
Condanna all’oblio
Serie: L'eredità di Giacomo
- Episodio 1: La casa in valle
- Episodio 2: Solo una leggera inquietudine
- Episodio 3: Trasformazioni
- Episodio 4: Non si viaggia mai col fumo in tasca
- Episodio 5: Tasselli al loro posto
- Episodio 6: Il desiderio di sognare
- Episodio 7: Lettera dall’aldilà
- Episodio 8: Bel pippone ti sei tirato
- Episodio 9: Gita nell’aldilà
- Episodio 10: Sbucciare le patate per guadagnarsi il pasto
- Episodio 1: Quattro chiacchiere col morto
- Episodio 2: La vita, il bello e il bene
- Episodio 3: Modulo Umano Standard
- Episodio 4: L’intrusione
- Episodio 5: Capire il passato per vivere il futuro
- Episodio 6: Rimpianti, domande e speranze
- Episodio 7: Tutti abbiamo qualcosa da farci perdonare
- Episodio 8: Ceres? Come la birra?
- Episodio 9: Condanna all’oblio
- Episodio 10: Il macigno di Piero
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Il temporale, che ancora lampeggiava verso est, aveva lasciato dietro di se un’aria frizzante e bianche nubi che sembravano fiocchi di zucchero filato posati qua e là a carezzare boschi e cime. La figura di Ceres, che scendeva veloce verso valle, si fece sempre più piccola fino a quando, d’un tratto, sparì, forse inghiottita dalla nebbia o forse dissolta per qualche sua facoltà a me sconosciuta.
Lasciai la finestra e tornai a sedermi sulla panca davanti al caminetto. La danza del fuoco, spettacolo di fiamme mai uguali, catturò i miei occhi e liberò pensieri e riflessioni: fra poche ore la strana e incredibile avventura che aveva stravolto la mia vita si sarebbe conclusa e la consapevolezza di ciò, anziché darmi sollievo, suscitò in me una tristezza incomprensibile, quasi un rimpianto in anticipo sui tempi.
Mi diedi una mossa e iniziai a riporre le mie cose nello zaino. Nell’attesa che i fuochi si spegnessero scrissi due righe di ringraziamento sul libro dei passaggi e, chiusa la porta d’ingresso con il trapassino esterno, mi avviai verso valle.
Giunto a casa mi preparai un tè e lo sorseggiai con calma ammorbidendo i biscotti che stentavano a passare dalla mia gola, non avevo fame ed ero teso come una vela in pieno vento: dovevo resistere e non lacerarmi. Telefonai a Jurgen e mi parve che anche la sua voce tradisse nervosismo, ma, forse, ero io che esasperavo tutto. Lo informai della presenza di Ceres e un po’ mi rincuorò il suo sollievo nell’accogliere quella notizia. Mi disse di avere grande considerazione dei “Guardiani”, perché aveva avuto a che fare, indirettamente, con qualcuno di loro. Ci accordammo per risentirci prima delle dieci così da farci trovare pronti all’ora concordata con Giacomo. Mi raccomandò di rilassarmi e io ricambiai: lui sentiva la mia tensione e io la sua.
Alle dieci ero sdraiato sul lettino e non ebbi neanche il tempo di abbassare le palpebre che, riaprendo gli occhi, mi apparvero i volti rilassati di Giacomo e Ceres. Beati loro, pensai, ma, non appena li accolsi in me fui beato anch’io: il benessere si diffuse in ogni mia cellula rendendomi quella pace che mi aveva abbandonato nelle ultime ore.
Lo scontro durò poco, anzi, lo scontro proprio non avvenne perché, nello stesso istante in cui Rino e il suo protettore entrarono nella mia mente aprendo la loro, la potenza di Ceres annullò qualsiasi loro velleità, lesse in un attimo la mente di Rino e, nel contempo, bloccò qualsiasi iniziativa di Raffaele azzerando la sua possibilità di nuocere. L’anima di Rino cessò di esistere, almeno nel nostro presente, mentre quella del suo protettore, ferita, sconfitta, esausta ed umiliata si piegò alla volontà di Ceres.
In tutto ciò io percepii solo un lampo e un leggero fruscio, un’onda luminosa di bassa intensità e di breve durata e poi la voce di Ceres, suadente e quasi femminile in questa occasione: «É finita Thomas, ora usciamo tutti dalla tua mente, grazie.»
Ero quasi deluso dalla mia assoluta ininfluenza, non potevo nemmeno considerarmi spettatore dato che nulla avevo visto o sentito tranne quella breve vibrazione che non sapevo a cosa imputare.
Le parole di Ceres, ora decise e tonanti, mi riportarono alla realtà, ammesso che io, potessi definirla tale.
«Perché Raffaele? Eri destinato ad essere il mio braccio destro. Come hai potuto pensare di sfuggire al Consiglio? Non ho altra spiegazione che questa fine sia tua precisa volontà, sbaglio?»
«Ceres, io pago i miei errori, non ne sono felice, ma finalmente, dopo tanto tempo, mi sento sgravato dalle aspettative per le quali non mi sentivo all’altezza e che, a mio avviso, mi erano state accreditate con troppa superficialità.»
«Non farmi usare epiteti terreni Raffaele! Cosa stai a dire!?»
«Crepe nella mia anima ce ne sono da quando ero giovane e Rino ne aveva fatto un’arma di ricatto che non ho mai avuto il coraggio di denunciare. Voi, supervisori distratti, non siete intervenuti―»
«Quindi sarebbe colpa nostra?» lo interruppe rabbiosamente Ceres. «Mi spiace Raffaele, soprattutto per la tua presunzione, avresti dovuto credere in ciò che rappresentavi e chiedere aiuto visto che ti era necessario, la tua negligenza non è perdonabile, hai tradito la stima che ti era stata accordata, non solo da me che ero tuo garante, ma da parte di tutto il Consiglio. Abbiamo sbagliato. Io ho sbagliato e ne pagherò le conseguenze, ma, con il potere che mi è stato conferito, ti condanno all’oblio. La durata della pena, l’eventuale cessazione o il suo prolungamento sono demandate al Consiglio dei Guardiani che ne stabilirà i termini.»
Raffaele ascoltò la sentenza senza replicare, il suo volto sembrava più rilassato di quello di Ceres che tradiva tutto il suo disappunto. Che poi, pensai, sono Moduli Umani, corpi finti, cosa vuoi capire come stanno?
Raffaele si dissolse come un ologramma a cui si toglie energia, Ceres si fermò a parlare con gli altri membri della giuria e Giacomo venne a salutarmi.
«Grazie Thomas, è finita, il tuo dono è stato grande, ci speravo ma non era scontato. Grazie a te avrò una nuova vita. Che il bene che ti voglio ti accompagni sempre. Ho pochi attimi, parla con Jurgen, dovrai andare da lui perché ha delle cose per te. Ti abbraccio.» Anche lui sparì e io percepii una sorta di smarrimento al pensiero che non l’avrei più rivisto.
Ceres doveva aver compreso il mio malessere e venne a diffondere tranquillità.
«Non hai sbagliato nulla Thomas, è logico che ora tu sia stanco e sconvolto, ma risolverai i tuoi problemi, ne sono sicuro.»
«Ho molte domande da farti, Ceres e mi avevi assicurato che mi avresti dato le risposte.»
«Hai ragione, quasi dimenticavo di dirtelo!» sorrise «Ho chiesto una licenza, ci vorrà un po’ di tempo, devo sbrigare tutta la parte burocratica di questo ultimo caso ma poi, trovato un corpo che mi vada bene, sarò tuo ospite per qualche giorno e potrò rispondere alle tue domande e farti una proposta su un’idea che mi è venuta negli ultimi giorni.»
Serie: L'eredità di Giacomo
- Episodio 1: Quattro chiacchiere col morto
- Episodio 2: La vita, il bello e il bene
- Episodio 3: Modulo Umano Standard
- Episodio 4: L’intrusione
- Episodio 5: Capire il passato per vivere il futuro
- Episodio 6: Rimpianti, domande e speranze
- Episodio 7: Tutti abbiamo qualcosa da farci perdonare
- Episodio 8: Ceres? Come la birra?
- Episodio 9: Condanna all’oblio
- Episodio 10: Il macigno di Piero
Che idea sarà mai venuta in mente a Ceres? Per un attimo avevo creduto che l’avventura di Thomas si fosse conclusa, ma adesso sembra esserci qualcos’altro ad attenderlo. Che storia avvincente, bravo Giuseppe!
Un episodio tutto impostato sul cerebrale, tra menti amiche e di contrasto malevoli e perfidee…il bene prevale sul male questo è l’epilogo e Thomas troverà la sua pace interiore….grazie Giuseppe per quello che ci regali