I mercenari dei MiG

Quel che non gli piaceva dell’Iraq era che non c’era birra.

Era assurdo che lui, pilota in Iraq, non potesse bere birra, ma se ne doveva fare una ragione: «L’Iraq non è il Belgio».

«Hai ragione, François».

Prima che François potesse annuire, suonò l’allarme.

François seguì il collega fuori dall’hangar, corsero ai MiG-25 Foxbat.

I MiG-25 Foxbat li attendevano, i tecnici stavano preparando tutto.

François sorrise al collega: quel sudafricano gli piaceva, era un tipo tosto.

Lì accanto c’era Martin. Martin invece non lo apprezzava: era sempre fissato su Marx e continuava a rompere le palle che la sua era la patria del filosofo. Ma chi se ne fregava! Adesso invece erano nell’antica Mesopotamia e loro dovevano diffondere il bastione arabo dall’islamismo, dal fondamentalismo, dall’impero di Khomeini.

François verificò che il motore fosse abbastanza caldo, poi si sfilò dal parcheggio.

Uno dopo l’altro, i MiG-25 Foxbat presero il volo.

François fu il terzo dopo Martin e Edmund.

Adesso stava volando.

Si mise in formazione: Martin era il gregario a destra, Edmund il gregario a sinistra.

Di sotto c’era il Tigri, davanti gli F4 Phantom.

Era strano combattere degli aerei di fabbricazione americana, ma non fosse stato per il tenente colonnello Oliver North forse non si sarebbero mai sollevati da terra.

«All’attacco, all’attacco, all’attacco!» gridavano tutti via radio.

François scatenò le mitragliatrici, ma gli F4 Phantom fecero i “fantasmi”: si defilarono dai colpi, sembrarono svanire.

I tre MiG-25 Foxbat furono come un ariete e spezzarono in due la formazione iraniana. François aveva fatto bene a non usare il postbruciatore.

Adesso erano quasi sopra la frontiera tra i due stati, di F4 Phantom non c’era più traccia.

«A destra» comunicò via radio.

I tre Foxbat puntarono a destra e allora François vide gli F4 Phantom. Sembravano dei bulli che stavano stuprando una ragazza.

François armò un missile aria-aria, poi disse: «Armate i missili».

Martin e Edmund annuirono. Là fuori, altri piloti belgi, tedesco-orientali e sudafricani si stavano battendo per difendere l’occidente… e gli interessi del mondo socialista.

Gli F4 Phantom si accorsero del loro arrivo e reagirono scatenando le mitragliatrici: i colpi sembravano più calabroni ardenti.

«Fuoco!». François sparò il missile. I due gregari non furono da meno.

I missili fendettero l’aria e seminarono morte e distruzione, ma arrivarono altri F4 Phantom e altri e altri ancora.

François li combatté con carambole e circhi volanti, poi arrivò sera e François ricevette l’ordine: «Rientrare alla base».

«Sentito, ragazzi?».

Rientrarono e per François era finita lì. Ma la guerra, in quell’estate accaldata che l’Olanda aveva vinto agli Europei l’URSS, come sarebbe finita?

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Discussioni

  1. Mi piacciono i piccoli tocchi che dai nei tuoi racconti, come il desiderio della birra e il pensiero rivolto ad una partita di calcio: fanno da contrappunto alla guerra e alla distruzione, ricordandoci che sotto la divisa c’è sempre un essere umano