Fine del gioco

Serie: Nemesis


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Scout vuole abbandonare la nave

Ormai avevo deciso: avrei abbandonato al più presto la nave usando una capsula di salvataggio, con la quale avrei raggiunto la Terra. Ma una volta arrivata lì vicino, trovai una sorpresa che mi costrinse a rinviare la mia fuga: la pilota comparve d’un tratto davanti a me, sconvolta e respirando a fatica. Si guardò intorno, vide una porta aperta alla mia destra e mi spinse dentro quella stanza. Nella penombra, mi fece segno di stare zitta.

Eravamo di nuovo insieme, l’una accanto all’altra contro una parete: ebbi l’impressione di aver già visto quella scena, come in un déjà vu.

Sentimmo dei passi in corridoio: prima veloci e lontani, poi sempre più vicini e lenti. Finché il rumore dei passi non arrivò proprio alle nostre spalle, dall’altra parte del muro dietro il quale eravamo nascoste. Trattenni il fiato e volsi lentamente lo sguardo alla mia destra verso la porta aperta dalla quale eravamo entrate. Da quell’angolazione potevo vedere solo una parte del corridoio, ma di colui che stava inseguendo la pilota non riuscivo a scorgere nemmeno l’ombra.

Nel silenzio, lo sentii respirare: un leggero sibilo proveniente dall’alto. Non era umano.

E se si fosse trattato della Regina? Non speravo di sopravvivere a un incontro con lei per la seconda volta.

Dopo qualche minuto di esitazione, il segugio avanzò passando oltre quella stanza e allora lo vidi di spalle: era un alieno adulto, simile alla Regina ma leggermente più piccolo.

Per qualche ragione non si era accorto della nostra presenza e questo lasciava intuire che tali creature non avessero il senso dell’olfatto molto sviluppato.

Quando si allontanò abbastanza da sparire in fondo al corridoio, uscimmo allo scoperto.

«Che ci fai qui?» mi domandò la pilota, temendo già la mia risposta.

«Me ne vado.»

«Cosa? Non puoi farlo: abbiamo una missione. Non puoi, di punto in bianco, salutare tutti e andare via.»

«Infatti non avevo intenzione di salutare: tu sei l’unica a saperlo. E se non ci fossimo incontrate, non lo sapresti nemmeno tu.»

Mi guardò con disappunto, ma prima che proferisse parola io continuai: «Ascolta, qui non c’è alcuna speranza di sopravvivenza, lo sai benissimo anche tu. Questo posto ci ha messi l’uno contro l’altro e finiremo per ammazzarci a vicenda oppure per lasciare che lo facciano gli alieni. Vuoi davvero fare questa fine? Ti confesso una cosa: ho visto una carta subito dopo il mio risveglio. Ho letto chiaramente una missione orribile da portare a termine.»

Dal suo sguardo capii che anche lei aveva visto qualcosa. Non fu necessario scendere nei dettagli.

«Vieni con me. Sulla capsula di salvataggio ci sono due posti: torniamo a casa.»

D’un tratto sentimmo un rumore in fondo al corridoio: l’alieno stava tornando. E non era solo. Tre alieni adulti stavano avanzando velocemente verso di noi.

Raggiungemmo di corsa stanza dalla quale sarebbe partita la capsula. Ero convinta che la pilota avrebbe accettato il mio invito, ma mi sbagliavo.

Lei si voltò verso la porta d’ingresso puntando l’arma in attesa che arrivassero gli alieni. Io feci per entrare nella capsula di salvataggio, ma lei mi afferrò per un braccio, proprio sulle ferite che nel frattempo si stavano infettando. Urlai dal dolore, ma lei non lasciò la presa.

«Tu non vai da nessuna parte, non te lo permetterò.»

«Vuoi davvero giocare questa carta?»

Non rispose.

Io allora la strattonai con tutta la mia forza e, proprio nel momento in cui il primo alieno varcò la soglia, lei stramazzò per terra.

Quindi, stavolta senza impedimenti, raggiunsi la capsula di salvataggio, entrai e chiusi il portello dietro di me. Mi voltai un’ultima volta e, attraverso il vetro, vidi la pilota che tentava invano di recuperare l’arma, scivolata sul pavimento a pochi metri da lei. Carponi e in preda al panico, alzò lo sguardo verso di me, ormai arresa al fatto che avrei abbandonato la nave.

Poi d’un tratto cambiò posizione, sollevandosi sulle ginocchia come in un passo di danza.

I suoi occhi si spalancarono quando, simile alla lingua di un rettile, la coda dell’alieno uscì dalla sua bocca, infilzandola a morte. Fu quella l’ultima scena che vidi prima di premere il pulsante che avrebbe attivato la navicella.

Così mentre Nemesis, con i suoi insetti giganti, le uova, le carte, i dadi e tutta quella follia diventava sempre più piccola alle mie spalle, davanti a me c’era solo la pace e il silenzio del Cosmo.

Esausta, mi addormentai.

Mi ritrovai in una stanza buia, al centro della quale c’era un tavolo illuminato da una luce che pendeva dal soffitto. Mi avvicinai per guardare meglio. Un tappetino da gioco steso sul tavolo riportava la mappa della nave: ogni stanza, ogni singolo dettaglio. Con mia grande sopresa, trovai persino delle miniature che rappresentavano i membri dell’equipaggio: c’ero anche io. Presi in mano la miniatura che mi raffigurava e la osservai da vicino.

Poi, avvertii un dolore lancinante causato dalle mie ferite e lasciai cadere la miniatura. Guardai le mie braccia e vidi la pelle che stava mutando consistenza e colore: sempre più verde, sempre più viscida. Dalle ferite usciva la stessa sostanza gelatinosa che avevo già visto sulla nave.

D’un tratto si spalancò una finestra e una raffica di vento fece volare via tutto. L’unica cosa rimasta sul tavolo era una carta. La presi in mano e la osservai. Sulla carta era raffigurato un insieme di venature che ricordavano le connessioni cerebrali. Guardai meglio: si intravedevano delle lettere, ma era un testo impossibile da decifrare.

Poi mi accorsi che sul tavolo c’era anche una lente d’ingrandimento dal vetro rosso. Non ne avevo mai vista una simile. La usai per guardare la carta e a quel punto apparì chiaramente una parola: infected.

Mi svegliai di soprassalto, con le ferite doloranti e capii: sarei arrivata sulla Terra, ma probabilmente non ci sarei arrivata viva.

Ecco perché sto scrivendo questa lettera: solo così saprete cosa è davvero accaduto sulla nave Nemesis e conoscerete le circostanze che mi hanno portato qui.

Io sono Scout e questa è la fine del gioco.

Serie: Nemesis


Avete messo Mi Piace1 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Non ci creso, non immaginavo che finisse in questo modo!!! Una bella storia, peccato che sia terminata così velocemente. Brava Arianna, le tue creazioni hanno sempre un tocco di originalità che le rende uniche 👏👏👏

  2. “I suoi occhi si spalancarono quando, simile alla lingua di un rettile, la coda dell’alieno uscì dalla sua bocca, infilzandola a morte. Fu quella l’ultima scena che vidi prima di premere il pulsante che avrebbe attivato la navicella.”
    Ceeee😱😱😱😱

  3. Ciao Arianna, non conoscendo le regole del gioco, speravo in un finale migliore per Scout. Mi sarebbe piaciuto saperne di più, chi era a tirare le fila del gioco, ma la storia è stata coinvolgente e interessante. Ti faccio i complimenti e aspetto con tanta curiosità la tua prossima avventura😊

  4. Per un attimo ho temuto un finale alla mago di Oz, poi quando è tornato il mio amato viscidume verde ho tirato un sospiro di sollievo. Ho apprezzato quel “Vuoi davvero giocare questa carta?” che messo in un contesto del genere assume tutto un altro significato. E così siamo giunti alla fine del viaggio… oppure c’è un seguito in cui scout spargerà morte e viscidume sulla terra? La risposta la so, ma lasciami sognare lo stesso XD
    In ogni caso è stato un interessantissimo esperimento, complimenti.