
GITA ALLA FATTORIA MILESI
Serie: IL MIO CANE BOROTALCO
- Episodio 1: IL CIONDOLINO D’ORO
- Episodio 2: GITA ALLA FATTORIA MILESI
- Episodio 3: LA FAMIGLIA DI BOROTALCO E IL GATTO FUFFY
- Episodio 4: IL MAIALE GIGANTE
- Episodio 5: ARRIVANO I LUPI IN FATTORIA
- Episodio 6: BOROTALCO ENTRA IN CHIESA E SPAVENTA I FEDELI
- Episodio 7: LA LOTTA
- Episodio 8: ADDIO BOROTALCO
STAGIONE 1
«Perché morì così presto?» Chiese Maria che fino a quel momento era rimasta in silenzio ad ascoltare. «Perché chi è nobile d’animo, come lo era Borotalco, chi è fatto di quella pasta non può vivere a lungo. È andata sempre così, anche con le persone» risposi con convinzione.
«Nonna, raccontaci qualcosa di Borotalco, per favore!» chiesero i due bambini entusiasti.
«Va bene» incalzò mio figlio Giovanni, interpretando il ruolo dello stato maggiore della famiglia, «ora la nonna vi racconta tutto, ma ascoltate con le orecchie e continuate a lavorare con le mani, altrimenti non finiremo di imbottigliare le conserve nemmeno per l’imbrunire».
Mentre i lavori andavano tranquillamente avanti e le api continuavano a ronzarci attorno, cominciai a raccontare la storia del gigante bianco, come lo chiamava abitualmente mio padre.
«Quando era ancora un cucciolo, Borotalco era molto vivace, si divertiva a correre dietro alle galline che, impaurite, schiamazzavano in acrobazie e svolazzi divertentissimi, ma non ne aveva mai azzannata una né per fame né per divertimento.
Sparpagliava le verdure che avevamo in deposito per ogni dove, in particolar modo le patate per via della loro forma rotonda come le palle da gioco. Rompeva qualsiasi pezzo di stoffa o di carta gli capitasse tra i denti e aveva un’inesauribile energia che lo faceva correre e saltellare continuamente. Mia madre più volte si era disperata per questi che lei chiamava dispetti, ma che in realtà erano atteggiamenti legati a una fase necessaria alla crescita psicologica del cucciolo. Era l’istinto del cane pastore che quando inseguiva le galline cominciava a fare pratica nella conduzione di un gregge, e la rottura di tutti quegli oggetti era l’allenamento attraverso il gioco all’utilizzo delle zanne, per difendere le pecore da eventuali attacchi dei lupi.
In realtà, Borotalco non avrebbe mai condotto un gregge al pascolo, il suo destino sarebbe stato quello di fare da guardiano alla nostra casa ed essere il mio inseparabile amico e, per tutto il tempo che visse con noi, così fu.
Borotalco era nato da una cucciolata di pastori maremmani abruzzesi, ma era stato sottratto troppo presto dall’affetto dei suoi genitori e dal gioco con i suoi fratelli. Sarebbe dovuto restare con sua madre, almeno un altro mese, ma mio padre voleva farmi la sorpresa per il mio compleanno e pregò il padrone della fattoria, dove Borotalco era nato, di lasciarglielo prima.
Aveva pensato che un mese sarebbe passato in fretta, e tutto sommato avrebbe potuto farcela senza troppi problemi ad abituarsi alla mancanza della famiglia originale, compensando quella mancanza con gli affetti della nuova famiglia, ma non fu così.
I suoi primi giorni in casa nostra furono molto duri, non smetteva di lagnarsi e non voleva neppure mangiare, eravamo tutti molto preoccupati.
Di notte a volte piangeva o forse sarebbe meglio dire guaiva e, anche se i miei genitori non volevano, lo portavo spesso a dormire nella mia cameretta.
Non ce la facevo a sentirlo piangere durante la notte, non riuscivo nemmeno a dormire con quel piagnucolio nelle orecchie, e allora, anche se mia madre non era d’accordo, uscivo di nascosto in giardino, lo prendevo in braccio e lo portavo in camera mia.
Appena dentro casa, subito si calmava, si accucciava in un angolo accanto al mio letto e smetteva finalmente di lamentarsi. Dopo pochi minuti, allungava il musetto tra le zampe anteriori e si addormentava tranquillo. Trascorsero tre settimane da quell’arrivo in casa nostra, ma il cucciolo continuava a lamentarsi e a non farci dormire la notte.
Mio padre era sicuro che ciò che lo faceva soffrire fosse la mancanza di sua madre, allora decise che bisognava fare qualcosa.
Organizzò una gita nella fattoria dove aveva preso Borotalco, per far rivedere al cucciolo i genitori e i fratelli, ma anche per farci trascorrere una bella giornata tra le campagne abruzzesi.
Partimmo di mattina presto, mio padre, mia madre, il mio fratellino Luigino ed io con in braccio Borotalco. Era una fresca giornata d’inizio novembre quando partimmo, sugli alberi ancora indugiavano le ultime foglie colorate di rosso, di giallo e di verde, appese ormai stanche ai rami, come facendo un ultimo sforzo di vita, prima di abbandonare la presa e cadere in una danza vorticosa verso terra. Arrivammo verso le undici del mattino, svoltammo nella prima curva che indicava la direzione verso la proprietà agricola Milesi e dopo cinque minuti di percorso in quella strada di campagna, vedemmo su una piccola altura il padre di Borotalco, un cagnone bianco enorme che si chiamava Vento.
Questo ce lo disse mio padre che c’era già stato in quella fattoria e aveva già conosciuto il padre di Borotalco.
Appena Vento ci vide varcare la soglia della fattoria, iniziò subito ad abbaiare: “Bau! Bau!”, due abbaiate basse e decise, da vero guardiano. Mia madre si spaventò nel vedere un cane così grande e chiese a mio padre se anche Borotalco da adulto sarebbe diventato grande come Vento. Mio padre le rispose che era normale e mentre accarezzava Luigino sulla testa, affermò fiero: «Un figlio da grande somiglia sempre al proprio padre!»
Vento ci seguì fino all’ingresso di casa, dove c’erano ad aspettarci il signor Felice Milesi e sua moglie, la signora Adele. Scendemmo dalla macchina, mio padre ci presentò ai signori Milesi e dopo qualche stretta di mano vedemmo Vento avvicinarsi a noi per salutarci. Si diresse dritto verso mia madre che in quell’avvicinamento aveva subito letto una minacciosa intenzione da parte del cane, e scappò impaurita, riparandosi dietro alle spalle di mio padre. In realtà, Vento voleva solo fare amicizia e iniziò a odorarle i piedi e a leccarle le caviglie.
«Vento, via di qua!» Ordinò secco e in tono brusco il suo padrone.
Serie: IL MIO CANE BOROTALCO
- Episodio 1: IL CIONDOLINO D’ORO
- Episodio 2: GITA ALLA FATTORIA MILESI
- Episodio 3: LA FAMIGLIA DI BOROTALCO E IL GATTO FUFFY
- Episodio 4: IL MAIALE GIGANTE
- Episodio 5: ARRIVANO I LUPI IN FATTORIA
- Episodio 6: BOROTALCO ENTRA IN CHIESA E SPAVENTA I FEDELI
- Episodio 7: LA LOTTA
- Episodio 8: ADDIO BOROTALCO
Che bella quella spensieratezza di un tempo, ed è bellissimo riviverla attraverso il tuo racconto. Anch’io ho avuto un cane e certe cose, come i guaiti notturni perché non voleva dormire da solo, mi hanno fatto tornare alla mente quei momenti. Sono curioso di leggere il resto!
Mi fa molto piacere che la storia ti sia piaciuta fino a questo punto. Ho capito i moti della tua anima e sono convinto che ti piacerà tutta.
Grazie per questo bel commento🙂
Ma quanto mi è piaciuto!
Grazie!🙂