
Il buono, il cattivo e il maresciallo
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: Le rose e le rouge
- Episodio 2: Jean
- Episodio 3: Tattoo
- Episodio 4: Il professore
- Episodio 5: Carletto
- Episodio 6: Il Cinese
- Episodio 7: Il giornalista
- Episodio 8: Clara
- Episodio 9: Le jacarande
- Episodio 10: Carmelo
- Episodio 1: Da Biagio
- Episodio 2: Rosso rubino
- Episodio 3: La signorina Bellini Sforza Contìni
- Episodio 4: Il maresciallo Ercole Lo Piccolo
- Episodio 5: Colpa d’Albino
- Episodio 6: Rosa furiosa
- Episodio 7: E strunz
- Episodio 8: Pierre de Ronsard
- Episodio 9: A tavola senza cadaveri
- Episodio 10: Il signor Marino
- Episodio 1: In fuga da Pietro
- Episodio 2: Il buono, il cattivo e il maresciallo
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
Sulla tavola, tra i piatti sporchi impilati, qualche tozzo di pane e avanzi di cibo, alcune bottiglie ancora piene: acqua minerale, olio d’oliva, aceto di mele e salsa di soia. Una di vino bianco, vermentino di Gallura, completamente vuota. E un’altra, di vino moscato, quasi dimezzata.
«Salute!»
«Salute!»
Le due donne avevano fatto tintinnare i calici per l’ennesimo brindisi che scioglieva la lingua e una valanga di ricordi.
«Povero Albino. Ma tu, invece di fuggire, perché non sei tornata da tua madre?»
«Pietro non mi avrebbe dato scampo. Mi avrebbe tormentata, minacciata e chissà cos’altro. Avrebbe reso la vita impossibile anche a mia madre. Mi aveva già avvisato durante uno dei tanti litigi. Se te ne vai ti vado a riprendere e ti metto nella stalla, legata al muro, vicino all’asino.»
«Poi, invece, è stato Pietro che ha fatto una brutta fine. Hanno scoperto chi lo ha ucciso?»
«È stato un incidente, durante uno scontro verbale. Pietro era un tipo irascibile, un provocatore arrogante. Bastava che qualcuno tentasse di opporsi alla sua prepotenza per fargli ribollire il cervello. L’hanno ritrovato in una pozza di sangue, infilzato da un tridente che sporgeva da una balla di fieno. La posizione in cui era disteso, la contusione sulla nuca e altri segni, dimostrano che lui è caduto all’indietro, come se la persona con cui si trovava, faccia a faccia, l’avesse spinto durante l’alterco. La madre aveva sentito le urla, a distanza, ma non ha visto, né riconosciuto la voce dell’uomo che stava litigando con il figlio.»
«Ma tu come hai saputo della morte di Pietro?»
«Da Biagio.»
«Ma Biagio non doveva partire dallo zio, in Toscana?»
«Sì, ma tornava spesso. Inizialmente non riusciva a vendere il piccolo gregge che gli era rimasto, decimato dalla lingua blu.»
«E l’acquirente che doveva incontrare?»
«Temeva che qualcuno di quegli ovini fosse infetto e potesse contagiare gli altri capi e anche i suoi. Avrebbe dovuto separarli, metterli in quarantena prima di unirli al suo gregge, ma sarebbe stato disposto ad acquistarli a metà prezzo. Biagio non aveva accettato. Nessuno voleva le sue pecore. È partito molto tempo dopo il mio arrivo. Io avevo il mio malloppo, ancora tutto intero. Lui mi aveva dato da mangiare e da bere. E mi aveva ceduto il suo letto per dormire. Tre giorni dopo il mio arrivo mi aveva pure comprato le lenzuola. Era stata una sorpresa. Prima di allontanarsi dall’ovile mi aveva chiesto quale fosse il mio colore preferito. Avevo risposto che la mia predilezione per i colori cambiava spesso, a seconda della stagione, dell’umore, dell’ora. E comunque, in generale, tanti o quasi tutti, ma soprattutto il rosso, il bordeaux, il fucsia. Preferisco i colori caldi, gli dissi. E lui, telegrafico: “rosa o margherita?” Rosa tutta la vita, gli risposi, pensando che volesse farmi un omaggio floreale per il mio imminente compleanno. Era mancato un giorno intero ed era tornato con una scatola lunga e piatta, incartata e legata con un fiocco rosa. Dentro c’erano le lenzuola in una fantasia di rose rosse, su sfondo bianco. Aveva girato decine di negozi, per trovarle.»
«Che uomo romantico. Avercene di questi esemplari in via di estinzione. Ma dopo vi siete avvolti insieme, sotto queste lenzuola favolose?»
«No. Biagio non ha mai voluto forzarmi. Mi lanciava messaggi, accennava deboli avances; io, però, gelavo ogni suo tentativo di approccio. Era come se fossi piena di lividi e ferite, anche un semplice abbraccio mi avrebbe fatto irrigidire. Abbiamo vissuto nello stazzo per molto tempo, come un fratello e una sorella che si vogliono bene.»
«Ma le pecore era riuscito a venderle?»
«Come ti dicevo, poi ho divagato, io avevo ancora tutti i miei liquidi in carta dentro le borracce che mi ero portata appresso. Era un bel gruzzolo. Ho chiesto a Biagio di vendermi lo stazzo, con pecore e agnelli inclusi. Mi aveva lasciato anche Ciccu, il cane pastore, e Vittorina.»
«Vittorina?»
«La capretta.»
«Quindi, da quel giorno, iniziasti a fare la pastora a tempo pieno.»
«Solo per qualche anno. Biagio mi aveva insegnato a mungere, a fare il formaggio, a tosare le pecore. Avevo anche il fuso per filare la lana e il telaio per tessere i tappeti. Da piccola osservavo mia nonna. Mi piacevano gli arazzi che realizzava con quell’attrezzo che mi pareva magico. E qualcosa ancora ricordavo, su come intrecciare le trame.»
«E dopo che hai fatto?»
«Quando le pecore si sono riprodotte e avevo agnelli in abbondanza, ho fatto una permuta. Ne ho tenuto soltanto due: Nerina e Bianchina, più il montone e Vittorina.»
«Una permuta con che cosa?»
Clara aveva sospirato. Un’espressione dolce e malinconica era comparsa sul suo viso, mentre riaffioravano i ricordi più belli di quegli anni da eremita. «Le ho scambiate con una coppia di asinelli albini. Biagio era tornato, a Dicembre, per pochi giorni. Gli avevo confidato quale fosse il mio sogno. Lui si era fatto prestare il camion da un amico, avevamo caricato le pecore e siamo andati a prenderli a Stintino, da un suo parente, allevatore, che si era trasferito là. Era stato il suo dono di Natale.»
«E poi?»
«E poi, dopo otto anni, una mattina ho trovato tutti gli asinelli dell’allevamento agonizzanti, riversi sui loro escrementi e vomiti, contorcendosi per gli spasmi muscolari. Sono morti tutti, avvelenati da dosi letali di farmaci diuretici e lassativi.»
«Avvelenati? Da chi?»
«Qualcuno degli scagnozzi di Pietro. È stata la sua ultima vendetta. Aveva scoperto dove stavo e ha voluto farmi pagare con gli interessi di averlo piantato in asso, dopo avergli lasciato la torta di mele farcita con glicerina.»
«Poi lui è morto e tu sei tornata.»
«Sì, sono stata convocata in caserma dal maresciallo Lo Piccolo e non avendo più niente da temere, sono rimasta.»
«Scommetto che ti ha messo sotto accusa.»
«No. È stato gentile. Più che altro voleva sapere se Pietro avesse dei nemici e se conoscessi qualcuno di quelli a cui aveva prestato soldi a strozzo.»
«E tu?»
«Avevo sempre pensato avesse dei nemici. Più o meno tutti quelli che aveva truffato in vari modi. Non sapevo fosse diventato uno strozzino, dissi al maresciallo. Era un uomo senza scrupoli, avrebbe venduto anche sua madre, in cambio di quattro soldi, per farne sapone.
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: In fuga da Pietro
- Episodio 2: Il buono, il cattivo e il maresciallo
Ho letto anche gli altri commenti: stiamo tutti festeggiando per la morte di Pietro😅 Rosa e Valentina sono già due personaggi interessanti, ma inserendo la storia di Clara hai reso questo racconto davvero avvincente! Brava 🙂
Grazie Arianna, mi confermi che sulla rappresentazione del cattivo non ci sono dubbi. Di Pietro potremmo dire: chi l’asino in stalla colpisce, infilzato nel fieno perisce.😂😂😂
Non mi dispiace che Pietro sia morto così miseramente. 🤭Clara incarna lo spirito della donna sarda. Mi piace molto questo episodio, specialmente la parte in cui descrivi la vita di Clara dopo la fuga. Mi ha riportato indietro nel tempo, quando osservavo mio padre e mia madre fare gli stessi lavori.❤
Pietro rappresenta una persona malvagia e spregevole che non suscita alcuna pietà. Dopo la sua morte solo la madre potrebbe rimpiangerlo. Nonostante i suoi numerosi nemici, la sua brutta fine sembra, però, soltanto un incidente e non un omicidio. Le conseguenze di un litigio, forse per legittima difesa.
L’ ambiente descritto, in gran parte, nella nostra realtá, sta scomparendo; in certe zone, però, conserva, ancora oggi, alcune caratteristiche simili, nel bene e nel male.
Grazie Tiziana per questa nuova e preziosa condivisione.
“Dentro c’erano le lenzuola in una fantasia di rose rosse, su sfondo bianco. Aveva girato decine di negozi, per trovarle.»”
Che uomo!!😂
Solo un personaggio inventato da una donna poteva andare alla ricerca di lenzuola così particolari che potessero trasformare le notti sotto le coperte di lana ispida, in un letto di rose. Non so se qualcuno simile a Biagio esista davvero. Forse in quell’ isola senza nome… quella cantata da Bennato.😉
Che uomo orribile Pietro, in netto contrasto con la dolcezza e le premure di Biagio. Un episodio molto bello, ora si aggiunge anche la curiosità su chi ha ucciso Pietro. Io ho un’idea, chissà…
Bravissima Maria Luisa, è sempre un piacere seguire la tua storia.
Grazie Melania, sono sicura che hai già capito chi é stato a spingere Pietro durante la lite. Un indizio l’ho dato.
Dietro a questa lunga ‘intervista’ sotto forma di una chiacchiera fra amiche, viene fuori Clara per quella donna forte che è. Esempio di colei che ce l’ha fatta, esempio di una persona che ce la fa, indipendentemente dal genere, a liberarsi dalla prigione, qualunque essa sia e chiunque sia l’aguzzino.
Tu hai scelto di raccontarci una storia che diventa universale, specchio, purtroppo, ti infinite altre.
Aggiungo che, questo tuo sistema a ‘tasselli’, mi piace molto e dà forza alla narrazione. Spetta a noi lettori cucire fra loro le storie.
In realtá, l’ intervista, nella mente di Valentina, vorrebbe essere qualcosa di più. Anzi, Sai che c’ é? Prendo spunto da queste tue parole per svelare in uno dei prossimi capitoli, cosa vorrebbe farne Valentina, di una storia così lunga e travagliata.
Grazie Cristiana, sei come una bussola d’oro.
Grazie a te che ci stai raccontando una storia così bella. Le tue donne e la tua terra. Cosa volere di più?
😘
“Che uomo romantico”
Mi ricorda ‘L’amore ai tempi del colera’❤️
Quel libro mi aveva incantato e forse mi é rimasto dentro qualcosa di Fiorentino Ariza che inconsapevolmente salta fuori con i personaggi maschili capaci di amore eterno.
Ognuna di noi dovrebbe avere, almeno per una volta, il suo Florentino (anche chiuso nell’armadio)
🙂
Giusto Cristiana, nell’armadio. Da tirar fuori, quando é necessario, come un cappotto caldo di kashimir. Fisso addosso no. In certi periodi sarebbe pesante. 😅
“Se te ne vai ti vado a riprendere e ti metto nella stalla, legata al muro, vicino all’asino.»”
Mamma mia, quanta tristezza e quanta attualità in questa frase. Ricordo sempre il caso di circa un anno fa della ragazza chiusa in garage e torturata. Liberata grazie all’aiuto della sorella che si rivolse ai carabinieri. Ciò che più mi toccò nel profondo furono le sue lacrime di disperazione al momento della sua liberazione ‘Non portatemi via da lui’. Come si arriva ad ‘amare’ così? Forse anche questa è una forma di amore? Quel fatto mi ispirò ‘La valigia di Vanna’ e adesso tu me lo hai riportato alla memoria. ‘Legata al muro, vicino all’asino’. Ossia ‘come l’asino’, come fosse un animale…Fa venire da piangere perchè è vero.
Sono spesso combattuta tra due esigenze contrastanti: usare un tono ironico per alleggerire la lettera e strappare qualche sorriso, ma anche mettere in evidenza le violenze e le minacce subite dalle donne, sempre più frequenti in questa nostra drammatica attualità. Proprio ieri é terminato il processo per l’uccisione di Francesca Deidda, una giovane donna del paese confinante al mio, per mano del marito che aveva fatto a pezzi il sul corpo, messo in un borsone e buttato in mezzo ai cespugli. Poi ne aveva denunciato la scomparsa, come se fosse preoccupato per la moglie.
😢
È incredibile e spaventoso che siano talmente tanti i delitti che a volte mi ritrovo a chiedermi ‘E questo fatto, quando mai è avvenuto? Oggi? Ieri? Cento anni fa?’
Già. Non c’ é giorno che il telegiornale non ne parli.
“Sulla tavola, tra i piatti sporchi impilati, qualche tozzo di pane e avanzi di cibo, alcune bottiglie ancora piene: acqua minerale, olio d’oliva, aceto di mele e salsa di soia. Una di vino bianco, vermentino di Gallura, “
Comincio adesso la lettura, e mi dico APPERO’ 😂
Un piccolo omaggio alla mia terra, anche se la Gallura é una regione della Sardegna molto più a nord, rispetto a quella un cui vivo, a 15/20 chilometri da Cagliari.
Bisogna leggerti fuori dai pasti 🙂