
Il fantasma del bar
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: Le rose e le rouge
- Episodio 2: Jean
- Episodio 3: Tattoo
- Episodio 4: Il professore
- Episodio 5: Carletto
- Episodio 6: Il Cinese
- Episodio 7: Il giornalista
- Episodio 8: Clara
- Episodio 9: Le jacarande
- Episodio 10: Carmelo
- Episodio 1: Da Biagio
- Episodio 2: Rosso rubino
- Episodio 3: La signorina Bellini Sforza Contìni
- Episodio 4: Il maresciallo Ercole Lo Piccolo
- Episodio 5: Colpa d’Albino
- Episodio 6: Rosa furiosa
- Episodio 7: E strunz
- Episodio 8: Pierre de Ronsard
- Episodio 9: A tavola senza cadaveri
- Episodio 10: Il signor Marino
- Episodio 1: In fuga da Pietro
- Episodio 2: Il buono, il cattivo e il maresciallo
- Episodio 3: François Dubois
- Episodio 4: Laura
- Episodio 5: Viola Testa
- Episodio 6: Calogiuri
- Episodio 7: I vecchi
- Episodio 8: Elia Boidu
- Episodio 9: La bestia
- Episodio 10: La festa
- Episodio 1: Il fantasma del bar
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
STAGIONE 4
L’uomo in doppio petto blu si era avvicinato col passo incerto, claudicante, il busto leggermente inclinato sul lato sinistro e un sorriso raggiante.
«Cosa le è successo? Perché zoppica?» aveva chiesto lei, ripensando all’uomo tutto d’un pezzo, fiero, pancia in dentro, petto in fuori e mascella all’insù, che l’aveva colpita sin dal primo istante del loro incontro in ospedale.
«Niente di grave, non si preoccupi. L’intervento del 118 non sarà necessario. Non so in futuro, ma, almeno per oggi, le risparmierò di dovermi assistere.»
«Un infortunio in servizio?»
«No, in libera uscita. Poco fa: scarpini nuovi, piedi gonfi e un piccolo incidente in pista.»
«In pista?»
«Nella pista da ballo, qui, in piazza. Un tempo ─ venti chili fa ─ mi chiamavano Fred Astair. L’ultima volta che andai a ballare il Presidente era ancora Carlo Azeglio Ciampi. Oggi, mentre la stavo aspettando, la musica mi ha tentato. E nell’attesa ho fatto un giro di valzer con la figlia del sindaco: una ragazza… ben nutrita, piede… non proprio da Cenerentola, tacchi a spillo, e un po’distratta.»
«Quindi non può ballare. Peccato.»
«Ma sì che posso. Con questo lento si può, anche da fermi. Su venga.»
La musica era finita nel momento esatto in cui, dopo aver superato i cinque gradini di legno, erano arrivati al centro del palco rialzato.
«Mi aspetti qui, torno subito.»
Lei si era guardata intorno, sentendosi improvvisamente sola e abbandonata, mentre le altre coppie si dileguavano nelle quattro direzioni in cui erano posizionate le scale. Un senso di panico latente. Per non sentirsi persa nel vuoto e trovare un po’ di sostegno in quel momento di disagio, la donna si era accostata alla balaustra del palco, cercando di assumere un contegno dignitoso, mentre poggiava gli avambracci sul parapetto e simulava un vago interesse nel volgere lo sguardo verso il cielo stellato.
Dopo alcuni minuti di attesa che le erano parsi interminabili più di una lunga fila all’ufficio postale, lui era tornato fiero e baldanzoso, nonostante l’andatura sciancata. E poi, di nuovo la musica.
“Laura mi guardava/ non credeva che/ le avrei dato tutto/ se avesse scelto me./ Ma sento ancora i passi suoi/ che gridano i giorni/ che non vivrò/…” (1)
Piccola pausa e… un brano diverso:
“ Va da sé che Laura non crede/non crede più./ Passa il sale/ chiacchiera, siede/ e guarda giù./…” (2)
Altra pausa e ancora altra musica:
“Se potessi esser pioggia di acqua vivresti/ tra le onde più calme/ Se potessi esser raggio di sole saresti /
luce anche se piove./…” (3)
Dopo l’ultimo pezzo del medley dedicato a lei, Laura, al centro della pista che su richiesta del galante cavaliere era rimasta sgombra, aveva cercato in fondo alla borsetta, l’ultimo fazzolettino di carta del pacchetto ormai vuoto, cercando di frenare le emozioni, con il timore di doversi strofinare il viso in un lembo della camicetta bianca.
Un ritmo musicale più vivace aveva cambiato di colpo l’atmosfera, mentre uomini e donne assaltavano di nuovo il palco per un merengue.
«Buonasera maresciallo. Buonasera Laura.»
«Oh, chi si vede! Signorina Perra Valentina, che sorpresa; ballerina anche lei? Credevo che la musica non le piacesse.»
«Lei non sa: io ho un passato da cantante. Confesso.»
«Davvero? Non ci credo. Cantante dove? A Sanremo, Castrocaro, Saint Vincent.»
« Meno.»
«Cantagiro?»
«Meno.»
«Amici con Maria de Filippi?»
«No; neppure un duetto con Marco Carta. Soltanto Lo Zecchino d’oro.»
«Complimenti! Cosa cantava?»
«Popoff.»
«Quindi ha incontrato Mago Zurlì, Mariele Ventre, Il Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna, Richetto, Topo Gigio.»
«Nessuno di loro. Qui da noi c’era soltanto Nanneddu Puxieddu, che presentava: il figlio di Peppino Puxieddu, il sarto. Non so se lei l’abbia conosciuto. È morto una decina di anni fa. E poi c’era Maria Cuccureddu che faceva la valletta; però tutti la chiamavano Maria Cavalletta.»
«E dopo Lo Zecchino d’oro?»
«Poi basta. Ho continuato ad andare a scuola.»
«Che ne dite di andare a dissetarci al bar del Cinese? Io sono un po’ invalido, questa sera. E poi i balli latino-americani non sono il mio genere.»
***
Il bar, in occasione della festa, era più affollato del solito. Appartato in fondo alla sala, un tipo brizzolato, dal profilo francese, sorseggiava un sidecar, mentre controllava il cellulare. Un’allucinazione, forse; oppure un sosia o un fratello gemello comparso all’improvviso. Eppure sembrava lui, incredibile come un fantasma calzato e vestito. Valentina aveva cominciato a sentire le gambe molli. Si era seduta di botto, con lo sguardo allucinato.
«Signorina Perra Valentina, possiamo sapere cosa gradisce?» aveva ripetuto l’uomo, replicando la domanda del cameriere.
«Scusate. Io… dunque… vorrei… un pera di succo.»
«Come, scusi? Intende, forse, un succo di pera?»
«Sì, grazie, un succo di pera. Scusate, ero sovrappensiero.»
Laura, intanto, aveva accettato il consiglio del suo nuovo amico: un prosecco leggero. Di solito non beveva alcolici, tranne un assaggio di spumante o di vino moscato, in occasione dei compleanni o di altre feste importanti. E quello, dopo tutto, era un giorno di festa, per brindare, non solo in onore della santa, patrona del paese, ma anche per “ritrovare la sacrosanta voglia di vivere”.
Aveva rimuginato a lungo quelle parole, pronunciate con un tono di calorosa complicità, quando lui, per convincerla ad uscire, le aveva confidato quanto si sentisse terribilmente solo, da quando aveva perso sua moglie, vittima di un pazzo criminale che aveva fatto rinchiudere a Buoncammino. Ottenuti i domiciliari si era vendicato colpendola con un manganello e poi soffocandola, rinchiusa dentro un barile. Nei primi mesi aveva avuto la tentazione di farsi giustizia da sé, contro la legge e contro la sua stessa morale. Poi c’era stata la missione in Libano; al suo ritorno era cambiato. La promozione, il carico di responsabilità e le nuove reclute che assorbivano tutta la sua attenzione. Nei brevi momenti di pausa, isolato nel suo ufficio, solo la musica riusciva ad attenuare il brusio del suo cervello. E quando era costretto a star solo, in casa, fuori servizio, tutto quel vuoto intorno, nelle stanze troppo piene di ricordi, il maremoto sommerso implodeva, travolgendolo. Una bottiglia di nasco, oppure di malvasia, del suo paese di origine, era l’estremo rimedio, a volte, per affogare i pensieri e crollare addormentato.
(1) Bobby Solo – Laura
(2) Roberto Vecchioni – Canzone per Laura
(3) I Moda – A Laura
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: Il fantasma del bar
Mi ha coinvolto subito: il maresciallo zoppo ma galante, la pista in piazza, il medley “per Laura”, tenerezza e brivido insieme. E poi al bar quel “fantasma” in fondo alla sala che cambia l’aria di colpo. Curioso di vedere la prossima mossa di Laura quando lo incrocia davvero.
Grazie Lino, il fantasma, come hai notato, doveva essere – almeno nelle mie intenzioni – il colpo di scena. Il personaggio non é nuovo, né difficile da identificare, basterebbe la definizione del suo profilo e il nome del suo drink.
Mi hai fatto ritornare bambino, Popoff me lo ricordo ancora, avevo otto anni, allora.
Ho un amico Maresciallo dei Carabinieri, sotto la divisa sono uomini come tutti noi, con pregi e difetti.
Valentina Perra, se avesse ordinato un succo alla pesca avrebbe tradito la tradizione di famiglia, anche con una erre in più.
Brava M.Luisa, in questo episodio Nek si sbaglia perché Laura c’è, e che Laura.
Mi hai fatto ritornare bambino, Popoff me lo ricordo ancora, avevo otto anni, allora.
Ho un amico Maresciallo dei Carabinieri, sotto la divisa sono uomini come tutti noi, con pregi e difetti.
Valentina Perra, se avesse ordinato un succo alla pesca avrebbe tradito la tradizione di famiglia, anche con una erre in più.
Brava M.Luisa, in questo episodio Nek si sbaglia perché Laura c’è, e che Laura.
Giusto: Laura c’é: é tornata e chissá se… andrà più via. Grazie Fabius P. se non fossi qui tra noi avremmo un doppio vuoto enorme, quello dei sorrisi mancati, non solo nei racconti, ma anche nei commenti.
Sono entrata in empatia con il personaggio del maresciallo. Tolta la maschera del carabiniere tutto d’un pezzo, si scopre un uomo di compagnia, con un vissuto pesante, a tratti malinconico. L’ ironia c’è sempre, ma lo caratterizza. Mi sono gustata questo episodio nonostante le febbre. Brava come sempre.
Grazie Tiziana, la tua definizione del maresciallo: ironico, un po’ malinconico e più umano sotto la maschera, mi sembra perfettamente calzante. Grazie e buona guarigione.😘
Mi sono commossa a vedere questo nuovo maresciallo, e anche un pochino sentita in colpa…confesso, credo fosse trapelato, che non mi andava proprio a genio. Qui invece ci mostri il suo lato più umano, oserei dire indifeso, la parte tenera sotto la divisa. Chissà dove finisce questa parte di lui quando indossa la divisa?
Io credo che le divide spesso, possano diventare scudi anche per proteggersi dalle fragilità umane. E dalle nuove reclute fino ai generali, le fasi e i momenti di debolezza o di conforto, penso che non manchino.
Scusa Irene, Le divise e non le divide.
Ciao Maria Luisa. Non mi sarei mai aspettata che tu ci presentassi il maresciallo sotto una luce completamente diversa. In realtà, ci avevi avvisati del fatto che gli avresti concesso una sorta di riscatto, anche se non me lo immaginavo fino a questo punto.
Devo dire che, personalmente, ho molto apprezzato. Diciamo che serve a spazzare via con un colpo di mano i pregiudizi. Ammetto che le divise non mi piacciono, tuttavia, dopo questo episodio, mi sforzerò di pensare che le persone che le vestono, hanno una vita privata certamente (si spera…) diversa da quella che di facciata di vede.
L’episodio è molto bello e l’immagine di Laura che cerca di assumere una posa naturale in un momento di forte imbarazzo, è davvero scritta bene e molto realistica.
Ciao Cristiana, credo che anche sotto la scorza dura di certi rappresentanti delle forze dell’ordine ci sia un cuore che pulsa con ritmi diversi, a seconda delle circostanze, degli incontri o degli scontri (a fuoco o senza), e delle compagnie. E poi ci sono donne come Laura capaci di fare breccia nei cuori e nella mente di certi uomini tristi e soli, ben mascherati sotto la divisa.
Ciao Luisa, è quasi un coprotagonista, qui, il maresciallo: in questa storia parallela di una duplice simbolica fenice; nonostante il massacro in pista con la giovane dai tacchi aguzzi. Valentina, piacevole e nostalgica comparsa, con l’avventura canora con lo Zecchino d’Oro… Grazie per la lettura
Ciao Paolo, grazie a te. Qui il maresciallo asume un ruolo diverso, senza la divisa e soprattutto in un altro contesto, davanti allo “specchio” benevolo di uno sguardo diverso.
Che dolce il maresciallo che dedica il medley a Laura e che belle le canzoni scelte. Mi piace pensare al ‘sidecar’ come risposta francese alla mia ‘bicicletta’ italiana. Viva le donne in rinascita! Viva tutte le Laura che si riaprono alla vita! Grazie Maria Luisa.
Grazie a te, Giuseppe, di cuore. Se poi decidessi di raggiungerci a Monzuno, il 3 ottobre, al rifugio Acatú, mi faresti un regalo immenso.