
A tavola senza cadaveri
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: Le rose e le rouge
- Episodio 2: Jean
- Episodio 3: Tattoo
- Episodio 4: Il professore
- Episodio 5: Carletto
- Episodio 6: Il Cinese
- Episodio 7: Il giornalista
- Episodio 8: Clara
- Episodio 9: Le jacarande
- Episodio 10: Carmelo
- Episodio 1: Da Biagio
- Episodio 2: Rosso rubino
- Episodio 3: La signorina Bellini Sforza Contìni
- Episodio 4: Il maresciallo Ercole Lo Piccolo
- Episodio 5: Colpa d’Albino
- Episodio 6: Rosa furiosa
- Episodio 7: E strunz
- Episodio 8: Pierre de Ronsard
- Episodio 9: A tavola senza cadaveri
- Episodio 10: Il signor Marino
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Rebbio era stato abile e veloce. Con un clic e una spinta, la porta dell’ingresso principale era già spalancata, senza alcun segno di scasso.
«Quanto ti devo?»
«Due birre e siamo pari.»
«To’, vattela a comprare» aveva continuato Valentina porgendogli una banconota da dieci euro. Subito dopo si era affrettata a raggiungere la camera da letto di Rosa. Quel che aveva visto non le era piaciuto.
Sul letto sfatto c’erano vecchie tracce di sangue. Sul pavimento polveroso grumi di vomito rappreso e un fetore rancido che rendeva irrespirabile l’aria della camera.
In cucina, dal tavolo al lavello e sulle mensole, regnava il caos totale.
Sul pavimento del bagno altre tracce di vomito. E un odore da voltastomaco.
In tutta la casa solo puzza, disordine e silenzio. Rosa non c’era e neppure la Graziella, che stava di solito sul retro, vicino al garage. Mancava anche la volta precedente ─ aveva riflettuto ─ cominciando a sentire un cerchio alla testa, mentre andava ad affacciarsi per respirare un po’ di ossigeno dal giardino.
Non sapendo dove andare a cercarla si era seduta sul pianerottolo, con le mani sulle tempie, per la sensazione sempre più forte, di una morsa sulle meningi.
Dopo un’ attesa più sofferta che lunga, il cellulare aveva iniziato a squillare.
«Signorina Perra?»
«Sì, chi parla?»
«Sono il maresciallo Lo Piccolo, dovrebbe venire al più presto da me, in ufficio. La sua amica è qui.»
«Cosa le è successo? Perché sta lì da voi?»
«Le spiegherò poi, con calma. Non si agiti. La sua amica sta… diciamo seduta.»
Valentina aveva chiuso di botto la porta, per precipitarsi, col cuore in tumulto, alla caserma dei carabinieri.
Rosa era irriconoscibile: sporca, con i capelli arruffati e un vestito nero, ampio e stropicciato, che le dava l’aspetto di una barbona ubriaca.
«La sua amica stava ingurgitando del cibo, tra una corsia e l’altra del supermercato. Abbiamo ricevuto una telefonata dal direttore e viste le sue condizioni in stato confusionale, abbiamo pensato di parlare con lei, per aiutarci a capire.
«Rosa, come stai? Dimmi qualcosa. Che ti è successo?»
Rosa le aveva rivolto uno sguardo di sfida e senza dire neanche mezza parola, aveva iniziato a ridere in modo sguaiato, come una pazza.
«La sua amica ha urgente bisogno di un medico o di un TSO. È fuori di sé.»
«Mi dia il tempo di chiamare la sorella. Il padre non c’è, manca da tanto tempo, non si sa dove sia. Dicono che lavori sulle piattaforme petrolifere. La sorella è l’unica della famiglia che si potrebbe contattare. Ha anche un fratello che si trova a Modena, ma è molto giovane.»
«E ‘sta Viola andò sta?»
«A Roma, maresciallo; lavora in un albergo.»
«La chiami.»
«Adesso?»
«No, con calma. A Natale, così le facciamo gli auguri.»
Valentina aveva cercato il numero di Viola nella rubrica del cellulare. Un lungo squillo e nessuna risposta.
«Le mandi un messaggio. Scriva che è urgente.»
Valentina aveva scritto “Ciao, chiamami appena puoi”.
« E ora che si fa?»
«Chiamo la dottoressa Capoccia: la nostra consulente di fiducia.»
Il maresciallo aveva esposto il caso all’esperta. La donna aveva dato indicazioni sulla terapia farmacologica da somministrare subito. Poche gocce di un sedativo blando per farla riposare, in attesa che potesse andare a vederla, per valutare meglio le condizioni della ragazza.
Viola aveva chiamato pochi minuti dopo. Valentina, aveva cercato di minimizzare.
E il maresciallo, dall’alto della sua posizione, aveva precisato: «È tutto sotto controllo. Sua sorella aveva fame. Ha pizzicato qualche snack qua e là, al supermercato, E il direttore ha pizzicato lei. Ora è qui che ride come una matta.»
Viola non aveva colto la gravità della situazione. «Vengo appena mi concedono qualche giorno libero. Non posso lasciare il lavoro senza preavviso, altrimenti mi licenziano.»
Il sedativo ordinato per telefono e subito consegnato dal dipendente della farmacia, era stato somministrato nella dose indicata dalla dottoressa Capoccia. Mezz’ora dopo Rosa era già profondamente addormentata sulla branda riservata al carabiniere della guardia notturna.
Valentina avrebbe voluto restare lì, accanto alla sua amica, con una doppia dose di sedativo da poterle togliere quel laccio che le comprimeva il cervello.
Il maresciallo l’aveva congedata con un gelido “prego può andare”.
Trascinandosi per strada con la testa che pulsava, l’insegna dell’erboristeria, in lontananza, della sua amica Gemma, le era parsa una buona idea per non dover trascorrere un’altra notte insonne.
«Ciao Vale, come va?»
«Uno schifo. Dammi qualcosa che mi faccia dormire. Sono a pezzi.»
«Agrimony?»
«Che roba è?»
«Fiori di Bach, per attenuare l’ansia e favorire il riposo notturno. Altrimenti una tisana di passiflora o le compresse di Valeriana.»
« Sarebbe come una camomilla doppia?»
«La camomilla forte provoca l’effetto contrario: agita. Per far addormentare i piccoli che strillano, ci sono mamme che pensano di sedarli con un biberon di camomilla doppia e quelli sbraitano ancora di più.»
«Va be’ lascia stare; forse è meglio se mi scolo la bottiglia di filuferru di mia nonna. Acquavite stravecchia, distillata da lei. Ne usava un po’ per fare le zeppole e un po’ tipo… Agrimony.»
«Quella ti stende di sicuro. Se ti scoli la bottiglia intera, ti stende per sempre, in coma.»
In quel momento l’arrivo di una cliente aveva interrotto il discorso.
«Oh, chi si vede! Buongiorno Clara.»
«Buongiorno a voi.»
«Come stai? Scusa se non ti ho più chiamato. Ho avuto dei problemi.»
«Non preoccuparti. Quando vorrai sentire l’altra metà della storia sai dove trovarmi.»
« Spero la settimana prossima.»
«Se vuoi potremmo vederci domenica, a pranzo, se ti adatti alla mia tavola crudista. Niente cadaveri sul piatto, né di mare, né di terra, né di cielo. Solo germogli vivi, insalata vispa e frutta fresca. Io sono libera, tu non devi lavorare, l’erboristeria è chiusa, quindi potrebbe venire anche Gemma. Che ne dite? Sarebbe un terzetto perfetto, per un piacevole pranzetto.»
«Io non posso, mi dispiace. Ho già un altro impegno, peccato» aveva risposto Gemma.
«Per me va bene. La tua tavola crudista va benissimo per la dieta che tento di seguire malamente, da quando ero piccola.»
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: Da Biagio
- Episodio 2: Rosso rubino
- Episodio 3: La signorina Bellini Sforza Contìni
- Episodio 4: Il maresciallo Ercole Lo Piccolo
- Episodio 5: Colpa d’Albino
- Episodio 6: Rosa furiosa
- Episodio 7: E strunz
- Episodio 8: Pierre de Ronsard
- Episodio 9: A tavola senza cadaveri
- Episodio 10: Il signor Marino
E’ piacevole, con punti divertenti, come la scelta che ricade sul “filuferro della nonna” in alternativa ai fiori di bach. Sul fronte degli eventi, stai alimentando la curiosità. Tuttavia, non vorrei fare la voce fuori dal coro dei commenti che in buona parte condivido, ma ritengo che si percepisca un calo di credibilità da quando ti addentri, negli ultimi capitoli, in un terreno che forse ti è meno noto. La caricatura del Carabiniere è un po’ troppo accentuata, al di là delle barzellette, i militari risultano “gnucchi”, solitamente, proprio perché sono rigorosi; il Maresciallo, che in una piccola località può essere il comandante del presidio, solitamente è tutt’altro che un idiota… altro è, invece, volerlo dipingere come una carogna, che richiederebbe comportamenti più sottili; la “Centrale” solitamente si riferisce a una sede della Polizia (in Italia, si sente più Commissariato…), un carabiniere direbbe di “presentarsi in caserma”. Anche l’accenno al “TSO” è un tantino forzato, fatto da un tutore dell’ordine, che non è un ufficiale sanitario… La mia intenzione è puramente costruttiva, ma per esperienza personale so pure che “i suggerimenti” possono risultare fastidiosi: l’invito è quello di studiare maggiormente le costruzioni di certi contesti, ma contestualmente ho apprezzato molto la volontà di introdurre bivi nella storia, arrischiandoti a uscire dalla sfera che più ti è congeniale. Grazie per la lettura
Buongiorno Paolo, nessun fastidio per le tue considerazioni interessanti e utili. Spero vorrai continuare anche per i prossimi episodi.
Alcune puntualizzazioni: il maresciallo, già in questo episodio, dimostra quanto Valentina si sbagli sulla sua inettitudine. Il suo modo negativo di vederlo é dovuto, in parte ai pregiudizi e in parte al risentimento per motivi personali.
Il mio parere, invece, sarebbe che il nostro mondo reale é vario, spesso avariato e anche tra coloro che sono responsabili di una caserma, non tutti hanno un QI molto alto. Lo dico con cognizione di causa. Ció non esclude la validitâ e i meriti di tanti altri rappresentati delle forze dell’ ordine. Senza voler considerare il caso Cucchi e tanti altri.
Modificheró subito la parola ” “Centrale” con “caserma”, che avevo utilizzato per evitare di ripetere lo stesso termine.
Infine, in questo giallino sperimentale – a tratti un po’ umoristico, almeno nelle intenzioni – qualche caricatura ci sta; non vorrei, peró, eccedere con l’ ironia, perché alcuni temi in questione sono fin troppo seri. Infine, per concludere, credo di avere ancora tanto da imparare ma… finché c’é vita c’é speranza.
Grazie Paolo.
Che colpo di scena ben riuscito! Non mi aspettavo proprio di ritrovare Rosa in queste condizioni…la sensazione è stata proprio quella d “non riconoscere” una cara amica, un pò come è successo a Valentina. È una donna completamente diversa da come la ricordavo…non so perchè ma ho addirittura pensato a cose tipo funghetti allucinogeni, pollini strani, o camomilla a dosi industriali. Sono proprio curiosa di sapere cosa l’ha resa in quello stato…
Ciao Irene, ti dico subito che l’ amanita muscaria e simili sono da escludere, anche i falsi champignon o funghi allucinogeni vari. Escluderei anche estasy o droghe sintetiche di qualsiasi genere. Alcuni indizi li ho già seminati. Le macchie di sangue nel suo letto per esempio: ciclo mestruale, zanzare schiacciate sul lenzuolo o lesioni sul corpo di Rosa? Chissà?!
Scherzo, anche se il tema é serio.
Grazie Irene, un abbraccio.
Sono ancora sconvolta. Non mi aspettavo questa svolta e ho provato una profonda tristezza quando ho letto il passaggio dell’ incontro tra Rosa e Valentina. Impressionante anche la descrizione della casa di Rosa: suggerisce che è successo qualcosa di drammatico senza svelare il mistero. I dialoghi realistici, battute incalzanti e caratterizzanti. Non puoi, non trovare irritante il maresciallo dei Carabinieri. Brava 👏👏
Grazie Tiziana, il tuo commento è un feedback prezioso, che contribuisce a verificare le impressioni trasmesse dai personaggi di questa serie e mi permette di capire se e quanto sia efficace il piccolo mistero che ho cercato di creare con questi episodi tinti di giallo canarino, sperimentale.
Ciao Maria Luisa, ho letto questo episodio appena è uscito, ma non ho avuto tempo per commentarlo. Parto dal titolo, molto adatto alla piega gialla presa da questa storia e spiritoso, una volta che si capisce a cosa è legato.
Davvero sconvolgenti le condizioni di Rosa, soprattutto pensando a come è di solito.
Vedo che Lo Piccolo sta incominciando a riscattarsi, forse anche lui ha un po’ di sensibilità.
Bellissimi i dialoghi. Molto, molto brava!
Grazie, grazie, grazie. Queste tue parole mi riempiono di gioia perché hai espresso esattamente l’effetto che speravo di raggiungere con questo “canarino”, a tratti un po’ triste e mogio, che peró ogni tanto canta e spero che il suo canto sia come un inno alla vita. Il maresciallo rappresenta non solo gli inetti che ci sono in tutte le categorie, dicogni genere, ma anche uomini di buona volontà che spesso fanno anche la cosa giusta. Infieriere troppo sulle forze dell’ ordine sarebbe un tentativo di satira, forse inadatta per questo genere di narrativa.
Non mi aspettavo di ritrovare Rosa in quelle condizioni! Mi ha colpito il dettaglio dell’abito nero.
Ciao Arianna, il nero mi é parso la tinta senza colori piú adatto per dare l’idea dello stato psicofico di Rosa che a quanto pare, sta molto male.
Grazie per la lettura e per aver messo in evidenza questo aspetto della descrizione.
Ops! psicofisico e non psicofico.
Rosa, Valentina, Clara, Gemma… la violenza su una è violenza su tutte… mamme, sorelle, figlie. C’è tanto da fare in merito e scriverne aiuta. Grazie, Maria Luisa, per il tuo tocco tanto gentile in una questione così odiosa. Grazie davvero! 🌹🌹🌹
Ciao Giuseppe, grazie. Il tuo sostegno puntuale su questi temi mi da fiducia. Molto si puó fare, doverosamente, ciascuno nel suo ruolo e con i suoi strumenti, per prevenire o ridurre questa barbarie. Scrivere e condividere spero possa essere uno dei tanti granelli utili.
Devo dire che la scoperta delle condizioni della casa è sconvolgente, ma ancora di più lo sono le condizioni di Rosa. Si tratta di un cambio di rotta della linea narrativa repentino ed efficace che stravolge tutto l’idillio iniziale. Sembrava una storia romantica, un’amicizia bella fra due fioraie e invece tu hai insertito il turbo. Le storie si intersecano bene e nell’ultima parte di questo episodio torna la nostra Clara a fare capolino. Insomma, ci tieni tutti legati a filo doppio ☺️ bravissima Maria Luisa
Ciao Cristiana, ti svelo che nelle mie prime intenzioni, quando ho iniziato a scrivere questa serie, i contrasti e la svolta, tra la prima e la seconda stagione dovevano essere molto piú drastici, a tinte scure, sul noir. Ho preferito lasciare a Rosa un alito di vita. Il suo carattere dolce e il suo mutamento improvviso hanno un senso che ormai é abbastanza chiaro. Certi incontri improvvisi possono stravolgere la vita delle persone in modo repentino. Beato/a chi riesce a superare il danno subìto e andare avanti con ritrovata serenità.
E chissà se Rosa tornerà a sorridere come prima.
Grazie Cristiana per le tue parole, sempre gradite e necessarie.
Non so ancora cosa abbia stravolto la vita di Rosa, ma so che potrebbe capitare a tutte. Grazie a te per la tua sensibilità. Ce n’è tanto bisogno
Grazie Cristiana, sai bene che la stima é reciproca. Il bisogno di scrivere quest’ ultima serie nasce, come dici anche tu, dall’ urgenza di toccare uno dei temi sociali piú gravi che ci riguardano come donne, come genitori o educatori professionali, come cittadini e cittadine, come cristiani o atei che hanno una coscienza e una sensibilitâ umana.