Colpe, tu
Come si fa a cancellare un sentimento così forte che ti strappa il cuore?
Alcune volte vorrei non averti mai conosciuto, forse non mi sarei innamorata di te e non staresti male a causa mia. Ma come si fa a non amarti se mi ami anche quando sbaglio? Non dovresti però, gli altri non lo fanno. Si limitano solamente ad urlarmi contro, a ripetermi così tante volte che è colpa mia, che alla fine ci credo anche io.
Vorrei che mi guardassi con i loro occhi, magari capiresti che in me non c’è assolutamente nulla di bello. Sono solo un fiore appassito, talmente brutto che nessuno ha mai voluto prendersene cura. Sono la pioggia che ti rovina l’acconciatura appena fatta dal parrucchiere. Sono il mostro delle favole, l’erba cattiva e il gioco che, passato di moda, viene buttato in un angolo a soffocare con spessi strati di polvere. Sono così tanti sono che alla fine non sono niente. E il niente cos’è? Solamente ciò di cui nessuno ha bisogno.
Ma tu sei diverso perchè troveresti in ognuna di queste frasi una cosa bella, riusciresti a darmi motivazioni infinite pur di convincermi che mi sbaglio. Se dovessi leggere queste parole, un giorno, so che ti arrabbieresti perchè cerchi in tutti i modi di farmi apprezzare, non dagli altri ma da me. Mi ripeti sempre che mi critico troppo, ma se non lo faccio io come posso essere pronta alle critiche altrui?
Se solo potessi vedere attraverso i miei occhi capiresti come mi vedo: una persona orribile, incapace, fredda, vuota di tutto e piena di niente. Capiresti come mi sento: inutile, fuori posto e incompresa. La cosa triste però è che ci sono abituata. Abituata al suo tono di voce alto e rabbioso contro di me, a riconoscere i suoi passi, a trovare la scusa più plausibile quando ho gli occhi lucidi. Abituata al peso delle parole che vengono lanciate contro di me da persone che ritieni sbagliate.
Continuo a darmi colpe infinite perchè è ciò che mi fanno credere e mi colpiscono pugnalandomi il cuore. Sono stanca, ma non fa niente, non importa a nessuno. Alle persone interessa solamente quando sbagli così sono pronte a puntarti il dito contro. Questo mondo ha una strana logica: posso dare perfino ogni centimetro della mia gentilezza, del mio cuore, del mio tempo, ma non sarà mai, e dico mai, abbastanza. Sono tutti lì, come le vecchiette del quartiere pronte a captare uno spettegolezzo e raccontarlo a tutti umiliandoti.
Per fortuna ci sei tu e il meraviglioso giorno in cui ti ho conosciuto. Riesci a comprendere le mie parole e sai che per farmi stare meglio non servono parole. Perciò mi abbracci mentre io singhiozzo e mi nascondo nel tuo petto, avvolta dalle tue braccia che mi fanno sentire al sicuro. Poi mi guardi, mi asciughi le lacrime e, accarezzandomi il viso, mi baci la fronte. Un gesto così amorevole e protettivo.
Come faccio a non sentirmi in colpa quando non so darti nemmeno la metà di tutto ciò che mi dai? Eppure non vuoi nulla in cambio, se non vedermi sorridere. E qualsiasi colpa mi prenda, per abitudine o per altro, tu sarai lì a ripetermi che ti prenderai cura di me, che ti rendo felice e che farai in modo che il mio cuoricino non si spezzi perchè, secondo te, con la mia semplicità so darti più di quanto abbia mai ricevuto.
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Un monologo bello e struggente, un’altalena fra la forza data da un amore non esigente e l’esigenza di imparare ad amare.
Durante la lettura di questo suggestivo monologo, mi sono ritrovata a soffermarmi su frasi che mi sono arrivate come un colpo alla bocca dello stomaco. Parole che vanno lette con il cuore di chi ha compassione di sé stesso e dell’altro. “Alcune volte vorrei non averti mai conosciuto, forse non mi sarei innamorata di te”, mi piace invece pensare che l’amore sia sempre e comunque una fortuna, un’opportunità anche quando ci mette a disagio; ti lascia dentro una parte buona. Certo, bisogna lavorarci tanto e ogni giorno con fatica. “Continuo a darmi colpe infinite perché è ciò che mi fanno credere e mi colpiscono pugnalandomi il cuore. Sono stanca, ma non fa niente, non importa a nessuno”, troppe volte siamo certi di essere quelli sbagliati, perché non piacciamo agli altri, perché sentiamo dentro il disagio che proviene dalla mancata accettazione di noi stessi; anche qui serve tanto lavoro, e ci dobbiamo guardare dentro perché nessuno ci può aiutare, il traguardo lo raggiungiamo in solitaria. A mio parere, il suo racconto è realmente un monologo, che va letto con occhi che non sono quelli che abitualmente utilizziamo. Dal punto di vista stilistico è un ottimo lavoro che fornisce una lettura scorrevole e piacevole.
È molto struggente questo monologo. Qualcuno si ritroverà in queste parole, in questa situazione di relazione sofferente, di tormenti interiori che interferiscono con i rapporti esterni. Una volta di più si ha la conferma che per godere appieno della compagnia degli altri bisognerebbe prima entrare in sintonia con se stessi e trovare la pace di cui tutti abbiamo bisogno.
“Mi ripeti sempre che mi critico troppo, ma se non lo faccio io come posso essere pronta alle critiche altrui?”
Questo passaggio mi è piaciuto
Quanta verità in questo librick
Cosa intende con quanta verità? Appronfondisca il suo commento, mi farebbe piacere leggerlo
Diamoci pure del tu! Intendevo che in questo librick sono scritte cose vere, che ogni tanto penso anch’io, che la gente pensa tutti i giorni
Un salto di qualità evidente. Scrittura appropriata, senza sbavature. Un testo ben fatto, ben curato.
Qualche parola sul contenuto. Ci sono due paragrafi eccellenti: quello con la sequenza dei “sono” e l’altro in cui c’è un sorprendente “vuota di tutto e piena di niente”. Sei riuscita, Maria Gabriela, a inventare espressioni efficaci e davvero indovinate.
Mi confermi l’impressione immediata che ho avuto di te, di un talento reale.
Ora è venuto il momento, secondo me, di virare dal monologo al dialogo. Chi ti parla, pur nella sua artigianalità, è un narratore puro, amante del monologo come forma di scrittura. Ma alla lunga può risultare ripetitivo e allora accadrà a te ciò che è successo a me: i lettori lo pretenderanno. E giustamente, aggiungo a posteriori. Il salto sembra fuori portata all’inizio, ma quando avrai affinato un po’ di tecnica ti garantirà un potenziale consistente.
Molto molto interessante questo piccolo diario intimo… pieno di fiori.
La ringrazio per il commento. Però ecco sono più a mio agio, almeno per il momento, a continuare con i miei monologhi. Non mi sento ancora in grado di creare un dialogo. Però ne prenderò atto e quando ci riuscirò sarà il primo a leggerlo. La ringrazio però per il consiglio e l’incentivazione