
Dilemmi Neandertaliani
Serie: Segnali prostatici
- Episodio 1: Con tatto
- Episodio 2: Dilemmi Neandertaliani
- Episodio 3: Cinquecento maledetti millilitri
- Episodio 4: Sogno o son desto?
STAGIONE 1
Allora vediamo di ricapitolare.
Punto primo: non ho un tumore alla prostata. Ottimo no? Dovrei essere felice, saltare di gioia, baciare la terra su cui cammino, e cose così, considerando che ho passato le ultime settimane a immaginare una lenta morte per malattia. E invece no.
Punto secondo: ho una piccola infezione, dovrò prendere degli antibiotici. Questa certo non è di per sé una buona notizia, ma considerando il punto uno, non è che ci facciamo spaventare da un paio di pasticchette al giorno per una settimana no?
Punto terzo: cazzo! Cioè, non cazzo inteso come “pene”, anche se parlando di prostata potrebbe essere pertinente, ma inteso come… cazzo! Sì, inteso in maniera impertinente in effetti.
Ho una scritta dentro la mia prostata. Una scritta con il mio nome, quindi possiamo convenire che sia una scritta in cui si fa inequivocabilmente riferimento a me. Certo, non è che se ci fosse stato scritto “Ciao Buffalmacco” avrebbe fatto alcuna differenza, sempre strano sarebbe stato, ma almeno so che, chiunque sia stato, ha scritto nella prostata giusta. Ben fatto, writer degli organi interni umani!
Eppure, del tutto inaspettatamente, questa notizia non mi è di alcun conforto. Non ho voglia di fare assolutamente nulla, a parte ciondolare dentro casa e buttarmi dal letto al divano e viceversa. Si tratta pur sempre di un’attività onorevole, fior fiore di artisti hanno partorito pregevoli opere di intelletto in questa semi-umana condizione, ma ahimè, non è il mio caso. Sono semplicemente svuotato interiormente. Non mi sono nemmeno preso la briga di andare a comprare gli antibiotici che avrebbero almeno risolto il secondo punto della lista.
In effetti “svuotato” non è appropriato per descrivere la mia condizione attuale, considerando che non ho più fatto pipì da ben prima di andare allo studio del dottor Mariani, e la vescica non mi sta dando tregua. La sento tremare a intervalli sempre minori, come se ci fossero dentro di me mille omini che la battono come un tamburo in un crescendo rossiniano.
Guardo la maglietta consumata dei Nirvana che è stata testimone del mio esame invasivo di poche ore prima: lì, sotto la pancia da quarantenne sedentario, da qualche parte dovrebbe esserci la vescica e, se non ho capito male, ancora più sotto una scritta. Con intorno una prostata.
Mi alzo, consapevole di quello che mi aspetta. Mi faccio coraggio ed entro in bagno. Ho bisogno di concentrazione, non è un dolorino da niente quello che mi aspetta.
Innanzitutto c’è da prendere una decisione importantissima: seduto o in piedi? Un neurone del mio cervello, probabilmente retaggio di una contaminazione Neandertaliana di qualche mio avo, mi convince a farla in piedi per dimostrare la mia virilità. Tiro giù la zip e… si parte!
Ok, fin qui tutto bene, ma già sento quel piccolo dolorino latente. Si intensifica. Sta crescendo. Crescendo ancora. Eccolo, il bastardo.
Ora, grazie al mio neurone Neandertaliano, che chiameremo per brevità Neanderthalensis Axonius Bradytelicus Minimus, devo stare attento: questa è una danza pericolosa tra il piegarsi in due per il dolore e lo stare attenti a non pisciarsi sui pantaloni o fuori dal water. Il trucco di solito consiste nello sporgersi in avanti fino a trovarsi con il prepuzio quasi perpendicolare all’obiettivo, appoggiarsi con una mano contro il cassone del water, in modo da formare un angolo di circa 110 gradi con il corpo, premere con l’altra mano nella zona pubica (perché è scientificamente dimostrato che se premi dove senti dolore, poi passa), e invocare la benedizione di tutti i santi affinché il tuo augello non sbagli bersaglio.
Dai, ce la stiamo facendo.
Mamma mia, non finisce mai.
Ma… ora sembra quasi che il dolore sia sparito, non ci credo!
Ah no, eccolo che ritorna.
Ora è passato di nuovo.
Ed eccolo ancora.
Strano, non mi era mai capitato così.
Invece ecco che comincio a sentire dentro le orecchie i battiti del cuore. Male. Rischio di svenire, me lo sento. Mi appoggio con entrambe le mani al cassone e respiro forte. Nel frattempo ovviamente continuo con la minzione. Mi si annebbia un po’ la vista e inizio a vedere le stelline. Malissimo. Risento di nuovo la vescica che vibra. Il dolore pulsa. Anche le stelline vanno all’unisono con la vescica e il dolore.
Formano una specie di ritmo, o di suono? Mi sembra quasi di sentirlo dentro la testa:
No-on-to-bo-to-cò!
No-on-to-bo-to-cò!
No-on-to-bo-to-cò!
Ho-pi-scia-to-fuo-ri-dal-ces-sò!
La sveglia del telefono mi riporta nel mondo dei vivi diverse ore dopo. No, non sono svenuto in bagno, tranquilli, ma se può consolarvi ho dovuto passare la serata a pulirlo.
Non ricordo di aver mangiato nulla ieri sera, questa storia mi ha completamente tolto l’appetito. Ma ricordo vividamente di aver fatto due stranissimi sogni.
Nel primo il dottor Mariani era vestito con il suo solito camice, ma sotto indossava solo calze autoreggenti e dei tacchi a spillo. Aveva anche due enormi labbroni rossi, folti capelli lunghi ed era un cartone animato, come se fosse una bruttissima, pessima, orribile copia di Jessica Rabbit. E voleva a tutti i costi effettuarmi una stimolazione prostatica. Ne era ossessionato.
Il secondo invece era molto più strano. Ok, non che il primo fosse normale, ma quello almeno riguardava cose che conoscevo. Il secondo era qualcosa di totalmente avulso ai miei sensi.
Ho sognato di nuovo quel ritmo che avevo in testa quando ho rischiato di svenire, e insieme c’erano come dei flash di… cose, individui, entità, non so come spiegarlo. E ogni tanto, insieme a questi flash, iniziava a formarsi un volto. Ricordo degli occhi nocciola, un naso appena abbozzato, capelli corvini. A ogni ripetizione il volto prendeva sempre più forma. E più il volto si definiva più assomigliava alla mia cotta adolescenziale. Da lei sì che mi sarei fatto fare una stimolazione prostatica, se me lo avesse chiesto!
Ma ora basta tergiversare, il dottor Mariani, che non guarderò mai più con gli stessi occhi, mi aspetta per un’altra entusiasmante ecografia.
Chissà che non trovi qualche altro messaggio sparso dentro il mio corpo?
Serie: Segnali prostatici
- Episodio 1: Con tatto
- Episodio 2: Dilemmi Neandertaliani
- Episodio 3: Cinquecento maledetti millilitri
- Episodio 4: Sogno o son desto?
Spero proprio di no. Un messaggio basta e avanza. 🙂
” una bruttissima, pessima, orribile copia di Jessica Rabbit. E voleva a tutti i costi effettuarmi una stimolazione prostatica.”
😂 😂 😂 😂 😂 😂 😂 😂 😂
Ah, voglio farti dono di alcuni consigli su come scrivere al meglio lasciati da un autore, Renato di Lorenzo, che è un ingegnere, scrittore e opinionista italiano. Ma lui è uno scrittore che si occupa principalmente di economia, quindi scrive solo in quel ramo, tuttavia ha dato consigli molto utili su come scrivere bene un romanzo ed eccoli a voi: Il vostro eroe deve soffrire, e non importa che tipo di sofferenza sia: può soffrire per amore, perché gli sparano, perché sta male o perché si sente inutile… Scegliete pure il tipo di sofferenza, ma che soffra! E, cosa ancor più importante, deve soffrire fino all’ultimo. Solo all’ultimo potrete avere pietà e potrà essere felice, avendo risolto tutti o quasi i suoi problemi. Voi non avete il compito di salvare la gente: siete scrittori. E gli scrittori la fanno soffrire la gente! Il vostro compito è frustrare sistematicamente le attese del lettore, frustrando sistematicamente le attese dell’eroe. Devono essere i fatti che accadono a generare nel lettore le emozioni, non la vostra reazione a quegli stessi fatti. Un modo per arricchire un personaggio, per dargli spessore, è quello di far parlare di lui altri differenti personaggi: ognuno avrà il suo modo di vederlo e di considerarlo.
Dovete amare svisceratamente ciò che state scrivendo. Se uno non piange, non ride, né si spaventa per quello che sta scrivendo, o addirittura ciò che scrive non gli piace più di tanto, come può pretendere che questo accada nel lettore? Partecipare fortemente di ciò che si scrive non garantisce di riuscire a creare un libro di valore, ma non partecipare assicura con certezza che ne venga fuori qualcosa di impubblicabile. Se il narratore non suscita emozioni in chi legge, questi chiuderà il libro annoiato, lo metterà via, e sarà un lettore in meno per il vostro secondo libro, vi sarete privati di qualcuno che va in giro a dire che ha letto un libro bellissimo. La curiosità del lettore deve sorgere fin dall’inizio, fin dalle prime – critiche – cinque pagine. La suspense introdotta nelle primissime righe della fiction si chiama hook (uncino, amo) e serve ad “avvinghiare” a voi il lettore, renderlo vostro “schiavo”.
Il compito dello scrittore, il motivo per cui i suoi libri vengono acquistati, è fornire al lettore un’esperienza superiore a quella che egli sperimenta nella vita di tutti i giorni. Quel che si scrive deve essere la punta dell’iceberg: la parte più massiccia dell’iceberg non ha bisogno di essere scritta.
Un eccellente esempio di come si possa creare tensione è l’inserimento di una bomba a tempo: qualcosa di terribile che si sa che deve (o anche semplicemente può) accadere a un dato istante futuro, ma che non si sa dove accadrà. Dobbiamo fare degli esperimenti annotandone ogni volta il risultato e gli esperimenti debbono essere ripetuti, perché ogni volta il risultato è diverso. Dovete dare al lettore una scossa: lui la cerca nei libri e la detesta nella vita; questa è in gran parte l’essenza della fiction.
Per suscitare le emozioni del lettore e non condizionarlo in questo processo essenziale, bisogna togliere dal testo tutte le intrusioni dell’autore. La buona scrittura si suppone che evochi sensazioni nel lettore, non il fatto che stia piovendo, ma il fatto che ci stia piovendo addosso. Man mano che vi avvicinate alla fine, accorciate la lunghezza dei vostri paragrafi e dei vostri capitoli. Ciò che emoziona non è quello che l’autore pensa dei fatti che sta descrivendo, ma sono i fatti in se stessi. È importante scrivere di argomenti che vi interessano profondamente, di cui siete preoccupati o contenti, che muovono le vostre stesse sensazioni prima ancora di quelle del lettore. Molti sfuggono a questo dovere di onestà nei confronti del lettore. Con la parola suspense intendiamo una concatenazione degli eventi e delle parole tale da far sì che il lettore non smetta mai di domandarsi cosa succederà dopo. Se questo non avviene, il romanzo è un fallimento. Se lo scopo dello scrittore è suscitare emozioni, deve evitare qualunque intervento che distragga il lettore e fermi il processo, e questo accade normalmente quando nella narrazione si inseriscono informazioni. Siete sicuri di avere assegnato al vostro cattivo tutte e tre le dimensioni che vanno assegnate a un personaggio, specialmente se importante? Lo avete descritto bene sotto il profilo fisico? E sotto il profilo psicologico (come pensa e cosa pensa)? E sotto il profilo sociologico (da che famiglia proviene, qual è la sua collocazione sociale, che mestiere fa, chi frequenta)?” Beh che dire, con tutti questi consigli direi che in futuro dovremmo scrivere qualcosa di più decente. 🙂 A me sono stati molto utili e quindi spero lo siano anche per te e per chiunque passi a leggere tra i questi commenti.
Grazie Silvio per questa perla. Anche se il fatto che uno scrittore di economia voglia che il suo protagonista soffra non è certo di nessun sollievo 😅
Non credo. Infatti lo specificato che sono diretti agli scrittori di romanzi. 🙂
Mi hai fatto morire 🤣🤣🤣 dalle disavventure in bagno all’incontro con “Jessica Rabbit”: geniale!
Grazie mille Arianna, mi fa piacere che ti abbia divertito.
Non riuscivo a smettere di leggere: un po’ per le continue disgrazie che perseguitano il protagonista che, haimè, sono tragicomiche (tragiche per lui, comiche per chi legge), un po’ perchè spinta dalla curiosotà capire cosa avrebbe comportato la prostata marchiata.
Se ci sono altri messaggi in giro per gli organi, sono proprio curiosa di sapere cosa c’è scritto! 😹
Ehy Mary, mi fa piacere che la storia ti stia prendendo. Il primo episodio è stato come un pilot di una serie TV, un esperimento, ma con questo ho deciso di continuare la serie verso una certa direzione, vediamo se riuscirò nell’intento di far ridere e stupirre 😉
Caro Marco, è davvero, davvero stimolante immedesimarsi nel tuo protagonista: quarantenne sedentario con la pancia, single (mi pare di capire), solito a strani sogni erotici un po’ spinti e con i primi problemi di prostata. A dirla tutta, nulla fuori dal comune, se non fosse per quella assoluta bizzarria che non nomino qui per tutti quei lettori che amano gli spoiler e, prima di buttarsi su un racconto, ne leggono le recensioni come fossimo su Amazon a comprare cianfrusaglie 🙂
Originale, scritto davvero bene, trascinante. Cosa volere di più? Niente. E allora, al prossimo episodio!
Ciao Cristiana, è sempre bello ricevere un tuo commento. Noto una velatissima e appena accennata critica alla società odierna nel tuo commento 😀
Ti ringrazio molto per i complimenti, mi impegnerò anche con il prossimo episodio.
Bravo, l’ironia di questo episodio ti fa sorridere dall’ inizio sino alla fine👏👏
Grazie mille Tiziana, sono contento di aver raggiunto l’obiettivo che mi ero prefisso 😀
Ciao Marco. Mi viene in mente solo una parola: geniale. Mi riferisco ai due episodi, scritti in modo che un uomo con un po’ di anni dietro di sé non può fare a meno di sentire “fisicamente”. E nello stesso tempo con l’ironia giusta. E quel messaggio…
Ciao Antonio. Ti ringrazio tantissimo. Da ultra-quarantenne ipocondriaco ammetto che un filino sono stato avvantaggiato dall’aver vissuto alcune delle emozioni descritte in prima persona eheh
Divertentissimo, mi ha tenuto incollata fino alla fine😂
Ciao Melania, mi fa molto piacere 😀
Ciao, il tuo racconto mescola abilmente umorismo nero, grottesco e introspezione in un contesto che dovrebbe essere semplicemente medico, ma che diventa un viaggio tragicomico nella psiche del protagonista. Anche il tono ironico e dissacrante si mantiene costante e coinvolge il lettore.
Ciao Rocco, mi fa piacere rileggere un tuo commento, apprezzo molto quello che scrivi. Ti ringrazio per questa bellissima analisi, spero di leggerne anche per i prossimi episodi. Sei uno dei pochi che critica quando c’è da farlo, ed è sempre un ottimo modo per crescere e migliorare.