Capsule di salvataggio

Serie: Nemesis


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: È arrivata la regina

Mi guardai intorno: la regina ci avrebbe impedito di raggiungere la porta dalla quale era entrata; alla nostra destra, il passaggio era bloccato dalle uova, quindi l’unica possibile via di fuga era la porta alle nostre spalle. Feci un cenno allo scienziato che parve abbastanza lucido da approvare la mia idea, quindi indietreggiammo entrambi lentamente. Mantenni lo sguardo fisso sulla regina, puntandole il fucile per tutto il tempo.

D’un tratto lei fece uno scatto in avanti e, cercando di afferrare l’uovo, allungò la zampa sinistra verso lo scienziato, mostrando artigli affilati come coltelli. Feci partire un colpo che la ferì e lei ritirò la zampa emettendo un gemito.

Subito dopo, avvertii un forte e improvviso dolore alle braccia: con un colpo di coda aveva fatto volare via il mio fucile.

«Ok, niente panico. Abbiamo quasi raggiunto la porta.»

Lo scienziato non diceva niente, si limitava a cingere il suo amato uovo con il braccio sinistro, mentre con la mano destra spingeva la sedia a rotelle, spostandola all’indietro.

La regina, forse compiaciuta di avermi tolto l’arma con tanta facilità, sembrò perdere interesse per noi e rivolse la sua attenzione alle uova che erano sul pavimento: si piegò come per proteggerle. Approfittando di quell’attimo di distrazione, uscimmo dalla stanza. Afferrai le maniglie della sedia a rotelle per spingerla davanti a me e iniziai a correre. Lo scienziato non protestò, né mi domandò dove avessi intenzione di andare: aveva l’uovo con sé e questo gli bastava.

Quando pensai di essermi allontanata abbastanza, mi fermai. Solo allora mi accorsi delle gravi ferite alle mie braccia: la coda della regina era ruvida, simile a carta vetrata, e quando mi colpì mi scorticò la pelle. Stavo sanguinando, ma non avevo intenzione di perdere tempo a medicarmi. Avevo un unico pensiero in testa: andare via da lì.

Così mi vennero in mente le capsule di salvataggio: ne avrei presa una, senza nemmeno chiedere il permesso al capitano e avrei finalmente abbandonato la nave. Non mi importava più niente della missione, né degli ordini del capitano, né tantomeno di salvare gli altri, tanto ormai avevo capito che ognuno avrebbe pensato solo a sé stesso. Per una volta sarei stata egoista anch’io.

Quindi, dissi allo scienziato che avrei proseguito per conto mio e che lui avrebbe potuto raggiungere il laboratorio per analizzare finalmente il suo prezioso amico.

«Certo cara, vai pure. Ma, fossi in te, medicherei al più presto quelle brutte ferite.»

«Me ne occuperò.»

Feci per andare, ma lui sentì il bisogno di parlarmi ancora: «Aspetta».

«Che c’è?»

Mi osservò con apprensione, come se all’improvviso avesse scoperto un segreto terribile sul mio conto.

«Quando ci si convince che tutti gli altri siano nostri nemici, spesso è perché il nostro vero nemico siamo noi stessi.»

«E questo cosa dovrebbe significare?»

«Stai attenta, Scout: da sola non andrai lontano.»

«So badare a me stessa, grazie dell’interessamento.»

Finsi di non dare importanza alle sue parole, che invece rimasero scolpite nella mia mente e continuarono a tormentarmi per tutto il tempo.

Mi voltai e mi allontanai dallo scienziato: quella fu l’ultima volta che lo vidi.

Camminando a passo spedito verso le capsule di salvataggio, continuavo a sentire quegli strani rumori in lontananza, ma non me ne curavo più. Come aveva spiegato lo scienziato, attorno alla regina c’era tutta una colonia di insetti giganti e sapevo che nessuno di noi sarebbe uscito vivo da quella situazione rimanendo sulla nave. Avevo quindi deciso di proseguire ignorandoli completamente. Avrei ignorato i dadi, le carte, i sensi di colpa. Ma le parole dello scienziato continuavano ad angosciarmi: e se avesse avuto ragione lui? In fondo non ho mai avuto alcuna prova che la pilota volesse davvero uccidermi. E se fosse stato tutto frutto della mia mente? Ero in grado di riconoscere qualche segno di follia in me, da quando mi ero risvegliata.

Avevo come la sensazione di non essere padrona delle mie scelte, come se qualcun altro, dall’esterno, scegliesse per me guidando la mia vita. In quel caso, non avrei potuto fare molto, semplicemente lasciarmi guidare da quella forza misteriosa, sperando di non fare una brutta fine. 

Serie: Nemesis


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Discussioni

  1. «Quando ci si convince che tutti gli altri siano nostri nemici, spesso è perché il nostro vero nemico siamo noi stessi.»
    Ci credo anch’io. Nemici immaginari, oppure nemici creati dai nostri comportamenti ostili.
    Una frase che fa riflettere, nonostante la situazione e i personaggi appaiano tutt’altro che reali.

  2. “Avevo come la sensazione di non essere padrona delle mie scelte, “
    Condivido il pensiero di tutti gli altri: questa frase chiarisce il senso dell’intero episodio. Esprime il dilemma della protagonista e del lettore: gli altri membri dell’equipaggio sono nemici o amici? Possibile che l’istinto di Scuot sia condizionato dagli effetti del risveglio o percepisce, invece, il pericolo in agguato?

  3. “Avevo la sensazione di non essere padrona delle mie scelte, come se qualcun altro, dall’esterno, scegliesse per me, guidando la mia vita.”: Sembra quasi che i personaggi di questo racconto stiano diventando le pedine del gioco a cui ti ispiri. Adesso si apriranno nuovi scenari. Aspetto. Brava, Arianna.❤️

  4. “Avevo come la sensazione di non essere padrona delle mie scelte, come se qualcun altro, dall’esterno, scegliesse per me, guidando la mia vita”
    Ciao Arianna. Credo che questa sia, in un certo senso, la frase centrale della storia. ‘Sono parte di un gioco?’ Si chiede la protagonista. A dir poco da brivido. Spesso, ridendoci su, me lo sono chiesta anche io. La sensazione che spesso si sente di non essere padroni delle proprie scelte e magari anche della vita stessa. Come se qualcuno o qualcosa ci manovrassero a loro piacimento. Questa bella storia, scava nell’animo umano, nelle sue paure. Suscita domande che sono baratri davanti a noi. Ci stai insegnando che una storia va letta su piani diversi, mai fermarsi all’apparenza. Complimenti!