
Ardesia.
Serie: La ragazza delle meduse.
- Episodio 1: Grecale
- Episodio 2: Rhizostoma pulmo
- Episodio 3: Ardesia.
STAGIONE 1
Ritornai al nostro ombrellone con in testa un milione di pensieri confusi.
Qualcuno aveva portato il lettino richiesto da mamma, ma della mia famiglia non vi era traccia. Provai a guardarmi intorno: niente. Solo un paio di parasole con sconosciuti sdraiati a cuocere.
Non ho mai posseduto un orologio, quindi non avevo un concetto di tempo trascorso tra la realizzazione della scultura gelatinosa, allo strano incontro con Agartha e i suoi colori sfavillanti, preciso al secondo, ma temevo fossero passate almeno due ore.
Il bar del lido era la prossima meta, così misi le ciabatte e raggiunsi la passerella sbilenca.
Avevo superato la fila delle cabine verde acido e già intravedevo il tetto del caffè accanto alla reception, se non erano lì sarei andato verso la piscina del lido accan…
– Emuuuu! C’è Emu! – Era Andrea con un pacchetto argentato in una mano mentre agitava gioiosamente l’altra.
– Ohilà! Ma dove eri finito? – mia madre mordicchiava un ghiacciolo al limone, quello con lo stecco di liquirizia.
– Ho fatto una bella nuotata fino a Scilla. –
– Bello il castello Ruffo, vero? Stavo per chiamare la guardia costiera, ma poi ti ho visto mentre raccoglievi le tue amichette urticanti. – Mio padre stava guardando dentro al portafogli estraendone cinque euro.
– Noi abbiamo preso qualcosa al bar, tieni. Prenditi un gelato o un caffè corretto alla Sambuca. – Afferrai i soldi infilandoli in una tasca del costume.
– Giulio finiscila. Tsk! Un caffè corretto… vuoi che diventi un alcolizzato?
– Non mi piace la Sambuca mamma. Prenderò un gelato. Voi tornate in spiaggia? – Forse avevo usato un tono di voce strano, perché mia madre restò a guardarmi qualche secondo con un’espressione interrogativa, ma non disse nulla.
– Dai, ti aspettiamo sotto l’ombrellone che poi si va in piscina al Blue. –
– OK. Dieci minuti e arrivo. –
Nello stesso istante in cui mi giravo per andare verso il bar, mi fulminò un pensiero: il padre di Agartha veniva proprio dal Lido Blue, posto famigerato per i prezzi esorbitanti, ma anche per una serie di servizi che qui al Jonny ci sognavamo: una piscina, un paio di campi da beach volley, un ristorante e anche una specie di palco musicale. La cosa più importante però, era la possibilità che potesse esserci ancora lei. Magari stavano ancora preparandosi.
Scelsi il gelato in tre secondi: Coppa Ricca all’amarena. Esaurita. Coppa Bigusto. Finita.
Naturalmente avevano solo quella che mi piaceva meno: Coppa del Bisnonno… Pazienza.
Marciavo mentre mangiavo il gelato. La possibilità di rivederla, anche da lontano, dominava i miei pensieri. Non volevo sembrare uno di quei ragazzini appiccicosi. Magari, con un po’ di fortuna, sarebbe stata lei a venirmi vicino e a chiedere cosa ci facessi lì. Avremmo parlato di leggende, di mostri di…
– Ehy! Allora? Andiamo in piscina? – dissi cercando di dissimulare il fiatone senza dare troppo nell’occhio.
– Caspiterina! Stavamo per sederci! Che hai fatto? Il barista ti ha buttato fuori a calci? – Papà mi guardava le mani che tenevano ancora la coppetta vuota.
– E il resto? Non dirmi che ti è costato cinque euro il gelato… No? –
Merdasecca! Mi ero scordato di prendere il resto. Due neuroni tornarono dalle ferie appena in tempo: – Posso tenerlo io? Ho visto che ci sono un paio di vecchi coin-op al bar, forse riesco a farci una partita. – Papà era un vero appassionato di videogiochi vintage, lui praticamente mi aveva cresciuto facendomi giocare con migliaia di titoli su ogni emulatore esistente.
– Li hai visti anche tu, eh? Però erano spenti. Quello sulla destra pareva una qualche versione di Street Fighter e l’altro potrebbe essere qualunque gioco tardi anni ottanta… Poi chiediamo al barista se funzionano. –
– Andiamo a fare il bagno mami? Andiamo? – Andy espresse il mio desiderio ad alta voce.
Tagliammo dal centro del nostro lido, evitando così di camminare sulla sabbia ormai bollente. Finite le passatoie in legno, si doveva scavalcare una bassa staccionata che definiva il confine tra le due stazioni balneari.
Dall’altra parte, erano evidenti le differenze: passerelle in cemento, cabine ampie color legno con i tetti bianchi. C’era anche un parco giochi per bambini con lo scivolo, un paio di altalene ed un cubo fatto di tubi collegati tra loro dove i bambini potevano far finta di navigare a bordo di enormi velieri immaginari. Peccato che il metallo al sole tendeva a diventare incandescente: lo scivolo era ottimo per friggere della saporita pancetta.
Nel frattempo mi guardavo intorno freneticamente alla ricerca di una ragazzina bellissima dai capelli d’oro o di un padre muscoloso, alto due metri, con capelli e barba rossi.
– Che hai Emu? Sembri inseguito dai soldati imperiali. – Mia madre cominciava a sospettare qualcosa e questo poteva essere un problema.
– No mamma, è che qui dovrebbe esserci una mia compagna di classe e stavo guardando se per caso la beccavo. –
– Uhhh! Qui sento puzza di cuoricini e di storiella estiva. Ma chi è? L’ho mai vista io? –
– No, mamma, non la conosci e non ci sono i cuoricini che immagini tu. –
I cuori erano giganteschi, ma evitai di metterla al corrente di questo particolare.
– Hahah! Ma fa puzza la tua compagna? – Andrea era stranamente attento alla conversazione.
– No Andy, non puzza. – Non ricordo che odore avesse Agartha… era anche vero che le alghe marce e le meduse decomposte non aiutavano affatto.
La piscina era proprio davanti a noi, dietro ad un’ultima fila di eleganti cabine e, con poca sorpresa, ci accorgemmo di quanta gente avesse avuto la nostra stessa idea: praticamente tutti.
C’era un ragazzo all’ingresso, magro, alto e riccio, aveva un paio di occhiali da sole di quelli che trovavi in omaggio nelle riviste. Distribuiva i braccialetti colorati per poter rientrare, lo stesso uomo prendeva i soldi infilandoli in un grosso marsupio viola agganciato in vita e staccava una ricevuta scritta a penna con sopra il timbro del lido. C’era una lunga fila di gente, soldi alla mano, desiderosa di provare l’ebrezza di immergersi in quella ciotola in gres porcellanato.
Tre euro e cinquanta a persona. Mio padre sbuffava come un ferro da stiro, mia madre cercava con lo sguardo un angolo tranquillo in mezzo al caos e Andrea guardava con invidia un salvagente a forma di nuvola dorata con dentro un bambino ben pasciuto. Io invece sembravo un maniaco navigato. Scrutavo meticolosamente e analizzavo con attenzione ogni singola ragazza che potesse assomigliare a…
– Ehy! Ma Che cazzo ci fai tu qui? – Credo che l’intera famiglia e altre sei persone in fila voltammo la testa di scatto verso quella voce. Il cuore batteva tanto veloce e forte da sentirlo più sulle tempie che nel petto, ma i battiti si calmarono rapidamente una volta riconosciuta la proprietaria della voce.
– Ciao Nadia, non sapevo venissi qui in vacanza. Ti credevo in Portogallo. – Nadia era una delle mie compagne di classe, aveva un aspetto davvero piacevole con i suoi lunghissimi capelli neri e gli occhi di un azzurro ghiaccio molto chiaro. Indossava un bikini lilla, con un sottile bordo bianco e, sinceramente, un costume del genere stonava su una mia coetanea. Anche se, devo ammettere, reclamava la sua dose di attenzione.
Peccato per il carattere, simile a quello di una strega malvagia e sadica della Disney: altezzosa, prepotente, manesca e, per quanto mi riguardava, decisamente volgare.
– Sì, mio padre ci ha mollato in questo porcile per andare a Lisbona ad un convegno di sa lui cosa… Ma tu? Mi è preso un colpo quando ti ho visto. Da quant’è che frequenti il Blue? –
– No, ho la cabina al Jonny e visto che il mare è impraticabile sono passato al Blue per fare un tuffo in piscina. –
Mia madre sbuffò, ma riuscì a mascherare la risata con la mano come a smorzare uno starnuto strano.
– Uhhh, il Jonny? – Nadia aveva un’espressione che era un misto di compassione e disgusto. – Non credo di esserci mai entrata. Comunque adesso la piscina è inavvicinabile. Infatti mi sa che chiederò a mia madre di tornare a casa. –
Decisione che approvavo pienamente.
– Beh, io proverò a vedere se si può stare un po’ in acqua, altrimenti si torna a casa anche noi… –
– Ah! Dentro dovresti trovare anche Kate e Claudia. Se le becchi, di’ loro che sono in cabina a cambiare il costume. – Nadia mi sorprese.
– C’è anche Caterina? Cioè, è qui adesso? –
Caterina era la ragazza “misteriosa” e anche il mio primo amore inconsapevole. Nel senso che praticamente non le avevo mai rivolto la parola, ma tutti in classe sapevano che mi piaceva.
– Già! Già! Proprio il tuo amorino segreto! – Rise con un suono che somigliava alle unghie che graffiavano una lavagna. Si girò di scatto dirigendosi verso i bungalow.
Ed il sole ritornò a splendere e gli uccellini a cinguettare.

ATTENZIONE: Questa Serie è stata scelta dalla redazione di Edizioni Open per diventare un Libro cartaceo e spiccare il volo. Al momento l’Opera si trova nel nostro Incubatore Letterario.
Serie: La ragazza delle meduse.
- Episodio 1: Grecale
- Episodio 2: Rhizostoma pulmo
- Episodio 3: Ardesia.
Anche in questo episodio ho avvertito la freschezza e la radiosità del tuo impianto. Tutto è concertato per mettere a fuoco i dettagli della tua dimensione, con una personalizzazione accurata dei personaggi, del loro singolare approccio dinamico allo spazio comune, che sembra dilatarsi sempre di più, e che per ciascuno sguardo ha la sua funzione, il suo focus, le sue connotazioni. Molto suggestivo il corredo linguistico che adotti, organizzato con grande naturalezza e fluidità, apportando anche a questo episodio l’effetto variopinto e dissetante di una bibita estiva, che ormai ti contraddistingue. Approfitto per complimentarmi con te per l’ingresso del progetto nell’Incubatore letterario. Ingresso meritatissimo, a mio modesto parere. A presto e in gamba per gli sviluppi.
Ciao Luigi! Ormai quando vedo il tuo nome tra i commenti da leggere, comincio ad avvertire quel profumo di carta appena stampata e una sorta di esaltazione da regalo natalizio! Così mi armo di tazza di tè caldo e mi piazzo davanti al monitor per gustarmi le tue parole.
Risponderti cercando vocaboli complicati suonerebbe artificioso, così preferisco adottare la tecnica della sincerità quasi sciocca: woah! Sono davvero lusingato per la tua analisi precisa e dettagliata.
Io mi sono scoperto in grado di raccontare una storia da… ieri? Non ho esperienza, non mi sento un gran giocoliere in grado di far roteare i lemmi sopra la testa, facendo piroette eleganti, spesso mi sento inadeguato! Però ammetto che mi diverto un sacco a scrivere le mie favolette, a far vivere ai miei protagonisti avventure che ho sempre sognato di vedere in un film o in una serie animata e, credimi, mi fa davvero piacere sapere che sono capace di coinvolgere altre persone trasmettendo loro quello che provo o almeno qualcosa di simile. Grazie per tutto Luigi! Grazie anche per gli auguri sulla pubblicazione! Stiamo lavorando alla sistemazione del testo, smussando e levigando tutte le imperfezioni, nel frattempo ho ridisegnato tutte le illustrazioni e sto addirittura cercando di creare uno spot animato. Speriamo bene! 😀
Ti ringrazio molto del tuo luminoso riscontro, e sono molto felice che i miei commenti ti siano di stimolo e ti emozionino. Sapersi letti davanti al fumo di una tazza di tè è una sensazione molto gradevole, credimi. A presto e buon lavoro con il testo.
bravo, sempre molto vivace e animato, non annoia e si segue con piacere.
Ciao Membro Sconosciuto! Grazie mille! Ci credi che ho visto solo adesso il tuo commento? 😀 Perdonami ti prego! Comunque grazie di cuore! Tieni presente che per me, che sono cresciuto immerso in un mondo fatto di cartoni animati, di serie televisive e di romanzi fantastici, è molto importante rendere interessante una trama in fin dei conti semplice: protagonista buono e quasi ingenuo, coprotagonisti sfaccettati e ambigui sempre pronti a deludere o a mandare in collera il lettore, per poi ritornare ad essere più o meno accettabili grazie alle ragioni che stanno dietro le loro decisioni.
Hai uno stile che veramente acchiappa il lettore. Le illustrazioni le fai tu?
Sì, sì! Ogni volta mi perdo del preziosissimo sonno per realizzarle, dato che non ho mai tempo durante la giornata… Mannaggia! Grazie mille per lo stile che “acchiappa”! Io spero sempre di perfezionarmi grazie ai vostri consigli.
“Uhhh! Qui sento puzza di cuoricini e di storiella estiva”
Le madri del sud, tutte uguali 😂
Loro posseggono un potere terribile! Il potere dell’imbarazzo.
Il tuo modo di raccontare è rassicurante, mi regala la tranquillità di un maestro elementare che parla ai suoi alunni. E il tuo umorismo è leggero ed efficace, davvero centrato
Roberto, un commento simile mi mette davvero di buonumore. Non sapevo di avere un tono rassicurante da maestro. Ma mi piace l’idea di raccontare una storiella a dei ragazzini, imitando le voci dei protagonisti, portandomi addirittura la colonna sonora e facendomi aiutare anche per gli effetti sonori…. Grazie mille per il tuo tempo! È una cosa che apprezzo tantissimo.
“Mio padre sbuffava come un ferro da stiro…” una delle tante frasi che mi hanno divertito. Molto simpatico anche il piccolo Handy. E che dire del finale? Semplicemente poetico.
Ah! Non so se capita anche a te di incontrare personaggi reali che tolgono colore e gioia alla tua personale realtà. Ecco. Volevo descrivere un effetto simile.
Questo episodio sembra un intermezzo, una pausa. Ho notato che la serie è nella categoria sci-fi… Scopriremo presto qualcosa di strano sulla ragazza delle meduse?
Ah! Diciamo che questo è mezzo capitolo di quello che ho già scritto. In pratica siamo ancora nell’ambito dell’introduzione dei personaggi… Poi tutto prenderà una piega leggermente assurda… Grazie mille per aver letto Francesco!
Già mi immaginavo il “triangolo”, ma poi mi hai riportata con i piedi per terra. Guardando l’illustrazione dedicata a Nadia, ha davvero l’aspetto di una delle regine malvage della Disney ;D Vediamo che fa Emu circondato da donne: mica si trasformerà in un harem manga? (nella risposta al commento di Lola, hai parlato di qualcosa di “stravagante”… )
Ah! Una bella serie ecchi da maniaci! Non credo ne sarei capace… Troppo imbarazzo, sono uno timido io, cosa credi? 🙂 Stravagante a causa della mia passione per le situazioni a cavallo tra il paranormale e la fisica quantistica, con un pizzico di genere catastrofico. Speriamo non mi esploda tutto in mano. Grazie mille Micol per essere passata!
I disegni sono tuoi? Comunque ho letto il racconto.
Ciao Kenji! Sì, i disegni li realizzo io nei rari momenti liberi. Grazie mille per aver letto la mia storiella.
ciao 🙂 come sempre un episodio scritto molto bene … sto cercando di capire se c’è un messaggio dietro a tutto questo, oppure no, perchè in alcuni momenti ho come la sensazione che tutto sia una grande metafora di un qualcosa, ma è ancora presto, ho bisogno di leggere ancora per farmi un’idea chiara su questo punto.
Aspetto il prossimo episodio 🙂
Ciao Lola! Grazie mille per avere la pazienza di continuare a leggere! La storia in realtà sta per trasformarsi in qualcosa di un po’ più stravagante… E non so se sarà un bene. Spero solo di mantenere un buon livello di interesse per lo svolgimento della trama. Comunque oggi finisco di disegnare per il prossimo capitolo e vediamo cosa capiterà al povero Emu.