Ep 6: il caffè non si nega.

Serie: Il maledetto cacciatore di fantasmi - with Lorenzo R. Gennari


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: La battaglia contro il Ivan, il capo comunista del gabinetto ha portato via un grande guerriero: kadmon che ora combatte tra la vita e la morte.

Un indefinibile tempo dopo, il soffio della vita riempì di nuovo il corpo del vecchio pensionato che, una volta tanto, ringraziò il Creatore. Il motivo per cui i fulmini non lo ebbero toccato si crede sia da ricercare nel suo consistente tonnellaggio, di un’utilità simile all’isolante; ma queste, cari miei, sono tutte congetture. È mia opinione che la sua “empia grazia” abbia allontanato anche l’elettricità, oltre a tutti coloro che sono venuti in contatto con lui.

Eugenio si rialzò con la finissima signorilità di un orangotango su una pista da pattinaggio. Si accorse con orrore che il suo cane era più simile a una spugna gettata in una latrina pubblica rantolante. Preso dal timore di perdere l’unico essere vivente in grado di sopportarlo, sbraitò alla signorile Maria e l’idraulico di chiamare qualcuno, mentre cercava di rianimarlo con la RCP (Rianimazione Carlino Polipnoico).

L’idraulico con lo sguardo spiritato ma con fare spiritoso; continuava a gridare di chiamare: uno psicologo per il padrone (chiaramente impazzito), un dottore per lo stesso e poi, sotto incentivo di Eugenio, un veterinario per Kadmon. Di grazia, benevolmente, il cane si rialzò festante dopo dieci minuti di indecente travaglio.

Una volta assicurati che fosse fuori pericolo, l’idraulico cominciò a fare una verifica dei danni.

Quest’ultimo benché non avesse varcato la soglia del bagno, indicò una cifra tra i tre e i cinque mila euro. Quando il nostro mal pettinato pensionato glielo fece notare, l’idraulico valutò i danni con occhi più attenti ed alzò il preventivo tra i dieci e i quindici mila.

La clemente Maria, in quanto padrona dello stabile, aveva tutte le ragioni di aggiungere al preventivo: gli arretrati dell’affitto, la multa per gli schiamazzi diurni, i danni morali, l’abuso sul cane, la parcella dell’avvocato e della lavanderia, e per la fame nel mondo; aumentando il preventivo tra i quindici ed i venti milioni.

Fu allora che il povero squattrinato richiamò il cane e salpò per il bagno borbottando che lo avrebbe riparato da solo. Dopo esserci dato dentro con tanto olio di gomito, scotch ed asciugamani, riuscì a tappezzare i buchi, riassettare i tubi ed a tappare la bocca del gabinetto con lo sturacessi, per essere sicuro che non fiatasse. Ne uscì fiero come un pavone nella stagione degli amori indicando che il soffione della doccia era l’unica cosa da aggiustare.

Mario, essendo un uomo dalla sconfinata cultura per ciò che concerneva il suo lavoro, non sembrava troppo persuaso. Si riunirono nella indegna cucina per bere un caffè e contrattare la riparazione.

– Ehm… sì, ma questo impianto non è a norma di legge. Potrebbe creare seri danni alla struttura dello stabile, se la becca la caramba, avrà una bella multa di mezzo milione in aggiunta. –

Eugenio, preso dalla furia, cominciò ad inveire contro l’idraulico nel tentativo di fargli abbassare la cresta, ed il prezzo. Mario, vedendo quel vecchio toro corrergli dietro, si nascose dietro alla persona che gli parve più virile, ovvero la venerabile Maria, che stava annusando un cartone di latte vegano con comprensibile disgusto, dopo aver appoggiato una tazzina di caffé nero tedesco sul tavolo.

Eugenio si bloccò. Dei sudori freddi scesero lungo il suo collo. Il tremore che le provocava quella donna era pari solo alla visione del demonio. Nonostante questo, i suoi criceti nel cervello cominciarono a pensare. Paradossalmente, fu l’idraulico stesso a tentare alla sua integrità. il quale, preso dal panico, ebbe l’insana idea di difendersi scagliando la suddetta tazza di caffè sull’anziano. Caffé che la donna avrebbe voluto gustare con un po’ di latte vero.

Il pregiatissimo caffè nero tedesco, volò nell’aria come il pianto di un angelo caduto e il liquido si infranse sulla camicia di Eugenio per poi disintegrarsi cadendo sul pavimento e spargendo i mille pezzi della sua composizione ovunque con un sonoro boato.

E quindi, mentre la legge di Newton compiva il suo moto inesorabile; mentre lingue nere e ambrate del pregiatissimo caffè volteggiavano nell’aria come il sangue di una colomba ferita; e la camicia già lercia del povero povero Eugenio veniva seviziata da un’ulteriore lerciume; e gli occhi dell’idraulico si spalancavano dal terrore guardando quelli assetati di vendetta della donna; puntanti sul nero tedeschissimo caffè; nel mentre che il piccolo Kadmon, sgambettante a zampe levate, retrostava al padrone guaendo disperato… la macchia non era per terra, bensì nei cuori di coloro che avevano commesso cotale reato. La Old Classic cominciò a vibrare di collera.

La giusta donna, con due occhi fiammeggianti, si voltò verso il povero Mario, che sbiancò visibilmente dalla punta dei capelli fino alle scarpe marroni. Maria, avrebbe tanto voluto fare giustizia per la distruzione dei beni di sua proprietà, ma la cucina la batté sul tempo.

Allo schianto della tazza, le fiamme dei fornelli si elevarono con preponderanza, ed un grido di dolore profondo quanto l’astio stesso, sopraggiunse dalla caffettiera:

— Un caffè non si rifiuta MAI! ALLAH ALBAR! —

Serie: Il maledetto cacciatore di fantasmi - with Lorenzo R. Gennari


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