
Il Cacciatore di Zombie
A vedermi così non sembra, ma sono un figo della Madonna. Certo, la maglietta blu e jeans scoloriti mi donano un aspetto anonimo, così pure gli occhialoni e i capelli incolti; mi piace apparire come un intellettualoide, le persone amano le etichette. Ed amano credersi tanto intelligenti da guardare “oltre”, strappare quella maschera per scoprire sotto l’animo di un sempliciotto. Maschere, sopra maschere, sopra altre maschere. Peccato che io ne porti molte e a strapparle tutto il mondo cadrebbe sgomento. Perché io conosco la Verità e conosco il Nemico.
Certo, anche il Nemico conosce me. È per questo che la Resistenza mi ha inserito in un particolare programma di protezione che mi ha condotto in culo al mondo. Beh… per lo meno, in culo all’Italia. La struttura che mi ospita si trova in una parte imprecisata della campagna veneta; quando mi affaccio al balcone il mio sguardo abbraccia chilometri e chilometri di bosco. In lontananza scorgo monti di cui non conosco il nome: non ho mai amato la geografia.
Nessuno ha il permesso di venire qui se non pochi militari scelti che si occupano di ogni cosa: approvvigionamenti, vigilanza, manutenzione. Questo almeno, è quello che vogliono farmi credere. Perché, come ho detto pocanzi, io conosco la Verità.
L’umanità sta combattendo la sua ultima battaglia, siamo rimasti in pochi. Le pillole che mi vengono date ogni giorno permettono di contrastare il virus nella sua ultima mutazione: si diffonde nell’aria, impossibile fermare la sua avanzata. È un subdolo bastardo, infetta le cellule mutando il DNA in modo irreparabile e del tutto silenzioso. È senziente.
Avete presente quanto dicono degli zombie? Sì? Beh, tutte cazzate.
Le persone infettate dal virus non si trasformano in cadaveri ambulanti e non spargono budella lungo il cammino. No, no. Conservano un aspetto pseudo umano, possono essere riconosciuti solo dagli occhi rossi e dalle unghie lunghissime: per loro è impossibile tagliarle, non esiste lama in grado di farlo. Altro elemento che li rende facilmente riconoscibili è un fastidioso intercalare, che, quando sono sotto pressione, fa pronunciare loro l’interiezione “ehm” più volte nello stesso discorso. Occupano posti di comando, gestiscono business, governano Stati; mantengono decoro e apparenza.
Così era, almeno, prima che mi allontanassi dalla cosiddetta civiltà: sono certo che ora le condizioni siano mutate, che si sia verificata un’involuzione. Ora non si accontentano di far preparare tartare di bambini ai loro chef che appaiono nella guida Michelin, ma vanno a caccia. Come? Mi sto contraddicendo? Insomma, non mi state a sentire. Quello era il “prima”, ora è il “dopo”. Senza di me, l’unico in grado di vedere oltre ogni maschera, si sono moltiplicati.
Non comprendo il motivo che ha spinto la Resistenza a isolarmi qui. Forse intendono studiare le mie particolari capacità ed è per questo che il Colonnello Riccardi mi fa spesso visita: parliamo di molte cose ed è molto interessato ai processi mentali che mi permettono di scoprire se davanti a me ho uno zombie. Gli ho rivelato che non possono essere replicati, appresi, ma continua a insistere. In fondo è un brav’uomo, anche se trova che i miei modi siano alquanto spicci. Insomma, che cacciatore di zombie sarei se non tagliassi loro la testa?
Oggi sono riuscito a eludere la sorveglianza e sono arrivato alla recinzione perimetrale. Sono stanco di attendere, il mondo ha bisogno di me lì fuori!
Sono mesi che osservo l’area dal balcone e un paio di giorni fa ho avuto un colpo di fortuna. Ho scoperto che la rete a sud ha un cedimento. Anzi, sembra che qualcuno l’abbia aperta con un trancino, non so a quale scopo. Forse gli zombie ci hanno scoperti e meditato di assalirci una volta studiato un piano di attacco. Non è facile entrare nella struttura, i militari di guardia sono armati.
Naturalmente non ne ho fatto parola con il Colonnello Riccardi, altrimenti avrebbe provveduto subito a saldarla e a far costruire un muro.
Così, eccomi qui! Quatto quatto supero la recinzione scostando la rete facendo attenzione a non ferirmi: sarebbe stupido rischiare tanto solo per beccarmi il tetano!
Finalmente sono nel bosco! Non mi sono mai allontanato tanto, ma sono sicuro che camminando sempre dritto giungerò in qualche luogo abitato. Sempre che esista ancora.
Ah, l’aria è così fresca! So che potrebbe essere letale, ma ho ingerito le mie pillole questa mattina e non ho nulla da temere. Non ho potuto portarne con me, fare irruzione in infermeria per rubarle era fuori discussione. Avrebbe destato sospetti. Magari riesco a recuperare delle mascherine FFP2 da qualche parte. Potrebbero funzionare.
Diamine, ma cos’è quello? Fumo?
Ah, accidenti.
Puzza. Sigaretta. Sigaretta? Meglio controllare.
Non ho armi, ma mi avvicino sicuro. Mai visto uno zombie fumare, sono salutisti: fanno parecchio sport, sono astemi e condiscono la carne cruda con spezie di provenienza strettamente biologica.
E, accidenti, ecco là il “cretino”. Nella sua bella uniforme immacolata. La Resistenza ha adottato il bianco come colore distintivo.
«Ferdinando?»
La recluta, mi sembra si chiami Alberto, mi guarda con gli occhi spalancati: sembrano quelli di un cerbiatto scoperto a brucare erba gatta. Sì, lo so, il paragone è bizzarro.
Si ricompone, butta la sigaretta a terra e la spegne pestandola con lo scarpone.
«Ferdinando, è accaduto qualcosa di grave? Perché è qui?”
Ora nel suo sguardo noto deferenza, timore. Mi fa piacere, dopo tutto sono famoso per aver ucciso trecentosettantanove zombie.
Gonfio il petto, seccato. Adesso che faccio? Mica lo lascio qui fuori, da solo? Accidentacci a lui e al suo vizio idiota che lo ha fatto allontanare dalla struttura per fumare una canna.
Anche se il suo faccino pulito spruzzato di lentiggini lo fa somigliare a un bambino, sotto l’uniforme ci sono muscoli solidi. Per quanto addestrato al combattimento, scommetto che non si è mai trovato in una situazione di vero pericolo.
«Sei scemo? Gli zombie sono attratti dagli odori forti. Potevi morire!»
«Io…»
Chiaramente non sa che dire, infatti si massaggia la testa.
«Mi dispiace. Non lo sapevo.»
«Va bene, dai. Ti riporto a casa io!» Lo dico in uno sbuffo, ma sono contento della gratitudine che leggo nei suoi occhi. «Per questa volta non faccio la spia.»
«Grazie.»
Torno a rivolgere i miei passi da dove sono venuto, attento a non perderlo di vista. Ah… che seccatura fare gli eroi.
Avete messo Mi Piace9 apprezzamentiPubblicato in Umoristico / Grottesco
Molto bello Micol! Interessante, simpatico e ben realizzato come sempre! ciao 🙂
Ciao Daniele, ti chiedo scusa per non aver risposto prima. Sono rimasta assente per un po’ è il tuo commento è rimasto sepolto fra le altre notifiche (1.006). Grazie mille per essere passato ed aver letto il mio racconto 😀
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In questo racconto ho voluto sperimentare la tecnica del “narratore inaffidabile”: il povero Ferdinando si è creato una realtà tutta sua. In realtà è un serial killer. Non ho voluto azzardare una diagnosi, ma direi che, sebbene sociopatico, sa rendersi simpatico.
Davvero centrato il narratore inaffidabile nel Pazzo, dipinto come l’unico che detiene la verità, per poi svelare a tratti sparsi nella trama di chi si tratta. C’è il ribaltamento delle situazioni e dei ruoli, e c’è il bosco come luogo di mistero dove la verità viene consegnata perché rimanga inaffidabile anch’essa. Piaciuto, letto volentieri e ascoltato. Grazie per il suggerimento.
Ciao Bettina. Mi sono divertita a scrivere questo racconto, volevo ottenere un taglio ironico e questo killer tenerone me ne ha dato la possibilità
Molto divertente e scorrevole! E a dirla tutta anche molto originale! 😉
Grazie Luna, sono contenta che questo racconto ti sia piaciuto 😀
Adoro il genere horror e in questo caso mi è venuto in mente un fumetto che leggo da quando sono piccola. Dylan Dog😉potrebbe benissimo esserne una sceneggiatura.👏
Ciao Mary, scusa il ritardo con cui rispondo, ma torno su Edizioni Open dopo un mese di forzata clausura per questioni di lavoro 😀 Grazie, è un bellissimo complimento. Dylan Dog era uno dei miei eroi preferiti quando riuscivo a dedicare del tempo ai fumetti (bei tempi…)
Bel soggetto!
Grazie 😀
Non mi è piaciuto per niente. Troppo inconcludente e in alcuni tratti prolisso per immagini tranquillamente descrivibili in solo due parole. Ok. C’è il video di spunto collocato al centro, ma è poi pertinente con il racconto? La rete rotta, vabè, ma avrebbe potuto tagliarla poco prima il cannaiolo. E poi quel fugace riferimento ad una fantomatica “Resistenza” mi sembra quasi offensivo. Non so cosa dire. Credo che tu non sia proprio capace di scrivere creando emozioni. Far sentire il brivido che ti percorre la schiena con quattro semplici parole, ma ben messe.
Bah!!!
Ho detto cazzate?
Ebbene sì!
Ho provato a fingere si essere un critico stupido come ce ne sono a migliaia in giro, ma tu sei troppo forte nel tuo scrivere con quella scorrevolezza che quando ti leggo mi si rammollisce anche la mano spastica.
Il cerbiatto e l’erba gatta. In effetti Alberto me lo sono immaginato cerbiatto. E anzi ti dirò che quello spruzzo di lentiggini ha prodotto, al contrario della mano, una fugace spasticità dei miei capezzoli.
Quindi purtroppo continuerò a leggerti ed a volerti bene.
E a cercare di imparare fino ad arrivare a scrivere come scrivi tu.
Perché sai, senza obiettivi, anche se irraggiungibili, non si vive! …Conosco l’argomento!
SMACK
Ciao Laura
L’erba gatta è un’arma di plagio di massa, capace di piegare anche il più spietato detrattore 😀 Quanto al sapere scrivere, io mi diverto da brava scribacchina e da imparare ho tantissimo da tutti. Di tuo apprezzo molto il modo diretto, il riuscire a comunicare con poche parole un emozione o un sentimento scolpendolo con precisione. Quanto agli obbiettivi hai ragione, guai a non averne
Simpatico e fantasioso, Micol! E poi mi è piaciuto tanto anche il tempismo con cui hai inserito il video nella storia…brava!
Ah, immagine di copertina davvero invitante 😉
Sulla copertina ho ricevuto parecchi feedback in cui mi si dice sia piuttosto cruda. Forse non si sposa bene con il tono ironico del racconto, ma a me l’espressione faceva e fa sorridere. D’altra parte, sono un po’ folle 😀
“Mai visto uno zombie fumare, sono salutisti”
😂 Mi ha fatto ridere
Io sono uno zombie, ma non lo dire in giro ;D
Serie! Serie! Serie! Ogni parola di questo racconto lo pretende 😉 Molta tensione e anche divertimento in questo Lab ben articolato. Il protagonista è proprio un bel personaggio! Brava
P.S. La copertina è da brrrrividi
Sono tante le cose che mi piacciono in questo racconto. il linguaggio che hai scelto, le azzeccatissime battute umoristiche, l’uso della prima persona, il monologo skaz inserito in alcuni punti; insomma un librik che secondo me fa centro. Bravissima.
Ciao Raffaele, ho voluto provare qualcosa di nuovo e sono felice che ti sia piaciuto. Volevo provare la tecnica del “narratore inaffidabile”, poi mi sono accorta che il racconto si prestava bene anche per uno “skaz” 😀
“Torno a rivolgere i miei passi da dove sono venuto, attento a non perderlo di vista. Ah… che seccatura fare gli eroi. “
👏 Bellissima chiusura.
Lo penso davvero, salvare il mondo è un lavoro difficile e forse inutile
“La recluta, mi sembra si chiami Alberto, mi guarda con gli occhi spalancati: sembrano quelli di un cerbiatto scoperto a brucare erba gatta. Sì, lo so, il paragone è bizzarro. “
😂
“Non ho armi, ma mi avvicino sicuro. Mai visto uno zombie fumare, sono salutisti: fanno parecchio sport, sono astemi e condiscono la carne cruda con spezie di provenienza strettamente biologica. “
😂
“Ora non si accontentano di far preparare tartare di bambini ai loro chef che appaiono nella guida Michelin, ma vanno a caccia.”
Tartar di bambini sulla guida Michelin😂
Però, sarebbe affascinante scoprire che anche i “mostri” hanno una loro guida gastronomica
“Occupano posti di comando, gestiscono business, governano Stati; mantengono decoro e apparenza. “
Quindi non siamo governati da vampiri (forse sarebbero stati migliori di questi), ma da zombie.😂
Non ho idea da chi siamo governati, ma di sicuro pochi di loro appartengono ad una razza empatica: la loro fede è riposta unicamente nel Dio Denaro
“Avete presente quanto dicono degli zombie? Sì? Beh, tutte cazzate. “
😃 Finalmente qualcuno dice la verità: è uno scoop.
Già, era ora di mettere le cose in chiaro! 😀
Ciao Micol, grazie per aver partecipato al LAB, bellissimo quasto racconto e anche molto divertente. Lascia lo spazio al lettore di immaginare chi sia il protagonista, un pazzo innocuo o un visionario serial Killer?
Bravissima
Ho ripreso in mano oggi il racconto ed ho visto di non aver ancora risposto al tuo commento! Chiedo venia. Sì, mi sono divertita a creare un po’ di confusione 😀
Bello, Micol! Ci sono delle trovate che fanno sorridere. Invece l’immagine di copertina, te lo devo dire, mi fa paurissima! 😁 Alla prossima.
Ciao Cristina 😀 Non mi ero resa conto che l’immagine di copertina fosse così impattante. Sono contenta che tu ti sia divertita, appuntamento al prossimo lab ;D
Un figo della Madonna, zombie Ffp2, erba gatta, irruzioni… C’è tutto! Mi è piaciuto molto!
Ciao Martina. Mi sono accorta dopo aver messo l’immagine di copertina che “un figo della Madonna” poteva essere depistante, ma l’ho lasciato lo stesso 😀
Sono contenta che ti sia piaciuto
Questo Ferdinando è una bella sagoma. Ottimo racconto, in bilico tra humour e tensione; potrebbe essere l’inizio di una nuova serie. Un caro saluto, @micol-fusca 😁
Ciao Dario, grazie per essere passato. No, no, ti dico subito che Ferdinando lo lasciamo in clinica 😀
Ehm… Che dire ehm…qualcuno ha visto le mie forbicette? :D! Brava, bel racconto! Sto Covid ti ha davvero ispirato (ahimè) è arrivato addirittura a farci vedere gli zombie!…che vedrò anche io domani in strada, se non levi questa cavolo di foto!!! Micol!!! 😱 😀
Ciao Maria Anna. Ehm… dunque… credo… ehm… No, non le viste 🙁
Mi sa che il Covid sta facendo più danni degli zombie. Sono felice che tu ti sia divertita, non pensavo che l’immagine che ho scelto mettesse tanta ansia. Ho un concetto distorto del piacevole, forse, ehm, un po’ zombie lo sono 😀
Ah! Ma non è che qua si gettano le basi per una nuova serie? 🤩
Ciao Sergio. No, no, tranquillo! Ferdinando adesso se ne starà beato in clinica; Alberto provvederà subito a far riparare la rete 😀
Ciao Micol. Davvero un bel librick, complimenti! 🙂 L’inizio mi ha preso parecchio, il linguaggio adottato ha fatto il resto, tenendomi ancorato al racconto. Questa “prima persona”, che si rivolge al lettore in tono “confidenziale”, ha reso tutto molto più reale, quasi palpabile. Interessante anche come hai inserito il video (del lab presumo) all’interno del testo. Ho apprezzato anche il lato critico/esistenziale che hai volutamente espletato e rimarcato. Brava! 🙂
Ciao Giuseppe. Con questo lab ho voluto sperimentare la formula del “narratore inaffidabile”, ma non credo di esserci completamente riuscita. L’idea era quella di una persona rinchiusa in un centro di igiene mentale che vive in una realtà tutta sua: l’unica parte “vera” e il suo essere un killer mentalmente disturbato
“Quatto quatto supero la recinzione scostando la rete facendo attenzione a non ferirmi:”
Bello il collegamento con il video. 🙂
Mi affascinava l’idea di far “uscire” e non “entrare” il mio protagonista. Un’evasione piuttosto che un’irruzione
“Avete presente quanto dicono degli zombie? Sì? Beh, tutte cazzate.”
Sembra una frase “semplice”, eppure non è buttata lì a caso. Spezza il periodo e fa da traino per il successivo. 👏
Grazie mille 😀
“Ed amano credersi tanto intelligenti da guardare “oltre”, strappare quella maschera per scoprire sotto l’animo di un sempliciotto. Maschere, sopra maschere, sopra altre maschere.”
Ottimo inizio!!!
Grazie 😀 E’ una realtà che permette a tutti di sopravvivere anche senza che ci siano gli zombie di mezzo