
I Diavoli di Tufara
Tufara si ergeva, fiera e solitaria, sulla cima dello sperone roccioso.
Il castello, con le sue torri merlate, sembrava vegliare sul paese, pronto a scacciare ogni pericolo. L’aria frizzante dell’alba portava con sé l’eco di una risata lontana, un suono strano e inquietante che si mescolava al cinguettio degli uccelli.
Era il tempo del carnevale, e i diavoli erano già in azione. Con le loro pelli di capro e i volti dipinti di rosso, si aggiravano per le strette vie del borgo, scatenando urla e risate tra la folla. Si diceva che fossero i guardiani delle antiche tradizioni, “i custodi di un segreto millenario.”
In un remoto angolo del Molise, dove il tempo sembra essersi fermato, sorge Tufara. Dominata dal suo antico castello, il borgo è custode di un segreto millenario: il rito dei diavoli.
Si narra che, in tempi antichi, un terribile mostro minacciasse il paese.
Gli abitanti, disperati, chiesero aiuto a un’antica divinità, la quale, in cambio della loro devozione, promise di scacciare la creatura. In segno di gratitudine, i contadini decisero di celebrare ogni anno questa liberazione, dando vita al rito dei diavoli. Con il passare del tempo, il mostro fu dimenticato, ma la tradizione sopravvisse, trasformandosi in un carnevale sfrenato.
La candela tremolava, proiettando ombre inquietanti sulle pareti di pietra. Marco, un giovane archeologo affascinato dalla storia di Tufara, passò una mano sulla copertina consumata del grimorio, sentendo il peso della storia tra le dita. Le parole antiche sembravano sussurrare segreti millenari. All’improvviso, una raffigurazione lo catturò: un cerchio di pietre, un altare fumante, figure incappucciate che danzavano frenetiche. Era la rappresentazione del rituale dei diavoli, ma c’era qualcosa di diverso, un dettaglio che prima gli era sfuggito: al centro del cerchio, un portale scintillante, pronto ad aprirsi verso l’ignoto.
Durante la lotta, il collezionista viene ferito e, quasi morente, rivela a Marco un segreto sconcertante: egli è in realtà un discendente di uno dei primi abitanti di Tufara, coinvolto nel rituale originale. Il collezionista è ossessionato dal grimorio perché crede che contenga la chiave per ricongiungersi con i suoi antenati e ottenere un potere infinito.
L’ombra del passato
Marco, ancora scosso dagli eventi, si rifugia nella biblioteca del castello. Tra gli antichi volumi, scopre un diario appartenuto a uno dei primi signori di Tufara. Le pagine ingiallite raccontano di un amore proibito tra un umano e una creatura delle tenebre, un amore che avrebbe scatenato l’ira degli dei e portato alla creazione del rituale dei diavoli.
Intanto, il collezionista, che sembra aver sconfitto e trasceso la morte corporale e mai domo, si ritira in una vecchia torre isolata. Qui, circondato da strani artefatti, invoca le forze oscure per ottenere il potere di cui ha bisogno per riaprire il portale.
La figura incappucciata, rivelatasi essere un antico guardiano del castello, si avvicina a Marco. Con voce rauca e profonda, gli spiega che il rituale dei diavoli è solo una parte di un disegno più grande, un tentativo di riportare in vita un’antica entità che minaccia l’equilibrio del mondo.
Il cuore della foresta:
Seguendo le indicazioni del diario, Marco e il guardiano si addentrano nella foresta che circonda Tufara. La vegetazione è lussureggiante e inquietante, e strani rumori echeggiano tra gli alberi. Raggiungono un’antica quercia, al cui interno si trova una grotta nascosta. Secondo il diario, è qui che si cela il cuore della foresta, un luogo di grande potere.
Mentre esplorano la grotta, vengono attaccati da creature oscure, creature nate dall’unione tra uomini e demoni. È una battaglia disperata, ma grazie all’aiuto del guardiano, riescono a sopravvivere.
Lo scontro finale:
Il collezionista, ormai completamente corrotto dalle forze oscure, ha riaperto il portale. Un’oscurità abissale si riversa nel mondo, minacciando di inghiottire tutto ciò che incontra. Marco, il guardiano e gli abitanti di Tufara si preparano alla battaglia finale.
Lo scontro si svolge all’interno del castello, ormai trasformato in un covo di tenebre. Il collezionista, ormai una creatura mostruosa, affronta Marco in un duello epico. Nel frattempo, il guardiano combatte contro le creature oscure che hanno invaso il castello.
L’incubo si materializza:
Con il grimorio in suo possesso, il collezionista, ormai consumato dall’ossessione per il potere, pronuncia le antiche parole dell’incantesimo. Il castello trema, le finestre si infrangono e un’aura sinistra avvolge l’intero borgo. Dall’abisso si levano urla gutturali e apparizioni mostruose: i diavoli sono giunti a Tufara.
Marco e il guardiano, sentendo le vibrazioni della terra, si precipitano verso il castello. Trovano le porte spalancate e l’interno invaso da tenebre. Diavoli alati volteggiano tra le stanze, creature serpentine strisciano sui pavimenti e demoni corpulenti brandiscono forconi infuocati.
Scontro nel cuore delle tenebre
Inizia una battaglia epica. Marco, armato di una spada trovata tra le rovine del castello, combatte con coraggio contro le creature infernali. Il guardiano, con i suoi poteri antichi, protegge il giovane archeologo e gli abitanti del borgo che, armati di tutto punto, si sono uniti alla lotta.
Il collezionista, trasformato in una creatura mostruosa dalla sua sete di potere, è il bersaglio principale di Marco. I due si affrontano in un duello all’ultimo sangue, tra le rovine del castello.
Un sacrificio necessario:
Durante lo scontro, il guardiano rivela a Marco che per sigillare definitivamente il portale e bandire i diavoli, è necessario un sacrificio. Qualcuno dovrà offrire la propria vita in cambio della salvezza di Tufara.
Il prezzo della vittoria:
Con il castello in fiamme e i diavoli in ritirata, Marco e il collezionista si ritrovano faccia a faccia. Il grimorio, ormai consumato dalle fiamme, emette un’ultima luce brillante prima di disintegrarsi in cenere. Il portale si richiude con un boato assordante, spedendo le creature infernali nel loro regno.
Ma la vittoria ha un prezzo. Il guardiano, ferito mortalmente durante la battaglia, rivela a Marco un’antica profezia: la distruzione del grimorio avrebbe sigillato il portale, ma avrebbe anche lasciato un segno indelebile su Tufara. Il borgo sarebbe diventato un luogo sacro, ma anche un faro per altre forze oscure in futuro.
Un nuovo inizio:
Con il cuore pesante, gli abitanti di Tufara assistono alla sepoltura del guardiano e alla ricostruzione del castello. Marco decide di rimanere a Tufara, diventando il nuovo guardiano del borgo e custode della sua storia. Il collezionista, pentito delle sue azioni, si ritira in un monastero lontano, dedicando la sua vita alla redenzione.
Tufara, segnata dall’esperienza, rinasce dalle proprie ceneri. Un nuovo ordine viene istituito, con lo scopo di proteggere il borgo e studiare gli antichi misteri. Marco, diventato un simbolo di coraggio e saggezza, guida i suoi concittadini verso un futuro incerto, fatto di spifferi e pane nero del diavolo.
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Non conoscevo questa leggenda, mi ha davvero risucchiato, come un vortice, mini capitolo dopo mini capitolo, e ho avvertito anch’io l’urgenza di arrivare alla fine, come già detto da Francesca. Una corsa senza fiato verso un futuro di incertezza. Mi è piaciuto.
Grazie davvero Dea, questo tuo feedback mi è utilissimo oltre che graditissimo
È come se il drammone/romanzone fosse stato ristretto al minimo indispensabile per arrivare più in fretta alla sacra rappresentazione del Pan del Diavolo. Non è la prima volta che scrivi un romanzone in pillole, c’è come un’urgenza.
Francesca più che Romanzone in pillole lo definirei “Brevimanzo”. Romanzetti in miniatura da leggere in pausa caffè. Cerco di liofilizzare la narrazione.
Come il Corano di un cm3 x un cm3
Allah è grande anche versione mignon…e Gheddafi è il suo profeta.