
XXI: Il Mondo
Sono il mondo: estate, autunno, inverno, primavera. Tutte le emozioni mi appartengono. Il Sole mi scalda e mi illumina di giorno, la Luna di sera, così non dormo quasi mai, ma osservo. Parlo ora a voi uomini sulla mia pelle, ma dal profondo.
Sono diviso in tanti frammenti minuscoli, tanti quanti siete voi e tutta l’altra vita. Voi umani fate tanta confusione, pensate tanto odio, fate tanta violenza per niente.
Se sono sempre incazzato e tremo è per la rovina che portano alcune bestiacce che ho partorito.
«Avevo le mani legate, ordini dall’alto, dovevo eseguire» le solite scuse infantili di stupidi ignoranti.
Eppure vi ho dato tanto tempo per imparare, voi non capite e perpetrate l’errore. No bambini miei, negli errori non si persevera, si cambia. Tutto cambia, anche io che sono vecchio e ormai malato. Forse voi siete la mia malattia, non la causa. Vorrei liberarmi di tutti voi a volte, poi ricordo con affetto alcuni uomini belli che hanno deciso di incarnarsi qui. Li ho amati tanto, voi li avete uccisi. Mi provocate un gran prurito e a volte vorrei davvero potermi grattare.
Io vivo, sono pieno di passione, calore, energia. Qui sono nati dèi nell’antichità che vi hanno detto tutto in anticipo, ma quanta stupidità devo ancora sopportare! Perché non volete imparare? Sono disperato, non so che fare con voi. Andate dietro a ideologie e poi vi giustificate:
«Era un grande uomo e ha fatto grandi cose.»
Chi è? Di chi parli? Non conosco grandi uomini nei vostri tempi. Hitler? Mussolini? Vale la pena menzionare ancora queste povere bestie poco evolute? Facevano di tutta un’erba un fascio, per questo vi chiamate ancora fascisti? Siete ancora in fasce figli miei. Vi fate comandare da pochi uomini che vi sfruttano, vi impoveriscono e vi uccidono, come stanno lentamente uccidendo me scavando e distruggendo. Ma siete tutti segnati, morirete tutti, è il vostro destino e non lo comprendete! Io continuerò a stare qui finché imparerete o finché per voi sarà la fine e allora non so se piangerò o gioirò.
Povera Africa, il continente che mi piaceva di più, il più grande. L’avete rovinata con le vostre stupide ideologie. Perché non ascoltate Buddha e smettete di desiderare, o Cristo e cominciate ad amare, o Maometto e cominciate a combattere contro il vostro Sè orgoglioso? Perché rispettate il motto degli stupidi romani meno evoluti di voi? Divide et impera è il vostro motto. Antico, superato, stantio e puzzolente. Panem et circenses un altro per il popolo che non rispettate per niente.
Mi rivolgo alle lobby che dirigono da dietro le quinte. Io vi conosco, siete figli miei, io sono il mondo, conosco tutti i miei nati. Vi siete ingannati! Vi siete ingabbiati! Siete schiavi di forze oscure e non lo sapete. Non sapete quanto fuoco ho nel mio ventre e quanto potrei scagliarvene addosso, se solo non ci fossero i miei bambini che devo proteggere. Ma non trovo nessuno così forte, nessuno pronto a morire, tutti indifferenti o peggio pronti a uccidere. Mi basterebbe che vi incazzaste ogni tanto come faccio io che tremo continuamente. Invece voi vi adagiate sugli allori, sulle vostre vite ripetitive e macchinose. Vi convincete di qualcosa senza aver mai letto un libro e ci credete fino alla morte. Siete tutti d’accordo nel fare la guerra, ma non sapete identificare il nemico.
Vorrei incarnarmi in un soldato che appena riceve il fucile lo butta, lo rompe o spara a chi glielo ha dato. Invece alcuni di voi hanno perso l’umanità e non decidono più da soli: eseguono ordini. Che bassezza morale cedere a questa crudeltà contro voi stessi e privarvi della libertà !
Il mondo vi parla sempre, non in queste poche parole, ma in ogni refolo di vento, in ogni foglia che cade, in ogni fiore che fiorisce. Voi state chiusi in casa e non mi ammirate più. Preferite qualcosa inventato da voi, piuttosto che quello che vi ho dato io, vostra madre e padre. Aspetto ancora che comprendiate cos’è il bene e cos’è il male. Il frutto proibito della ragione ve l’ho dato da migliaia di anni: usatelo!
Non vi perdete dietro chiacchiere inutili, che lo sapete. Non è giusto uccidere e basta ve l’ho detto io tanto tempo fa. Ma ora sono arrivato al limite con voi, siete una razza degenere e quasi mi pento di avervi partoriti. Erano meglio i dinosauri, ma io desideravo qualcuno con cui comunicare, piuttosto che bestie affascinanti, ma fameliche. Con voi non si può parlare, sempre chiusi nelle vostre menti ottuse. Uscite fuori! Guardate il cielo! Perché nelle stelle è il vostro destino.
Amate e non restate soli per un’idea di libertà . Quale libertà avete da soli se siete un animale sociale?
Quanti Caini nel mondo e quanti Abele che mi gridano da sotto i vostri piedi. Non resteranno senza vendetta i miei santi che avete scannato.
Ora vado a dormire un po’. Sono troppo anziano per badare ai bambini. Vi lascio un altro po’ con madre natura che vi coccolerà , ma temo sempre di lasciarla insieme a Denaro perché la tratta male. Purtroppo sono vecchio e voi troppo giovani, speriamo impariate presto.
Ti piace0 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Che bell’appello, sincero, sentito, genuino!
Se solo applicassimo le semplici regole che hai enunciato, saremmo un pianeta diverso, forse felice.
Ma, come sempre, agiremo quando sarà troppo tardi, sulla soglia dell’emergenza proveremo a tamponare la ribellione di Madre Natura.
Ma, nonostante il Mondo mandi continui messaggi, li ignoreremo.
E poi sarà troppo tardi.
Bravo Domenico.
Forse è già troppo tardi per noi, ma il mondo ha ancora tante ere da vivere con o senza l’uomo
Ho proiettato il mio pensiero sul mondo, ma il nostro pianeta forse non ragiona così, ma con amore: io sono avvelenato certe volte
Un testo molto diretto e viscerale, si sente la rabbia e la delusione verso l’umanità . Alcune immagini funzionano bene, come il mondo che trema o la voce della natura che parla in ogni cosa.