Vita in famiglia
Poco meno di tre anni dopo il nostro matrimonio, Adele rimase incinta. Avevamo voluto entrambi con convinzione quel bambino e quando facemmo insieme il test di gravidanza, ancor prima di provare felicità, quella situazione mi sembrò come un’estensione naturale del tessuto di pensieri, sentimenti e passioni che ci univano.
A settembre nacque Iris e ben presto la casa, un piccolo appartamento in centro a Veltara, divenne più calda e più accogliente. L’avevamo resa nostra con tanti ricordi, oggetti a cui tenevamo e luci calde e Iris aveva una cameretta sua, con un lettino con le sbarre e le pareti dipinte di un tenue color arancio.
Era faticoso crescere una bambina piccola, lavorando entrambi e non potendo avere molto supporto dalle nostre famiglie. I miei lavoravano ancora, mentre i genitori di Adele erano morti in poco tempo un paio d’anni dopo il nostro matrimonio. Ma eravamo felici, Iris ci riempiva di gioia e la sera dopo cena spesso ci mettevamo tutti e tre sul divano, con lei accoccolata tra di noi, e leggevamo insieme un libro illustrato o guardavamo film animati che la facevano sorridere.
Dopo meno di un anno Adele rimase di nuovo incinta, volevamo altri figli e avevamo deciso di non programmare nulla e quindi quando Iris aveva poco più di un anno nacque Giulio e le nostre giornate divennero ancora più faticose.
Io lavoravo sempre nell’azienda di elettrodomestici, dove seguivo progetti interessanti, ma sentivo qualcosa ancora fuori posto. Carlo invece si era laureato poco dopo il nostro matrimonio e lavorava in un’azienda che produceva articoli in plastica per il settore automobilistico. Aveva provato a entrare in aziende aeronautiche, ma dopo qualche colloquio andato a vuoto aveva accettato quella posizione, pensando nel frattempo di continuare le sue ricerche, ma poi aveva rinunciato a trovare alternative e l’anno prima si era sposato con Paola. Ci sentivamo regolarmente e ci vedevamo quando lui veniva a Veltara. Qualche volta mi raccontava del suo lavoro, mi descriveva i rapporti coi colleghi o col capo, ma notavo che quando gli chiedevo se gli piacesse o se aveva soddisfazioni rispondeva brevemente senza andare a fondo.
Una domenica mattina avevamo finito da poco di fare colazione e la casa era ancora pervasa dal profumo di caffè e del pane appena sfornato comprato quando ero uscito, Adele sistemava la cucina e io stavo in soggiorno e ascoltavo Iris, che aveva ormai quasi due anni, seduta sul tappeto del soggiorno, intenta a muovere i suoi pupazzi con un’espressione seria e concentrata sul viso. Giulio era seduto sulla sua seggiolina e guardava attento la sorella, sorridendo o facendo versi strani.
Iris ogni tanto mi guardava in cerca di approvazione e io le sorridevo, allora lei rideva rendendo luminosa quella domenica grigia e senza sole.
Iris non poteva ancora parlare, ma mi porgeva i suoi giocattoli come per invitarmi a giocare con lei. Io li prendevo e inventavo storie con i pupazzi o con le costruzioni di lego. Lei mi seguiva attenta e ogni tanto formulava frasi strampalate con parole buffe che mi riempivano di tenerezza.
Quei momentimi facevano dimenticare tutto il resto. Gli ultimi mesi erano stati pieni di grandi emozioni, ma anche molto stancanti, pieni di giorni iniziati già in ritardo, correndo incontro a scadenze sempre più veloci di noi, giorni che seguivano notti insonni. Giorni che incominciavano con una casa in disordine e una lavatrice perennemente traboccante.
Dopo pranzo, decidemmo di fare una passeggiata al parco e Iris e Giulio cullati dal movimento regolare dei passi si addormentarono quasi subito. Io e Adele camminavamo fianco a fianco, godendoci quel raro momento di tranquillità.
“Sei stanco?” mi chiese lei, guardandomi di lato, “Questa settimana è stata dura, Giulio si è svegliato tutte le notti e quasi sempre ti sei alzato tu per farlo riaddormentare”.
“Si, è vero, ma stamattina ho recuperato un po’ di sonno. Grazie di avermi lasciato dormire”.
Adele annuì e poi mi disse: “Sai, a volte mi chiedo chi ce lo ha fatto fare, forse potevamo aspettare di essere entrambi più tranquilli con il lavoro, o magari che i tuoi fossero in pensione in modo da poterci aiutare di più”.
Mi voltai un attimo verso il passeggino dove Iris dormiva tranquilla e poi dissi: “E’ vero, a volte anche a me vengono questi dubbi. Poi però li guardo e mi sembra impossibile farne a meno o immaginare la mia vita senza di loro”.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, mentre continuavamo a camminare, nel parco in cui stava pian piano calando la sera.
Poi Adele sorrise, come attraversata da un pensiero positivo, e disse: “Sai cosa penso? Credo che alla fine saremo orgogliosi di aver affrontato questa grande fatica, tutti i giorni, per anni, uno accanto all’altra”.
Sorrisi anch’io, perché le sue parole mi avevano confortato e aggiunsi: “E’ vero, hai ragione. Quando ci guarderemo alle spalle ci resterà l’orgoglio di averlo fatto e di averlo fatto insieme”.
Mi fermai, mi voltai verso di lei e la abbracciai forte, contento di essere lì con lei e con loro.
Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Ciao Federico e ben ritrovato. Mi associo a quanto detto da Roberto @LegGoriferito in merito al fatto che, leggendoti, temevo capitasse qualcosa…Non perché debba per forza capitare, ma forse perché non siamo più abituati al classico ‘lieto fine’. E invece, ci sta, eccome. E, rileggendo il racconto, ho sentito la serenità che hai voluto trasmetterci con una bella scrittura, ordinata, pulita e piacevole.
Bene, mi è piaciuto!
Oh, Federico, che piacere ritrovare qualcosa di tuo. Sai, per tutto il tempo in cui sono stato impegnato a leggere la tua scrittura diretta ed elegante, ho pensato: “Eppure mi dice qualcosa, eppure…”. Perché, lo confesso, avevo dimenticato che fossi tu l’autore di quella serie che mi era piaciuta tanto, “Ritrovarsi”. Ma poi mi sono tornate alla mente le belle sensazioni che provavo leggendola. Bentornato.
Ti ringrazio, Roberto, per il tuo apprezzamento.
Questa è la terza parte del romanzo, dopo Da soli planavamo a stento e, appunto, Ritrovarsi. Ora sto terminando la quarta e probabilmente ultima parte e così ho pensato di pubblicare questa.
Solo che ho problemi a pubblicare i librick: il secondo episodio non sono riuscito perché quando provavo a pubblicarlo la pagina si bloccava…