El Hombre Caimán

Serie: MITI E LEGGENDE D'AMERICA LATINA


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: I miti e le leggende sono l'anima e l'ossatura di un continente in cui, per secoli, i popoli si sono trasmessi canti e racconti che racchiudono in sé credenze e valori, insegnamenti e paure.

Tanto tempo fa, in un villaggio lungo la riva sinistra del Río Magdalena, viveva un uomo di nome Saúl Montenegro. Era un solitario, taciturno, noto per una sua malsana ossessione: spiava le donne che facevano il bagno nel fiume.

Al calare del sole, quando l’aria si rinfrescava e le donne, ignare, si spogliavano per lavarsi, Saúl percorreva con passi leggeri il sentiero sabbioso ai margini della selva. Si aggirava tra le fronde e si acquattava tra i canneti e le radici sommerse. Sgranava i suoi occhi scuri, febbrili, brucianti di desiderio. Le divorava con lo sguardo, come se potesse nutrirsene.

La sua era una fame vergognosa, animalesca, mista a un senso di potere. Spiarle senza essere visto, lo faceva sentire invincibile, un predatore invisibile, immerso nell’odore del sapone di cocco e della pelle bagnata.

L’idea di essere scoperto lo eccitava e allo stesso tempo lo spaventava, alimentando in lui un desiderio malsano che gli divorava l’anima.

Una di quelle sere, tra le figure immerse nell’acqua, riconobbe la sua ossessione più bruciante: Lucía. Pelle color del miele e capelli neri sciolti sulla schiena, risata cristallina. La donna si spogliava con lentezza, come se sapesse di essere osservata. Saúl si morse il labbro fino a farlo sanguinare. Sentiva un pulsare sordo nel basso ventre, il fuoco sotto la pelle e l’urgenza di toccarsi. Voleva di più. Più vicino. Più dentro, fino a sentire.

Un amico di nome Lucas gli parlò di un brujo che viveva in una capanna tra le paludi, capace – si diceva – di compiere metamorfosi. Saúl andò a cercarlo e gli confessò il suo desiderio più oscuro: diventare un caimano per nuotare tra le donne nude, inosservato.

Il vecchio rise, ma accettò di aiutarlo. Gli consegnò due ampolle: una rossa, una blu.

«Rosso per entrare. Blu per uscire.»

Poi, lo fissò a lungo, la voce si fece grave:

«Non avrai una seconda possibilità. Custodiscile con cura. Se sbagli, nessuno ti salverà.»

Infine lo ammonì:

«Stai attento: l’anima non dimentica. La trasformazione è instabile. Il ritorno richiede esattezza. Se fallisci, resterai intrappolato tra due mondi.»

Il rituale prevedeva che Saúl si trasformasse bevendo la pozione rossa, e tornasse umano con quella blu. Lucas avrebbe custodito la seconda ampolla e atteso sulla riva, nascosto fra gli alberi.

La prima volta fu come morire e rinascere. Il liquido rosso aveva un sapore ferroso e una consistenza vischiosa. Subito, un dolore lancinante lo attraversò. Le ossa si spezzarono e si ricomposero con rumori prima secchi e poi umidi. La pelle divenne squamosa, le unghie si curvarono in artigli, la lingua si appiattì. Ma nell’acqua il dolore svanì. Nel fiume Saúl era libero, era un caimano.

Nuotò tra le Victorias, silenzioso. Le donne lo notarono, ma non si allarmarono. Lucía lo accarezzò col piede e lo chiamò mi caimanecito.

Saúl sentiva ogni cosa. Percepiva la vibrazione dei corpi nell’acqua torbida, cosce, natiche, seni, che scivolavano accanto a lui. I suoi sensi erano amplificati. Euforico e inebriato, avrebbe voluto restare lì per sempre.

Per settimane, tutto funzionò. Si trasformava, godeva delle sue incursioni nel fiume e poi tornava umano grazie all’aiuto dell’amico.

Ma un giorno, qualcosa andò storto. Lucas fu scoperto, mentre attendeva sulla riva con l’ampolla blu. Le donne urlarono e inveirono contro di lui. Preso dal panico, fuggì e perse l’antidoto. Saúl emerse e cercò l’amico per tornare umano, ma non c’era traccia di lui. Passò la notte nel fiume, nascosto tra le radici, in attesa.

Lucas, disperato, provò a rimediare. Tentò di ripetere l’incantesimo, ma sbagliò.

La trasformazione si invertì solo a metà: la testa di Saúl tornò umana, ma il corpo rimase quello di un caimano: squame e pelle, muscoli e impulsi selvaggi, insopprimibili. Era un mostro: né uomo, né bestia; né desiderabile né accettabile.

Si vergognava del proprio aspetto, ma il desiderio non lo abbandò. Continuò a spiare, nascosto tra la vegetazione. Non poteva farne a meno. Tornò ogni sera fino a quando fu scoperto. Una donna lo scorse tra le fronde e fuggì urlando.

La voce si sparse in fretta per il villaggio e gli uomini si organizzarono in gruppi per stanarlo. Lo trovarono in un anfratto del Magdalena, e lo assalirono con remi e pietre. Saúl si gettò nel fiume, ferito, piangendo e ringhiando.

Anche Lucas scomparve, inghiottito dalla vergogna.

Saúl fu condannato a vivere in esilio, intrappolato in un corpo di rettile, con la mente divorata dal rimorso e da desideri inappagati.

Si dice che ancora oggi, nelle acque vicino a Plato, si veda un caimano con occhi umani e sguardo malinconico, che si avvicina alle rive nelle calde sere d’estate. Alcuni giurano di averlo sentito piangere. Altri si fanno il segno della croce e si voltano in fretta.

El Hombre Caimán è l’uomo punito dalla sua brama. Un predatore condannato a desiderare per sempre. E se qualcuno osa ancora lavarsi nudo nel fiume, c’è chi dice che lui sia lì, pronto a vendicarsi di una libertà che non gli è più concessa.

Nota storica:

Nel 1972 a Plato, nel Dipartimento di Magdalena in Colombia, è stato istituito il Festival del Hombre Caimán, per celebrare la leggenda di Saúl Montenegro.

Durante il festival, si svolgono numerose attività culturali e folkloristiche, tra cui concorsi di musica con fisarmonica, sfilate tradizionali, gare di canottaggio e lanci di reti da pesca. Viene premiato il miglior costume del Hombre Caimán e si organizzano eventi gastronomici dedicati alla cucina locale.

Il festival rappresenta una delle espressioni più vive del patrimonio culturale della regione caraibica colombiana e attira visitatori da tutto il paese.


Serie: MITI E LEGGENDE D'AMERICA LATINA


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Discussioni

  1. Ciao Cristiana! Le leggende sono una forma di codice morale planetario. In qualunque parte del mondo, non esiste popolo che non abbia utilizzato la suggestione del racconto per trasmettere ai posteri i valori a lui più cari. Questa peculiarità umana, che distingue è accomuna tutte le civiltà, ci ribadisce l’importanza universale delle Storie e dell’immaginazione. L’intento di questa serie è dunque encomiabile👏🏻

  2. Il fatto che Saùl diventa un mostro altro non è che il riflesso di ciò che è dentro: un predatore che si nasconde dietro alle frasche quando è umano e approfitta delle acque torbide per guardare senza essere visto.
    Ma ho individuato altri due carnefici: Lucas, che sostiene l’amico nella malefatta e addirittura gli consiglia di andare dal Brujo e quest’ultimo che pur sapendo cosa Saùl volesse fare lo ha accontentato chiudendo entrambi gli occhi e pure ridendo!
    Saùl è un monito per coloro che trasformano il desiderio in ossessione, per chi oltrepassa quel limite che può portare all’autodistruzione sia fisica che mentale. “Chi troppo vuole, nulla stringe”, come afferma il detto.

    1. Grazie Mary. Hai fatto un’analisi spietata ma realistica della nostra società e di certi comportamenti che sono purtroppo tipici. Questo dimostra, ancora una volta, che le leggende hanno le loro radici in storie e credenze antiche, ma guardano al presente e insegnano sempre. Un abbraccio

  3. Una storia molto bella e narrata con grande maestria.. come sempre, del resto.. e ti dico a chi ho accostato il povero ‘uomo-caimano’: ad un dannato dantesco, condannato a pagare in eterno il proprio ‘peccato’…

    1. Grazie Furio. Sai, queste leggende altra pretesa non hanno che insegnare qualcosa. Come tutte le leggende, del resto. A me piace molto scovarle 🙂
      È come dici tu. Lui dovrà scontare in eterno la sua pena, proprio come un dannato dantesco.
      Un abbraccio

  4. Da oggi non guarderò più i caimani allo stesso modo… 😳 Una storia potente che mescola mito e psicologia, mostrando come il desiderio incontrollato possa deformare non solo il corpo, ma l’anima. Saúl diventa una leggenda, ma anche un monito: cosa accade quando la brama cancella ogni confine?” Ricorda certe parabole di García Márquez, ma con un’oscurità tutta sua. Quel dettaglio del pianto nella notte è geniale: trasforma una punizione in un’eterna dannazione.

    1. Ciao Tiziana e grazie per aver colto la metafora e sottolineato il fatto che il desiderio incontrollato possa addirittura deformare l’animo umano. Io credo che questa leggenda possa bene adattarsi a situazioni così ‘moderne’ da averne sotto gli occhi ogni giorno. La bramosia e il possesso stanno prendendo il sopravvento e spesso fuggono di mano.
      L’idea che il caimano pianga, richiama certi nostri detti 🙂
      Ti ringrazio anche per il riferimento a Márquez, che sempre mi spaventa.
      Un abbraccio.

    1. Sono io che ringrazio te per la lettura e per l’interesse. Le leggende, a mio parere, sono affascinanti e a volte incredibili. Lo sforzo nostro è quello di immaginarle sempre con i piedi ben ancorati nella realtà e nelle tradizioni di un popolo.

  5. Mi ha molto colpito l’atteggiamento delle donne, il modo in cui cambia. Rifuggono l’uomo, colpevole di impulsi torbidi, mentre verso il caimano hanno un atteggiamento di indifferenza, addirittura, nel caso di Lucia, di tenerezza. Ho immaginato ciò che può avere provato Saul, la soddisfazione, la brama che si placa nell’avere intorno l’oggetto del desiderio e addirittura ricevere una carezza. Ma la riceve in qualità di animale. Lucia non riconosce l’uomo, e mai affiderebbe al caimano le bieche intenzioni di Saul. Chiamiamo i nostri istinti animali, in tono dispregiativo, eppure le donne non credono neppure per un attimo che quel caimano porti in sé ciò che addosso a Saul fa loro inorridire. Forse soltanto addosso all’uomo, chedotato di ragione dovrebbe discernere, questi “istinti animali” diventano deprecabili? Eh si. Forse la storia di Saul ci insegna anche questo. A non cadere vittima dei nostri istinti, perché a differenza degli animali, noi abbiamo la volontà e credo anche il dovere, di scegliere ciò che è tossico da ciò che non lo è. Soltanto quando è davvero in trappola, tra le due dimensioni, Saul lo capisce. E arriva il pianto, ma è troppo tardi.
    Bellissime queste leggende, mi mancava leggerne 🥰

    1. Mi sono accorta, scovando queste leggende, studiandone i contorni, approfondendo le origini, che sono quasi sempre allegorie perché in esse è contenuto un significato più profondo rispetto ai fatti narrati. Fra le molte, forse questa è una delle più significative. Il voyeurismo del nostro Saul Montenegro, assomiglia ai tanti profili falsi creati sui social che non servono ad altro che a ‘spiare senza essere visti’. Non so se dietro si celi più il piacere provato o una sorta di profonda insicurezza e incapacità a relazionarsi agli altri. Il tuo commento va molto in profondità rispetto a questo tema e forse, e qui mi scuso con tutti quelli che si sentiranno chiamati in causa, il termine ‘animalesco’ è appropriato. Grazie Irene e un abbraccio 🙂

  6. Una leggenda affascinante che contiene alcuni principi di verità trasmessi dalla cultura popolare e resi ancor piú credibili dalla tua narrazione avvincente, con uno stile che cattura e incanta. Dire Brava mi pare quasi banale. Nella forma e nel valore culturale dei contenuti, direi eccellente.