Distinzione quadratica

Serie: Vubvikette


I miei venticinque lettori si avventureranno con me nei meandri dei miei pensieri. Rifletteremo su vari argomenti, anche in base a ciò che volete voi šŸ™‚

Fino a poco fa, ero steso a letto e riflettevo su cosa potesse rendere diverse le favole, le fiabe, i miti e le leggende. Grazie ai miei professori, sapevo che erano quattro tipi di brano che differiscono per lo stile e per i contenuti. Tuttavia, mi sfuggivano quelle sottigliezze che dobbiamo cogliere per poter dire: ā€œEcco cosa c’è di diverso!ā€ Ovvero, non sapevo che criteri adottare per fare delle distinzioni nette fra i quattro racconti. A essere sincero, non solo non sapevo quali fossero le differenze, ma non riuscivo neppure a trovare un punto d’inizio. Ma sedendo e mirando interminati spazi, un pensiero nacque e cominciò a camminare. Vi assicuro che l’ho seguito attentamente finchĆ© non si ĆØ estinto. La mia mente si dedicò appieno a quel problema, e ciò mi soprese. E dire che all’inizio non avrei mai detto che quell’argomento potesse avere cosƬ tanto valore per me.

Vi sarĆ  giĆ  chiaro che con questo primo scritto daremo inizio alla mia rubrica di debutto: i racconti.

Ciò che faremo sarà discernere i tratti distintivi di ognuno di loro. In più, di tanto in tanto aggiungerò alcune mie riflessioni.

Innanzitutto, però, dedichiamoci a qualcosa di semplice ma significativo: il titolo ā€˜Distinzione quadratica’. Il primo termine ĆØ distinzione, perchĆ© tratteremo delle differenze fra i nostri quattro tipi di racconti. Mentre ā€˜quadratica’, beh…è un poco più complesso. Seguitemi, dunque.

Per spiegare questa parola, partiamo da ciò che abbiamo fra le mani: la favola, la fiaba, il mito e la leggenda. Decidiamo che ognuno di essi sia, diciamo, il lato di un quadrato. PerchĆ©? Se ricordate bene la matematica, sapete che in un quadrato i lati misurano tutti la stessa quantitĆ , e per questo possono essere detti congruenti, ma non identici. E i racconti, un po’ come i lati di un quadrato, sono fra di loro simili. Pensateci, tutti e quattro sono tipi di brano conciso e insegnano dei valori.

Fatte queste considerazioni, penso che la figura del quadrato sia la migliore per fare un’analogia.

Dovrebbe quadrare, no? Non guardate il monitor con sguardo perplesso, ma seguitemi che chiarificherò tutto.

Non dovrebbe sorprendervi se dico che essi sono i lati di un quadrato. Un quadrato lo chiamate cosƬ se ha quattro lati e gli angoli retti compresi fra i lati. Il racconto lo riconoscete perchĆ© presenta quelle caratteristiche giĆ  citate e che abbiamo attribuito a fiaba, mito, favola e leggenda. Per cui, se vedete assieme tutti e quattro questi racconti, ottenete il concetto di Racconto. Allo stesso tempo, se pensate a cosa sia un racconto, vi dovrebbero venire in mente questi quattro modelli. Una cosa tira l’altra, no?

Ora passeremo al prossimo ragionamento: cosa ci porta dal quadrato al quadratico? Ancora una volta, spiegheremo il concetto con un’analogia matematica: la potenza, ovvero il prodotto di un numero per sĆ© stesso. E come legherò la potenza al nuovo argomento? Per affrontare bene questo punto, ci occorre fare previamente un’affermazione. Dall’unione di due racconti possiamo ottenere un nuovo tipo di racconto. Per comoditĆ , chiamiamo quest’ultimo racconto secondario. Questo ĆØ sempre originale rispetto ai due che l’hanno generato (racconti primari o genitori). E quando dico originale, mi riferisco sia alla diversitĆ  dello stile che a ciò che vi troviamo dentro, il contenuto.

Inoltre, si può dimostrare che se mischiassimo, per esempio, favola e leggenda per un numero di volte tendente all’infinito, avremmo una serie infinita di racconti secondari. Osserveremmo che se prendessimo due racconti secondari qualsiasi e provassimo a confrontarli, risulterebbero sempre diversi. Come si spiega tale varietĆ ? Userò un esempio. Pensate di avere otto numeri, e di volerli combinare in tutte le maniere diverse: avreste un numero di combinazioni pari a otto fattoriale, ovvero circa quarantamila combinazioni diverse.

I lettori di Calvino sapranno che combinando in maniere diverse le stesse parole presenti in un testo, si possono ottenere svariati racconti originali. E se noi mescoliamo due racconti, stiamo come mescolando (o combinando) i vari elementi di un racconto con l’altro.

Ci rimane il passaggio da fattoriale, ovvero mescolanza, a potenza quadratica. Ricordiamo che i due racconti che misceliamo sono simili come le parti di un quadrato: i lati hanno stessa lunghezza, ma ognuno ha identitĆ  propria; quindi, riescono a essere diversi ma uguali in base alla nostra prospettiva. Quindi moltiplicare un lato per un altro

lato non ĆØ tanto diverso come mescolare due racconti genitori.

Questo prodotto ĆØ una potenza: moltiplichiamo due lati differenti per natura, ma della stessa misura.

Conclusione? A me non piacciono molto, perché sembra che vogliano concludere in maniera rude un discorso, ma, per questa volta, ve ne elargirò una.

Questa rubrica tratterà i testi brevi, i racconti, appunto, e abbiamo detto che partiremo da mito, fiaba, favola, leggenda, per slanciarci nello studio di racconti più complessi, ma altrettanto inquadrabili, e sottolineare le differenze e peculiarità che intercorrono fra i vari componimenti.

Alla prossima, il vostro Edward

Continua...

Serie: Vubvikette


Avete messo Mi Piace1 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Ciao Edward, un esordio interessante. Mentre leggevo le tue argomentazioni, ho ripensato alle celebri conversazioni di J.R.R. Tolkien con i suoi colleghi a Oxford. Non so se hai mai letto qualcosa in proposito. Appartenevano al gruppo degli Inklings, che comprendeva autori e studiosi come C.S. Lewis, Charles Williams e Owen Barfield. Si incontravano spesso per leggere e commentare i rispettivi manoscritti, discutendo di miti, linguistica, fede e letteratura. Complimenti per l’idea.