
I vecchi
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: Le rose e le rouge
- Episodio 2: Jean
- Episodio 3: Tattoo
- Episodio 4: Il professore
- Episodio 5: Carletto
- Episodio 6: Il Cinese
- Episodio 7: Il giornalista
- Episodio 8: Clara
- Episodio 9: Le jacarande
- Episodio 10: Carmelo
- Episodio 1: Da Biagio
- Episodio 2: Rosso rubino
- Episodio 3: La signorina Bellini Sforza Contìni
- Episodio 4: Il maresciallo Ercole Lo Piccolo
- Episodio 5: Colpa d’Albino
- Episodio 6: Rosa furiosa
- Episodio 7: E strunz
- Episodio 8: Pierre de Ronsard
- Episodio 9: A tavola senza cadaveri
- Episodio 10: Il signor Marino
- Episodio 1: In fuga da Pietro
- Episodio 2: Il buono, il cattivo e il maresciallo
- Episodio 3: François Dubois
- Episodio 4: Laura
- Episodio 5: Viola Testa
- Episodio 6: Calogiuri
- Episodio 7: I vecchi
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
Vecchio
Quando non è finita, hai ancora tanta vita
E l’anima che grida e tu lo sai che c’è.
(Renato Zero – Spalle al muro)
Il maresciallo Lo Piccolo aveva acceso la radio, per il solito sottofondo musicale che rendesse meno anguste le quattro mura dell’ufficio, traboccanti di scartoffie. Sintonizzava sempre sulla stessa frequenza d’onda. Le canzoni straniere non gli interessavano. Non conosceva l’inglese e quando ascoltava una canzone gli piaceva capire il senso delle parole. Aveva aumentato leggermente il volume. Non era mai stato un sorcino; caso mai era uno che i topi di fogna cercava di catturarli. Quella canzone di Renato Zero, però, l’aveva attratto ed era rimasto in piedi, immobile, ad ascoltarla. Forse perché anche lui, ormai, cominciava ad avere la testa pelata, un principio di osteoporosi e un inizio di cataratta. Per associazione di idee gli era tornata in mente la prima testimone del caso Testa. La donna aveva assistito alla scena in cui un gruppo di giovani (due – tre – quattro?), stavano facendo salire, con modi sbrigativi, una ragazza vestita di rosso, sulla macchina ferma a pochi passi dal bar del Cinese. Parole di una novantenne, presbite, un po’ smemorata e distante almeno trenta metri dal punto che aveva attirato la sua attenzione. La vecchia aveva assistito dal balcone di casa sua, mentre stendeva i panni. Si era insospettita quando quelli erano partiti a razzo, come topi d’appartamento con la refurtiva in tasca. Era successo anche a lei, diverse volte, che l’avessero derubata. Pochi mesi prima era stata in caserma a denunciare il furto delle arance dall’albero del suo cortile che sporgeva oltre l’inferriata, fino al marciapiede.
Il maresciallo l’aveva fatta accomodare, e dopo averla ascoltata con la pazienza di un santo in penitenza, per espiare i suoi peccati, aveva messo a verbale la denuncia per l’ennesimo furto dal cortile della signora Maria Pia Caria, nata a Pramantello…
«A Pramantello? Aveva chiesto il maresciallo, scettico.»
«Eja, a Pramentello. A Pramanteddu, mì.»
«Ho capito. A Pimentel?»
«Ah eja, già è berus, a Pimmentel. Me lo ero scarescia. Ci ammanco deddiora. Ero pittichedda quando sono venuta a vivere in questa bidda.» Aveva spiegato la vecchia, esprimendosi in sardigliano.
Il maresciallo, per il rispetto dovuto all’anzianità, neanche quella volta aveva osato liquidarla in fretta, come faceva con i soliti scassambrela che andavano a interrompere il suo momento di pace mistica, all’ascolto della radio. Le aveva promesso che avrebbero indagato, consigliandole, nel frattempo, di incaricare qualcuno per la potatura dell’albero, affinché i rami non grondassero sul marciapiede.
Quando si era recata di nuovo in caserma per segnalare il fatto accaduto nei pressi del bar, il maresciallo aveva finto di darle importanza, con appunti e domande.
«Che macchina era, si ricorda?»
Lei aveva riflettuto per pochi secondi. «Sì, certo, mi ricordo: era una macchina bianca, normale.»
Una testimone decisamente poco affidabile; però, quando Valentina Testa era andata a denunciare la scomparsa della sua amica Rosa, dopo l’appuntamento mancato allo stesso bar del Cinese, gli era parsa una coincidenza un po’ strana. E dopo aveva ascoltato le dichiarazioni del barista, aveva avuto la conferma che la ragazza fosse stata prelevata contro la sua volontà.
Il maresciallo ripassava mentalmente tutta la storia, mentre la voce di Renato Zero continuava a ripetere: “Vecchio, sì./ E sei tagliato fuori./ Quelle tue convinzioni, le nuove son migliori./ Le tue non vanno più./”
Il Cinese napoletano gli aveva riferito di come quei quattro energumeni lo avessero truffato, per portarsi via una cassa di birre speciali senza pagarle. E poi, un po’ brilli, avevano importunato la ragazza, che si era affrettata ad andarsene. E loro appresso, senza alcuna intenzione di mollare la preda.
I suoi uomini avevano identificato la macchina, esaminando tutte le vetture bianche con quattro ragazzi a bordo, che nell’ora riferita da Pasquale, avevano percorso il tratto di strada dal bar alla chiesa, obbligati da sensi unici e vicoli ciechi. Le nuove telecamere di videosorveglianza della caserma, installate tre giorni prima, erano state provvidenziali. Avevano controllato il nome del proprietario, il comune di residenza e gli amici abituali di scorribande.
Elia Boidu, noto Conca ‘e bottu, era un tossico, alcolista cronico, che campava con la pensione della nonna e furti a iosa. Gli altri erano residenti nello stesso paese e uniti dallo stesso motto: “voglio una vita spericolata”, con birre, pasticche e adrenalina.
Erano in stato di fermo, da diversi giorni, nel carcere di Uta, ma senza le dichiarazioni di Rosa Testa, avrebbero dovuto rilasciarli. Su Elia Boidu i capi d’imputazione erano numerosi, sugli altri tre gravava un’unica accusa: complicità nel sequestro di persona.
Quando Valentina era arrivata in caserma, il maresciallo aveva già spento la radio, ma le ultime strofe della canzone di Renato Zero gli ronzavano in testa come un nido di api legnaiole.
«Prego, si accomodi.»
«Grazie. Posso registrare?»
«Faccia pure come le pare. Ma, senta, a lei piace Renato Zero?»
«Renato Zero? Boh, dipende, Certe canzoni. Perché me lo chiede?»
«L’ho sentito poco fa alla radio e mi chiedevo se fosse il caso di iscrivermi anch’io al fan club I Sorcini.»
«Maresciallo, lei ha sempre voglia di prendermi in giro.»
«Mica, tanto sa. Sto decidendo di mollare tutto: casa, caserma e casacca, per godermi la vita. Mi piacerebbe fare un lungo giro in barca a vela. A lei no? Perché, come dice quell’altro… Quello che canta viva la vita finché ce n’è. È solo un attimo, un lungo attimo. Come si chiama?»
«Francesco Gabbani.»
«Sì, brava, quello.»
«Maresciallo mi dice quei nomi?»
«Va beh, io ora le racconto tutto quello che c’è da sapere, ma lei mi promette, se decido di partire, che viene con me per farmi da mozzo?»
«Maresciallo… sia serio.»
«Ha ragione, signorina. Mi scusi; caso mai lei potrebbe occuparsi della cambusa. Sa cucinare?»
Valentina aveva storto occhi, naso e bocca, sospirando.
«OK. Stavo scherzando per farla sorridere. Non si offenda. Lei è sempre così triste o arrabbiata.»
«I nomi, marescia’.»
«Elio Boidu, Livio Ludu, Mario Puxi e Fiore Crabiu .»
«Dove la tenevano ?»
«In una casa al mare.»
«Elio Boidu è quello che…?»
«Non posso dirle altro. Se vuole, può parlare con la sua amica. Si faccia raccontare da lei come è andata.»
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: In fuga da Pietro
- Episodio 2: Il buono, il cattivo e il maresciallo
- Episodio 3: François Dubois
- Episodio 4: Laura
- Episodio 5: Viola Testa
- Episodio 6: Calogiuri
- Episodio 7: I vecchi
Molto bello questo episodio, mi piace come sta emergendo il personaggio del maresciallo che, come sai, mi aveva già ispirato qualcosa di positivo. Finalmente, c’è una svolta decisiva, sono curiosa e preoccupata di tornare da Rosa, ma anche della reazione di Valentina. Molto brava Maria Luisa!
Povera Rosa, non oso nemmeno immaginare cosa le hanno fatto… di tutti gli scenari che avevo immaginato, questo è decisamente il peggiore. E temo anche il momento in cui ricorderà tutto con lucidità e l’accadudo le rimarrà marchiato a fuoco nella mente per sempre.
Questo capitolo lo avrebbe apprezzato tanto anche mia mamma, sorcina fin da quando era ragazza. 🐁
Grazie Mary 😘 Mi spiace che la tua mamma (spero d’aver capito male), non è più accanto a te?
Povera Rosa 🙈 quindi era un tossico il tizio che l’ha rapita (insieme ai compagni). Mi chiedo, come mai proprio lei? Si conoscevano? Vedremo. Continuo a seguire questa bella storia. Brava Maria Luisa❤️
Elia Boidu (in sardo il cognome significa vuoto, cosí come il soprannome “Conca ‘e bottu”, vuol dire testa di barattolo), é un tossico, alcolista, parassita e ladro. Il quartetto aveva puntato gli occhi su Rosa, perché non solo era l’ unica ragazza presente nel bar del “Cinese”, ma é anche una bella ragazza procace, dal seno prosperoso, che aveva incantato Carletto in uno dei primi episodi.
Grazie Arianna, spero di non ingarbugliare troppo i fili della trama.😘
Ah Renato Zero, sento ancora “Il carrozzone” e la mia Alfasud che esce di strada. Quarantasei anni fa. Comincia a piacermi il maresciallo, non è più… come dicevi all’inizio, ad angolo? Brava Maria Luisa, come sempre!
Grazie Giuseppe, gentile come sempre. Il maresciallo lo sto costruendo un po’ per volta, sulla base degli spunti che mi arrivano dai vostri commenti. I carabinieri sono un’ Arma a doppio taglio, un tasto delicato e un’argomento molto divisivo. Sto cercando di raggiungere un compromesso, senza negare alcune realtà inconfutabili.
«Sì, certo, mi ricordo: era una macchina bianca, normale.»
Come la mamma di Samantha e anche di mia suocera, le macchine si distinguono solo dal colore e dalle dimensioni.
Mi sa che sei una sorcina, sparare a zero sarebbe una vogliaccata: piace anche a me, ci ricorda i migliori anni della nostra vita.
No, Fabius, mai stata sorcina. Io ero piú per De André, prima di tutto, Paolo Conte e molti altri cantautori italiani, incluso Vasco.
Questi giorni, peró, ho apprezzato molto il testi della canzone “Spalle al muro” di Renato Zero. E di canzoni belle ne ha fatte tante, devo ammetterlo. Forse mi disturbava, tempo fa il suo modo, per me eccessivo, di esibirsi sul palcoscenico, indossando costumi non proprio minimalisti.
A presto Fabius, grazie.
Grazie a te, Paolo, se dovessi notare incongruenze o una narrazione sul caso Testa che non corrisponde alla prassi più o meno regolare di una vera indagine, ti prego di segnalarmele. Non sono la Fletcher, “La signora in giallo” della serie tv; tutt’ al più la signora giallina che muove i primi passi in questo campo “minato”.
Una episodio di riepilogo, molto buono. Il personaggio del maresciallo sta passando da antipatico a… “quasi non antipatico”. Il che mi consola, essendo anch’io senza capelli e la cataratta appena operata. Infine, sul fronte delle indagini: i quattro indiziati in stato di fermo. Molto bene. Grazie per la lettura
Ops! Ho scritto la risposta sopra il tuo commento, invece di scriverla sotto.
Un episodio esplicativi che spiega chi sono i quattro ” strunz” che avevo giá inserito negli episodi della prima stagione. Ora é chiaro che Rosa é stata molestata e caricata in macchina da loro, ma… Il resto solo Rosa potrá dirlo.
Grazie Paolo, spero siate curiosi di sapere come si concluderanno le tre storie, in parte ancora sospese.
Il finale è da brividi. Lo scambio di battute tra il Maresciallo e Valentina è spettacolare. Ironico e significativo. La signora Maria Pia Caria è fantastica…mi ha fatto morire 😂. Brava 👏👏
Grazie di 💝 Tiziana. Ho una fissa per trovare i nomi del personaggi che siano significativi o divertenti. E poi mi piace inserire sempre qualche rima nella prosa, anche per un mio gusto e divertimento personale. Avevo uno zio che era un poeta dialettale, un “cantadori”, forse mi ha contagiato. Lui era molto bravo. Hai presente le gare poetiche a tema, dove cantano sul palco, nelle sagre dej paesi, alternandosi, improvvisando i versi, stuzzicando e provocandosi a vicenda? Non dev’essere facile.
Ho presente, un patrimonio che si sta perdendo anche nella mia zona. Un vero peccato perchè da un valore aggiunto alla nostra lingua.
Uno dei pochi vecchi e grandi “cantadoris” é morto pichi giorni fa e anch’io ho pensato che ormai questo nostro patrimonio culturale si sta estinguendo.
Da vecchio sorcino, non potevo non sorridere quando è entrato in scena Renato Zero: ho sentito subito complicità col maresciallo Lo Piccolo. La musica, i dialoghi vivaci e un tocco di ironia rendono questa storia piacevole e umana, senza togliere ritmo all’indagine. Mi è sembrato di stare lì, a canticchiare in sottofondo mentre il caso prende forma.
Ciao Lino, sai che non avevo mai letto il testo di questa canzone di Renato Zero, pur avendola già sentita tante volte. L’ho inserita perché il tema ci sta e l’ho apprezzata moltissimo, pur non essendo una fan di Renato Zero.
Grazie, Lino per le tue parole e per questa condivisione.