Viola Testa

Serie: Le rose e le rouge


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Laura, l'infermiera del San Michele, riferisce al maresciallo che Rosa, durante il sonno, ha parlato. Il nome che lei ha sentito è Lia.

 

Il maresciallo Ercole Lo Piccolo era rimasto in silenzio. Laura si chiedeva se fosse caduta la linea o si fosse verificato qualche problema di ricezione.

«Pronto maresciallo, mi sente?»

«Sì Laura, la sento. Credo di aver capito. Lei non sa quanto mi sarà utile questa sua testimonianza. Ora abbiamo un indizio in più per incastrare uno di quei criminali.»

«Ma… maresciallo, questa Lia, potrebbe essere una complice?»

«Per ora non posso spiegarle, ma le assicuro che molto presto potrà leggere un resoconto delle nostre indagini nella pagina di cronaca locale.»

Laura aveva smesso di comprare quotidiani da tanti anni. L’ultima volta che aveva acquistato il DXD era stato quando avevano ritrovato sua figlia, a pezzi, dentro un borsone da palestra. Aveva letto l’articolo per intero e dopo aver richiuso il giornale, per molto tempo, aveva covato il pensiero di buttarsi sotto il treno, ogni volta che doveva salirci per recarsi all’ospedale. Negli ultimi tempi le capitava, ogni tanto, di dare un’occhiata alle news che colpivano la sua attenzione sul display dello smartphone, e nulla più.

Dopo aver parlato con il maresciallo avrebbe fatto qualsiasi cosa le venisse richiesto, pur di contribuire a fermare quei delinquenti che avevano ridotto in stato di shock la ragazza della camera numero cinque.

Quella mattina il suo turno sarebbe terminato molto presto. Prima di lasciare l’ospedale doveva controllare che Rosa stesse ancora dormendo senza agitarsi. Le aveva fatto una carezza sulla testa e lei aveva spalancato gli occhi, spaventata da quel gesto di tenerezza. Laura le aveva sorriso e Rosa aveva emesso un sospiro di sollievo.

«Tra poche ore arriverà tua sorella. Resterà finché non avrai riacquistato la tua bella forma smagliante.»

Rosa aveva annuito. Sapeva dell’arrivo di sua sorella. Suo padre, quando era andato a trovarla, prima di ripartire, l’aveva informata. “Non posso trattenermi” le aveva detto. La sua presenza era richiesta altrove, per motivi di lavoro e non solo. Rosa aveva intuito che la storia della piattaforma petrolifera era solo una scusa, oppure una grossa balla. Gli occhi avevano tradito il suo turbamento, ma si era trattenuta e, come tante altre volte, aveva evitato di piangere.

L’arrivo del volo Ryanair Ciampino-Karalis era previsto per le otto e cinquanta. Valentina si era svegliata presto ed era già pronta per andare in aeroporto dalle sette del mattino. Per scaricare la tensione accumulata nell’ultimo periodo, che le stava creando problemi di insonnia, aveva deciso di andare a correre lungo il viale Cimitero. Era passata davanti al chiosco dei fiori ancora chiuso, dove Clara l’avrebbe sostituita per un giorno. Aveva superato il cancello del cimitero ancora sprangato. Nessuna macchina in circolazione, né biciclette nella pista ciclabile e nessun pedone. Quando aveva raggiunto il grosso pino tanto amato da Rosa aveva deciso di fare come lei. Una volta tanto un pizzico di follia – aveva pensato – non guasta. Aveva abbracciato il grosso tronco rugoso, cercando il contatto attraverso il corpo, dalle ginocchia in su, fino alla pelle, sul lato destro del viso. Mentre ripensava alle parole di Rosa sul potere energetico delle piante, teneva sotto controllo anche il nido di tortore, in cima all’albero, per paura che potessero mitragliarla, sporcandole i capelli appena lavati o magari in un occhio. Si era sentita un po’ idiota nel voler imitare la sua amica, senza alcuna convinzione e soprattutto senza le capacità di Rosa di saper ascoltare anche la voce muta degli scogli di granito. Prima che arrivasse qualcuno si era distaccata dal pino e si era accorta che sulle mani, sul viso e sui jeans, era rimasta la resina appiccicosa dell’albero. Bell’idea – aveva pensato. Ora mi tocca pure comprarmi un altro paio di jeans, se non riesco a smacchiarli.

Tornando indietro aveva ripreso a correre. Dopo aver varcato la soglia di casa, in fretta e furia si era infilata sotto la doccia, per rifarsi lo shampoo e togliersi di dosso la colla, dovuta alla strampalata idea di sperimentare la connessione energetica col pino.

L’aereo era arrivato con cinque minuti di anticipo, rispetto all’orario previsto. Viola era scesa per prima e nella sala d’ingresso per gli arrivi nazionali, piena di gente, si era guardata intorno, senza riuscire a vedere dove fosse Valentina. Quindi l’aveva chiamata al cellulare.

«Scusami Viola, sto arrivando: ho avuto un problema.»

«Niente di grave, spero.»

«No, soltanto un po’ di demenza precoce. La mia testa sta perdendo colpi. Poi ti racconto.»

«OK, ti aspetto.»

Poco dopo, dall’aeroporto avevano raggiunto direttamente l’ospedale. Valentina aveva accompagnato Viola fino alla sbarra del piazzale, dove era consentito proseguire soltanto a piedi. Doveva cercare uno spazio libero per parcheggiare, poi si sarebbe avviata anche lei verso la rampa, all’ingresso del San Michele.

Stava per raggiungere uno degli ascensori, quando aveva visto nell’atrio, in lontananza, il maresciallo Ercole Lo Piccolo. Aveva esitato, poi aveva tirato fuori il cellulare dalla borsa per mandare un messaggio a Viola. “Ti aspetto in macchina, quando ti faranno uscire chiamami. Ho visto qualcuno che non mi garba e non ho alcuna voglia di incontrarlo e di dover discutere con lui. Penso stia salendo allo stesso reparto di neurologia dove c’è Rosa.”

Dopo i jeans rovinati non vorrei avere altre rotture di biglie, per la questione che la mia presenza potrebbe esercitare un’influenza negativa su Rosa. Per oggi, preferisco evitare. Aveva pensato mentre si dirigeva al bar del piano terra, con l’idea di consolarsi con il solito caffè, dolcificante e babà al rum, gigante.

Per ingannare l’attesa aveva deciso di leggere qualcosa su EO, la piattaforma web che preferiva. Lino Pintore aveva appena pubblicato il suo quinto racconto, dal titolo “Io volevo solo essere un bambino”. Un racconto breve, molto intenso, toccante. Valentina, nonostante la sua scorza ruvida, si era intenerita e commossa. Un autore capace di suscitare sensazioni forti, immagini ed emozioni, come davanti a un film coinvolgente. Chissà se anche lei, con il libro sulla storia di Clara, sarebbe riuscita a suscitare nei lettori un po’ di pathos.

Quando Viola l’aveva avvisata che stava uscendo dall’ospedale, aveva già terminato anche l’ultimo episodio della serie “Il secondo bacio”, pubblicato da Suprema Dea, di nome e di fatto, per la sua scrittura. 

Serie: Le rose e le rouge


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Discussioni

    1. Anticipazione d prossimo episodio: dall’ospedale San Michele alla casa di Valentina, nel paese in cui la storia é ambientata, a poche decine di chilometri da Karalis.
      E poi, chissà? Qualche telefonata per una proposta imprevedibile?

  1. “Stava per raggiungere uno degli ascensori, quando aveva visto nell’atrio, in lontananza, il maresciallo Ercole Lo Piccolo. Aveva esitato”
    Mi colpisce come cambi la percezione di questa persona tra i due personaggi di Laura e di Valentina.

  2. “aveva deciso di fare come lei. Una volta tanto un pizzico di follia – aveva pensato – non guasta. Aveva abbracciato il grosso tronco rugoso, cercando il contatto attraverso il corpo,”
    ❤️

  3. Bello Maria Luisa! L’ironia di Valentina, mi fa impazzire. Ho divorato l’episodio in un secondo. Aspetto con ansia la pubblicazione delle news sul caso di Rosa😉Sempre bravissima!

    1. Grazie Tiziana, gentilissima. Devo riordinare le idee: so com’é andata ma non ho ancora chiari i particolari. Vero anche, non so se succeda anche a te, che spesso solo seduta davanti alla tastiera del PC, scrivendo e limando, il quadro si fa piú nitido.
      Ciao, buona domenica.

      1. Mi succede la stessa cosa. Ci sono alcuni aspetti della trama che mi sembrano chiari, ma quando vado un po’ avanti con la storia, mi rendo conto che alcuni situazioni hanno preso una direzione che non avevo pianificato. Rimango giorni a rimuginare su come procedere. Scrivo, cancello. Parlo da sola… poi l’episodio prende forma e passo ore a limare, rivedere. In questi giorni sto impazzendo! Forza 💪

        1. Mi piace poter condividere anche attraverso i commenti, le difficoltà o le strategie per superarle, nel creare le storie. Credo possa essere utile anche ad altri autori.
          Grazie, quindi, anche per questa tua risposta.

  4. Mi ha coinvolto senza fretta, con personaggi che sembrano persone vere. Valentina, con le sue contraddizioni, è irresistibile.
    La storia cresce in silenzio, come un’inquietudine che si insinua. E alla fine vuoi sapere cosa succede dopo.

    1. Questa volta ci sei anche tu. Ho modificato solo il cognome. Spero non ti dispiaccia di averti citato, rendendoti riconoscibile con un cognome leggermente diverso. Se preferissi una variazione anche sul titolo potrei ancora correggere.
      Grazie per la tua attenzione.

      1. Come potevo non accorgermene? L’ho sentita subito, quella citazione. Ma ho scelto di restare sul racconto, di lasciarmi prendere come lettore.
        Dentro di me, da un po’, c’era una domanda che non avevo ancora detto ad alta voce: “Devo andare avanti?”
        E poi, tra le tue righe, è arrivata una risposta.
        Non cercata, non chiesta, ma arrivata lo stesso, e soprattutto vera.
        E per questo, te ne sarò grato. Non solo per il gesto in sé, ma per ciò che ha smosso.