
Il bambino in papalina
Non seppe bene perché né il per come, ma dopo essersi addormentato si risvegliò nel paese della cuccagna.
Era sempre a letto, ma intorno c’erano fontane di miele e foreste con alberi i cui frutti erano caramelle.
«Ma che strano!» disse Giacomo.
Così, con la papalina e il pigiama indosso, scese dal letto e con i piedi nudi si avventurò per quelle contrade.
Invece di farsi male a camminare così, in quelle condizioni, non si fece nulla. L’erba gli accarezzava la pianta dei piedi e non c’era nulla di minaccioso, anzi era tutto bello e gioioso.
Camminò in quel prato quindi giunse su una strada lastricata di barrette di cioccolato. La calcò e la seguì, per poi passare accanto a dei cespugli che traboccavano di mele caramellate.
Giacomo fu tentato da tutte quelle leccornie e allora prese caramelle e dolciumi dagli alberi e ne mangiò in grande quantità. Si rimpinzò e si accorse che il suo giro vita stava esagerando in quanto a misure, ma non poteva farci nulla: aveva fame, tanto addirittura che strappò le barrette di cioccolata dalla strada e ne mangiò alcune.
Sazio e satollo, non si sentì più in vena di continuare a mangiare. Anzi, vide con piacere che le caramelle camminavano da sole per avvicinarglisi e farsi mangiare da lui. Fu commosso da quella gentilezza, gli fece piacere e volle mangiare altro e altro ancora dopo essersi disteso a pancia all’aria.
Mentre continuava a divorare dolciumi, sentì arrivare qualcuno. Si girò a fatica e vide dei forni puntare verso di lui. Più che dei forni, erano delle creature demoniache. Erano forni con braccia e gambe e la loro bocca e i loro occhi erano il forno stesso. «Ti cuciniamo, ti cuciniamo che tanto sei all’ingrasso!».
Giacomo si spaventò e corse via, ma si era così rimpinzato di tutto quel cibo che non ce la fece a essere veloce e, goffo, inciampò per poi essere raggiunto dai forni malvagi.
Allora Giacomo urlò piangendo: «Mi lavo i denti, mi lavo i denti!».
***
Si risvegliò all’improvviso in camera sua che era sudato e si rese conto che aveva la bocca pastosa. In effetti non si era lavato i denti e adesso era meglio che provvedesse.
Scese dal letto e andò in bagno. Non fu mai più così felice di vedersi magro e si sistemò la papalina, poi si lavò i denti. Era stato tutto un incubo.
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Una favola molto carina, l’ho letta in un attimo. Per fortuna a me i dolci non piacciono – così i mostri non mi mangeranno nel sogno! 😁
Grazie mille per essere passata a leggere questo vecchio librick!
Ciao Kenji! Bella favola! Complimenti! 🙂
Grazie mille 😉
Ciao Kenji, che bel sogno quello del Paese della Cuccagna (e il cioccolato)! Bella favola, sono sicura che a un bimbo piacerebbe leggerla e non dimenticherebbe più di lavare i denti 😀
E’ vero, è proprio vero. Grazie, Micol!
Ahahah molto divertente. Non mi scorderò mai piu’ di lavarmi i denti, promesso
Grazie per il tuo bel commento!
Ciò che appare idilliaco spesso non lo è, incubi camuffati da sogni, forniscono alla fine una nuova chiave di lettura per vivere la quotidianità.
Sì, ti do ragione! Grazie per il tuo commento.
ahaha! Surreale, come nel tuo stile, e davvero divertente. Questa volta, una piccola favola con la morale! 🙂
Già, è vero! Grazie per il tuo commento, Sergio!
Sembra esserci una morale, ma nn sono sicuro di averla colta.
Il pericolo della bulimia? I demoni della gozzoviglia?
Possono esserci moltissime chiavi di interpretazione. Grazie per il tuo commento!