Coda di paglia è sceso a Bolzano
Serie: L'eredità di Giacomo
- Episodio 1: La casa in valle
- Episodio 2: Solo una leggera inquietudine
- Episodio 3: Trasformazioni
- Episodio 4: Non si viaggia mai col fumo in tasca
- Episodio 5: Tasselli al loro posto
- Episodio 6: Il desiderio di sognare
- Episodio 7: Lettera dall’aldilà
- Episodio 8: Bel pippone ti sei tirato
- Episodio 9: Gita nell’aldilà
- Episodio 10: Sbucciare le patate per guadagnarsi il pasto
- Episodio 1: Quattro chiacchiere col morto
- Episodio 2: La vita, il bello e il bene
- Episodio 3: Modulo Umano Standard
- Episodio 4: L’intrusione
- Episodio 5: Capire il passato per vivere il futuro
- Episodio 6: Rimpianti, domande e speranze
- Episodio 7: Tutti abbiamo qualcosa da farci perdonare
- Episodio 8: Ceres? Come la birra?
- Episodio 9: Condanna all’oblio
- Episodio 10: Il macigno di Piero
- Episodio 1: Spiragli
- Episodio 2: Le anime non hanno sesso
- Episodio 3: Domande, risposte e richieste
- Episodio 4: Una cosa che mi scalda il cuore
- Episodio 5: Coda di paglia è sceso a Bolzano
- Episodio 6: Viaggio con Jurgen – Rivelazioni
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Jurgen deve consegnare delle cose a Thomas e gli chiede di andare a Monaco
Il treno che mi avrebbe portato a Monaco arrivò alla stazione di Trento in perfetto orario: era un convoglio Deutsche Bahn, quindi non mi stupii.
Trovai il posto prenotato e mi accomodai. Davanti a me era seduto un uomo più o meno della mia età: magro, capello chiaro e corto, vestito blu, scarpe pulite ed eleganti e un sorriso insolente che non mi piaceva. Risposi al suo saluto di circostanza con un cenno del capo e mi immersi subito nella lettura del libro che mi ero portato, me lo aveva lasciato Graziano assicurandomi che mi sarebbe piaciuto. Il titolo, Il consiglio di Steven, era già interessante.
Non passarono cinque minuti che sorriso insolente si alzò e, nel togliere dalla sua sacca un giornale, anzi, Il Giornale, il movimento di estensione del braccio fece risalire il polsino della sua impeccabile camicia permettendomi di scorgere metà della svastica che aveva tatuata sull’avambraccio.
No cazzo ! Non posso fare tutto il viaggio con un nazista di fronte a me. Pensai.
Non odio nessuno, ma quelli che mi danno veramente fastidio devo evitarli e, se proprio non ci riesco, almeno percularli.
Così attaccai discorso.
«Scusa, sai dirmi quanto ci vorrà per arrivare a Monaco?»
«Poco meno di cinque ore, dipende se al confine faranno controlli.»
«Controlli? Ma non sono sparite le frontiere?»
«In teoria si, ma spesso la polizia austriaca controlla i documenti degli extracomunitari. Ai nostri di chi esce non importa nulla, ma loro sono più duri con i clandestini e, se trovano qualche irregolarità, si sta fermi a lungo.»
«Da ciò che dici mi pare di capire che lo fai spesso questo tragitto.»
«Si, per lavoro quasi ogni settimana mi faccio Verona – Innsbrűck.»
Quello che disse mi confortò, in poco più di un’ora, salvo controlli, sarebbe sceso e con lui se ne sarebbe andata anche la mia nausea.
«Scusami, non volevo essere curioso.» dissi candidamente.
«Figurati, fa giusto piacere parlare italiano perché, qua sul treno, tra slavi e africani non capita spesso.»
Lo inserii automaticamente nella categoria che più detestavo, cioè quella dei nazisti di bell’aspetto, mimetizzati perfettamente, ma pronti a far sentire il loro alito mefitico. Mi erano più simpatici quegli idioti di naziskin, almeno li riconoscevi subito, questo, se non avessi visto la svastica, lo avrei scambiato per un antipatico, e relativamente innocuo, funzionario di banca. Vero che potevo concedergli il beneficio del dubbio: forse il tatuaggio se l’era fatto da adolescente e, pur pentito, non aveva avuto il tempo per cancellarlo o modificarlo. Ma smettila col tuo solito buonismo, tuonò la mia voce interiore, tanto forte e chiaro da farmi temere che anche lui l’avesse sentita.
Dopo un po’ Immigrant Song annunciò una chiamata da Graziano.
«Ciao, ti manco già?» risposi.
«Manchi sempre, a dire il vero. Ieri è tornata Marta, ormai mi usa come intermediario―»
«Scusa un attimo.» Lo fermai.
Mi allontanai verso il fondo del vagone in modo che nessuno potesse ascoltare la conversazione.
«Dimmi!»
«Ha intenzione di chiamarti e, sapendo che ero stato qualche giorno da te, voleva conferme del tuo cambiamento. Mi sembra chiaro che il tuo ex collega e coinquilino la tiene al corrente. Pino se la vorrebbe scopare, ha detto che di donne non capisci niente.»
«Ma che merda d’uomo! Verrei a Bologna solo per fare due chiacchiere con lui.» Sbottai.
Graziano rise: «È maleducato e indisponente, si lamentano anche i clienti e mi sa che farò bene a licenziarlo. Comunque niente, le ho detto di chiamarti e che, parlando con te, avrebbe capito subito. Ha detto che lo farà a breve. Tutto qua, volevo solo avvisarti.»
«Hai fatto benissimo, grazie.»
Mi era venuta, improvvisa, un’idea balzana: «Senti, non è che staresti al telefono qualche minuto? C’è un nazista, seduto davanti a me, e vorrei capire se ha la coda di paglia.»
«Ma certo, mi inviti a nozze.» Rispose entusiasta.
«Non badare a ciò che dico, ma cerca di rispondere a tono: quei sorci hanno le orecchie buone.»
Cominciai la recita tornando al mio posto.
«Quindi mi dici che è arrivata una segnalazione?» Faccia interessata.
«E come pensano di muoversi?» Faccia interrogativa.
«Ma non possono controllare tutto un treno solo per una voce che non si sa quanto sia affidabile.» Faccia sconcertata.
«Si, chiaro. Spero solo che non lo facciano oggi che sul treno ci sono anch’io.» Faccia speranzosa.
«Al Brennero? Ma allora la fanno i nostri. Chi dirige? Antonelli? Bene, avvisalo della mia presenza.» Faccia rassegnata.
«Ti ringrazio per avermi avvertito, se succede qualcosa ti chiamo. Ciao.» Faccia grata.
Spensi la chiamata con un fare tra il perplesso e il preoccupato.
Avevo gettato l’esca ed ero curioso del movimento del pesce.
Ripresi a leggere.
«Scusi,» il pesce si rivolse a me con voce che voleva essere sciolta, ma che tradiva un filo di nervosismo «non ho potuto non sentire, lei è un agente di polizia?»
Lo guardai con faccia da duro e risposi come avrebbe risposto un poliziotto: «Sta scherzando? Mi occupo di software ospedaliero.» Poi tornai a fissare le pagine del libro, lasciando intendere che non avrei detto altro.
Passarono solo pochi minuti prima che si alzasse per prendere la sua valigetta e fu ancora meno attento di prima così che ebbi modo di vedere, intero, il marchio della sua vergogna sull’avambraccio. Si sedette, aprì la 24 ore e subito esclamò: «Che idiota! Ho dimenticato la pratica in ufficio.» Richiuse la valigetta continuando a imprecare, mi salutò con un cenno e lasciò libera la poltroncina.
Sogghignai.
Il convoglio si fermò lentamente nella stazione di Bolzano, dal finestrino lo vidi passare con viso basso e passo veloce verso le scale d’uscita. Lo filmai per qualche secondo senza farmi notare e inviai a Graziano video e commento: Guarda te, coda di paglia è sceso a Bolzano.
Poteva essere vera la sua dimenticanza, ma ne avevo ragionevoli dubbi, oppure nella valigetta portava documenti compromettenti o denaro o, forse, solo qualche bustina di coca, chissà. Comunque fosse, il timore gli aveva imposto di interrompere il suo viaggio e io ne ero felice.
Sorrisi, mi rilassai e ripresi la lettura.
Serie: L'eredità di Giacomo
- Episodio 1: Spiragli
- Episodio 2: Le anime non hanno sesso
- Episodio 3: Domande, risposte e richieste
- Episodio 4: Una cosa che mi scalda il cuore
- Episodio 5: Coda di paglia è sceso a Bolzano
- Episodio 6: Viaggio con Jurgen – Rivelazioni
Breve e acuto, mi ricorda un po’ Buzzati.
Non so se avrei avuto la stessa brillante idea e, soprattutto, se sarei stata in grado di similare altrettanto bene; di certo non sarai rimasta seduta davanti al tizio con la svastica. A costo di fare il viaggio in piedi, con la schiena poggiata da qualche parte, a rileggere ancora una volta, “Il consiglio di Steven”.
Un’idea geniale, non proprio la “soluzione finale”, è comunque un ottimo espediente per far allontanare un nazista con la coda tra le gambe. Bravo Giuseppe, episodio divertente.
Sai quanto li amo quei codardi che si fanno forti solo in gruppo. Esseri inutili, zavorra dell’umanità! Ciao Fabius.
Non sarà pericoloso questo neonazista? Non credo sia sceso dal treno solo per un tatuaggio. Aspetto il prossimo capitolo. Bravo, Giuseppe!🙂
Ciao Concetta, grazie per aver letto. Mi sono fatto prendere un po’ la mano, ma i nazisti proprio non li sopporto. No, non sarà pericoloso, quelli come lui sono solo dei vigliacchi vestiti bene, l’umanità ha gli anticorpi giusti per liberarsene. Ti abbraccio!!!