Dal diario: gita a Padova

L’idea mi frulla in testa da qualche giorno: Francesca presenta il suo libro a Padova, sarebbe bello farle una sorpresa.

Ho molti dubbi, le ultime due settimane sono state impegnative con la trasferta a Bologna per la presentazione della Carezza e le due lunghe camminate in montagna che mi hanno fatto capire di non avere più trent’anni. Ma quando mai capiterebbe un’altra occasione per conoscere una delle penne più significative di Edizioni Open che in Italia è solo di passaggio?

Eli, non può accompagnarmi, una riunione importante proprio mercoledì non glielo permette. Potrei chiedere a Gaia, passo da Rovereto, non allungo la strada, e la porto in gita con me. Gaia è la mia “piccola”, ha 25 anni e una grande curiosità nei confronti della vita, unico neo: non è una grande lettrice a differenza di Serena, la sorella maggiore. Lei accetta di farmi compagnia così ogni dubbio è sciolto. So io quanto piacere si prova nell’avere un Openiano tra il pubblico che assiste alla presentazione del tuo libro, la presenza di Karina, a Bologna, mi ha riempito il cuore di gioia e spero che, nel vedermi, sarà così anche per Francesca.

Parto a mezzogiorno e all’una Gaia, stranamente puntuale, sale in macchina. L’autostrada non fa più per me: la Brennero, due corsie, è una lunga, quasi ininterrotta, processione di mezzi pesanti e tu devi affidarti al buon senso di chi li guida e alla tua capacità di leggere le menti a distanza per sentirti tranquillo. La Milano-Venezia ha tre corsie, ma le cose non migliorano: qua i camion sorpassano, spesso avvisando con la freccia solo all’ultimo istante. Viaggio ai 130, ma non sono rare le automobili che mi superano a velocità improponibili. Guido e penso. Penso che la gente sia pazza ad avventurarsi su sentieri tanto trafficati, penso che si sia persa la misura e che questo correre non sia a misura d’uomo. Penso che sono fuori dai tempi. Penso che ne sono felice.

Arriviamo a Padova poco dopo le 15:00 e abbiamo un po’ di tempo per visitare la parte storica della città. L’abilità di Gaia con le app del telefonino mi fa trovare un parcheggio vicino al centro e, lasciata la macchina, ci avviamo. Dopo poche decine di metri vedo un’indicazione: Cappella degli Scrovegni. Solo pochi giorni fa ho visto su internet le fotografie del meraviglioso lavoro di Giotto, quindi ci si va. Splendido! Sia io che Gaia siamo emozionati al cospetto di tanta bellezza e i quindici minuti concessi nella Cappella passano troppo veloci per poter memorizzare ogni immagine, poi a casa ci gusteremo le tante fotografie, ma non sarà la stessa cosa. L’ingresso alla Cappella comprende la visita al museo e qui, veramente, il tempo è troppo poco per ammirare tutto quanto è esposto: dipinti che hanno storia e valore inestimabile che una giornata intera sarebbe poco, figurarsi un paio d’ore. Ci riempiamo occhi e mente fin quando ci è possibile e poi via veloci, che Francesca ci attende.

Entriamo nella saletta che la presentazione ha inizio, Francesca non mi riconosce subito (come potrebbe? Non mi ha mai visto), ma, udito il nome, la vedo felice. Alla mia destra una mano si allunga e, graditissima sorpresa, è quella di Piergiorgio Roman (Piero o Pigruz per gli amici).

Tutto si svolge in un’atmosfera di grande amicizia e partecipazione: le parole di Francesca e la lettura di alcuni racconti, sono ascoltati con attenzione da tutti. Molte sono le domande e le richieste di chiarimenti su vite così lontane dalle nostre e Francesca sa rispondere in maniera esauriente. Vedo le persone interessate, curiose e soddisfatte e questo attesta la piena riuscita della presentazione. Nel discorso finale entra anche Edizioni Open della quale Francesca illustra attività, progetti e obiettivi. Sia Piero che io confermiamo con piacere il benessere che si respira sulla nostra piattaforma, la soddisfazione di farne parte e la crescita che il confronto con i tanti amici ci ha permesso di fare.

Nel rientrare, dopo aver mangiato un’ottima pizza in un locale che ci ha consigliato Piero (grazie ancora), l’autostrada, ora più tranquilla rispetto alla frenesia pomeridiana, mi permette di rivivere il pomeriggio e, nonostante mi senta piuttosto stanco, sono felice di aver vinto timori e pigrizia e di esserci stato. Penso che sia poca cosa per poter definire “amicizia” ciò che mi ha spinto, ma credo, che esserci, ed “esserci” non è solo presenza fisica ad una presentazione, sia un attestato di solidarietà e condivisione in un cammino che ci accomuna e non parlo solo dello scrivere ma, anche, del nostro “sentire”. Esserci è commentare, consigliare, apprezzare o correggere dando significato di “viaggio comune” alla nostra presenza sulla piattaforma.

Sono contento, della visita alla Cappella, della piacevole presentazione, dell’interesse che quel “parlare tra vecchi amici” (parole sue) ha suscitato in mia figlia, di aver abbracciato due Openiani e, perché no, del mio essere, sempre, sognatore ottimista.

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Discussioni

  1. ““esserci” non è solo presenza fisica ad una presentazione, sia un attestato di solidarietà e condivisione in un cammino che ci accomuna e non parlo solo dello scrivere ma, anche, del nostro “sentire”.”
    Questa frase riassume a pieno lo spirito di Edizioni Open: una famiglia allargata che si sostiene anche a distanza, senza mancare di esserci fisicamente quando c’è l’occasione. 😼

  2. Credo sia questa, la magia di Open. Aver creato non soltanto buoni lettori e buona scrittura, ma anche, e soprattutto, legami che vanno al di là. Ci si sente parte di una bellissima famiglia allargata, a stare con voi. E la cosa bella è che, quando ci si incontra per la prima, la sensazione è quella di conoscersi da sempre. Spero davvero di potervi conoscere tutti, prima o poi!

  3. “Penso che la gente sia pazza ad avventurarsi su sentieri tanto trafficati, penso che si sia persa la misura e che questo correre non sia a misura d’uomo. Penso che sono fuori dai tempi. Penso che ne sono felic”
    ❤️

  4. Adesso, Giuseppe, il tuo faccione è diventato familiare a tutti gli scrittori di questa piattaforma, ormai sei di casa. Partecipando in carne e ossa alla presentazione del libro di Francesca hai portato alto il testimone di tutti noi openiani, rappresentandoci degnamente. La distanza non ti ha scoraggiato, anzi, hai intrapreso un viaggio per testimoniare vicinanza ad una validissima collega di penna. Penso che il tuo sia stato un bel gesto, particolarmente apprezzato da Francesca perché inaspettato.

  5. E così continua la gioia provata ieri nel vederti, Giuseppe, nel capire che eri tu, una presenza che avrei detto incredibile a chilometri di distanza. D’altra parte, per quanto io sono poco brava a coltivare le amicizie, anche la presenza di Piergiorgio che abita qui e che non avevo mai cercato, è stata incredibile. Sono diventata un fatto della tua vita e questo mi rende molto orgogliosa.

  6. “So io quanto piacere si prova nell’avere un Openiano tra il pubblico che assiste alla presentazione del tuo libro, la presenza di Karina, a Bologna, mi ha riempito il cuore di gioia e spero che, nel vedermi, sarà così anche per Francesca.”
    Si, si, si!