
DUE BOZZE PER WIKIPEDIA*
Serie: ATLANTE DELLE TERRE SOMMERSE
- Episodio 1: Osservazioni preliminari sull’autoconsapevolezza dei sogni residuali
- Episodio 2: INTRODUZIONE
- Episodio 3: Teoria della Corruzione delle Memorie Collettive: una ricerca neurosemiotica
- Episodio 4: Indagine paleolinguistica sulle prime menzogne non verbali
- Episodio 5: Catalogazione delle specie concettuali estinte: tracce di una patologia semiotica?
- Episodio 6: Microrganismi semiotici: prime prove di vita simbolica autonoma
- Episodio 7: NOTE DI REVISIONE*
- Episodio 8: Note dal romanzo “Rumorenero – Biografia irregolare di Enea Roche Rocchetti”
- Episodio 9: Il crollo di Ithra*
- Episodio 10: DUE BOZZE PER WIKIPEDIA*
STAGIONE 1
*Da buon progressista, Giorgio aveva iniziato a interessarsi al potenziale delle enciclopedie collaborative: da anni, infatti, tentava di redigere una breve autobiografia, così da poter accedere a un pubblico più vasto, per diffondere in piena libertà il proprio pensiero.
Il progetto più ambizioso, però, era quello di condensare la sua intera saggistica su Wikipedia.
Impresa che incontrò troppe e strenue opposizioni.— G. T.
Giorgio Traüber (Bolzano, 28 marzo 1958) Editore, saggista e teorico della letteratura. La sua ricerca ridefinisce i confini della semiotica, dell’epistemologia e delle forme ibride di narrazione. Concepisce e diffonde nozioni come il romanzo forùmico, la corruzione delle memorie collettive e l’infezione linguistica da glossovirus, producendo saggi, microsaggi e frammenti che oscillano tra rigore argomentativo e aforisma speculativo. Dal 1988 dirige una casa editrice indipendente, laboratorio di sperimentazioni formali. Figura riservata e controversa, è da sempre al centro di accese dispute critiche.
Biografia
Formazione e orientamenti intellettuali
Giorgio Traüber nasce dall’unione di Friedrich Traüber (1923-1984) e Maria Pichler (1926-1965). Cresce in un ambiente familiare agiato e culturalmente stimolante, sotto la protezione di un focolaio che più volte egli stesso amerà definire un «salotto di carte e di quiete». I genitori – padre discendente da un’importante famiglia di notai svizzeri, dedito alla collezione di volumi rari e di cronache locali; madre insegnante e attivista per i diritti delle donne – gli garantiscono un’infanzia scevra da privazioni materiali, fornendogli i mezzi necessari a temprarne l’esercizio del dettaglio e della pazienza.
Genio precoce, Giorgio mostra una predilezione per la scrittura sin dai tre anni: preferisce la compagnia di lettere, parole e figure, a quella dei suoi coetanei. Non è un bambino rumoroso né incline ai giochi collettivi; la sua curiosità si nutre di silenzio, di gesti ripetuti e di attenzioni maniacali alla consistenza dei segni. Quest’inclinazione lo isola e lo forgia: costanza e disciplina rafforzano il rigore con cui più tardi elaborerà concetti e teorie sulla memoria e il linguaggio.
All’età di sette anni, la quiete di Giorgio verrà minacciata dall’arrivo di un fratellino. Purtroppo, però, il nascituro non sopravviverà, lasciando il ragazzo nella feconda creatività del suo isolamento.
La madre, Maria Pichler, morirà pochi giorni dopo, per una sepsi puerperale mal curata.
Gli studi
Traüber compie studi regolari nella sua città natale, ma senza approdo accademico: piuttosto che iscriversi a un corso universitario e costruirsi una carriera convenzionale, opterà per un percorso autodidattico: anni di letture mirate, taccuini di lavoro, scambi epistolari e collaborazioni informali con gruppi e laboratori indipendenti. Questo orientamento definirà la sua identità intellettuale più di qualunque titolo ufficiale.
Dagli anni ‘80, avvia rapporti di ricerca con laboratori d’informatica cognitiva e centri sperimentali, esperienze che forniranno strumenti operativi e connessioni pratiche alle sue ipotesi teoriche, pur restando – per scelta o per circostanza – al di fuori del circuito accademico istituzionale.
Di fatto, la “formazione” di Traüber si configura come un apprendistato intellettuale unico: una combinazione di studio personale, pratica editoriale e ricerca empirica, destinati a diventare il nucleo di future dissertazioni, nonostante la sua presenza nella letteratura specialistica rimanga sporadica e frammentaria – solo due pubblicazioni ufficiali –, a prova di quanto il suo percorso sia lontano dal modello accademico ordinario.
Carriera editoriale
Nel 1988, Giorgio Traüber fonda la Traüber Edizioni. Un progetto concepito come “officina editoriale”, che esordirà coi discussi Quaderni di Superficie: una collana pensata per pamphlet e saggi brevi. Il primo titolo sarà il celebre Soglie e scarti (1988) di Luca Meroni, destinato a diventare un testo di riferimento per le giovani leve dell’editoria sperimentale.
Il 1995 vede la pubblicazione di Ossicloruro, di Irene Scarella (collana Quaderni di Superficie, n.23), un’opera controversa, molto criticata per la sua natura ibrida – tra lo scientifico e il letterario – che ispirerà Traüber nella futura elaborazione della sua Teoria delle Specie Concettuali Estinte.
Nel 1996 esce Archivi per uso domestico di Marco Cerrato, curato e introdotto dallo stesso Traüber; il volume sperimenta il formato di annotazione come forma narrativa autonoma. In questi anni, la casa editrice adotta un modello di editing molto invasivo: Traüber chiede ai curatori riscritture serrate, schede di demolizione del testo e controlli filologici estenuanti.
Nel 2008 viene lanciata la collana Tantagruel, inaugurata con l’intramontabile C.M.S. – Tesi ed esercizi di Eloísa D’Anselmi (2008), trattato pratico-teorico che sdoganerà la nozione di Sindrome di Mutazione Concettuale, suscitando lo sdegno del mondo accademico.
Ma sarà un manuale – Prassi editoriali per testi inaffidabili di Samir Kordi (2010) – a farsi portabandiera della Traüber Edizioni, rappresentando un vero e proprio oggetto di culto fra i piccoli editori nazionali.
Gli anni tra il 2011 e il 2014 saranno caratterizzati da crisi e rinnovamenti di organico, che culmineranno con la pubblicazione di Ipertestualità (2014), una raccolta collettiva – parzialmente ritirata – ancora oggi ritenuta, in molti ambienti intellettuali, “un puro vertice d’illeggibilità”.
Reti collaborative e il ruolo di Traüber come «maestro esigente»
Traüber sovrintende – oltre all’attività editoriale – un intenso lavoro di curatela intellettuale: presiede cicli di letture e si fa promotore di piccoli convegni che mescolano teoria, performance e didattica.
Alcuni autori pubblicati sotto la sua egida, pur non raggiungendo la notorietà, si affermeranno come luminari in specifici ambienti accademici. Questo susseguirsi di successi contribuirà ad alimentare l’aura mitica di Traüber, assieme al contrasto coi suoi detrattori.
Opere e contributi teorici
Tra i contributi più noti vanno ricordati:
la definizione e la pratica critica del romanzo forùmico;
la catalogazione delle memorie collettive corrotte (I.M.R.);
la teorizzazione dei microrganismi semiotici e del Glossovirus A0.
La produzione di Traüber è largamente frammentaria: note, quaderni, appunti, spesso non pubblicati in forma compiuta ma conservati in raccolte e fascicoli privati.
Vita privata
Giorgio Traüber passa gran parte della sua esistenza in Alto Adige, coltivando un rapporto prezioso con l’intimità. A dispetto della sua riservatezza, si sposerà quattro volte, e tutti e quattro i matrimoni termineranno presto in separazioni legali: fattori che contribuiranno a plasmare la sua crescente ritrosia all’esposizione pubblica. Una delle relazioni più durature sarà quella con l’autrice Elvina Arnaboldi, legame che sfocerà in fruttuose collaborazioni, prima dell’inevitabile rottura.
Società segrete, ritualità e mito personale
Nei testi di Traüber ricorrono spesso allusioni a corporazioni, confraternite e pratiche sotterranee: non si tratta di vaniloqui folkloristici, ma di testimonianze della sua appartenenza a queste realtà, al fine d’intessere reti di scambio conoscitivo e di accedere a mutualità oblique**. Il ricorso a organismi associativi costituisce dunque la via preferenziale attraverso cui Traüber attinge all’autorità, al segreto e alla produzione dei saperi. Pur rifacendosi a un immaginario rituale e mitografico mutuato dall’appartenenza a magisteri occulti, la sua visione è da ritenersi sempre declinata in termini intellettuali e simbolici più che cerimoniali e mistici.
La critica e gli oppositori
La ricezione critica dell’opera di Traüber è da sempre fortemente polarizzata. Alcuni esperti lo elogiano per l’audacia formale e la ricchezza immaginativa; altri lo attaccano con veemenza, accusandolo di mistificazione teorica e di “stupro” della terminologia scientifica. Recensioni ed editoriali lo descrivono con locuzioni severe: da una parte «visionario», dall’altra «pseudoscientifico», «terrapiattista», «“biologizzatore” del linguaggio».
Marina Cossu, in un noto editoriale, conia l’etichetta che descrive la «sindrome Traüber»; Valerio Ramieri – cronista culturale di grande spessore – è tra i suoi critici più tenaci: non si contano gli articoli a sua firma che contestano la fondatezza epistemologica delle tesi di Traüber. Le polemiche, spesso aspre, contribuiranno all’esclusione definitiva dell’autore da apparati accademici convenzionali.
Controversie
Un collaboratore editoriale di lunga data, tale Giulio Traüber (omonimo di cognome, ma estraneo alla famiglia di Giorgio), sarà protagonista di un bizzarro caso di stalking.
Nel 2012, a causa dei ripetuti contrasti professionali, Giorgio Traüber sarà costretto a licenziarlo, innescando nell’ex dipendente una malsana ossessione per la sua persona: le turbe comportamentali dell’uomo, infatti, sfoceranno presto in una vera e propria fissazione per la figura dell’editore, a tal punto che il suo persecutore arriverà addirittura ad auto-convincersi di esserne il fratello. Fortunatamente, l’uomo si rivelerà essere inoffensivo, diventando solo un’altra presenza folkloristica nella biografia di Traüber***.
**Mio fratello non faceva mistero della sua adesione a sodalizi chiusi e spesso impenetrabili. Diceva che solo lì trovava la forza e i benefici che la sua condizione di emarginato dalla vita accademica gli negava, e in più d’una congrega seppe farsi stimare per il rigore delle sue ricerche. Eppure, non posso fare a meno di confessare che la sua scomparsa improvvisa mi lascia il sospetto di una mano occulta che abbia voluto punirlo per l’audacia di aver diffuso conoscenze destinate a rimanere segrete. — G. T.
***Scrivo queste righe col dolore di chi deve ammettere di essere stato cancellato due volte: una come fratello, l’altra come uomo. Ho appreso solo di recente, e in circostanze che definire crudeli sarebbe riduttivo, che Giorgio aveva inventato la mia morte in fasce, rimuovendo la mia esistenza dalla sua biografia ufficiale. Per anni ho creduto che la sua distanza da me fosse la solita barriera che lui sapeva erigere col mondo; oggi scopro invece che ero diventato un fantasma da occultare, fino al punto di trasformarmi in un personaggio imbarazzante: uno “stalker” pazzo e paranoico. Questa menzogna grottesca, devastante, è stata svelata solo quando la polizia mi ha mostrato i file salvati sul suo computer, documenti che – beffa delle beffe – hanno finito per gettare ombre sulla mia innocenza riguardo alla sua scomparsa. A questo punto mi chiedo: quale rancore, quale segreto, quale odio avrà spinto Giorgio a recidere così radicalmente il vincolo fraterno? Non trovo risposta, e il silenzio che resta pesa più di qualsiasi accusa.
Serie: ATLANTE DELLE TERRE SOMMERSE
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- Episodio 5: Catalogazione delle specie concettuali estinte: tracce di una patologia semiotica?
- Episodio 6: Microrganismi semiotici: prime prove di vita simbolica autonoma
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- Episodio 9: Il crollo di Ithra*
- Episodio 10: DUE BOZZE PER WIKIPEDIA*
Quello che mi sorprende è il lavoro colossale che sta dietro i tuoi scritti, e come sia tutto frutto della tua fantasia. La costruzione di questo personaggio è pazzesca. Mi viene in mente il consiglio che si da nelle scuole di scrittura creativa: dei personaggi dovete sapere tutto, anche se nel romanzo si limitano ad attraversare la strada e scomparire. Eco, che teneva una cartellina biografica per ogni personaggio, comparse comprese. O Hemingway, che del famigerato pesce si era studiato vita morte e miracoli, perfino come cucinarlo. Ecco, ti immagino lavorare così. Sapere tutto, anche quello che non ci ha detto. Fare schemi, ricerche, far combaciare dettagli e date. Perfino i nomi. Una faticaccia, che a noi, se sei stato bravo, non arriva. (Tra l’altro ne avevamo parlato di recente, di questa cosa della fatica dell’artista, di Michelangelo che si fa il culo e diventa cieco per farci ammirare la Cappella Sistina 😅). Com’è sempre il mestiere di scrivere. Ma sappi che ripaga, leggerti è un piacere!
(Ps. Io potrei perfino sospettare che questi due non sono fratelli, che in realtà ne esiste uno solo, delirante e megalomane, ma staremo a vedere…)
Ciao Irene! Grazie mille della lettura e del bellissimo commento🙏🏻 In effetti qui è un casino con date e nomi😂 Anche solo ricreare il lessico e i tic letterari di Giorgio Traüber non è facile per me. Per quanto riguarda lo sviluppo: originariamente avevo intenzione di lavorare su uno sdoppiamento di personalità… ma grazie alle vostre supposizioni mi sposterò su altre soluzioni👹 Alla fine sarete voi lettori a costruire la trama dell’Atlante🤗
Come riesci a districarti in questo dedalo di parole, vite, supposizioni, invenzione e realtà, emozioni?
Così bene che mi hai spinta su Wikipedia a controllare davvero se i Traüber esistessero ma, fortunatamente mi convinco che sono totalmente opera tua. Per un attimo avevo temuto il contrario!
Inutile dire che la pseudo biografia è scritta benissimo, di una chiarezza e vero similitudine impressionanti.
Io sposo la seconda ipotesi di @conchita59,perché trovo estremamente intrigante l’idea dell’alter ego. Una sorta di doppia personalità alla Hitchcock. Del grande regista, il tuo testo ha anche il colore, o meglio, quelle tonalità di grigio che così bene accompagnano i tuoi testi.
Ciao Cristiana! Grazie mille della lettura e del commento 🔝🙏🏻 Sto cercando di rendere Traüber il più reale possibile, senza l’aiuto della narrativa. Mi fa piacere che tu abbia nominato Hitchcock (regista incredibile) perché vuol dire che si percepisce il senso di un mistero costruito intorno all’Atlante. In effetti questa serie sarebbe un semplice giallo/noir, ma smontato e riassemblato secondo un criterio puramente filologico🤗
Adesso le ipotesi sono due:
La prima è che Giorgio, affetto dalla sindrome di Caino, abbia soppresso fisicamente Giulio e poi, per mettere a tacere i suoi sensi di colpa, l’abbia resuscitato con uno sdoppiamento di personalità (è vecchia ma funziona sempre… perlomeno fino all’arrivo della polizia).
La seconda ipotesi è che Giorgio sia l’alter ego di Giulio che lo mette in cattiva luce, e lui, per liberarsene, lo sopprima. Bravissimo, Nicholas🙂
Ciao Concetta! Ipotesi intriganti! Sono importantissime queste supposizioni, dato che non ho ancora idea di come finirà la serie e sto cercando di scartare una a una tutte le possibilità immaginabili😂 Grazie mille della lettura 🤗🙏🏻