Il dogfight

Serie: Operazione El Dorado Canyon


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Gli scontri fra americani e libici dell'aprile 1986 continuano

L’F104S, o meglio lo Spillone, filava verso uno-otto-zero. Eugenio aveva avvistato i MiG libici. «Adesso vi faccio vedere cosa succede a farmi arrabbiare». Gli puntò contro il Vulcan. «Altrimenti ci arrabbiamo». Quanto gli era piaciuto, quel film.

I due MiG libici sembravano comportarsi come aquile, se non gabbiani, che stavano passando di lì per caso. In cerca di cibo? Poteva darsi. Eugenio gli avrebbe mostrato che con lui non attaccava, era meglio che stessero lontani da lui. Allora aprì il fuoco con il Vulcan.

I colpi da 33 millimetri sibilarono e una pallottola colpì all’estremità dell’ala destra un MiG. L’aeroplano nemico tentò di mantenere la quota, ma iniziò a precipitare. Per caso si sarebbe abbattuto sulla Sila, com’era accaduto sei anni prima o quasi? Eugenio segnalò: «Soccorrete un pilota nemico, qui, alle seguenti coordinate…». Poi continuò ad aprire il fuoco, i proiettili parvero più meteore di luce spenta. Stelle comete che sfidavano la legge di gravità? Se un MiG stava precipitando, ne rimaneva un secondo e Eugenio gli puntò contro. Era incredibile pensare a quanto fossero vicini. Pochi chilometri, e lo Spillone avrebbe investito l’aereo di fabbricazione sovietica. Eugenio aprì ancora il fuoco, ma gli parve che il collega libico – anche se avversario, era pur sempre un collega – fosse intimidito. Strano.

Al MiG non rimase che fuggire e con una brusca manovra si diresse verso sud.

Eugenio si chiese cosa dovesse fare, ora. Dopo aver pensato che gli aerei libici fossero scarsi, che i piloti non sfruttavano appieno il potenziale che i sovietici gli vendevano, stabilì di inseguirlo, e così fece. Gli stette dietro, gli sparò ancora ma, stavolta, il pilota libico era più abile del precedente dato che evitava i colpi con molta bravura, a Eugenio sfuggì un sussulto di rabbia. Tentò di essere più preciso, più efficace, ma senza troppo successo.

Il libico si abbassò di quota in maniera ancora più brusca di prima e Eugenio vide alcune navi in mare. Ottima vista, distinse che si trattava di imbarcazioni americane, le bandiere a stelle e strisce erano delle macchie colorate inconfondibili. Eugenio ricordò cos’aveva detto Camporini, si diede dello stupido: Cosa mi ero aspettato? Certo che in questa storia ci sono di mezzo gli americani.

Sembrò che gli americani si fossero accorti di lui, ma non davano cenno di reagire.

Eugenio, memore degli ordini che aveva ricevuto, continuò l’inseguimento.

Serie: Operazione El Dorado Canyon


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Discussioni

  1. Hai rivangato un periodo in cui di cose ne accadevano nei cieli del Mediterraneo, bravo! Ma… un dogfight tra un G91 e un Mig23 con esito a favore del primo? Quei così sovietici andavano tre volte più veloce.

    1. Sì, hai ragione, il G91Y va a 1.140 chilometri all’ora, il MiG (in questo caso sono rimasto generico, ma nell’operazione El Dorado Canyon i libici usarono dei MiG 23) 2.850 chilometri all’ora. Potrei appellarmi alla licenza artistica, ma ora rendo la storia più credibile. Grazie per l’annotazione!

        1. Che c’entra adesso l’F104? L’aereo che usa il protagonista rimane il G91Y, se dovessi usare l’F104 dovrei cambiare troppe cose

  2. Quanto italiano possa essere un personaggio, tu ce lo hai mostrato molto bene. Negli anni ’80 il mitico “Altrimenti ci arrabbiamo” con Bud Spencer e Terence Hill era noto a tutti e piaceva a tutti. O quasi.
    E la bellissima e orecchiabilissima “Dune Buggy” degli Oliver Onions, campioni di incassi anche in seguito, con il quarantacinquegiri della sigla di Sandokan, era nella mente e nel cuore di tutti. Me compreso.

        1. Anch’io rimugino spesso, ma ogni tanto ho dei bei ricordi, come quella volta in cui arrivai in finale in un concorso per romanzi abbastanza importante