ANNIE HORROR

Serie: LA CENTRALE PARANOICA


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Prosegue la carrellata di picchiatelli al Transcend Village, state aspettando le scene di sesso? Arrivano arrivano

Hi, qui è la centrale paranoica. Il Transcend Village è davvero un manicomio… eh beh, se non sei un picchiatello non finisci qui, ma anche la gestione pare infettata dagli ospiti.

Quella di oggi comincia come una storiellina Dark e finisce al Luna-Park.

Lei è una delle presenze più inquietanti al Transcend Village, la chiamano Annie Horror per la consuetudine di introdursi sottopelle unghie e piccole schegge di ossa del marito morto da un decennio almeno di cui ha conservato diversi reperti, ossa e unghie appunto. Da questa pratica valutata come autolesionistica partì l’iter che la condusse qui. La cosa ridicola è che anche se non ha a disposizione i resti del marito, lo Psychotronic gli ha costruito una suggestione sintetica per cui lei prosegue con le sue pratiche in maniera protetta, asettica, mentale, mentale e basta chiaro.

Non era una incolta Annie, quando il dott. Stella le chiese il perché di quella reazione la spiegò riferendosi a dei primitivi di qualche giungla tropicale, il senso era di ricordare anche con il corpo…mah! Gran parte degli inserti rimangono sotto i vestiti ma l’inserto di due falangi a mo’ di cornetti l’ha resa leggendaria qui al Transcend Village.

La casa di Annie, come tutte le altre qui è una specie di Igloo gommoso ma la proiezione dello Psychotronic la trasforma in una casa da Halloween, scura, col tetto di ardesia, una torretta appuntita sul tetto e un cielo tetro di piombo, se non piove.

Dalla casa giungono mugugni e brontolii, rantoli e imprecazioni e lamenti ma quando le urla diventano davvero strazianti gli abitanti del Transcend Village si affollano davanti alla casa, e questo accade ogni giovedì sera…eh sì, perché tutti lo sanno che il giovedì c’è lo spettacolo.

E’ tutto prodotto dallo Psychotronic ed accentra così tanto le risorse del controllo che per me è una buona occasione per muovermi liberamente, a caccia di storie per voi, e per cosa se no.

La scena, e la storia, sono quanto di più banale si possa immaginare, un bel po’ di comparse sintetiche si affollano davanti alla casa. Sono armati di forconi e di pece e piume. Si agitano aggressivi con intenti assassini ma non superano lo steccato, pavidi bastardi.

Dopo un po’ si fa largo il capo, un predicatore messianico, alto e ossuto, dagli occhi gelidi, folli e i capelli lunghi e sporchi.

Vagheggia che la donna sarebbe l’amante del diavolo, l’hanno vista abbracciata a lui nelle fiamme e l’avevano vista cambiare pelle in quella di serpente, gli occhi prendere forme ipnotiche e i capelli trasformarsi in un lungo mantello nero e i piedi trasformati in zoccoli e poi ululare come una bestia rumorosa mentre il cielo stellato rombava e tuonava come se tempestasse.

C’è un certo Puka qui al Transcend Village, un italiano che conosce bene quel predicatore, dice che si chiama Don Lurie e sghignazza, strano italiano. Quando danno lo spettacolo si porta fuori la sedia da casa e si piazza sul vialetto: – Ehi, quel cazzone si chiama Don Lurie, chiedetegli se sa fare altro oltre a rompere il cazzo! Ohhh, si chiama Don Lurie, Don Lurie capito? Don Lurie, come cazzo si fa con un nome così… e cazzo oh, quant’è serio! –

E quando Don Lurie sta per aprire il cancello tenendo in alto con una mano una pesante croce, dal cielo giunge un ampio raggio di luce gialla a illuminare l’ingresso di casa.

La folla arretra spaventata, solo il predicatore sta lì con entrambe le mani alzate al cielo urlando anatemi incomprensibili, sono formule in latino, da esorcista, ma vabbè, non importa a nessuno.

Annie esce di casa e il raggio di luce la solleva fino all’astronave che subito parte, velocissima con un rombo spaventoso.

La casa tetra dal tetto scuro e le finestre storte lascia posto al solito igloo uguale a tutti gli altri e lo spettacolo finisce, sempre allo stesso modo, con Don Lurie che rimane ad ululare agli alieni invitandoli ad affrontare i superpoteri del suo crocifisso: – Scendete vigliacchi, figli del demonio, abbiamo la fede e il fuoco e la pece per sterminarvi che nemmeno all’inferno vi vogliono luridi bastardi… RETTILI! –

A fine spettacolo giunge un cinese, ed è sempre così, sempre lui, non un cinese normale, un cinese da fumetti giallo come un limone, una proiezione evidentissima ed è la parte che piace di più ai picchiatelli. A lui toccano i saluti: – E’ taldi, andale a casa tutti quanti, su su e licoldate di tolnale giovedì, tolnale giovedì, va bene? –

E i picchiatelli ridono e si battono manate sule cosce e se ne vanno sghignazzando tra loro: – Tolnale giovedì ah ah ah tolnale giovedì… cinese di melda. –

Serie: LA CENTRALE PARANOICA


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