Dai che je la fai! Aò!

Serie: De madrelingua romana


Lo faccio! No, non lo posso fare! E invece posso farlo! Ma, ma non ce la faccio! E’ assurdo come talvolta l’ostacolo più grande sia quello là! Riflesso nello specchio che mi guarda con una faccia che prenderei a martellate, se non fosse che rompere uno specchio porti sfiga per 7 anni e io di sfiga ce ne ho già abbastanza per non procurarmene da solo dell’altra… si lo so è una stupida superstizione! Però meglio evitare non si sa mai…evitare…ah! Questo verbo mi tormenta! 

Si lo ammetto la sto evitando! Mi sta chiamando da giorni sul cellulare e semplicemente lo lascio squillare. Cambio marciapiede, cambio giro del palazzo, scendo anche una fermata della metro più avanti o più indietro per cercare di non fare tutti i giorni lo stesso percorso. Almeno così non mi trova. Certo così sto impazzendo io! Ma non ce la faccio! Come faccio a lasciarla?

Ma devo! Un’occasione così non ti capita sempre nella vita! Si, Milano non sarà mai come Roma, fa freddo, la nebbia, e i “terun”? Appena apri bocca e cerchi di parlare italiano basta un “aò” che ti è sfuggito a fine frase che l’aperitivo in blocco, lo vanno a fare dall’altra parte della sala! No, figurati, luoghi comuni, però mi è successo una volta ma non mi capiterà più promesso…aò! Specchio riflesso! Si lo so le promesse non sono bravo a mantenerle. 

Le avevo promesso di starle sempre accanto, di darle sempre tanti baci e abbracci, ma poi ho smesso di farlo. E’ normale penso. O no? Che disastro! Come faccio a dirglielo che è finita? Tanto lo so che inizia a piangere e io quando la vedo piangere, sono come l’allarme di una macchina, basta dargli ‘na botta e s’azzittisce.

Tanto è sempre così io inizio ad accennargli la cosa del trasferimento a Milano e… sono arrivato pure a dirgli se voleva venire con me, anche se speravo dicesse di no. E invece… ma si mi ha detto di no, si lo so, ci sono i treni e …ma tanto so già che lei non verrà mai a trovarmi e dovrò sempre scendere io. E che se non scenderò ogni settimana, si metterà a piangere, e quando deciderò di venire, a fine giornata si metterà a piangere perché tanto poi riparto. E così poi divento nervoso e…mi mantengo calmo ma ci perdo le corde vocali…

L’ultima volta che ho provato ad accennargli la cosa, urlavo talmente tanto che mi sono azzittito da solo, che imbarazzo! Ogni volta che esco di casa i vicini mi guardano male, chissà cosa pensano di me, ma loro che ne sanno, ormai non ci sente più, mia mamma in pratica è diventata sorda!

Ho deciso, basta, non posso andare avanti così! Suono il campanello.

– Si lo so signora, le dà fastidio il suon prolungato, abbia pazienza, ora mi apre. Aò!

– Si lo so signò, ora smetto. Grazie, grazie, buona giornata.

– Ciao Ma!

La porta si apre. Eccola, mi ha fatto le polpette al sugo. Ma come faccio a lasciarla!?!

Serie: De madrelingua romana


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Discussioni

  1. Ciao Maria, alla fine mi hai spiazzato proprio, e chi se lo aspettava?? Ho riso di gusto, e non capita spesso leggendo racconti. Questo episodio è genuino, praticamente colloquiale, e noi quando parliamo non siamo sempre “corretti”, ma l’ho apprezzato anche per questo, perché è uno spaccato (esilarante) della vita di un uomo che cerca di staccarsi dalla madre. Non solo risate però, ma pure spunti ove riflettere, come la perenne differenza tra Nord e Sud, e non sono solo luoghi comuni, la gente ignorante ci sta ancora purtroppo! Ho visto che sono solo tre gli episodi… così pochi? C’è sempre bisogno di ridere, leggerò il resto con grande piacere, sperando che proseguirai nella stesura! Ovviamente, mi è piaciuto na cifra??! Un saluto e alla prossima!

  2. Adoro il modo che hai di scrivere!! Questa serie la leggerò d’un fiato!!! Amo questo stile rapido e fulmineo anche negli scrittori “famosi”. Simpaticissima davvero!

  3. Ciao Maria Anna (Marianna?), ora ho capito da dove è partito lo struggimento per mammà! Bello anche questo primo racconto e bella la svolta finale sull’ “unica” donna che di norma accompagna la vita di molti uomini e donne. Non c’è competizione quando scendono in campo le polpette al sugo!

  4. Da buona romana non ho potuto fare a meno di scegliere questo racconto. Sei stata bravissima a celare la sorpresa finale che si stempera in un sorriso. Un racconto breve che si è giustamente meritato la vetrina. Complimenti per l’idea e per la struttura davvero piacevole.

    1. Grazie Angela, per avermi letta e speso del tempo per questo bel commento. Grazie! E a questo punto dopo l’ennesimo complimento, non potevo non provare a farne il seguito. Scusate per le volgarità, eventuali. 😉 Aò. spero di aver fatto bene).

  5. Da brava romana che adora Milano, leggendo sorridevo immaginando una coppia scoppiata..almeno per il protagonista..alla fine ridevo da sola. Epilogo esilarante. Mi è piaciuto molto.

  6. in certi momenti la vita ti mette di fronte a delle scelte durissime… il tuo racconto mi è piaciuto, scorrevole fin dalle prime frasi, introspettivo ed emblematico. L’indecisione del protagonista è palpabile come anche il profumo delle polpette al sugo!!
    Un consiglio… Non lasciarla … 🙂
    Alla prossima lettura…Aò!!

    1. Ciao Raffaele, grazie per questo commento e per gli aggettivi usati!
      E sapevo che alle polpette al sugo nessuno può resistere! ;D
      Sai il tuo commento mi ha fatto pensare magari ad un seguito, non ci avevo pensato. Alla prossima… Aò!

  7. Ciao Maria, il tuo racconto è piacevole e leggero. Ci sono alcuni errori grammaticali, ma penso che scrivere una storia che fa sorridere sia molto più difficile che scriverne una drammatica.

    1. Ciao Dario, quali sono gli errori grammaticali? Le congiunzioni ad inizio frase? Lo so che è sbagliato, mi dispiace se ti hanno dato fastidio, trovo solo che siano adatte quando il protagonista “parla” seguendo il filo dei propri pensieri…(mio modesto parere, io l’ho immaginato così)… o ce ne sono degli altri? Spara pure, non mi offendo 😉
      Sono contenta comunque sia che ti sia piaciuto e ti abbia fatto sorridere, grazie!

  8. Come si fa a non immedesimarsi? Di fronte alle polpette al sugo poi non c’è argomentazione che tenga. Complimenti per questo ritratto ironico di un’intera generazione, librick piacevole, mi ha fatto sorridere.

  9. Ahhaha, che ridere! Mi sono sganasciata dalle risate immaginandomi un gruppo di milanesi in blocco che cambiano bar davanti a quel parlare terrone!
    Secondo me nei racconti è molto più difficile far ridere che far piangere o riflettere, quindi ti faccio i miei complimenti migliori e ti condivido. Alla prossima… aò!

  10. II finale mi ha lasciato senza fiato, fino a un attimo prima ho pensato che fosse un racconto maschilista, di un uomo che non riesce a comprendere l’ anima sensibile di una donna, in realtà è il racconto di un uomo che cerca la propria indipendenza. Complimenti.