Da New York a Philadelphia
Serie: Vacanza estiva
- Episodio 1: Viaggio nell’Atlantico, 1865
- Episodio 2: Arrivo a New York
- Episodio 3: Da New York a Philadelphia
- Episodio 4: L’arrivo
- Episodio 5: Piacere, Emily Thompson
STAGIONE 1
La carrozza procedeva a scatti lungo la strada dissestata, il legno scricchiolante in sintonia con il tintinnio delle redini. Fuori, le colline della Pennsylvania si stendevano come una coperta rattoppata—campi bruciati dal sole alternati a fabbriche neonate che vomitavano fumi neri. Theodore sfogliò con un dito incurante la coperta del libro che aveva sottratto dalla biblioteca di Oxford, ora nascosto tra le pagine di un innocuo almanacco navale. George, dal canto suo, fissava il paesaggio con lo sguardo assorto di chi cerca divinità nel fango.
«Sai Theo,» esordì George, rompendo un silenzio carico di polvere e calcinacci, «io veramente non comprendo perché ti ostini a brandire quelle idee come spade. Non vedi che ferisci senza costruire?»
Theodore abbassò di un millimetro il libro, gli occhiali da lettura appannati dal calore umido. «Ah, ma è proprio il punto, caro mio. Le ferite sono incisioni necessarie—liberano dal dogma.» Con un gesto teatrale, indicò una fila di ex-schiavi che spingevano carriole di mattoni verso una ferrovia in costruzione. «Vedi loro? Preferiresti che sorridessimo ai loro “liberatori”, ignorando che ora muoiono di silicosi invece che di frustate?»
George serrò le mani, le nocche bianche come l’avorio del suo crocifisso. «La fede offre un riparo, Theo. Tu riduci tutto a… a equazioni senz’anima.»
«Equazioni?» Theodore sfoderò un sorriso da gatto sornione, estraendo dal libro un ritaglio di giornale sulla Banca di New York. «Queste cifre—debiti, interessi, azioni—sono la vera teologia moderna. Il tuo Dio ha solo cambiato vestito: oggi indossa un frac e tiene in mano una cedola di dividendi.»
Un sobbalzo della carrozza fece cadere gli occhiali di Theodore. «La tua Emily…» cambiò bruscamente tono, osservando una croce di legno piantata tra erbacce ribelli «…ha occhi da colomba o da falco?»
George si illuminò come vetrata gotica al tramonto. «Entrambi. Quando ride— »
«— suoi denti brillano come dollari d’argento?» lo interruppe Theodore, sfoderando un sorriso da commediante. «Scusa, continuavo il tuo pensiero. Immagino sia virtuosa quanto una moneta appena coniata.»
George lo fulminò. «Parli così perché nessuno a Oxford sopportava i tuoi esperimenti sociali. Ricordi quando tentasti di far votare i cani del college?»
«Un plebiscito fallito» ammise Theodore, aggiustandosi il panciotto. «Ma almeno Fido non avrebbe venduto schiavi per pagare i debiti di gioco.»
George sfiorò il medaglione nella tasca, dove il ritratto di Emily luccicava come un ostensorio. «Sei tremendo, Theo. Ma sai cosa aspetto?» S’inclinò in avanti, il sorriso carico di una malizia inconsueta. «Il giorno in cui incontrerai la tua Bertha Mason—una donna che incendierà la tua biblioteca interiore. Ti vedrò barcollare tra cenere e rime petrarchesche, e riderò di gusto mentre cercherai versi per descriverne le cicatrici.»
Theodore alzò il sopracciglio. – Ma quindi hai letto Jane Ayre. Ti sto proprio rovinando, amico mio. Tuttavia, se mai incontrerò una Bertha, sarà per sezionarne l’hymen spirituale—non per adorarlo.» Con un gesto teatrale, indicò un convoglio ferroviario che sbuffava fumo nero all’orizzonte. «Preferisco sposare una locomotiva. Almeno il suo cuore è un motore a vapore: prevedibile, utile, gloriosamente privo di melodrammi.»
George sfiorò il vetro appannato, dove il riflesso di una chiesa in rovina si confondeva con il profilo di un altoforno. «Sai cosa penso? Che hai amato una Medea senza saperlo—una che ti ha spezzato le costole per leggerti il futuro. Forse una vedova di guerra che preferì il laudano al tuo cuore di logica.»
Theodore incrociò le gambe, la suola dello stivale che lasciò un’impronta di fango sul tappeto orientale. «Ah, la tua fantasia viaggia su binari romantici, George. Io frequento solo due categorie: donne di carta—da Emma Bovary a Lady Macbeth—e donne di carne il cui affetto si misura in scellini all’ora. Le prime sono maestre di retorica, le seconde di anatomia. Cosa potrei desiderare di più?»
George scosse il capo, le narici dilatate dall’odore acre di catrame che entrava dai finestrini. «Il cuore non è un dipartimento bancario, Theo. Non puoi sequestrargli i beni quando s’indebita.»
«Ah, ma è esattamente ciò che fa la Provvidenza!» ribatté Theodore, estraendo un ritaglio sul crollo della Borsa di Londra. «Vedi queste cifre? Sono inni d’amore moderni. E quando il mercato trema…» strappò il foglio con un gesto da giudice che emette una condanna «…gli amanti si gettano dalle finestre come piccioni malati di nostalgia.»
Un silenzio carico del ruggito di un rumore meccanico lontano. George osservò una coppia di contadini che zappavano un campo carbonizzato, le mani legate da stracci invece che da fedi. «E se invece l’amore fosse come quelle radici?» indicò un albero secolare che sopravviveva tra i rottami di una forgia. «Cresce nelle crepe, nonostante tutto.»
Theodore seguì il suo sguardo, gli occhi che calcolarono la circonferenza del tronco come un agrimensore. «Quell’olmo verrà abbattuto per far traversine ferroviarie. Il suo “amore” nutrirà locomotive che trasporteranno cannoni verso il West. Romanticismo utile, finalmente.»
George scosse il capo. «Quando incontrerai colei che—»
«—che avrà un patrimonio pari al mio e un albero genealogico privo di scandali? Già lo cerco.» Theodore sfiorò una mappa nella tasca del panciotto. «Matrimonio è una parola latina, George. Viene da mater: significa “rendere legittima una madre”. Il resto—amore, passione, sogni d’eternità—sono aggiunte tardoromantiche, come i fregi sulle carrozze Quincy: inutili, ma fanno scena.»
George osservò una ragazza che vendeva fiori lungo la strada, il vestito rattoppato color della cenere. «Quella laggiù—se ti chiedesse un bacio in cambio di una rosa?»
Theodore lanciò una moneta dalla finestra, colpendo un sasso con precisione da cecchino. «Le comprerei tutti i fiori. Poi assumerei suo fratello per sorvegliare i miei magazzini. L’amore è un lusso, caro amico. Io investo in dipendenza reciproca.»
Il silenzio calò come polvere di carbone. In lontananza, un bambino correva dietro a un treno merci, le sue risa mescolate al rombo dell’acciaio.
Serie: Vacanza estiva
- Episodio 1: Viaggio nell’Atlantico, 1865
- Episodio 2: Arrivo a New York
- Episodio 3: Da New York a Philadelphia
- Episodio 4: L’arrivo
- Episodio 5: Piacere, Emily Thompson
Apprezzo il dualismo tra il pragmatico e cinico Theodore e il più morbido e romantico George. La ragione ci porta verso il realismo del primo ma il cuore simpatizza per il secondo e, se mai fosse una sfida, nel lungo termine George vincerà o perlomeno, vincerebbe nel mio scrivere. Ottima scrittura, scorrevole e con delle intuizioni notevoli.
“L’amore è un lusso, caro amico. Io investo in dipendenza reciproca.”
Molto bella questa frase e soprattutto la tecnica che stai utilizzando: farci conoscere i personaggi leggendo i dialoghi, cioè affidare ad essi la loro caratterizzazione!!! 👏 👏 👏
“le colline della Pennsylvania si stendevano come una coperta rattoppata”
Bellissima!!!
“«La fede offre un riparo, Theo. Tu riduci tutto a… a equazioni senz’anima.»”
Notevole il realismo di questo dialogo in cui l’esitazione si traduce in una ripetizione: “a…a equazioni senz’anima”
“Io frequento solo due categorie: donne di carta—da Emma Bovary a Lady Macbeth—e donne di carne il cui affetto si misura in scellini all’ora. Le prime sono maestre di retorica, le seconde di anatomia. Cosa potrei desiderare di più?»”
Sono gli uomini che prendono le batoste più dure quando incontrano donne altrettanto ciniche. Questa storia mi ha conquistato 👏 👏