Gerusalemme Est

Israele, 1967

La battaglia era finita, Haron guardò col binocolo, ma davanti a sé c’erano nubi di polvere sollevata da decine di scarponi. Alcuni morti, i barellieri avevano portato via i feriti, i sacchi di sabbia perdevano quel che contenevano a causa delle pallottole. «Tenente, credo che non sia ancora finito nulla».

«No, Haron, hai ragione». Il tenente, una vecchia volpe che si era fatto le ossa durante la crisi di Suez, giocherellava con la lama della baionetta.

Haron non disse nulla.

Il tenente annuì. «Andiamo all’attacco. Inastare la baionetta e facciamogliela vedere ai giordani».

La Legione Araba era stata addestrata dagli inglesi, ma i giordani non erano all’altezza degli insegnamenti: con le kefiah e le mimetiche desertiche, erano più degli spaventapasseri di stracci che meritavano di essere distrutti.

Haron li odiava, anche se i suoi vicini di casa erano di origine giordana: ma a loro voleva bene.

Il plotone inastò le baionette, corsero fuori dalle trincee, superarono i morti e, una volta a pochi metri dalle trincee nemiche, i giordani balzarono fuori e spararono con i Lee Enfield.

Gli israeliani reagirono, spararono a bruciapelo senza curarsi dei morti e dei feriti, dopo fu il turno delle baionette.

Fu una danza di scarponi e lame che versarono molto sangue. Haron non sapeva quando sarebbe terminata la guerra, né quale sarebbe stato il nome tramandato ai posteri, ma era determinato a farla vedere ai giordani, perché Gerusalemme Est doveva essere unificata. Haron aveva visto i parà che gridavano: “Il Muro del Pianto non attende più!”. Erano passati troppi secoli da quando Tito distrusse il tempio di Gerusalemme, se bisognava dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio, che lo si desse pure a Israele.

Haron sgozzò, trafisse, sparò da distanza ravvicinata facendo esplodere un cranio e poi una cassa toracica, intorno a lui c’erano soltanto cadaveri. I membri della Legione Araba: molto scarsi. Haron strinse il fucile, poi estrasse l’UZI dalla tasca: ci voleva giocare un po’. In lontananza vide dei Centurion e degli Sherman con sopra il drappo della stella di David. I cingoli sollevavano polvere.

«Al Muro del Pianto! Al Muro!» gridavano i parà.

Forse Haron avrebbe avuto l’occasione di usare l’UZI nella prossima guerra. Si avviò col tenente e il resto del plotone.

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Discussioni

  1. Caio Kenji, sembra che il tempo non passi mai e che la storia sia veramente ciclica tendendo sempre a ripetersi. O semplicemente, è l’uomo che continua a commettere gli stessi errori. Io la vedo così.

  2. Già. Però loro erano i suoi vicini e quindi voleva loro bene. Gli altri, quelli che fronteggiava, non erano nessuno e quindi poteva odiarli.
    Ben messo in evidenza.
    Notevole anche la padronanza delle armi. Non tutti sanno che l’UZI, essendo di fatto una via di mezzo fra una mitraglietta ed una machine pistol, entrava in una tasca di uniforme.