Gli esploratori della nuova Roma

«Questa natura… in Europa certo non c’è! Neppure la selva della Germania Magna è così rigogliosa, verde e…».

«Insidiosa» lo prevenne Lucio.

«Hai ragione». Il vecchio maestro, che tanto vecchio non era visto che aveva resistito ad arrivare fin là, annuì in maniera grave.

La colonna aveva reclutato guide e portatori nei villaggi vicini. Dopo il Nilo, la Nubia e l’Etiopia, stavano visitando dei luoghi impossibili.

Lucio aveva sognato da una vita di scoprire luoghi così: alcuni animali li conosceva per sentito dire, la maggior parte no.

Una delle guide gli venne incontro. Blaterò qualcosa nella sua lingua.

Il nubiano gentile tradusse: «Siamo vicini a un lago molto grande».

Lucio pensò ai laghi d’Italia. «Continuiamo a marciare».

Con lui, tutti i cittadini dell’Impero si mossero al seguito delle guide.

Dopo un miglio di svolte nella giungla uno degli amici di Lucio indicò verso una grande distesa d’acqua. «Eccolo, il lago».

Era immenso e Lucio si chiese che cosa celassero le sue acque.

Prese dal borsello attaccato al cinturone un sesterzio e lo seppellì nella terra umida.

«Che fai?» gli domandò il vecchio maestro.

«Lascio una testimonianza del nostro passaggio. Fra secoli, se non millenni, quando troveranno una moneta coniata dal principe Traiano tutti si chiederanno come abbia fatto ad arrivare fin qui».

«Forse tra secoli o millenni il nostro Impero sarà già arrivato qua». A volte il vecchio maestro non sembrava saggio. «Sarà la nuova Roma». Gli occhi brillavano di avidità e ambizione.

«Ma comunque non sotto il governo di Traiano».

«Questo è vero» ammise.

Lucio si rivolse al resto della spedizione. «Qua, ci accampiamo qua».

Obbedirono.

Quella sera stavano per addormentarsi con le zanzare che li aggredivano, ma prima che Lucio potesse godersi un po’ di riposo, il nubiano gentile lo chiamò. «C’è un problema».

«Di che si tratta?». Lo seguì.

«Il vecchio maestro ha la febbre. Dev’essere stata una puntura di zanzara».

«C’è un modo per guarirlo?».

«Da dove vieni te, esiste?».

«Non sono Esculapio!».

«Mi spiace».

Lucio in quel momento scacciò una zanzara che l’aveva appena punto. L’istinto gli suggerì una parola: malaria.

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Discussioni

  1. Interessante questo tuo Lucio, un po’ nostalgico della sua terra, ma al contempo desideroso di avventure e di scoperte. Proprio quello che era lo spirito Romano. Trovo che l’ambientazione africana ti sia congeniale. Molto bello!