5 – La distrazione
Serie: Obbedienza
- Episodio 1: 1 – Arrivo
- Episodio 2: 2 – La luce del mattino
- Episodio 3: 3 – La casa di notte
- Episodio 4: 4 – Luci e ombre
- Episodio 5: 5 – La distrazione
STAGIONE 1
La sala riunioni restituisce un’eco che non appartiene a nessuna voce. Le pareti di vetro smorzano i rumori della città, lasciando entrare solo un riverbero lontano. I soci parlano uno dopo l’altro, seduti attorno al tavolo lucido. Riccardo ascolta, o fa finta di ascoltare. Ogni frase gli scivola addosso senza graffiare la superficie del pensiero.
«La proiezione è migliore del previsto,» dice uno dei ragazzi. «Se riusciamo a chiudere entro il trimestre, superiamo il margine stimato.»
Riccardo annuisce. Non guarda lo schermo. Guarda la penna sul tavolo. Le dita la sfiorano senza prenderla.
Un’altra voce si inserisce, precisa, guidata dal ritmo delle cifre.
«Bisogna accelerare sulla fase operativa.»
Riccardo non sta veramente ascoltando. Gli torna alla mente l’immagine di Felicia che ripone i piatti al mattino, il gesto attento, le braccia tese, il suono lieve della ceramica che tocca il ripiano. La vede due secondi, forse tre. Poi l’immagine si dissolve.
«Riccardo, vuole intervenire?»
La domanda lo raggiunge in ritardo. Alza lo sguardo.
«Continuate,» dice.
Nessuna esitazione nella voce. Solo un vuoto ben nascosto.
A casa, Felicia sta piegando i panni nella lavanderia. La luce entra dall’unica finestra alta, attraversa la polvere sottile nell’aria. Le mani seguono un ritmo costante. La maglietta, il canovaccio, la camicia. Ogni piega è identica alla precedente, una linea precisa che non lascia margini.
Sul pavimento, il cestino della biancheria emana un odore leggero di sapone. Felicia si ferma un attimo. Sente il rumore del vento tra gli alberi oltre il giardino. Poi riprende.
«Non è chiaro il punto sette del budget,» insiste uno dei soci.
Ha una voce sicura, lo sguardo rapido. Si sta rivolgendo a lui.
Riccardo apre il fascicolo. Le cifre gli scorrono davanti, ordinate, nette. Riconosce tutto. Eppure, qualcosa sfugge.
Un pensiero gli attraversa la mente senza essere chiamato: Felicia che dice «Sì, signore» con compostezza senza incertezze.
Riccardo richiude il fascicolo. «Rivedremo il progetto a consuntivo del semestre.»
Il ragazzo accanto a lui gli lancia uno sguardo perplesso. Riccardo non lo nota.
Felicia entra nello studio per spolverare. Non oltrepassa la scrivania. Passa il panno sul bordo, sulle cornici, sulla lampada.
Apre la finestra. L’aria fredda invade la stanza e porta un odore di erba appena tagliata.
Nello spostare una penna, la punta le graffia un dito. Felicia ritrae la mano. Nessun dolore. Solo un’impercettibile contrazione del labbro. Rimane ferma qualche secondo. Poi riprende.
«Passiamo al calendario,» dice un socio.
Le pagine delle agende scattano tutte insieme. Un coro di fruscii ordinati.
Riccardo guarda l’ora. Non è presto. Non è tardi. È un tempo che non lo riguarda.
La mente corre — più in fretta di quanto dovrebbe. Felicia sul pianerottolo quando lui era uscito quella mattina. Il modo in cui si era tirata indietro un ciuffo di capelli prima di dirgli «Buongiorno».
Un gesto normale. Un gesto che ora lui ricorda. Sente ancora il suono della sua voce.
«Riccardo?» Un socio lo richiama.
«Sì,» risponde. Ma il tono è spento, vuoto.
A casa, Felicia mette via l’ultimo bicchiere. La giornata è quasi finita. La luce del tardo pomeriggio entra bassa, si posa sulle superfici lucide, scalda il metallo del lavello.
Felicia si tocca la fronte. Non sa spiegare quella lieve pressione dietro gli occhi. È stanchezza. È quiete. È qualcosa che la casa le restituisce ogni volta che si ferma. Chiude l’acqua. Resta immobile un momento, le mani sul bordo del lavello.
La riunione finisce. Le sedie scorrono sul pavimento, le voci si alzano, i ringraziamenti si moltiplicano.
Riccardo raccoglie i documenti. La sua penna cade. Non la prende subito. Quell’esitazione minima gli comunica più di quanto dovrebbe. Una crepa minuscola nella superficie.
Si infila il cappotto, saluta senza convenevoli, scende le scale dell’edificio. Il corpo procede da solo. La mente no.
Quando entra in casa, Felicia è nel corridoio. Tiene tra le mani un asciugamano piegato, la postura composta, il volto appena stanco.
Riccardo chiude la porta. Le loro presenze si incontrano nel mezzo dell’ingresso. Nessuno parla.
Lei abbassa lo sguardo. Un gesto lento, controllato.
Riccardo la osserva. Un secondo in più del necessario.
Poi le passa accanto. L’aria tra loro si sposta, lieve, ma sufficiente a portare alle narici di lui il profumo della pelle di lei.
Nello studio, Riccardo appoggia le chiavi sul tavolo. Si siede. Sente il respiro farsi lento. Felicia non è nella stanza, ma è come se ci fosse. Un gesto. Un tono. Una presenza che non avrebbe dovuto seguirlo fuori dalla villa e che invece gli si è incollata addosso. Non se lo spiega. Non lo accetta. Ma è costretto a registrarlo nella sua memoria. E resta seduto, le mani ferme sulle cosce.
Nella sua stanza, Felicia spegne la lampada. L’oscurità le scende sulle spalle senza peso. Si sdraia. La giornata scivola via con un rumore lieve. Non sa che è stata pensata. Non sa nulla. Chiude gli occhi. Respira.
Serie: Obbedienza
- Episodio 1: 1 – Arrivo
- Episodio 2: 2 – La luce del mattino
- Episodio 3: 3 – La casa di notte
- Episodio 4: 4 – Luci e ombre
- Episodio 5: 5 – La distrazione
Della tua storia mi piacciono moltissimo i gesti e le atmosfere fatte di silenzi.
Un altro episodio che al di là del piacere dato dalla lettura della storia, mi spinge ad apprezzare, ancora una volta, la tecnica: questo tuo modo di dire non dire, mostrare e lasciar intendere. La delicatezza e la sensualità dei gesti, degli sguardi, della chimica che, a pelle, produce reazioni inaspettate. Un testo interessante anche per la sua struttura ascendente, da cui potrebbero nascere riflessioni, spunti e suggerimenti.
Ti ringrazio. Mi fa piacere che siano passati la tensione e il lavoro sul non detto. La progressione era proprio ciò che volevo testare.
Un’ottima lettura per iniziare il pomeriggio!
Grazie, il tuo commento è ottimo modo di iniziare il pomeriggio 🙂