Volevo solo il mio panino
Pomeriggio estivo.
La brezza marina fa capolino nella assolata depandance nella quale sono stato relegato dalla mia diffidente famiglia.
Una mosca si accoccola sulla mia carne sudata.
L’opprimente senso di angoscia mi rende inquieto.
Improvvisamente vengo pervaso da un’insopprimibile voglia di panino con prosciutto crudo e formaggio.
Non voglio affrontare lo sguardo indagatore di mia madre.
Non voglio ascoltare le sue domande sul motivo per cui non vado al mare od a passeggiare in pineta.
Lo so che mi aspetta al varco in salotto.
Percorro con la foga di un velociraptor il vialetto che separa il mio loculo dal cancello di ingresso.
Lo spalanco.
In un attimo mi ritrovo sul marciapiede polveroso, reso incandescente dalla canicola estiva.
Osservo la fiumana festante delle comitive di ragazzi che si dirigono sulla spiaggia.
Evito il contatto visivo.
Non voglio correre il rischio che qualcuno mi riconosca chiedendomi di aggregarmi.
Il supermercato si trova a poche centinaia di metri.
Trascino stancamente sul lastricato del marciapiede i miei capelli arruffati, il mio costume a fiori, la mia barba incolta ed un orribile canotta della salute azzurra, da cui esonda il mio antigenico buzzo da cirrotico in fase terminale.
Il supermercato niente altro ė che un’orribile costruzione in ferro e cemento eretta nel centro del paese.
In quel periodo dell’ anno è sempre gremito da residenti e vacanzieri di giornata.
Una canuta sosta sulla porta di ingresso leggendo lo scontrino ed impedendo l’accesso.
Chiedo alla vetusta di spostarsi.
La raggrinzita ignora volutamente la mia richiesta.
Sospiro, scuotendo la testa.
Poi la sposto con una spallata.
L’ anziana vola via, accartocciandosi su se stessa nel disperato tentativo di non perdere l’ equilibrio.
Protesta in modo rabbioso.
“Ora mi hai sentito megera?” domando provocatoriamente
“Come ti permetti?” gracchia la vecchia.
“Stavi bloccando il passaggio” commento con noncuranza.
Irrompe un bullo dell’era mesozoica, con la camicia tirata su all’ altezza delle maniche ed il ciuffo bianco alla Little Tony a coprire la linea delle grinze sulla nuca.
“Facile con le donne” sibila lo stagionato macho.
“Con te sarebbe ancora di più” rispondo senza riuscire a trattenere una risata.
Improvvisamente sento il contatto tra un corpo freddo e la parte posteriore della mia gamba.
Mi volto di scatto.
Una donna dallo sguardo arrogante sta spingendo il carrello contro il mio arto.
“Allora?” domanda in tono rancido.
La donna non mi risponde ma continua a picchiare il carrello contro la mia gamba, mentre il vecchio mi urla di prestare attenzione!
Lo sguardo si annebbia.
Le parole diventano brusii sempre più convulsi.
“Volevo solo il mio panino sono state le ultime parole che ho sussurrato. Ed ora eccomi qui di fronte a Lei Signor Giudice”
Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Sicuramente si. Anzi, il quotidiano mi dimostra che le persone buone generose e disponibili sono sempre la stragrande maggioranza, anche se, probabilmente, la malamovida e la cronaca nera hanno una cassa di risonanza fisiologicamente maggiore, avendo il sordido un inspiegabile fascino magnetico. Spero un giorno di sapere descrivere anche ciò che vive nei coni luminosi, astraendomi dagli anfratti oscuri e dai nefandi individui che galleggiano nella relativa melma
“la mia difesa nevrotica alla marea di amara tristezza che il contatto quotidiano con la miserabilità mi produce”
Certamente è un punto di vista, o uno stato d’animo. C’è però anche tanta bellezza, non va mai dimenticato 🙂
Ciao Gabriele. Il tuo racconto è ironico e surreale, scritto con ritmo e grande senso del grottesco. La scena si trasforma rapidamente da quotidiana a tragicomica, mantenendo sempre una voce personale e riconoscibile. Il protagonista è irresistibilmente disilluso e auto ironico, e il finale, con quell’assurdo “davanti al giudice”, chiude perfettamente il cerchio. Un testo divertente, pungente e intelligente, in cui si sente tutta la tua ironia tagliente.
Ciao Cristiana. Ti ringrazio per l’analisi e l’attenzione. Ti confesso, con estremo candore, che l’ironia alla quale alludi è la mia difesa nevrotica alla marea di amara tristezza che il contatto quotidiano con la miserabilità mi produce. La scrittura è davvero la mia forma di ripulitura catartica
In udienza?
Posso chiederti il motivo della partecipazione?
Giudice?
Avvocato?
Cancellerie?
CTU?
CTP?
Parte?
Divertente Gabriele, nella sua assurdità è credibile. Non immagini quante dichiarazioni di questo tipo ho sentito in udienza. Bravo 👏
“Trascino stancamente sul lastricato del marciapiede i miei capelli arruffati, il mio costume a fiori, la mia barba incolta ed un orribile canotta della salute azzurra, da cui esonda il mio antigenico buzzo da cirrotico in fase terminale.”
Questa descrizione rende tantissimo. 😂 😂
Hai visto la foto del mio profilo Facebook? 😅
Scherzo ovviamente 🫣 (spero🤣).
Posso domandare che sensazioni istintive ti suscita questa descrizione?
Familiarità, vivo in una zona di mare e incontro spesso persone con questo look e lo stesso umore. Il caldo rende molti insofferenti al mondo e spesso un po’ intolleranti. Per questo ti ho scritto che per quanto surreale sia la storia è molto vera.
Un racconto surreale e grottesco, dove un semplice desiderio di panino si trasforma in una discesa tragicomica verso il caos. Si ride, ma con un retrogusto amaro: ed è proprio questo a renderlo davvero così efficace.
Purtroppo sono sempre più rare le occasioni in cui la risata non è accompagnata da un retrogusto salace, caro Lino. Grazie per il feedback
È bizzarro questo personaggio, dall’età imprecisata, ma che mi dato l’idea di un adulto che vive ancora con la madre (o in famiglia…). In un momento in cui è dominato da un desiderio ben preciso, pare essere refrattario a qual si voglia contatto umano e anzi sembra trasformarsi in una iena quando qualcuno potrebbe ostacolare il suo intento… Del finale non mi è chiarissimo cosa abbia combinato, giacché, perdendo i sensi, non lo dice, ma tant’è: si ritrova davanti al Giudice. Il che lascia pensare che la belva si sia scatenata. Grazie per la lettura
Grazie a te per il feedback Paolo.
Si, la belva si è scatenata.
Il come lo lascio immaginare alla belva che vive dentro ognuno di noi
La risposta al giudice del protagonista: “Volevo solo un panino” fa quasi tenerezza, ma se pensiamo al suo accurato isolarsi e al manifestato malessere che prova a contatto con la gente, il dubbio che desiderasse ben altro sorge. Bravo, Gabriele!
Grazie Concetta, hai colto esattamente il senso. Un caro saluto