
Al telefono
Serie: Lascia che passi la notte
- Episodio 1: La paura del ritorno
- Episodio 2: Ann
- Episodio 3: Quasi Natale
- Episodio 4: Via di fuga
- Episodio 5: Lasciare andare
- Episodio 6: Incompresa
- Episodio 7: La bussola per tornare a casa
- Episodio 8: Il tempo adatto per un addio
- Episodio 9: Milano-Bruxelles
- Episodio 10: Stereotipi
- Episodio 1: Allusioni e fastidi
- Episodio 2: Il senso dell’amore
- Episodio 3: Sguardi, insinuazioni e caffè
- Episodio 4: Al telefono
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Gennaio 2022
La vibrazione contro la gamba strappò Annalisa a un sogno nebuloso. Aprì gli occhi e si rese conto di essere sdraiata sul divano, la testa piegata in una posizione strana.
Fuori era calato il buio.
Abbassò gli occhi sullo schermo illuminato del cellulare.
Sebastiano.
“Pronto?”
“Ciao, amore.” Le sembrò di cogliere un sospiro di sollievo nella voce di lui. “Stavi dormendo?”
Si tirò su, cercando a tentoni l’interruttore della lampada. “Avevo mal di testa e devo essermi appisolata.”
“Quindi, niente giro di esplorazione per la città?”
“Rimedierò nei prossimi giorni.” Controllò l’ora nella parte alta dello schermo. “Sei in pausa pranzo?”
“Sì e avevo bisogno di sentirti.”
Bisogno. Annalisa si inumidì le labbra. “Mattinata difficile?”
Dall’altra parte un silenzio carico di elettricità.
“Ti capita mai di pensare che sia io il problema?”
Stavolta, fu lei a esitare, ma non aveva bisogno di chiedere a cosa si riferisse per sussurrare: “Di solito, tu sei la soluzione”.
Dall’altra parte arrivò un sospiro pesante. “La soluzione a cosa, Anna?” La voce era impastata di stanchezza e sconforto. “Non pensi mai che con un altro uomo sarebbe diverso? Tu saresti diversa.”
Gli rispose con voce calma, come se si preparasse a spiegare qualcosa a un bambino. “No, Seba, non lo penso.”
“Però hai sentito il bisogno di partire.”
Annalisa chiuse gli occhi e deglutì. “Non è dipeso da te.”
“E allora da chi?” Il tono di Sebastiano si alzò appena. “Chi avrebbe dovuto tenerti qui, farti sentire nel posto giusto?”
Quell’uomo non c’è più.
In quel momento, suo marito aveva bisogno di lei e questo le fece paura. Perché era sempre stato il contrario, Sebastiano era sicurezza, abbracci in cui nascondersi quando il mondo pretendeva troppo, l’unica luce in un tunnel buio e spaventoso. Lei non aveva risposte certe, né la capacità di tenere in piedi entrambi. “Non me ne sono andata perché sei sbagliato tu.” Ti prego, fattelo bastare, non tirare in ballo Alex, non farlo.
Lo sentì respirare nel suo orecchio, per un tempo lunghissimo, l’unico segno che era ancora in linea.
“Che cosa pensi di trovare là?”
Equilibrio e serenità. Libertà per sentirmi padrona delle mie scelte. “Nuove opportunità.” Non poteva dirgli la verità, lo avrebbe fatto a pezzi. I chilometri che li separavano, in quel momento, lo proteggevano da lei.
Sebastiano sembrò capire che era meglio spostare il discorso su un terreno meno accidentato. “Cosa fai ora?”
Annalisa si alzò e raggiunse la cucina. “Credo mangerò qualcosa. Mi toccherà un pasto vegetariano, ma almeno non dovrò uscire.”
“E il tuo collega? Ti lascia cenare da sola la prima sera?”
La domanda la prese di sorpresa. Sembrava innocua, così come il tono, ma lei colse qualcos’altro. Accennò una risata, che già alle sue orecchie suonò poco convincente. “Non mi serve un baby-sitter.”
“No, certo. Ma un po’ di compagnia per ambientarti, sì.”
Di nuovo, Annalisa sentì qualcosa di più nelle sue parole. Non poteva trattarsi di sarcasmo, non era da lui.
Chissà se vedendo Andrew avrebbe colto la somiglianza con Alex? Ma lui non sapeva chi fosse il suo collega, perciò non c’era nessun significato nascosto nella sua domanda.
Tirò fuori le verdure dal frigo e le posò sul piano di lavoro. “Mi ambienterò anche cenando da sola. Mi serve solo una buona ricetta.” Aprì due scomparti, alla ricerca di un tagliere e una padella. “Tu vai a mangiare al bar?”
Sebastiano esitò, come se la risposta richiedesse una certa riflessione. “No, mi ha preparato qualcosa mia madre.”
Annalisa si spostò dal lavandino e iniziò a sciacquare quelle che sembravano carote. “Hai sentito i miei?” Il significato implicito era: mia madre ti ha chiamato per lamentarti di non aver ricevuto neanche un messaggio del mio arrivo? Il che avrebbe dato il via a un monologo denso di recriminazioni verso la figlia e di affermazioni piene di comprensione e affetto per il genero.
“No, probabilmente aspetterà stasera.” Il suo tono tornò quello comprensivo di sempre. “Non ti preoccupare, saprò gestirla.”
Quando la telefonata si concluse, le verdure sfrigolavano in padella e lei avvertì un misto di sollievo e stanchezza.
L’inquietudine che aveva percepito in Sebastiano ora la sentiva lei, anche se non sapeva cosa l’avesse scatenata. Sua madre non c’entrava e i suoi suoceri non erano persone da parlare alle spalle. Da dove venivano i dubbi del marito?
Sapeva di avergli dato poche certezze con le parole da quando stavano insieme, ma i fatti parlavano in modo diverso. La fede che portavano al dito e il loro bambino erano stati il suo modo per dirgli che il passato era alle spalle e lei vedeva un futuro insieme. Ma lo vedeva davvero o aveva cercato di imporselo, pensando che, prima o poi, sarebbe stata felice come con Alex?
Si avvicinò alla finestra e la aprì. L’aria era fredda e umida, portava con sé i rumori del traffico.
L’imponente stazione del treni era rivestita di luci dorate, circondata dallo scintillio freddo dei grattacieli.
Per la prima volta da quando aveva accettato la proposta di Salemi pensò al dopo. Cosa avrebbe fatto finiti quei sei mesi, sarebbe stata felice di tornare a casa? Lei si aspettava di cambiare, chi le dava la certezza che non sarebbe successo anche a suo marito?
Il tempo guariva alcune ferite, ma la lontananza avrebbe potuto crearne altre.
Una nuova consapevolezza la colpì, accartocciandole lo stomaco. Stava giocando d’azzardo per ritrovare sé stessa e la posta in gioco era la sua famiglia.
“Che cosa devo fare, Alex?” gemette e il silenzio che le rispose sembrò una premonizione.
La felicità si sarebbe di nuovo sgretolata nelle sue mani e, stavolta, sarebbe stata solo colpa sua.
Serie: Lascia che passi la notte
- Episodio 1: Allusioni e fastidi
- Episodio 2: Il senso dell’amore
- Episodio 3: Sguardi, insinuazioni e caffè
- Episodio 4: Al telefono
Ancora una volta ammiro la tua capacità di esprimere la complessità dell’animo umano, dei nostri sentimenti e, in modo particolare, in questo caso, come spesso accade, di una donna combattuta e quasi lacerata da tanti amori o affetti diversi: Alex, Sebastiano, suo figlio e se stessa. Ma perché Annalisa invocato il nome di Alex chiedendo aiuto? Penso che in seguito ci spiegherai.
Grazie per questo bellissimo commento, Maria Luisa!
Alex sta suscitando molta curiosità, ve lo farò conoscere tra un pochino.
Ciao Melania! Il rapporto fra i due, con la distanza, inizia a diventare una specie di duello, tutto giocato in punta di fioretto. Questo è il lato oscuro dell’affetto, al di là di chi abbia ragione o torto. Scritto benissimo👏🏻
Grazie come sempre Nicholas!
Annalisa sta vivendo sulla propria pelle una battaglia che non si può dire a parole, perchè bisognerebbe sentire lo stesso dolore, per capirla. Cerchiamo di andare avanti, ci raccontiamo che ce la faremo, addirittura ci incolpiamo se non riusciamo provare ancora lo stesso amore che abbiamo provato per chi non c’è più. Quel suo rivolgersi ad Alex, sul finale, è un grido di aiuto. Ma temo che Annalisa stia facendo i conti con quel tipo di vuoto che ti insegna a salvarti da solo. Davvero sempre bravissima Melania!
Proprio così Dea, per salvarsi Annalisa dovrà cambiare e cavarsela da sola. Grazie di cuore come sempre!
La distanza è sempre un rischio: un gioco d’azzardo, come hai ben detto! Stiamo a vedere cosa accadrà!
Grazie Arianna♥️
<3
Ciao Kenji, grazie!
Quante persone come la protagonista ci sono e ci sono state? Ad osservarla, sembra una donna egoista, ma è solo tormentata, secondo me; ama il marito, ma senza quella passione con cui lui si aspetta. Il marito è quello con cui si è portati più a empatizzare: ama la moglie, la sostiene e sembra quasi sia stato concepito senza il peccato originale del “patriarcato”. Speriamo che Annalisa riesca a modificare il suo modo di amare il marito. Brava, Melania.
Ciao Concetta, grazie di cuore per aver letto e commentato!
Hai ragione, è più facile schierarsi dalla parte di Sebastiano, ma lui non è perfetto come sembra, ha le sue fragilità che, spero di raccontare nel modo giusto. Grazie ancora!
“La felicità si sarebbe di nuovo sgretolata nelle sue mani e, stavolta, sarebbe stata solo colpa sua.”
Si avverte una particolare ‘pesantezza’ in questo episodio, si respira un’aria troppo densa affinché i polmoni abbiano il loro sollievo. Il marito vacilla e con lui la stessa protagonista. Se ne allontana, ma lo sente comunque come una sicurezza, un conforto sempre a disposizione. E se poco a poco non fosse più così? Allora arriverebbe per lei il momento, finalmente, di guardarsi dentro e di mettersi anche a confronto con il ‘fantasma’ di Alex che lei tenta sempre invano di scacciare. Complimenti Melania anche per questo episodio, ripeto, molto difficile da mandare giù.
Ciao Cristiana, grazie mille per il commento♥️
La storia sta entrando nel vivo e sia per Annalisa, che per Sebastiano arriva il momento di affrontare i propri fantasmi e cambiare (se saranno in grado di farlo.) Grazie per continuare a seguirmi!
Il dialogo è il punto di forza di questo episodio. Potente, credibile, fa avanzare la storia in modo chiaro e allo stesso tempo offre nuovi spunti per comprendere la personalità dei personaggi. Brava 👏👏
Ciao Tiziana, grazie di cuore!