
Virlvind
Serie: L'essere
- Episodio 1: Fine?
- Episodio 2: Il sindaco
- Episodio 3: La civetta
- Episodio 4: Virlvind
- Episodio 5: L’ogre
- Episodio 6: La strega
STAGIONE 1
Ivan controllò nuovamente il suo bracciale. Era ridiventato grigio, segno che non erano presenti belve malefiche nei dintorni. Continuarono a salire.
«Quella era solo una sentinella, uccidendola abbiamo allertato tutti gli altri che ci saranno addosso fra breve», parlò a Ghendalin che sembrava pensierosa.
«Come possono queste belve organizzarsi in questo modo? Non mi sembrano molto intelligenti», Ghendalin era perplessa.
«Non sottovalutare mai il nemico. Comunque hai ragione, io penso che ci sia qualcuno o qualcosa di molto potente dietro tutto questo. Purtroppo a Trifonte non ho trovato nessuna informazione a riguardo, nonostante alcuni cavalieri siano scomparsi proprio in questo posto maledetto. Non hanno potuto comunicare con noi».
«Pensi che siano morti?»
«Quasi sicuramente. Perché pensi che sia qui? Il mio unico scopo è la vendetta».
«Questi cavalieri erano valorosi quanto te?», Ghendalin cominciava a temere.
«Forse anche di più. Ho capito cosa temi, non preoccuparti, loro non avevano le informazioni che ho io».
«Quindi tu sai cosa si annida nel castello?»
«Shhh…»
Il bracciale era diventato di nuovo colorato, questa volta di una tinta strana, fra il giallo e il marrone.
Circa cinquanta metri davanti, più sopra, c’era un albero che ostruiva quasi del tutto il passaggio; Ivan ordinò a Ghendalin di fermarsi fissandolo.
«Penso che siamo ancora abbastanza lontani», i cavalli cominciavano a innervosirsi, non sarebbero stati di aiuto. Decisero di lasciarli lì e proseguire a piedi.
«Perché i cavalli si sono agitati?», Ghendalin non comprendeva, vedeva davanti a sé solo un albero.
«Non lo vedi? Il male si può celare sotto innumerevoli forme».
«Ma è solo un tasso…»
«Qui niente è come sembra, stai attenta».
Cominciarono ad avanzare circospetti. Ivan controllava il terreno sotto di loro, Ghendalin sembrava non dare molta importanza al nemico.
«Volevo farti una domanda», disse Ghendalin.
«Puoi parlare, non sembrano esserci nemici in grado di udirci, almeno non con le orecchie».
«Perché il castello è infestato? Qual è il motivo che ha spinto il male a possedere proprio questo posto».
«Una domanda interessante. Devi sapere che esistono molti posti come questo, alcuni infestati, la maggior parte a dire il vero, altri sono luoghi in cui trionfa il bene come la città di Trifonte o Acquadifonte, la città degli elfi, a sud. Penso siano luoghi dove l’energia si concentra, non chiedermi come. Il male sembra attratto da questi posti dove aumenta il suo potere. Magari poi ti racconterò l’intera storia. Ora siamo abbastanza vicini e quindi devi fare silenzio».
Ghendalin obbedì, camminava al fianco di Ivan seguendo le sue mosse. Il cavaliere aveva portato una borsa con sé e ne prese dei pugnali da lancio.
Fece segno a Ghendalin di avanzare ancora un poco ma in silenzio. Purtroppo c’era lì uno scalino un po’ rovinato, Ghendalin vi mise il piede e quello si frantumò, lei cadde a terra, si sentì un gran fracasso con le pietre che rotolavano giù. Ivan la sollevò velocemente ma ormai era tardi. Notò, con la coda dell’occhio, che l’albero vibrava.
«Attenta!», Ivan spinse di lato Ghendalin, in quel momento qualcosa fuoriuscì velocemente dal terreno: era una radice appuntita.
Ivan tentò di evitarla, ma per salvare Ghendalin non ci riuscì del tutto. La radice velenosa lo colpì di striscio al braccio sinistro. Subito la colpì con la spada e quella sparì di nuovo sotto terra come era apparsa.
Doveva essere veloce e preciso con il pugnale, anche da quella distanza; la pianta maledetta non avrebbe impiegato troppo ad attaccarli di nuovo.
Ghendalin era terrorizzata. Ivan prese la mira, si trattava di colpire un foro sull’albero di non più di dieci centimetri di diametro. Sapeva bene che dietro vi era il cuore dell’albero malefico. Ma non c’era tempo per organizzarsi, si pentì di non aver portato l’arco, anche se non era bravo con esso come con i pugnali. Comunque era una questione di vita o di morte, le radici erano troppo veloci affinché le evitassero tutti e due. Inoltre poteva attaccarli anche nello stesso momento e allora non ci sarebbe stato niente da fare per Ghendalin che non conosceva le piante maledette e non sentiva arrivare la radice. Ivan prese un masso abbastanza grosso e lo lanciò un po’ più avanti. Sembrò funzionare, la pianta tremò di nuovo, per attaccare dove aveva sentito le vibrazioni. Nel frattempo Ivan ebbe il tempo di concentrarsi. Aspettò che la radice uscisse fuori, poi rientrò velocemente e si sentì come un sibilo: l’albero aveva capito l’inganno, ma era troppo tardi per lui. Ivan aveva fissato il foro così a lungo che, davanti ai suoi occhi, era diventato grosso come un cocomero. Non poteva sbagliare. Nonostante il dolore al braccio, si curvò, spinse il braccio destro in avanti e il pugnale partì. Il suo battito era così accelerato che poté vedere la scia del pugnale nell’aria: la traiettoria era giusta, lo colpì in pieno e il pugnale sparì nel legno. Si udì come un grido ma erano solo le foglie che si muovevano. Un rivolo di liquido come sangue uscì dal foro, poi tutte le foglie caddero di colpo lasciando i rami spogli.
«È fatta. Ora devi dare un’occhiata al mio braccio», Ghendalin lo guardò stupita del suo sangue freddo.
Ghendalin non se lo fece ripetere due volte. Si avvicinò al cavaliere che intanto si era tolto lo spallaccio.
«Vedo solo sangue», Ghendalin non era sicura. Ivan le passò una pezza.
«Pulisci la ferita», lo fece, «c’è del nero?»
«Sembra di sì, ci sono delle chiazze nere».
«Come pensavo, ora aiutami a fasciarla», Ghendalin l’aiutò come poteva.
«Le macchie nere sono un buon segno?», chiese la mezzelfa ingenuamente.
«Per niente, e non ho con me l’antidoto. Penso che mi rimanga qualche giorno prima di andarmene e solo qualche ora prima di cominciare a soffrire terribilmente».
«Cosa?», Ghendalin non riusciva a crederci, «e lo dici così?»
«L’unica cosa che possiamo fare è continuare a salire».
«Perché l’hai fatto?», chiese la ragazza.
«Cosa?»
«Perché mi hai salvata quando sapevi che ferendoti rischiavi di morire. Solo tu puoi liberare il castello, io sono inutile», Ghendalin piegò la testa guardando il terreno vicino i suoi piedi e cominciò a singhiozzare.
Ivan le pose una mano sulla spalla.
«Si deve fare sempre ciò che riteniamo giusto, ad ogni costo. Tu hai un cuore puro e sei fondamentale, senza di te non ci riuscirei mai».
«Perché insisti nel dire questo? Anche tu hai un cuore puro, altrimenti non mi avresti salvata».
«Magari un’altra volta ti racconterò la mia storia, ma sono sicuro di non aver più il favore degli dèi. Guarda!»
Ivan sfoderò la sua spada. La sollevò e la guardò.
«Virlvind. È una spada magica. Tutti i cavalieri ne hanno una, donataci il giorno in cui abbiamo fatto il giuramento. È stata lei a scegliere me. Prendila».
«Come?»
«Afferrala, non è molto pesante».
Ghendalin piano la impugnò. Nello stesso istante, la spada prima si illuminò e poi da essa sembrarono scaturire delle fiamme.
«Visto? Non succedeva da tempo. Nelle mie mani è solo una spada, nelle tue è Virlvind».
«Ma è la tua spada!»
«Non è più mia da quando con essa ho ucciso un innocente».
«Cosa?»
«Te lo racconterò, ma ora dobbiamo proseguire», rimise nel fodero Virlvind e proseguirono.
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- Episodio 2: Il sindaco
- Episodio 3: La civetta
- Episodio 4: Virlvind
- Episodio 5: L’ogre
- Episodio 6: La strega
La storia di Ivan mi incuriosisce, spero sopravviva per raccontarla
Anche se non sopravvivesse, la racconterò comunque, non temere.😄
😀
Sinceramente avrei potuto scrivere una digressione con la storia di Ivan ma non mi piace molto interrompere il filo narrativo: sono fatto così 😅 Al momento giusto salterà fuori
Ti capisco, anche nella serie che sto scrivendo ora vorrei dare più spazio a due personaggi secondari. Ho deciso di farlo in seguito, scrivendo una storia solo su di loro.
Come anche tutti i tuoi racconti. Grazie. 😄
Cavoli, veramente interessante questa serie!
Volevo risponderti, non so se ho sbagliato, comunque grazie 🤗