Il lupo e la luna

Estate. Era appena tramontato il sole nel Canada nord-occidentale, più precisamente nel Klondike, e in un bellissimo cielo stellato la luna piena illuminava un paesaggio che avrebbe tolto il fiato a chiunque. Tra altissime montagne il fiume Klondike attraversava i boschi disegnando un quadro suggestivo di un posto tanto bello quanto pericoloso, soprattutto, nei mesi invernali. Poco distante dall’omonimo fiume, dopo un’intera giornata passata a setacciare il letto del Klondike, un padre e un figlio si preparavano per la notte. Il padre: un uomo possente con grandi braccia e una folta barba che gli nascondeva gran parte del viso; era intento a radunare le pietre con le quali circondare il fuoco che avrebbe acceso. Il figlio: un ragazzino magro e gracile, con diversi brufoli sul viso; invece, si apprestava a raccogliere un gran numero di rametti secchi per accendere il fuoco.

Una volta acceso il fuoco, i due si sedettero attorno ad esso e infilzando i pesci che avevano pescato con dei rametti, si prepararono a cuocerli. A un tratto, mentre i due stavano gustando la meritata cena, un ululato squarciò il silenzio della notte facendo rabbrividire il ragazzo che, sentendosi in pericolo, sgranò gli occhi e si guardò intorno terrorizzato.

«Peter, che cosa ti succede?» chiese il padre, notando un repentino cambiamento nello sguardo del giovane.

«Padre, avete sentito? Ci sono i lupi!» rispose Peter continuando a guardarsi intorno.

«Non temere. Basterà tenere il fuoco acceso e non si avvicineranno.»

«Ma, padre…»

«Adesso che c’è?»

«I lupi sono vicini. Ci possono attaccare da un momento all’altro.» Obbiettò il ragazzo che, spaventato com’era, non poteva fare a meno di girare la testa in continuazione come un uccellino per paura di essere aggredito.

«E che cosa te lo fa pensare?»

«Un lupo continua a ululare per richiamare il branco!»

«Hahaha… Che fervida immaginazione che hai!»

«Perché mi prendete in giro?» chiese il giovane confuso dall’atteggiamento sereno del padre.

«Perché nelle notti di luna piena è normale che i lupi ululino.»

«Perché lo fanno?» domandò Peter incuriosito.

«Di preciso non lo so, ma conosco una leggenda su quest’avvenimento. Se vuoi, te le racconto.»

«Certo padre!» rispose il giovane, per poi mettersi comodo.

«Sì, però, appena avrò finito, dobbiamo andare a dormire perché domani ci aspetterà un’altra giornata faticosissima.»

«Va bene, padre.»

«Ok. Allora aspetta che cerco di ricordarmela!» A quel punto, alzò gli occhi al cielo e lisciandosi la barba, cominciò a riflettere.

«Allora?» chiese il figlio impaziente.

«Un attimo. Sto cercando di ricordarla!» rispose l’uomo infastidito.

«Uffa!» sbuffò Peter, per poi alzarsi e andare a prendere la coperta da mettersi addosso e sdraiarsi vicino al fuoco.

«Ah, ecco!» disse l’uomo. Dopo di che si schiarì la voce e cominciò. «Questa leggenda me la raccontò un nativo americano tanti anni fa. Tu all’epoca non eri ancora nato. In questa leggenda si narra di un tempo, dove nella terra degli spiriti ve ne erano due che vivevano felici come due innamorati. Era lo spirito della Luna e quello del Lupo. Essi vivevano in armonia e pensavano che il loro amore durasse per sempre, ma lo spirito della notte che era un Corvo, innamorato anch’egli della luna, ne era invidioso. Un giorno il Corvo andò dal Lupo e gli suggerì di scendere sulla terra a raccogliere un mazzolino di rose selvatiche, asserendo che così facendo avrebbe reso felice la Luna. Allora il Lupo, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per rendere felice la Luna, scese sulla terra per cercare le rose più belle. Purtroppo per il Lupo, il Corvo non gli aveva detto tutto; infatti, lo aveva tenuto all’oscuro del fatto che gli spiriti non potevano scendere sulla terra perché altrimenti non sarebbero più potuti tornare indietro. Così il Lupo, da quel giorno, ulula alla Luna gridando tutto il suo dolore per quell’amore che gli hanno strappato con l’inganno.»

«E’ davvero bellissima, padre!» disse il giovane appena il racconto fu terminato.

«Piaciuta?»

«Molto.»

«Mi fa piacere», e alzandosi andò a prendere la coperta e si sdraiò accanto a Peter. «Adesso però andiamo a dormire che abbiamo bisogno di recuperare le forze.»

In seguito, il padre e il figlio cullati dai suoni della notte e dall’ululato del lupo che, da causa di terrore divenne un dolce canto d’amore, si addormentarono.

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Discussioni

  1. Ciao Antonio, ho letto solo ora ed ho visto che siamo finiti entrambi in Canada! Prima o poi, voglio andarci. Per quanto riguarda il racconto porta la tua firma, piacevole da leggere e “pulito”. Forse avevo già formulato questo pensiero, non ricordo, ma penso dovresti considerare l’idea di raccogliere quanto hai pubblicato qui e farne un libro per bambini (e non).

    1. Ciao Micol,
      Innanzitutto ti voglio ringraziare per le belle parole che hai sempre per me; invece, per quanto riguarda il tuo suggerimento, ti dico che già l’ho fatto. Il libro in questione si chiama Seconda Stella e spero di poterlo pubblicizzare al più presto anche qui.

  2. Ciao Antonio, è sempre un piacere leggere le tue favole, è un breve racconto che trasmette una grande malinconia, ma allo stesso tempo anche la bellezza dell’amore eterno che supera ogni distanza, rappresentata da te con la tua solita e amabile semplicità. Da raccontare ancora, e ancora, a bambini di ogni età! Alla prossima?!