
Catalogazione delle specie concettuali estinte: tracce di una patologia semiotica?
Serie: ATLANTE DELLE TERRE SOMMERSE
- Episodio 1: Osservazioni preliminari sull’autoconsapevolezza dei sogni residuali
- Episodio 2: INTRODUZIONE
- Episodio 3: Teoria della Corruzione delle Memorie Collettive: una ricerca neurosemiotica
- Episodio 4: Indagine paleolinguistica sulle prime menzogne non verbali
- Episodio 5: Catalogazione delle specie concettuali estinte: tracce di una patologia semiotica?
- Episodio 6: Microrganismi semiotici: prime prove di vita simbolica autonoma
STAGIONE 1
a cura di
Giorgio Traüber
Premessa
Mentre la biologia ha ormai sistematizzato l’estinzione come processo evolutivo naturale, filosofia e semiotica hanno iniziato a interrogarsi sul destino delle idee perdute.
Nel presente contributo indagheremo una patologia teorica finora poco nota: la Sindrome di Mutazione Concettuale (C.M.S.), ovvero l’insieme di fenomeni per cui intere strutture cognitive vengono abbandonate, represse o trasformate al punto da risultare inintelligibili alle generazioni successive.
Come è mia abitudine dire: questo studio non ha alcuna pretesa di esaustività, propone solo una catalogazione generale delle specie concettuali estinte, ossia di quei concetti che l’umanità ha pensato, articolato e poi – per ragioni epistemologiche, culturali o psico-evolutive – dimenticato.
Definizione di “specie concettuale estinta”
Con questo termine si indica una configurazione astratta dotata di coerenza interna, storicamente pensata e trasmessa, ma successivamente rimossa dal sistema culturale, al punto da sopravvivere solo in forma di allusione, detrito semantico o tabù filosofico.
Esempi classici:
• Alafonia: principio proto-linguistico per cui, secondo alcune ipotesi glottogenetiche (v. Kraaij & Fenoll, 2006), le parole non trasmettono significato, ma emozioni; fenomeno attestato in civiltà preindoeuropee .
• Simbiogenesi Mnemica: concezione mesopotamica della memoria come funzione condivisa tra più menti, eliminata con l’affermazione dell’individualismo narrativo (v. Zevi, 2009).
Meccanismo patogenetico della C.M.S.
Secondo Ceylan & Mortimer (2008), la mutazione concettuale segue un ciclo degenerativo di cinque fasi:
1. Formulazione metaforica iniziale.
2. Sistematizzazione comunitaria.
3. Saturazione semantica.
4. Scomposizione assiomatica.
5. Espulsione selettiva dal repertorio condiviso (darwinismo concettuale).
A ogni passaggio, l’idea si trasforma, fino a diventare un fossile idiomatico. Alcuni di questi residui sono rintracciabili in lingue morte, in gesti rituali o in strutture grammaticali sopravvissute, ma svuotate di senso.
Esemplificazioni ricostruttive
Riporto di seguito alcune delle specie concettuali estinte, già ricostruibili dai frammenti raccolti nel Lessico del pensiero neotetico (Béraud, 2005):
• Qyemi (civiltà pretaurica): idea secondo cui ogni parola pronunciata consuma l’oggetto a cui si riferisce.
• Dzen-pira (antica Anatolia): concetto inverso alla “volontà”. Non è il soggetto a desiderare, ma il desiderio a cercare un ospite temporaneo.
• Narca (area Minoica): teoria che vede la realtà come evanescente, se non colta con sincronica continuità da almeno diciassette individui consapevoli.
•Cenodria (comunità neomistica di Vessa, Epiro, ca. 1100 d.C.): credenza secondo cui la comprensione esatta di un concetto lo rende inefficace. I Cenodriani ritenevano che l’uso eccessivo di una parola ne assottigliasse il “potere operativo”, sino a privarla completamente della capacità di rappresentare il reale. Per questo motivo, praticavano una rotazione continua dei termini in ogni ambito: giuridico, teologico, medico. Alcuni manoscritti parlano di una “grammatica migrante” applicata anche alle preghiere. Fu bandita durante le riforme bizantine perché considerata fonte di eresia sintattica.
Implicazioni moderne
La C.M.S., se non trattata come campo d’indagine critica, continuerà a produrre mutazioni anche nel futuro.
Ogni volta che un concetto verrà dichiarato “inutile”, “superato” o “non redditizio”, una forma di pensiero scomparirà.
Ma attenzione: molte di queste sparizioni potrebbero non essere più evolutive, bensì sintomatiche di un sistema culturale distraente, incapace ormai di sostenere le più elementari ambiguità semantiche.
Nota conclusiva
Studiare le specie concettuali estinte non è un esercizio nostalgico, ma un atto di archeologia cognitiva. È il tentativo di mappare ciò che siamo stati in grado di pensare, ma non di sostenere*.
(Bolzano, febbraio 2010)
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*Questo testo rappresenta la seconda e ultima pubblicazione di mio fratello in sede ufficiale (Semiotic Archives, anno VI, n. 3, 2010), poco prima che venisse progressivamente isolato dal mondo accademico.
Negli anni seguenti, le sue teorie cominciarono a essere considerate “deliranti, artificiose, formalmente brillanti ma epistemologicamente fraudolente”.
Così scriveva Marina Cossu nel suo celebre editoriale “La sindrome Traüber”, pubblicato su L’Indice delle Idee (2016).
Altri lo definirono “impostore”, “falsario concettuale”, persino “santone post-moderno in cerca di un culto”.
Alcune polemiche, molto feroci, gli procurarono l’irrimediabile etichetta di mistificatore.
A mio avviso, fu proprio questo accanimento – mediatico, intellettuale, personale – ad aprire una ferita irreparabile, che lo accompagnò sino alla fine. Una fine che, per molti versi, non fu solo tragica, ma profondamente letteraria, segnata dal mistero del suo assassinio.
Non saprei dire se ciò lo avrebbe divertito o addolorato. — G. T.
Bibliografia selettiva:
Béraud, C. (2005). Glossaire de la pensée néothétique. Marseille: Éditions Fragmentales.
Ceylan, M., & Mortimer, E. (2008). Archaische semiotische Dysfunktionen. Berlin: Verlag Noema.
Fenoll, J. & Kraaij, L. (2006). Alafonie: preverbale retoriek en semantische deviatie. Utrecht: Nonum Corpus.
Zevi, P. (2009). Simbiogenesi cognitiva. Torino: Dasein Edizioni.
Serie: ATLANTE DELLE TERRE SOMMERSE
- Episodio 1: Osservazioni preliminari sull’autoconsapevolezza dei sogni residuali
- Episodio 2: INTRODUZIONE
- Episodio 3: Teoria della Corruzione delle Memorie Collettive: una ricerca neurosemiotica
- Episodio 4: Indagine paleolinguistica sulle prime menzogne non verbali
- Episodio 5: Catalogazione delle specie concettuali estinte: tracce di una patologia semiotica?
- Episodio 6: Microrganismi semiotici: prime prove di vita simbolica autonoma
Questo testo è inquietantemente reale! Mi è tornato in mente un episodio di qualche mese fa: ero in palestra e stavo scambiando due chiacchiere con un ragazzo molto più giovane di me (va ancora alle superiori, figurati) e qualche volta usava delle terminologie tipiche della sua generazione che io non capivo. Dovevo chiedergli di spiegarmi cosa volesse dire (ogni volta mi spuntava un capello bianco in più), ma per lui era del tutto chiaro. Sono certa che se avessi usato qualche termine dei “miei tempi” sarebbe stato lo stesso a parti inverse.
Sarebbe effettivamente interessante catalogare, in base alle generazioni, parole, frasi tipiche e pensieri per poi metterle a confronto. Probabilmente, ad un certo punto, il divario tra i “vecchi” e i “giovani” sarà talmente ampio che non si capiranno, come se parlassero lingue diverse.
Perché ogni volta che ti leggo finisco sempre per strolicarmi? 😹
Ciao Mary! Grazie mille per la lettura e per il bellissimo commento🙏🏻 “strolicare” è un verbo pazzesco😂 lo userò subito in questa serie, in tuo onore🤣 ti metterò nelle citazioni!
Non vedo l’ora! 😼
Ciao Nicholas. Ammetto che il tuo testo mi ha spiazzato. Mi sono chiesta se stessi leggendo un trattato semiotico, un esercizio di immaginazione teorica o un lascito malinconico da un altro universo del pensiero 🙂
L’idea che alcuni concetti possano estinguersi come specie biologiche mi è sembrata insieme geniale e inquietante. Soprattutto perché, in fondo, riconosco anch’io quella sensazione: certi pensieri, certe parole, spariscono, e nessuno ne sente più il bisogno. Ma Traüber non si limita a constatarlo: ne fa una mappa di ciò che abbiamo perso. E forse anche di ciò che potremmo ancora salvare.
Mi ha colpito soprattutto l’idea della Sindrome di Mutazione Concettuale – un’ipotesi così audace e paradossalmente plausibile che finisce per interrogare il nostro stesso modo di pensare.
Ecco, ancora una volta mi hai fatto venire l’emicrania! 😀
Grazie Cristiana!🙏🏻 Per la lettura, per il bellissimo commento, e per la fiducia in questa serie che, comprensibilmente, sfida la pazienza del lettore. Tutti questi concetti, come ricordo sempre, sono elementi caratterizzanti del personaggio Traüber, ma anche piccoli indizi della natura di questo scritto. Un altro sforzo non indifferente, per me, è rendere l’idea della forma scritta in cartaceo (che parallelamente sto eseguendo), anch’essa centrale nel delineare l’architettura visiva e concettuale della serie🤗
Ogni volta che leggo un nuovo episodio mi sorprendo dell’originalità del tuo lavoro. Bravo 👏👏
Ciao Tiziana! Grazie mille per aver letto anche questo episodio!🙏🏻 Gli pseudosaggi sono quasi finiti (finalmente, direi!😆) tra qualche episodio si entra nel vivo… Spero😬
“Simbiogenesi Mnemica: concezione mesopotamica della memoria come funzione condivisa tra più menti, eliminata con l’affermazione dell’individualismo narrativo”: mi ha fatto pensare alla memoria collettiva di Jung. Forse alcune specie concettuali estinte, possono tornare🤔
Ciao Arianna! Grazie per la lettura!🙏🏻 Traüber forse direbbe di sì. Io non saprei proprio 😂
In questo testo molto interessante, quello che più mi ha colpito è “l’uso eccessivo di una parola” e “il concetto inverso alla volontà”. Della saturazione semantica (ovviamente non con questi termini) ne avevo sentito parlare da bambina. Mi avevano detto di ripetere il nome di ciò che mi faceva paura per fargli perdere il significato e il potere, come un esorcismo. Quindi mi domando: può il continuo parlare, da parte dei mass media, di eventi drammatici rendere questi banali e ledere i freni del nostro super-io?
Con “il concetto inverso alla volontà” mi pongo un’altra domanda: il desiderio cerca una casa adatta a lui, ma non può occuparla senza il consenso di questa, perché sarebbe un ospite indesiderato e il desiderio non può essere non voluto. Quindi, come fa?
Ciao Concetta! Grazie mille per la lettura e per il bellissimo commento (e per esserti avventurata in questa serie dagli esiti oscuri😄). Le elucubrazioni di Traüber hanno un doppio scopo: definire la sua idea critica di contemporaneità (condivisibile) e delineare la psicologia, lo stile, il pensiero, le nevrosi e i bias di un bugiardo (al netto del fattore emotivo e biografico). Credo che sia soprattutto questa la difficoltà di costruire una storia così frammentata, ingannevole e composta solo di documenti e note a piè di pagina (ormai siamo vicini a un primo cambio di registro)🤗