Elia Boidu

Serie: Le rose e le rouge


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Il maresciallo Ercole Lo Piccolo ascolta la radio nel suo ufficio, riflettendo sulle parole di una canzone di Renato Zero sui vecchi, poco prima di ricevere Valentina per comunicarle i nomi dei quattro malfattori colpevoli di aver rapito la sua amica Rosa.

Il maresciallo Ercole Lo Piccolo si era fermato al chiosco del cimitero per acquistare un mazzo di fiori da deporre sulla tomba di un caro amico e collega, che dopo tanti anni di onorato servizio, nella sua puntuale abnegazione al dovere, per sventare una rapina, ci aveva rimesso la vita.

«Preferisce le rose o le astromelie?»

«Un mazzo di quelli.»

«I crisantemi?»

«No, quelli viola. Come si chiamano?»

«Dendrobium. Sono orchidee.»

«Uhm… spero non costino un occhio e che siano freschi, appena recisi, per durare sino alla fine del mese. Non cerchi di imbrogliarmi, signorina Perra Valentina. Lei lo sa, con me rischia grosso.»

«Mamma mia, che paura. Quindi se le rifilassi quelli freschissimi, ben refrigerati in cella, che mi farebbe? Una raffica di colpi con il taser?»

«Ma no, che dice? Non oserei mai. Caso mai potrei mandare al fresco pure lei, in un’altra cella, a Uta.»

«Lei ha sempre voglia di scherzare, maresciallo. Si diverte a prendermi in giro. Tenga, non mi deve nulla. Se mi consente, vorrei che fosse un omaggio in memoria del suo collega. O rischio di compromettermi per tentata corruzione?»

«Se la motivazione è questa, non posso che accettare. Un nobile gesto da parte sua, signorina Perra Valentina. Un gesto che le fa onore. Tranquilla: non sussiste alcun reato.»

Il maresciallo si era allontanato con il mazzolino dei dendrobium in mano, fiero e baldanzoso nella sua divisa, col solito passo lungo e cadenzato. Sguardo altero e soddisfatto da short arm mission compiuta.

Valentina, seduta sullo sgabello di bambù, tra un vaso di gerbere e uno di girasoli, era tornata, col pensiero, alle parole di Viola, la sera prima, al telefono.

“Uno aveva iniziato a vomitare e l’avevano scaricato davanti al portone di casa sua. Un altro era sceso in piazza Nostro Signore, più nota come Piazza nostro signore dello spaccio. Gli altri due avevano proseguito, fino a superare il centro abitato, verso la strada statale, in direzione Caralis. Rosa l’aveva inchiodata sul sedile posteriore, muta e immobile, il tizio che le stava accanto, con un coltello puntato sul fianco. Dopo aver percorso parecchi chilometri, avevano raggiunto il tratto di mare nei pressi di Cala Capitano. Tenendola stretta per le braccia, uno a destra e l’altro a sinistra, l’avevano trascinata fino all’ingresso di una grande villa isolata, a pochi metri dalla spiaggia. Dopo aver forzato la serratura della porta, uno aveva ispezionato la casa, mentre l’altro continuava a trattenere Rosa, minacciando di torcerle i polsi, con le braccia incrociate all’indietro. Quando il tipo che chiamavano Elia, si era riavvicinato, avevano deciso di rinchiuderla in uno sgabuzzino, a luce spenta. L’assenza di voci e di rumori l’avevano indotta a credere che se ne fossero andati, lasciandola segregata in quel bugigattolo buio. Le parole del tizio che guidava avevano rotto il silenzio, dopo un lungo lasso di tempo, quando erano tornati con alcune casse di birra, per fare baldoria nel loro stile infame. Nello stesso momento era iniziato il fruscio di un televisore, nel vano tentativo di sintonizzarlo sul canale in cui avrebbero dovuto trasmettere un incontro di calcio della nazionale contro la Francia. Dalle imprecazioni del tizio, si capiva che, in quel momento, quella partita rappresentava l’unico interesse irrinunciabile. Aveva deciso perciò di andarsene, promettendo al compare di merende che sarebbe tornato più tardi, oppure all’indomani. ‘È tutta tua’ – gli aveva detto – ‘divertiti’. Il botto di una porta chiusa con un colpo secco era risuonato forte e chiaro, quando il balordo era andato via, incapace di resistere al potente richiamo del pallone. Poco dopo un altro rumore, di un oggetto rovesciato e andato in frantumi. Più tardi Elia, quando l’aveva fatta uscire dal ripostiglio, tirandola per un braccio, aveva un ghigno sulla faccia da ubriaco fradicio.”

Mentre Valentina immaginava la scena della sua amica in preda al terrore, si era sentita invadere da un senso di rabbia, di dolore e di colpa, per non aver capito cosa le fosse successo. Per averla lasciata in casa, da sola, in balia dei mostri generati da quella reclusione brutale.

La solita cliente del venerdì mattina l’aveva distolta da quei pensieri, per riportarla alla routine quotidiana che, nonostante le svariate tonalità dei fiori, le sembrava ogni giorno più monotona.

«Le solite rose rosse a gambo corto?»

«Sì, Valentina, dieci come sempre.»

L’anziana vedova le aveva porto una banconota da venti euro. Le poche monete di resto aveva dovuto cercarle rovistando in fondo al cassetto del banco, dove teneva gli spicci. Nel tirar fuori lo spago, gli elastici, le penne e altre cianfrusaglie, erano saltati fuori anche due gratta e vinci acquistati molto tempo prima. Era stato il giorno che, per scaldarsi dal gelo, lei, Gemma e Rosa, erano andate a bere un caffè al bar del Cinese; mentre Piergiorgio, il guardiano del cimitero, copriva la sua assenza. Quei biglietti li aveva completamente dimenticati. Per occuparsi delle clienti che la stavano aspettando, li aveva conservati, in modo sbrigativo, senza pensarci più. Non aveva vinto mai nulla e non si illudeva di poter cambiare la sua modesta sorte con un cartoncino pagato tre euro. Non credeva neppure di poterci ricavare un giorno intero di vacanza alle terme di Santa Maria Acquas. L’idea di concedersi quel lusso, con il beneficio di qualche massaggio ayurvedico che l’avrebbe rimessa in pace col mondo, la sfiorava spesso. In quell’antico stabilimento termale, ristrutturato, accogliente e confortevole, a un’ora di macchina dal luogo in cui abitava, aveva trascorso uno dei pochi weekend da sogno della sua vita, con il bel tenebroso Jean.

Aveva preso una monetina da dieci centesimi per grattare i primi tre numeri della serie in basso, poi altri quattro. Almeno tre avrebbero dovuto coincidere con i numeri stampati in alto. Le cifre erano più alte o inferiori; nessuna uguale.

Il secondo biglietto l’aveva raschiato senza nessuna convinzione, distratta dal pensiero di Rosa, tra le grinfie del suo aguzzino. Immagini che continuavano a tormentarla.

Elia Boidu, quel maledetto, l’aveva trascinata nella stanza accanto, rovesciandola sul divano, senza alcuna pietà per le suppliche o per gli occhi gonfi di pianto da giovane preda indifesa.

Continua...

Serie: Le rose e le rouge


Avete messo Mi Piace5 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Ci sono momenti in cui mi sento prendere dall’angoscia e dal desiderio/timore che il fatto mi venga rivelato; altri in cui volo via con la fantasia e quasi dimentico attorno a cosa ruota l’argomento.
    Ho come l’impressione che tu ci voglia condurre alla descrizione dell’accadimento come se conducessi un’auto, dolcemente, giù da una collina scoscesa. Una sorta di vedo/non vedo.
    Trovo che sia molto interessante ‘ascoltare’ i pensieri di Valentina che spesso rivelano la sua rabbia e frustrazione per non aver saputo aiutare l’amica, che si accavallano alle azioni che essa compie quotidianamente. La stessa sensazione dell’auto e della collina.
    Continuo a ritenere la tua serie una delle migliori presenti attualmente su Open, per quel gusto della buona narrazione che lascia in bocca.

    1. Grazie Cristiana per questa tua attenta e graditissima analisi della storia. Il paragone sulla guida dell’auto mi pare perfetto. Aggiungo soltanto che, essendo la strada disseminata di cartelli con segnali di pericolo, occorre rallentare ed essere cauti. Avrei preferito evitare o aggirare lo scoglio piú grosso ma… credo che tra poco dovró smuoverlo, per poter andare oltre.

  2. Ciao Maria Luisa, un episodio molto intenso. Hai racconto l’incidente di Rosa con delicatezza e partecipazione. Ho adorato anche il piccolo scambio di battute tra il maresciallo e Valentina. La sottile ironia di lei mi fa morire. Brava come sempre

    1. Grazie Tiziana. Il modo di comunicare, tra Valentina e il maresciallo, sta cambiando. Forse é giusto così, accanirsi con un tutore dell’ ordine pubblico che mette a repentaglio la sua vita per proteggere quella dei cittadini, sarebbe sbagliato, fintanto che non commette abusi, approfittando della divisa che porta e delle armi di cui dispone.

  3. Anche in questo episodio scorre piacevolmente come è nel tuo stile, ricco di dettagli floreali, sincero, armonioso, mai eccessivo o volgare. Stai dipingendo i tuoi personaggi di una umanità per niente scontata in questi tempi cupi che apprezzo in particolar modo. È una serie che, purtroppo, volge al termine; sono convinto che sono solo i limiti editoriali a fermarti (è la terza stagione), non la fantasia e la voglia di scrivere.

    1. Ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere. Uno dei più importanti é quello sul tema dell’amore. La storia di Valentina con il francese bello e impossibile di nome Jean, che cito spesso, in vari episodi, perché i lettori possano tenerlo presente, anche se assente, latitante o quasi.
      E, non vorrei darti una cattiva notizia, su questa serie non so neppure io quando potrò mettere mettere la parola fine. Le stagioni previste dal nuovo regolamento, non potendo superare le 1000 parole per ogni episodio, possono arrivare fino a nove.
      Avrai la pazienza di seguirmi fino all’ ultimo? Lo spero tanto. E, comunque sia, grazie🙏

  4. Si svela l’accadimento criminoso, che hai reso meno crudo scegliendo una narrazione indiretta, accesa dalla telefonata con la sorella della vittima. È ben presente, tuttavia, l’angoscia dell’amica dove l’orrore si esprime attraverso la sua immaginazione. Su questo fronte, resta da sciogliere la liberazione della Rosa, o la sua fuga… quanto meno, è un punto che stimola la mia curiosità. Grazie, Luisa, per la nuova puntata, a presto

    1. Grazie Paolo, hai colto esattamente il mio intento di descrivere i fatti, senza il coinvolgimento emotivo diretto della vittima.
      Ora sono ancora incerta sul prosieguo, ma dubito che Valentina voglia fare il terzo grado alla sua amica, ancora molto provata da un’ esperienza sconvolgente.

  5. Povera Rosa 😩 ecco finalmente i dettagli del rapimento. Brava Maria Luisa, questa storia diventa sempre più interessante. Adesso non vedo l’ora che quei delinquenti vengano puniti, ma sono anche curiosa di ascoltare da Rosa la sua versione dei fatti. Vedremo cosa accadrà. Aspetto il prossimo episodio ❤️

    1. Grazie Arianna, ti confesso che non so ancora come procedere per descrivere la scena in cui Rosa si ritrova tra le grinfie del suo carnefice. Potrei usare una forma diretta, piú cruenta, oppure una narrazione indiretta, filtrata, meno orrida. E, spero, non troppo scontata, sull’epilogo dei fatti.

        1. Sì é vero. A volte ho la sensazione che i personaggi abbiano una loro
          volontà e riescano ad imporsi, stravolgendo le idee che
          avevo in mente.

  6. Inizi con una scena quasi leggera al chiosco, e poi all’improvviso cala addosso quel peso enorme della violenza e della paura. Ti lascia addosso rabbia e tristezza insieme, come se stessi vivendo i pensieri di Valentina.

    1. Grazie Lino, temevo che la prima parte di questo epidodio sembrassero attaccata con lo sputo. In verità l’ ho inserita dopo, quando la prima bozza del racconto era quasi completa. Il motivo principale: la notizia avuta dal tg, nello stesso momento in cui scrivevo, della pistola elettrica usata in modo diciamo improprio, da alcuni rappresentanti delle forze dell’ ordine. Un fatto gravissimo che non potevo ignorare.

  7. Ho riletto, stasera, tutti gli episodi della terza stagione perchè avevo un po’ perso il filo, e ho la certezza che tu stia scrivendo un gran bel romanzo, cara Maria Luisa. C’è tutto: amore, amicizia, cattiveria, simpatia, profumi, sapori, colori, emozioni, violenza e speranza. Tutto miscelato da una mano sapiente e sensibile. Grazie, per il grande cuore che hai. 🌹

    1. Ti ringrazio, Giuseppe, per i tuoi commenti sempre molto generosi. Il tema dell’amicizia é sicuramente uno dei contenuti principali di questa serie. La questione che include il personaggio Ercole Lo Piccolo (figura simbolica sul tema della giustizia) é quella piú spinosa. Spero di riuscire a dare un quadro non troppo serioso e neppure troppo distante dalla realtà. Sperando di suscitare qualche sorriso, senza dimenticare il doloroso dramma, quasi quotidiano, sulla violenza di genere.