IL CAPITANO 

Anno solare 53450, Nuovo Marte, Galassia 6

È tutto normale, come al solito, come sempre. Tutto è esattamente come deve essere, tutto va come deve andare. Il capitano Orest si domanda spesso se è davvero questo il suo dovere, difendere la sacralità dell’abitudine. Fare in modo che ogni giorno non cambi niente. Il capitano li fa spesso questi pensieri e sua moglie lo rimprovera aspramente quando li esprime a tavola. Dorothy è una donna diversa da lui, è burbera, è disordinata ma la ama, non si è mai riuscito a dare una spiegazione ma è così. La verità è che è annoiato, è il leader dell’esercito più importante del suo pianeta e in realtà non fa niente tutto il giorno e quell’esercito non è mai servito a nulla e resterà fermo, immobile, a rubare spazio e soldi. Non è forse lui il primo ladro? Almeno i suoi soldati fingono, si allenano ma lui non fa niente, non ha nessun compito, passa il suo tempo a leggere libri di filosofia ma ultimamente gli sembrano tutti uguali ed è passato ai gialli per qualcosa di più concreto ma ha ammesso a Dorothy che se ne trovano pochissimi di valore, la maggior parte “sono spazzatura che non vale nemmeno la pena aprire”. Per non parlare degli altri, i cosiddetti lavoratori. Il capitano aveva deciso a quindici anni esatti che non sarebbe mai diventato un lavoratore, quella vita lo disgustava e la parvenza di una vita diversa dalla cyclette e da conversazioni profonde era rappresentata solo dall’esercito. Lavoro, ma per favore, lui ha letto i libri antichi, i libri che raccontano del passato glorioso degli umani, della fatica, essenziale per l’evoluzione. Il capitano si alza dalla sua poltrona, apre il cassetto della scrivania e prende un sigaro che con cura taglia e si accende facendo attenzione a non bruciare i lunghi baffi grigi. Si posiziona davanti la sua grande finestra, il suo posto preferito, vede tutto il quartiere militare, con i suoi enormi edifici e le sue enormi torri spuntare tra stelle e meteoriti. Non riesce a credere che questa sia davvero la fine, una società ormai invulnerabile. E se una minaccia dovesse arrivare davvero? Una nuova civiltà ostile con poteri sconosciuti, Orest sa benissimo che i suoi soldati non possono gestire alcun tipo di conflitto, lui invece spera di avere il coraggio di combattere ma in cuor suo sa di non trovarsi in condizioni diverse. È la rovina. Questa è la nostra rovina. E tutto è partito da quei computer, il capitano li odia, li ha sempre odiati, nessuno ha mai dubitato della loro superiorità, mai un dubbio, mai una voce abbastanza coraggiosa a reclamare un minimo di riconoscimento per tutto quello che la razza umana e solo la razza umana ha creato, senza gli antenati di Orest l’esplorazione dell’universo sarebbe rimasta utopia. Sono stati loro a creare gli artificiali. Un mucchio di dati parlanti, connessioni di cavi elettrici che pulsano a comando per un’emozione simulata, mai vera, mai pura, nemmeno lontanamente simile alla rabbia del capitano, coloro che spesso nomina fascisti di latta non hanno mai sentito lo stesso fuoco che ora arde dentro il suo petto, la sua è un’emozione vera, lo sente.

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