Corazzato soft

È così, signori. Da anni, oltre a truppe di assaltatori con fucili e pistole di ogni tipo, abbiamo sniper e spotter, mitragliatrici leggere come la Minimi 249k e l’M60, se non persino montate sui pianali di pick up come se fossero autentici tecniche. Addirittura lanciagrate M203 e le claymore. E rimanete a stupiti a che succeda una cosa del genere? Sul serio non lo credevate?

Be’, vi dico come funziona. Ogni club deve avere almeno un fuoristrada. Non che sia del club, ma che almeno un socio lo abbia. Può bastare una jeep Renegade, un Rav 4 o un Duster. Ecco, bene. A questo punto arriva l’equipaggio che monta il tutto. Prima, i distanziatori. Sono colonne con una parte cava e una piena, a una estremità una superficie metallica che con il principio del magnetismo si attacca alla carrozzeria del fuoristrada. L’altra estremità ha una presa che va a incastrarsi con la parte interna dei pezzi dello scafo.

I pezzi dello scafo? Fra poco ci arriviamo.

Il pilota collega ai distanziatori una serie di schermi, uno per il dietro, uno per il davanti, uno per ciascuno lato. Con questi schermi, vedrà qualunque cosa ci sia intorno. Capito? Bene.

Poi si attaccano i pezzi dello scafo rivestiti di vernice antigraffio. Non sono metallici, sono di plastica. Li si attaccano uno a uno incastrandoli con i distanziatori. Sì, bene, hai capito che i distanziatori servono per montare il tutto anche intorno a una qualunque automobile. E questi distanziatori sono anche snodabili, proprio per essere adattati alle superfici curve.

Così, ci sono i finti cingoli con le gonne, lo scafo e il davanti rigido che protegge il muso dell’automobile-fulcro così da evitargli di graffiarsi per i cespugli o i sassi.

A bordo, ci sono il pilota che usa lo sterzo e le marce per guidare, mentre gli schermi gli mostrano il tutto… oh, già detto? Accanto c’è il marconista, che usa una qualunque radio che potrebbe usare un operatore. I due possono uscire dall’automobile in un qualunque momento, perché lo scafo è studiato in modo da lasciare lo spazio per aprire le portiere. Non del tutto, eh; ma abbastanza perché i due possano andare alla porticina posteriore. Non sempre a comandare è il pilota, oppure è il marconista. L’importante è che il pilota guidi e il marconista recepisca e passi le comunicazioni.

Ma la parte più interessante è quella della torretta.

È di plastica e viene montata pezzo dopo pezzo. È sopra lo scafo costruito a sua volta sopra l’automobile fulcro. La torretta è la parte più complicata, oltre che claustrofobica. C’è il cannone e poi una mitragliatrice coassiale con caricatore scatolare. Ci sono dopo una dozzina di involucri che sono cilindri pieni di pallini. Possono essere in due dentro la torretta, o uno solo.

Se uno solo, il cannoniere, deve usare il telemetro per osservare quanto distano gli avversari e poi muovere con un sistema idraulico la torretta, oltre che elevare o abbassare il cannone. Ecco, bene. Poi inserisce il proiettile e, all’ordine, tira.

I pallini sono espulsi a raggiera, mentre il proiettile vuoto, un bossolo, è espulso dalla culatta del cannone ed è prossimo a essere ricaricato. Oh, mamma, non servono cinquanta proiettili del genere. Basta solo avere una scorta di sacchetti di pallini e riempire questi cilindri.

Se poi il cannoniere non vuole, o gli viene ordinato di non usare il cannone, passa alla mitragliatrice coassiale.

Possono anche essere in due, nella torretta, come ho detto. Dopo il cannoniere, ci può essere qualcuno che lo aiuti nelle operazioni di tiro e di manovra della torretta, o anche a riempire i bossoli di pallini.

Ma non solo.

Il secondo, in torretta, può sporgersi dalla torretta e usare la mitragliatrice a caricatore scatolare per fare fuoco.

Ed ecco tutto.

Ogni club ne può avere uno o più, di questi cosi. Basta che abbia tanti fuoristrada e poi dev’essere lo stesso club a pagare l’attrezzatura, dai pezzi prefabbricati di scafo, i pallini, la benzina e la torretta. Che poi, vanno via tre o quattro operatori; mica pochi.

La cosa più importante è neutralizzare un corazzato del genere. Perché sì, se questo può far dichiarare gli operatori in carne e ossa senza che possa essere messo fuori uso, sarebbe troppo facile.

In una mil-sim avevo visto una replica di M1A1 Abrams bloccare un ponte. Era lì sopra e sembrava più un ammasso di sterpaglie. Era ricoperto di frasche e si capiva che era nemico dalla bandiera rossa che identificava la fazione.

E questo Abrams tirava, sia con il cannone che con le mitragliatrici.

Eravamo in trenta.

L’unica, era il tiro concentrato sui punti deboli.

Eh, è questo il problema. Primo, e va bene così, i punti sensibili non li sceglie il pilota, ma è il software di bordo che collega lo scafo all’automobile. Sono quindici. E basta colpirne dodici per far spegnere il motore all’automobile-fulcro.

E gli altri tre?

Innanzitutto, serve fare un tiro concentrato. Perché il punto debole sia sensibile, devono essere almeno cinque o sei pallini a colpirlo al contempo. Sì, per evitare che basti un solo pallino fortunato perché faccia effetto. Che poi, da quando si era sentito di un corazzato messo K.O. da un solo proiettile che farebbe risultati contro un uomo?

Bene, se i primi dodici punti deboli sono colpiti, l’automobile-fulcro ha il motore spento. L’equipaggio può mettere mano alle armi e uscire fuori per unirsi alla fanteria.

Se si colpiscono gli ultimi tre, la torretta non può più sparare. Proprio, né il cannone e neppure la o le mitragliatrici possono proseguire nell’opera.

E il bello è che gli ultimi tre punti deboli rimasti possono essere nella parte posteriore.

Quando era su questo punto, ho dovuto gettarmi in acqua, guadare con altri il fiume e ritrovarmi sul dietro.

A quel punto, fuoco di saturazione seppur alcuni dell’equipaggio ci stessero facendo da interdizione.

E alla fine, la torretta non si è più mossa. Credo che quelli, o quello, della torretta fossero stati distratti da un improvviso attacco del resto della truppa. Un sacrificio, tanto per permettere che quell’M1A1 Abrams fosse messo fuori gioco.

Ma questa era stata facile. Può succedere che si colpiscano i punti deboli giusti e solo la torretta non può più muoversi e fare fuoco, o non muoversi e fare ancora fuoco. In questo caso, l’automobile-fulcro si sposterebbe e i punti deboli sarebbero rigenerati da soli in mezz’ora. Se invece è l’intero corazzato a essere fermo, può essere aggiustato sempre da solo. Basta mezz’ora. E questi corazzati, sul principio del laser tag, sì che sono onestissimi.

A mio dire non c’è nulla di più spettacolare di uno scontro fra due o più corazzati. Tutti questi pallini in giro e i corazzati che diventano inerti.

Autentiche battaglie, al cui confronto le simulazioni di scontri fra forze speciali sono nulla.

Alla fine, foto di gruppo con dietro il corazzato e pure con l’equipaggio.

Non sono in disaccordo che, un giorno, pure gli elicotteri avranno parte attiva nelle mil-sim di soft air.

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