10 novembre 1989

Tutti i giornali titolavano di quel che era accaduto a Berlino, a Mosca si respirava un’atmosfera da ultimo giorno di un’era irripetibile, ma Ryan Walker aveva in mente solo la missione da portare a termine.

Si avviò con le mani nel cappotto fuori dalla stazione del metrò e gli si parò davanti la Lubianka. Puntò nella direzione della sede del KGB e, superato il traffico, arrivò al cospetto del portone sotto l’orologio. Quante vite spezzate in quel luogo, quanti sogni infranti.

Un agente in divisa gli si avvicinò. «Desidera, compagno?».

«Sono un turista americano».

L’agente lo guardò con diffidenza, ma in epoca di distensione era inaccettabile che gli sparasse con la Makarov, Ryan ne era sicuro. L’agente lo lasciò solo.

Dal traffico fece la sua comparsa una AvtoVAZ che costeggiò il marciapiede, l’autista abbandonò l’abitacolo e andò ad aprire la portiera. Ne scese un generale pieno di medaglie.

«Bene» borbottò Ryan.

Il generale lo guardò appena, ma lui fece il contrario: Dev’essere che non è allenato come un tempo. Eppure il generale Nikov aveva esperienze di spionaggio alle Nazioni Unite.

Ryan lo puntò come uno squalo la preda e cacciò di tasca il pugnale. Prese per una spalla l’ufficiale sovietico e gli trafisse il cuore con un sol colpo.

L’autista e l’agente di guardia assistettero alla scena. Spianarono le Makarov, avevano capito in un lampo, era chiaro, e non c’era spazio per le domande.

Tirarono i grilletti ma Ryan svanì come un fantasma, o meglio scappò inseguito dalle pallottole.

Svoltato un angolo, si mescolò nella folla. Eppure, i due agenti dovevano essere grati a Ryan perché, se non avesse ucciso Nikov su ordine di Langley, il generale del KGB avrebbe fatto pressioni perché i militari insorgessero e nell’arco di dodici ore lanciassero un attacco nucleare sugli Stati Uniti e i loro alleati la cui conseguenza sarebbe stata la mutua distruzione.

Era inaccettabile che il 10 novembre 1989 diventasse l’ultimo giorno dell’umanità dopo che nella data precedente c’era stato il trionfo della libertà in Germania.

E poi Ryan conosceva bene Nikov, avevano preso un tè insieme fra una riunione e un’altra ai tempi di Chernenko sempre lì, nel Palazzo di vetro.

Non era stato come uccidere un nemico e nemmeno un amico, ma come schiacciare una formica. Del resto, per Nikov tutti gli uomini erano formiche, quindi cosa poteva pretendere.

Ryan attese la missione dell’11 novembre 1989.

Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Narrativa

Discussioni