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Quando iniziai a lavorare in canile, mi fu detto di stare attento a due cani.

Così li conobbi.

Un maschio ed una femmina.

Due cani, di piccola taglia, che stavano sempre insieme.

Mi fu detto, in particolare, che tendevano, questi due cani, a mordere gli estranei.

Erano territoriali.

Così, decisi di affrontarli da subito.

Io non ci credevo.

Andai da loro come prima cosa, e li conquistai.

Con le coccole.

Problema risolto.

Ben presto conquistai la loro fiducia.

Il maschio era tutto marrone allora.

Un cardiopatico.

Un cardiopatico un po’ sordo.

La femmina era nera, invece, nera con delle macchie marroni a marcare qualche parte del suo corpo.

Tipo, gli occhi o il ventre e il petto.

Ed era una oncologica.

I due stavano, ripeto, insomma, sempre insieme…

Nei turni pomeridiani, tramontato il sole, ad esempio, non c’era sera nella quale i due non stessero nella stessa cuccia, pronti al sonno notturno, l’uno accanto all’altro.

L’uno sull’altro.

E quando, ecco, e quando c’era da mangiare, io l’ho visto con i miei occhi, l’ho visto, arrivava tipo, un maschio di taglia media o grande a sottrarre il cibo al cardiopatico, faceva il prepotente, l’oncologica gli ringhiava contro, al prepotente, e proteggeva il cardiopatico da morsi e furti vari, frequenti con il cibo di mezzo.

Sedava la lite sul nascere ringhiando.

Così quando un altro cane, uno di taglia grande è saltato proprio sul suo compagno, ieri, anche ieri, lei, così piccola, lei, ha fatto da scudo.

Si è messa in mezzo.

Ha fatto da scudo al compagno.

Un cane abbandonato come lei.

Ha fatto da scudo ed è morta.

È bastato un morso, di quello grande, e un suo polmone è stato forato.

È morta con gli occhi aperti.

Sulla difensiva.

Nell’ultimo attimo nel quale tutti i suoi muscoli erano in azione e in tensione.

Sembrava uno di quegli animali imbalsamati in un museo di storia naturale.

L’ho scoperta dal lenzuolo che la copriva a fine turno.

Solo in ambulatorio, l’ho osservata.

Eravamo in cinque.

Eravamo in cinque nella struttura ma nessuno è riuscito ad evitare la sua morte.

Ecco perché lei, l’oncologica, aveva deciso di far coppia con il cardiopatico, ho pensato.

Nonostante la nostra presenza, la nostra vigilanza, è come se lei sapesse, non so, tanto avverto.

Erano soli, ancora.

Ne era consapevole.

Sapeva anche, di essere d’aiuto a sé stessa e solo a sè stessa.

Ed è morta, perché ha deciso in quel momento, di essere d’aiuto non per sé stessa, ma per il suo compagno.

La morte ha rivelato la natura più intima del loro rapporto nel momento più estremo.

Più estremo e più breve.

A me ha rivelato solo lacrime.

Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Oltre ad essere una storia toccante è scritta con una prosa originale, con delle ripetizioni che ci hanno sempre insegnato ad evitare ma che non so per quale ragione scritte in questo modo funzionano e mi piacciono .

  2. Scrittura articolata in modo asciutto, descrivi il mondo sensibile ed intelligente dei cani, grazie per aver ricordato, con questo racconto, il modo sorprendente che hanno di vivere il mondo.