
Uscita dal bagno, con il suo volto acqua e sapone, i suoi occhi castani, capelli lisci biondi, snella ma con le spalle un po’ larghe, a motivo delle lezioni di nuoto praticate da piccola, si diresse veloce in cucina. Svuotata una busta di latte dentro il pentolino, accese il fuoco, cacciò i cereali al cioccolato fondente dentro la ciotola e attese che il latte si scaldasse.
«Buongiorno, bambolina! Dormito bene?»
«Buongiorno, papà! Si ho dormito abbastanza bene, tu?»
«Non tanto.»
«Ancora il tuo solito mal di testa?»
«Già» mandò giù un antidolorifico con un piccolo sorso d’acqua.
Marianna fece colazione velocemente, sua madre era già in auto con il motore acceso, il cellulare all’orecchio, sorretto da una spalla. Si stava truccando attraverso lo specchietto retrovisore. Appena la figlia salì in auto staccò la chiamata veloce, ingranò la prima e partì, una delle ruote sgommò. Dopo qualche metro iniziò il solito sermone.
«Dovresti sistemarti un po di più, farti notare da qualche bel ragazzo, iniziare a uscire, inserirti nella società, fare un po’ di vita mondana, socializzare. Alla tua età io …»
«Eri la più ricercata della scuola. Tutte le tue coetanee ti invidiavano e, oggi, sei una donna in carriera perché già allora sapevi cosa volevi e bla, bla, bla, bla.»
«Dovresti vergognarti! Prenderti gioco di tua madre. Io una madre non ce l’ho mai avuta.»
«Quindi tu pensi che io dovrei esserti riconoscente perché tu cerchi di insegnarmi come vivere. Mamma facciamo lo stesso discorso ogni mattina, ormai so le tue parole a memoria e anche oggi, come ogni giorno: hai ragione. Lo so. Ma per adesso non è il momento, non mi sento pronta. Ti prometto, però, che quando arriverà l’istante metterò in pratica tutti i tuoi insegnamenti e ti lascerò a bocca aperta. Stanne certa.»
«Spero per entrambe che si avveri il prima possibile questo mio desiderio.»
Arrivate davanti la scuola, Marianna baciò la guancia della madre, scese dall’auto e si diresse verso l’ingresso principale dell’istituto. Con la coda dell’occhio seguì la vettura della madre fin quando scomparve dietro l’incrocio, allora, la ragazza, cambiò direzione. Si avviò verso la biblioteca della scuola. Quella mattina sarebbe entrata più tardi a scuola, più precisamente alla seconda ora. Doveva finire di leggere l’ultimo capitolo del libro che aveva iniziato qualche giorno prima.
Salutò educatamente la signora Pina, la bibliotecaria della scuola, e si diresse verso lo scompartimento dei fantasy, prese l’enorme volume, lo aprì dove aveva lasciato il segnalibro e si immerse profondamente nella lettura. Mentre leggeva tamburellava distrattamente le dita sul tavolo ed era così presa dalle fantastiche avventure della sua eroina che non si accorse del piccolo ragno vicino la sua mano: lei odiava i ragni, ne era terrorizzata. Il ragnetto zampettò veloce lungo l’avambraccio, giunse all’altezza della spalla e si fuse, lento, con la pelle di Marianna. L’animaletto scavava tra i pori, che si coloravano. 
La ragazza sentì un piccolo pizzico, si accarezzò la spalla.  Avvertì una strana attrazione, paragonabile a quella provata per il ciondolo viola, girò lo sguardo e intravide il ragno. Sgranò gli occhi, spalancò la bocca come a voler gridare ma non ci riuscì, tutto intorno a lei iniziò a girare e perse i sensi accasciandosi sul tavolo. Un vortice viola si generò dal ciondolo e Marianna venne risucchiata al suo interno.
Quando la spirale sparì, un leggero vento sfogliò le pagine del libro, la sedia stramazzò a terra. La signora Pina, insospettita dal rumore, raggiunse la saletta, che era ormai vuota. Si guardò intorno, chiuse la finestra con fare seccato, rialzò la sedia, posò il volume al suo posto. Fece ciondolare i suoi occhiali da lettura appesi a una catenella intorno al collo e tornò al suo posto picchiettando i tacchi contro il pavimento. 
Il vortice di dissolse in cielo come vapore acqueo. Il corpo, ancora privo di sensi, di Marianna galleggiò in aria per qualche secondo, dopo di che iniziò a perdere quota, sempre più veloce. Il corpo minuto era fuori controllo, ruotava, si capovolgeva, precipitava rovinosamente.
Dai pori della pelle, il ragno iniziò a cacciare fuori prima le zampette, dopo il corpo. Si ancorò alla spalla di Marianna con una ragnatela, con un balzo raggiunse la guancia della ragazza e provò a pizzicarla. Nessun risultato, rimase nella sua quiescenza.
Gli occhietti del ragno brillarono di viola, la testolina iniziò a gonfiarsi. Le zampette s’illuminarono unendosi tra di esse. Il torace s’allargò.
Una luce viola avvolse Marianna. Quando si dissolse, la ragazza era protetta da una figura che la teneva stretta a sé.
La discesa si concluse tra le rocce. Un gran boato, accompagnato da un polverone, scosse la terra. Animali fuggirono per la paura. 
Il protettore della ragazza la scostò delicato, poggiandola sulla roccia bianca. L’uomo era davvero bizzarro: la pella era giallo pallido, folti capelli color argento pettinati in un ampio ciuffo verso destra, grandi occhi neri. Il resto del volto era coperto dal colletto alto del suo mantello color viola. All’altezza del diaframma, il mantello riportava un disegno: un triangolo equilatero rovesciato tagliato, poco sopra l’angolo inferiore, da una retta.
Guardò in alto, portando la mano sulla fronte a protezione degli occhi dalla luce solare 
«Davvero un bel volo. Non c’è che dire» si massaggiò la schiena e fece scrocchiare le ossa.
Un volatile azzurro con due teste planò verso Marianna con gli artigli pronti ad acchiappare la preda. L’uomo slacciò il fermaglio all’altezza della gola, cacciò fuori dal suo mantello viola una spada e tranciò di netto, alla base, le due teste dell’uccello, che caddero dritte sulla fronte di Marianna. 
La ragazza corrugò la fronte, una smorfia le spuntò sul voltò e con una mano si massaggiò il punto colpito. Con gli occhi ancora chiusi si mise in posizione seduta. Qualcosa cadde sulle sue ginocchia.
«Vi siete fatta male, signorina Marianna?» la voce era molto gioviale, con un accenno di sincera preoccupazione.
«No-non credo» la risposta fu automatica.
Marianna respirò a fondo, l’aria era leggera, se ne poteva avvertire la purezza era incontaminata. Godeva di ogni boccata d’aria. Si stiracchiò portando le braccia in alto. Aperti gli occhi vide le due teste sulle sue ginocchia, con un gesto di stizza le fece volare in alto. Il suo compagno di volo infilzò le teste con la spada. Marianna spalancò la bocca, gli occhi fuori dalle orbite, puntò l’indice verso lo sconosciuto.
«E tu chi sei!»
«Il mio nome è Giosh, detto il Ragno, Cavaliere della luce a servizio della Maga dell’Ovest.»
«Io odio i ragni! Quale maga? Di cosa stiamo parlando? Dove siamo?»
Giosh liberò la spada, la pulì con un panno, la rinfoderò nel suo mantello, riallacciò il fermaglio, portò le mani dietro la schiena, piegò il capo da un lato e sorrise con gli occhi «Siete davvero buffa quando avete quest’espressione, signorina Marianna.»
«Come fai a sapere il mio nome?»
«I sono il vostro protettore da diversi anni. Come voi ben sapete, siete stata adottata da piccola. Ma quello di cui quasi certamente siete all’oscuro è che la notte in cui siete stata “abbandonata” all’orfanotrofio, insieme a voi c’erano altri sette neonati. Voi non appartenete al “vostro” mondo, bensì a questo.»
«E che mondo sarebbe?»
«Lo scopriremo insieme, se solo voi me ne darete l’opportunità. Adesso dobbiamo raggiungere la Maga dell’Ovest. Spero che anche l’altro Guerriero sia già approdato nel nostro mondo.»
«Che vuol dire dell’Ovest? Quale guerriero? Un tuo collega, forse?»
«Il nostro mondo è ricoperto per la maggior parte della superficie da acqua, un po’ come quello dove siete cresciuta, signorina Marianna. La differenza è che ci sono tanti arcipelaghi, i più famosi sono quelli che fomano le Isole di Confine, una linea immaginaria che divide i Nuovi Continenti: Nord, Sud, Est e Ovest dal grande Vecchio Continente. Noi siamo sul Continente dell’Ovest. I nuovi Continenti sono popolati, per lo più, da creature magiche e con poteri speciali, una di queste è la Maga dell’Ovest.»
«E perché dobbiamo andare da lei?»
«Perché lei è stata una delle artefici del vostro viaggio verso l’altro universo, dove siete cresciuta. Adesso è giunto il momento di fare ritorno, perché voi siete una guerriera, signorina Marianna, una Guerriera della luce.»
Giosh portò due dita in bocca ed emise un fischio. Nel giro di qualche secondo si udì un rumore di zoccoli: un unicorno grigio li raggiunse. Giosh salì agile in groppa e stese la mano verso Marianna. La ragazza si guardò intorno, non era un sogno, era tutto vero, aveva ancora mille domande ma non avrebbe ricevuto nessuna risposta se non avesse seguito il cavaliere. Afferrò la mano e partirono.

Serie: I guerrieri della luce


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Discussioni

  1. Bello il passaggio nella “nostra” realtà, per poi fare ritorno nel tuo universo fantastico. Mi è piaciuta la caratterizzazione di Marianna, il colore viola, e spero vorrai parlarci dei ragazzi che mancano all’appello. Nel fantasy è difficile essere originali al 100%, ma sei riuscito a catturarmi con una buona dose di imprevedibilità che mi fa desiderare di leggere il seguito.

  2. Caro Eliseo, mi sono lasciata trasportare dalle stranianti emozioni che sgorgavano mentre leggevo. Sulle prime mi è parso di sprofondare nello scarafaggio di Kafka, eppure non stavo andando verso il basso, bensì in alto, infatti il Ragno è un guardiano. Allora ho fatto i conti con la mia aracnofobia, immedesimandomi nella fanciulla. Se fossi stata in lei, avrei mollato tutto al buon cavaliere viola, pure le chiavi della macchina. Forse mi sarebbe presa una crisi isterica. Una lettura davvero interessante che mi ha trascinata nello scoprire qualcosa in più di me stessa… il Viola è un colore grandioso, misto di fuoco e acqua. Grazie per l’esperienza insolita. <3 Un carissimo saluto, al prossimo racconto!

    1. Ciao Alessandra, scusa il notevole ritardo nella risposta. Sono contento che questo episodio sia riuscito a trasmetterti qualcosa, la storia è sempre ben salda e chiara nella mia mente ma a breve credo che pubblicherò una serie, ambientata in questo mondo, direttamente dal passato. Spero tu possa leggerla e apprezzarla.

    1. Sergio i tuoi ultimi commenti mi fanno molto piacere, perché tra i miei tanti progetti c’è quello di sceneggiare un fumetto, quindi quando mi dici che un mio scritto ha un’ambientazione da manga o che una scena è cinematografica vuol dire che sono, credo, sulla giusta strada

    1. Purtroppo, forse, sta prendendo troppa forma, infatti mi sono preso una pausa per riorganizzare, perché continuando così, la prima stagione sarebbe svanita con la sola presentazione dei personaggi e non mi piace molto